TESI RIASSUNTIVE DELL’ANARCO-SOCIALISMO GESELLISTA.

E SUOI ORIENTAMENTI VERSO IL NEO P.D. (PARTITO DEMOCRATICO)

di Francesco RAUCEA (E.mail fra@gesell.it)

“Molti lo pensano, e non solo io lo dico,
che l’onesta e rassicurante faccia di Veltroni
[1]

potrebbe non esser altro che foglia di fico,
posta a nascondere i soliti _ _ _ _ _ _ _ _
[2]!”

(F.Raucea, conclusione dell’articolo)

 

SINTESI : 1: CAPOSALDO DEL SOCIALISMO; 2: CAPITALISMO: NEGATIVO E NULLA LO GIUSTIFICA E RENDE OBBLIGATORIO; 3: APPARE IL PARTITO DEMOCRATICO; 4: RIASSUNTO DELLA POSIZIONE GESELLISTA;  5: CONCLUSIONI.

      

1°) CAPOSALDO  DEL  SOCIALISMO

1.1.              In Economia, il Socialismo ha sempre avuto un solo obbiettivo ben chiaro, univoco e perfettamente delineato : eliminare i profitti di capitale, onde superare la divisione in classi e ripristinare, erga omnes, le pari opportunità e la meritocrazia.

1.1.1.         Neanche nell’ottocento vi fu un reale proposito d’eliminazione fisica delle classi parassitarie, (comunque comprensibile per la madornalità dei torti subiti) ;  dove questa sopravvenne si verificò probabilmente solo per sensazione d’insicurezza e per rendere definitivamente irreversibile quel cambiamento tanto desiderato ed ancora percepito solo come casuale e fortunoso.

1.1.2.         Ormai, comunque, i Socialisti, resi più tranquilli dalla loro grande e riconosciuta forza, mirano esclusivamente a riciclare le classi parassitarie con una riconversione produttiva (anche se indubbiamente coartata e non spontanea), ed incrementante il benessere complessivo, oltre ad un indiscutibile positivo sgravio per i lavoratori:

1.1.3.         del resto non c’é assolutamente la minima ragione che i capitalisti, tra l’altro quasi sempre altamente scolarizzati, debbano esser mantenuti dal prossimo finché ancora giovani ed abili.

1.2.              Attribuendo l’inconveniente unicamente al possesso capitalistico dei beni strumentali – per conseguire tale risultato, Marx e marxisti avevano teorizzato come univocamente indispensabile e senza alternative il concentramento e monopolio, nelle zampe dello Stato, dei beni strumentali,

1.2.1.         ossia lo Stato monocapitalista, monoimprenditore e monobanchiere, (unica banca di Stato, di cui anche nel seguito,=punto 5 del Manifesto del Partito Comunista) e conseguente completa abolizione dell’economia di mercato e del pluralismo economico.

1.2.2.         Ma queste mete - sopraggiunte in corso di navigazione, in quanto in partenza non mai previste come porto d’ approdo del socialismo – dovranno essergli considerate superfetazioni e/o strumenti attuativi completamente estranei,

1.2.3.         già non appena si dimostri la loro irrilevanza per il raggiungimento dello scopo voluto, salvo passare a valutarli addirittura negativi e controproducenti, nient’altro che  corbellerie totalitarie, non appena consapevolizzatisi dei successivi commi 2.2.i.

1.2.4.         I marxisti – pur pieni di buona volontà, ma mancanti di un valido regista – hanno completamente sovvertito la trama, classica e comune alla commedia dell’ arte, alla vita ed all’economia,  imponendo le inconsuete nozze dell’Amorosa (leggi ‘Società’) con il Tiranno, (leggi ’Abominevole[3] e laido Stato socialborghese, in precedenza solo borghese’ ossia col Potere),

1.2.5.         come se la loro scrupolosa e rigida separazione - manifestatasi già con la loro prima apparizione in scena (e crescente con tutte le successive) - fosse una speciosa e faziosa pretesa solo dell’Anarchia (invece suo effetto ma non certo sua causa), e non anche della natura, istinto, tradizione,  logica ed esperienza.

1.2.6.         Se pure il Tiranno, osa considerarsene pretendente (e conseguentemente antagonista del Principe Azzurro, leggi ‘Pluralismo economico’), da essa occhieggiato,

1.2.7.         l’Amorosa  - cioé l’insieme di tutti noi ed entità sana, giovanile, dinamica, benevola, positiva e produttiva – ha mille ragioni per respingere quello sgradito tutore, conservatore, retrogrado e negativo, cui gli anni hanno portato solo la vecchiaia ed il rincoglionimento e non anche la saggezza:

1.2.8.         quell’Abominevole – già nato e cresciuto in un’inaccettabile assolutismo – anche nel successivo sviluppo democratico non ha fatto che confermarsi associazione a delinquere e per prave azioni, a capitale sociale integralmente sottratto’,

1.2.9.         in quanto inevitabilmente formato e rappresentato da CASTE, politici e/o burocrati politicizzati, che ne abusano per i loro loschi vantaggi e scopi innominabili.

1.3.       Per la classe operaia, il passaggio - dal capitalismo al comunismo - così significò solo il cadere dalla padella alla brace, solo un cambiamento della quantità dei padroni e del loro nome,

1.3.1.  ma sicuramente non della condizioni di lavoro (anzi peggiorate), né dell’ atavica miseria e dello sfruttamento, altrettanto generalizzato e massivo:

1.3.2.  pertanto solo se sciocca, inconsapevole e plagiata, la classe operaia potrebbe ancora ipotizzare di consegnarglisi, mani e piedi legati, nonché rinunziando definitivamente a quella favorevole tutela, assicuratale dal pluralismo economico!

 

2°)  Il CAPITALISMO NON CI É STATO PRESCRITTO DAL MEDICO!

2.1.              Se pure manifestatosi solo da ieri, il capitalismo – quest’ignobile sfruttamento della popolazione, a mezzo profitti di capitale, in favore d’una sua percentuale, ristrettissima e del tutto trascurabile (forse neanche un 10%) -

2.1.1.         se pure esso si fosse mimetizzato con ingegnose maschere e propinandosi sotto parziale anestesia od ipnosi, non di meno il suo perdurare sarebbe  incomprensibile e inspiegabile;

2.1.2.         che diamine!: quantomeno le fastidiose zanzare e gli altri vampiri ricercano il buio notturno, per rendersi meno visibili, mentre zecche e pidocchi si mimetizzano nel vello, oltre ad aver l’accortezza, di parassitare solo saltuariamente (in generale durante la riproduzione) per dar modo alle vittime di riaversi,

2.1.3.         perché, evidentemente ed istintualmente, perfino le piattole hanno complessi e si vergognano, ma non così i signori capitalisti, totalmente privi di simili delicatezze!

2.2.              Andiamo allora a ricercare ragioni e morale - sia  dell’assurda durata del capitalismo, sia della constatata rassegnazione di una maggioranza,  innaturalmente ed imprevedibilmente soggiogata dai  meno  -:

2.2.1.         e, se incominceremo a ragionare, arriveremo alla sorprendente conclusione  che –almeno nel passato prossimo - la conservazione del capitalismo è stata quantomeno favorita da Marx  e dai marxisti!.......

2.2.2.         perché paradossalmente la sua più valida carta di credito, la sua assicurazione sulla vita é stata rappresentata propio dalla pretesa di quelle succitate nozze Amorosa-Abominevole - dai marxisti imposte perché affermate indispensabili.

2.2.3.         Ovviamente l’errore dell’avversario è una pacchia per controparte : così i capitalisti - pur forse accortisene - si son ben guardati dal rettificare, anzi rincarando la dose [(Nietzsche) “Chi vive della lotta con un suo nemico ha tutto l’interesse a mantenerlo in buona salute!”, oltre a fargli da cassa di risonanza e da apparato d’amplificazione.]

2.2.4.         Così, continuando ad accreditare ai quattro venti che pluralismo economico,  libero mercato e capitalismo – così come del resto attestato da quel combatterli globalmente, operato dal nemico - erano i tre inseparabili moschettieri one for all and all for one!…..

2.2.5.         […….talché la scomparsa anche di uno solo di essi avrebbe inevitabilmente ecclissato la terna (si pensi quanto questa credenza ha agevolato, ed ancora agevolerà, Berlusconi!)],

2.2.6.         i demoNcristiani[1] erano riusciti ad accreditare per giusta un’ora sbagliata, solo e soltanto perché esibita da ambedue gli orologi di riferimento :

2.2.7.         alla maggioranza silenziosa - anche se magari niente affatto istintualmente contraria al Socialismo (o, al limite, anche ad esso favorevole, ma  GIUSTAMENTE esecrante lo statalismo ed esigente il pluralismo economico ed il libero mercato)  - non era rimasto che scuotere perplessamente la testa, ma poi chinarla,

2.2.8.         finendo per conseguentemente baciare e slappare – ma, insisto, per voglia unicamente di pluralismo e di libero mercato! -  anche le disgustose ed insanguinate zampe del capitalismo (probabilmente fu solo prevedendo ciò che Proudhon affermò che “Marx è il tarlo[4] del socialismo!”)

2.2.9.         Insomma, gli occidentali hanno difeso il capitalismo, del tutto incidentalmente e non selettivamente, nell’erronea convinzione che fosse indispensabile agli irrinunziabili pluralismo economico e libero mercato:

2.2.10.     per dirla col pittoresco linguaggio dei contadini, hanno fatto come chi,  per voglia di buon prosciutto, si ritrova a baciare anche il culo del porco!

 

3°) COMPARE  IL PARTITO DEMOCRATICO

3.1.              Dunque, oltre ad un primo elemento unificatore – rappresentato dalla voglia matta di potere, da quella volontà di potenza, però precedentemente riscontrabili essenzialmente in ambiente demoNcristiano – sia questi che i DS ne avevano un secondo in comune:

3.1.1.         non essersi entrambi accorti, finora, di dover applicare alle loro rispettive ideologie il rasoio di  Ockham, nettandole e sbubbonandole;

3.1.2.         e di poter far ciò non solo senza pericolo ma anzi con enorme vantaggio, perché chi lo avesse fatto per primo avrebbe conseguito una vittoria folgorante e definitiva.

3.1.3.         (Probabilmente se ne è avuta addirittura paura; o forse ci si è percepiti così incapaci di gestirla,  da doversela negare, conservandosi gobba e bubbone ed accontentandosi di diventar santi periodicamente, grazie alle malefatte dell’altro, ma così anche rimettendolo continuamente in gioco!)

3.1.4.         Tuttavia non si può bloccare per sempre l’arrivo della primavera e mi auguro che le rispettive basi (ancora notevolmente sane e non del tutto contaminate dalla politica)  impongano un’unificazione evolutiva e non  basata sulla volontà di potenza : l’alternativa sono scissioni ampie e sicuramente non solo diessine.

3. 2.            Davvero s’intenderebbe riprendere e continuare lo stesso vecchio ed infame giochetto, di mantenersi un avversario, più o meno fittizio, solo per eternare il bipolarismo e la santità regalata? Che voglia ciò la CASTA, posso anche crederlo, ma sicuramente non lo vuole la base!

3.2. 1.        Ed allora bisogna avere il coraggio di prendere il toro per le corna ed attuare questa doppia consapevolizzazione, con acting-out e sbubbonamento; perché dobbiamo essere plures[5] quando possiamo essere uni?

3.2. 2.       se questo avverrà, la Sinistra raziocinante - e soprattutto noi gesellisti, che da sempre auspicavamo ciò e la scelta delle VINCENTI tesi del nostro profeta – dovrà convergerà in massa nel P.D. a costituirne la spina dorsale.

3.2. 3.       Fu infatti mastro Gesell, il cosiddetto ‘Marx degli anarchici tedeschi’ [il cui capolavoro ‘Il sistema economico a misura d’ uomo’, dalla fine di marzo 2007 abbiamo reso finalmente leggibile anche in italiano e gratuitamente al sito  www.gesell.it )]

3.2. 4.       a comprendere per primo che : a) socialismo non é sinonimo di statalismo più totalitarismo economico, da cui è anzi perfettamente scindibile; b) che ugualmente  libero mercato e pluralismo economico non son sinonimi di capitalismo;

3.2. 5.       c) che occorreva pertanto scrupolosamente smerdare, quei due dinamici e simpatici pargoli - sotto ogni altro aspetto apprezzabili ed a noi così cari da non poterne fare a meno – definitivamente separandoli da quelle deiezioni con cui avevano, troppo a lungo, convissuto;

3.2. 6.       consentendo loro di piacevolmente giocare, liberi e finalmente  disimpestati, fino ad accorgersi d’esser reciprocamente tutt’altro che ostili (ed anzi perfettamente  complementari perché di sesso opposto), fino ad un’allegra copulazione sicuramente benedetta da Dio e dagli uomini!

3.2. 7.       Lev Trockij : “La vita è bella[6] : possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore!”

3.3.       Ora non resta che dimostrare la completa possibilità del Socialismo in libero mercato e pluralismo economico e di questi in quello : per capire ciò è però necessario acquisire l’innovativo concetto gesellista di moneta di ghiaccio (icemoney) e della sua estrema indispensabilità;

3.3. 1.      e poiché, probabilmente e del tutto giustificatamente, ci si dirà “Che diavolo è?” passeremo a presentarla, cercando di riassumere nel più breve spazio possibile, quel pensiero gesellista, tuttavia esposto in ben 500 pagine.

 

4°) L’ANARCO-SOCIALISMO GESELLISTA

4.1.              Tra  gli economisti prestigiosi, per primo s’accorge di Gesell – ispirandocisi anche, a Bretton Woods, con la storia del suo bancor-  il grande Keynes,

4.1.1.         che tuttavia ha almeno sentito il bisogno di sdebitarsi, elogiandolo come segue  (Teoria generale dell’Occupazione, dell’Interesse e della Moneta, libro 6, cap. 23 (pag. 549 dell’ ed. Utet):

4.1.2.         “Ritengo che l’avvenire avrà più da imparare dallo spirito di Gesell che non da quello di Marx. La prefazione a ‘The Natural Economic Order’ indicherà al lettore, se vorrà leggerla, la classe morale di Gesell. Io penso che la risposta al marxismo debba trovarsi seguendo le linee di questa prefazione.”

4.2.              Grazie a Gesell, K. intravedere il premio di liquidità; e noi, per afferrarne il concetto, lo seguiremo, facendo un movimento pendolare, dapprima all’inizio dei tempi, salvo poi tornare, a bomba, a quell’ignobile controversia Marx-Proudhon.

4.3.              Avviatasi la divisione del lavoro – evidenzia Keynes -  il preistorico ‘baratto’ equivaleva, praticamente, ad un sistema monetario plurimetallista, in cui ogni produttore usava, come moneta il suo prodotto (merce).

4.3.1.         Ma ci si verificavano enormi problemi, tra cui essenzialmente non solo quello di trovare chi – avendo bisogno della nostra merce – producesse esattamente l’altra che serviva a noi,

4.3.2.         nonché che i due tipi di merci fossero o esattamente commensurabili (perché altrimenti come si sarebbe potuto dare il cosiddetto ‘resto’?) od alternativamente frazionabili (perché  – supponendo che una vacca valesse 6 pecore – se il vaccaro aveva bisogno di sole 4 pecore, non poteva ovviamente tenersi un coscio della sua vacca, per pareggiare il conto).

4.3.3.         Questa situazione dava origine a contrattempi e contrarietà a non finire, gravemente limitanti l’essenzialità delle transazioni commerciali e – quand’anche le merci non fossero deperibili (come quasi tutti gli alimentari, ma non solo quelli) – la mancata vendita generava poi, come minimo, costi multipli di trasporto al mercato e di magazzinaggio.

4.4.              In questa situazione  – di enorme disagio, ma in in cui lo scambio avveniva ancora a parità di contenuto di lavoro delle merci, ricardianamente (perché Marx ha solo ripreso il concetto, spargendo cortina fumogena sulla fonte)

4.5.              piomba, sul libero mercato, la necessarissima invenzione del denaro di metallo nobile : esso è il deus ex machina, desiderato ed accettato da tutti, frazionabile, senza deperimento, senza notevoli costi di trasporto ed immagazzinaggio;

4.4. 1.      è il proteiforme genio della lampada di Aladino, che tutto ti può procurare, in tutto si può trasformare, in lavoro altrui, cibo, bevanda, alloggio, casa,…….perfino in sesso!!

4.4. 2.      É allora abbastanza ragionevole supporre che – rispetto alle merci usuali – esso abbia incominciato a comportarsi da supermerce, abbia spuntato (come ci riesce tuttora, si pensi allo sconto pronta cassa) un sovrapprezzo,

4.4. 3.      da Keynes appunto chiamato ‘premio di liquidità’ [mentre Gesell lo aveva definito ‘Urzins’ (un neologismo = circa ‘profitto arcaico, profitto patriarcale’).

4.4. 4.      Secondo Keynes, inoltre, ci sarebbe stato una specie di premio di liquidità anche nel baratto, quando – ad esempio – uno avesse accettato di scambiare una vacca del valore di sette pecore contro sole sei pecore, solo perché queste sarebbero state, in seguito, più facilmente barattabili della vacca.

4.5.        Insomma, nell’allora dominante situazione, di scambio a mezzo baratto, questa favorevole situazione consentì al possessore di denaro di disproporzionare lo scambio a proprio non trascurabile favore :

4.5. 1.      il denarotenente riusciva  a costantemente pagare la merce con un minorvalore (di lavoro) compensato da quello del premio di liquidità, e solo con esso ripristinando una pseudoequità della transazione;

4.5. 2.      il denarotenente ha cioè, tuttora e costantemente, una quinta colonna, un asso nella manica, rappresentato dalla maggiore appetibilità del denaro, dalla sua superiorità rispetto a qualunque altra merce.

4.6.              Comunque, prima ancora tanto di Keynes che di Gesell – ma senza né formalizzarlo, né tantomeno intravedere la geniale soluzione di quest’ultimo - s’avvede, del premio di liquidità, un altro grandissimo socialista ed anarchico, Proudhon[7], che però cercherà di opporglisi auspicando l’emarginazione del denaro a favore del baratto :

4.6.1.         ma, con le sue banche di scambio-merce, combina quel disastro (con relativo fallimento) che probabilmente porterà Marx a buttare, con l’acqua sporca del bagnetto, anche il bello e sanissimo bambino, in essa contenuto.

4.7.        Così M. elabora l’erronea teoria del plusvalore (‘Mehrwert’), che verrebbe percepito solo nel passaggio finale, contro l’utente-consumatore, mentre tutti gli altri - dal produttore al dettagliante -  avverrebbero a semplice rimborso spese (equivalenti, bontà sua) –;

4.7.1.  e - partito con una rotta sbagliata nonché privo della fortuna di Colombo – si ritroverà a passare talmente al traverso, dell’isola del socialismo, da non riuscire più a vederla e ad approdarci, perdendosi definitivamente nell’amaro statalismo assolutista.

4.7.2.  [Dissento dal mio amico Fidone[8] - che sospetta che ciò sia avvenuto scientemente evidenziandomi anche il fatto che – invece di ravvedersi - M. replica acidamente (con l’ignobile libello ‘Miseria della Filosofia’) a quello, invece ragionevole e sensato, ‘Filosofia della Miseria’ (con cui Proudhon cercò di richiamarlo all’esperienza), e che errare humanum est, perseverare diabolicum.

4.7.3.  Tuttavia lo sdegno e le recriminazioni anticapitaliste del gran padre Marx, secondo me,  restano talmente sentite e sincere da non consentirmi di vederlo nei panni di Giuda…… certo Marx ha sbagliato, ma in perfetta buona fede e chi non ha mai sbagliato scagli la prima pietra, non io lo farò!

4.7.4.  (……..Fermo restando che chiunque venga colpito dal cosiddetto fuoco amico non ha certo motivo di rallegrarsene, nè il fatto d’essere praeterintenzionali e/o immeritate, ha mai reso, le pallottole o le botte, meno letali o dolorose.)]

4.8.        Gesell subentra invece in un sistema economico già sperimentante quella molto più liberale e stimolante carta-moneta (di cui si farà strenuo paladino e diffusore) e che non esclude di far da levatrice alla icemoney cartacea :

4.8.1.  brevemente una banconota in cui una faccia comprova la sua natura di denaro, mentre l’altra è rappresentata da un sistema di righe e colonne formanti una squadrettatura su cui, alle date indicatevi, devon esser incollate  marche da bollo di un certo valore, onde conservare la validità di quello facciale (vedi commi 4.1.i. del sito);

4.8.2.  Comunque neanche G. ci arriverà di primo acchitto e, un po’ come l’uovo di Colombo,  ci girerà  lungamente attorno, prima di così delinearla, tuttavia utilizzando questo transitorio per fare un mucchio d’osservazioni geniali, tra cui che il capitalismo riesce a conservare la produttività dei profitti di capitale solo facendo sempre scarseggiare il finanziamento verso i beni strumentali

4.8.3.  e può far ciò solo perché la detenzione di denaro – a differenza di quella di tutte le altre merci – non comporta perdite : nella sua ‘Robinsonata’ (cap. 5.1 del sito) lo Straniero[9] evidenzierà parossisticamente questo fenomeno, riuscendo con esso ad ottenere, da Robinson e senza costi addizionali, tutto ciò che gli serve.

4.8.4.   Fatta questa fondamentale osservazione – invece di cancellare, alla Marx, la proprietà privata dei mezzi di produzione – Gesell s’indirizza decisamente per la strada vincente,

4.8.5.   ricercando il modo d’introdurre, nella detenzione del denaro, una perdita, ricerca un modo d’ammalare il troppo sano denaro, per renderlo meno appetibile : nient’altro occorre….. e la cessazione dei profitti di capitale ne conseguirà teoricamente, come logica conseguenza.

4.9.       Ripercorriamone il suo sottile ragionamento : attualmente il divario, tra domanda ed offerta di finanziamento dei beni strumentali, può sospingere il saggio d’interesse solo al di sopra del premio di liquidità,

4.9.1.  perché questo è ottenibile, dal denarotenente, in ogni caso, in ambiente commerciale, assolutamente prescindendo da quel rapporto domanda-offerta finanziaria,

4.9.2.  da cui è invece, come da teoria, condizionato il saggio d’interesse, composto da premio di raccolta (alias premio di liquidità), premio di rischio e costi bancari di concessione e che quindi ha inevitabilmente, come suo minimo, il premio di liquidità.

4.9.3.  Ma quando, per preservarsi dallo squagliamento del denaro, il possessore d’icemoney  dovrà inevitabilmente e costantemente offrirla, tanto per incominciare scomparirà il premio di liquidità (e quindi il succitato minimo);

4.9.4.  ma poi, in un secondo momento – non potendo più il denaro sostare, ma solo scegliere tra immediato consumo o proprio consolidamento a mezzo capitalizzazione, e quindi affluendo massicciamente ad essa –

4.9.5.   un afflusso superiore alla domanda (di capitalizzazione), come da teoria, prima o poi comporterà, inevitabilmente, il subentro di un premio di raccolta negativo, un dis-interesse :

4.9.6.  e non appena questo componente negativo eguaglierà la somma degli altri due, il denaro a costo zero comporterà la scomparsa – non solo teorica ma anche pratica – dei quei profitti di capitale,

4.9.7.  la cui  unica motivazione teorica (anche se un po’ generalizzando) è (ed è sempre stata) che – poiché rende il denaro – devono anche farlo i beni strumentali, semplicemente per il fatto che altrimenti non verrebbero più realizzati, con gravissimo nocumento per l’economia nazionale.

4.10.    Il gesellismo, il sistema economico a misura d’uomo,  può quindi prescindere dal possesso dei beni strumentali,

4.11.    anche se l’anarchico G. preferisce conservare, per la terra e sue materie prime, la proprietà comunale (ma non statale, sempre in difesa del pluralismo, perché lo Stato è unico, mentre i Comuni sono parecchi) :

4.8.1.  anarchico ma credente, Gesell non cerca di svicolare, affermando che la zuppiera (come la chiama lui, in quanto d’ogni bene colma!) l’ha fatta Iddio, disponendone in comodato gratuito a favore di TUTTI GLI UOMINI e che pertanto, a noi, non resta che obbedirgli.

4.8.2.  Invece il valore aggiunto sulla terra (costruzioni, frutteti, bonifiche ecc.ra), se materializzato dall’assegnatario (è, del resto, anche la tesi di Locke, il padre del liberalismo) sarà suo, ma solo fino alla soluzione, più favorevole all’assegnatario, tra a) ammortamento effettuato (per tornare successivamente in proprietà comunale : è il principio del diritto di superficie anglosassone e tedesco).; b) termine del contratto di concessione;

4.9.       Tutto il resto, prescindendo che si tratti o meno di bene strumentale, sia di chi lo ha fatto e tutto ed integralmente suo ; se è stato fatto da un gruppo di lavoro, sia posto all’asta ed assegnato a quella offerta che, superando le altre, consente la migliore retribuzione degli esecutori.

4.9.1.  Tanto, ad instaurare il Mondo a misura d’uomo è sufficiente l’icemoney : sarà essa il passaporto verso quel nuovo mondo, privo di capitalismo, e tuttavia energizzato dal pluralismo economico, dal libero mercato e dalla distruzione creatrice della competitività, mondo in cui tutti ci auguriamo d’ approdare al più presto.

4.10.    Può stupire che una soluzione così semplice e ora così facilmente esposta ai nostri occhi, ci sia invece così lungamente sfuggita; ma è un po’ come la storia del succitato uovo di Colombo, nonché del messaggio segretissimo, che solo Dupin[10] riuscì a rintracciare, semplicemente perché, furbamente,  non era stato nascosto!!

4.10.1.     E poi, a metterci i paraocchi,  ha provveduto il Capitale, il nostro eterno nemico, intervenendo  con ogni mezzo e modo  e costantemente CONTRO – non escluse le manu militari delle rispettive Banche Nazionali, per far cessare i due ben positivi esperimenti della icemoney cartacea gesellista - negli anni 30 in Germania ed Austria (vedi commi 0.1.2.i. del sito);

4.10.2.     mentre,  nel 1932, in USA esso fece in modo di far fallire gli esperimenti americani fissando un parametro di squagliamento troppo elevato (2% a settimana contro il 5,2% annuo suggerito da Gesell) :

4.10.3.     la posta in gioco era ed é troppo importante……………evidenzio che, dopo che nel giugno 1963, Kennedy ebbe fatto il primo passo contro la Federal Bank, correttamente rivendicando e riconquistando al proprio paese il diritto di batter moneta (diritto di signoria),

4.10.4.     a novembre fu assassinato e Johnson – suo successore -  fece un immediato ed inspiegabile indietrotutta! (era ciò forse preconcordato?!) ……...

4.10.5.     Inoltre, accordandogli – come nota anche Keynes - un’importanza e visibilità molto maggiore di quella realmente meritata,  il capitalismo ha sempre fatto in modo di dover incrociare la spada solo col sicuramente perdente Marx,

4.10.6.     invece scrupolosamente rifiutando di battersi con quel Gesell, da cui si sentiva istintualmente sconfitto, e pertanto utilizzando sia il potere che l’ostracismo editoriale e pubblicistico per  seppellirlo, sia da vivo che da morto :

4.10.7.     nella sua stessa Germania, ad esempio, ottenne di far arrostire, dai nazisti, ben sette edizioni del suo capolavoro; così, tuttora, solo una minoranza dei suoi compatrioti [anche se altamente qualificata ed ora di nuovo molto attiva (vedi monete geselliste attualmente in circolazione ed allegate)] ne conosce la straordinaria opera.

4.11.    In Italia un grande apprezzatore di G. e che s’interessò moltissimo alle sue ricerche, fu Matteotti[11] - amico della famiglia di mia madre - e con cui questa, agitpropsocialista fin dalle elezioni del 1924, ebbe l’onore di cooperare.

4.11.1.     Egli finì tuttavia per scovarvi anche l’assolutamente unico punto debole, da cui, nel 1960, prese le mosse la mia ricerca : ma esso é di natura così sofisticata che per comprenderlo rinviamo ai commi 0.1.3.3.i. del sito, solo provando a sommariamente riassumerlo.

4.11.1.1.                        A causa della negatività ed avidità di politici e burocrati – con la geselliana icemoney cartacea c’è il pericolo di precipitare, ugualmente e malgrado tutte le buone intenzioni, nel punto 5 del Manifesto del Partito Comunista (ricordiamo ai non compagni : Unica Banca di Stato, monopolista);

4.11.1.2.                        ed allora, con tutta la proprietà immobiliare in mano ai Comuni e l’intera potenzialità finanziaria, così catturata artificiosamente dalla Banca di Stato, il pluralismo ed il libero mercato sarebbero, di fatto, egualmente scomparsi.

4.12.    Così, quarto - e per niente scoraggiato da cotanto precedente senno - nel 1960 (Saggio su una moneta di ghiaccio)  proseguii la ricerca fantasiosamente (cioè con una ipotesi di lavoro, assolutamente inattuale e, per l’epoca, assurda),

4.12.1.     un po’ come, in matematica, si studia il campo d’esistenza e le prerogative d’un’eventuale soluzione d’un’equazione, non solo senza neanche aver preventivamente accertato che esista questa situazione, ma anzi sfacciatamente riconoscendone la momentanea inesistenza……

4.12.2.     ………ipotizzando la realizzabilità d’un’allora immaginaria variante elettronica dell’icemoney [e.icemoney, ottenuta con un portafoglio elettronico (leggi minicomputer, da ormai immaginarsi inglobato nell’immancabile telefonino, vedi i commi 4.1.5. del sito)], che però, almeno già dal 1995, è diventata facilmente e completamente fattibile;

4.12.3.     e, tra l’altro, mentre mi rallegravo che, con quella ipotesi – verso cui mi ero diretto, anche ma non solo, per superare la pregiudiziale matteottiana[12] – la si risolveva effettivamente e definitivamente,

4.12.4.     mi resi conto che - come sottoprodotto, imprevisto ma graditissimo - si poteva ottenere anche un definitivo colpo di grazia a qualunque forma di evasione fiscale,  in rapporto di netto causa-effetto col nostro attuale denaro, che la consente (non per niente il compagno Bersani ha incominciato ad introdurre l’obbligatorietà degli assegni);

4.12.5.     e, con un hyperlink  o volo pindarico che dir si voglia - di quelli che, fin da piccolo, mi sopraggiungevano spontaneamente - improvvisamente interpretai i versetti  Matteo 17.23-26  (cioé l’astruso apologo di far pescare a Pietro un pesce, nella cui bocca troverà uno ‘statere’ per pagare le tasse)

4.12.6.     come una chiara (anche se subliminale) istruzione sapienziale, cioè che il gettito fiscale sano e corretto debba provenire esclusivamente dalla liquidità, elemento da cui veniva estratto quel pesce monetoforo;

4.12.7.     liquidità invece costantemente trascurata, dalla cialtronesca macchina fiscale italiana, che non riesce ad inseguirne e perseguirne le ridotte dimensioni, la fluidità (mobilità) ed occultabilità (vedi, nel sito, apologo di Nasrudin e le lumache).

4.12.8.     Così, dopo quell’improvviso hyperlink, mi ero fiondato su una nuova fiscalità quasi totalmente monetaria, novità teorica, ma semplicissima, sicuramente ben accetta ai cittadini perché meno costosa, equa e costituzionale,

4.12.9.     integralmente informatizzata e del tutto inevadibile (dettagli ai commi 4.1.5.i. del sito) ed anch’essa ormai attuabile (sempre da circa il 1995) : quattro sole imposte, I.CIR. (imposta sul circolante, cioè lo squagliamento proveniente dalla e.icemoney, di gettito trascurabile, ma necessario per implementare la più onesta ed equa I.G.M.);

4.12.10.  I.G.M. (imposta sulla giacenza media del conto corrente, applicata con formula analoga a quella con cui attualmente si calcolano gli interessi, invece a favore); I.G.E. (imposta generale entrata, sostitutiva dell’attuale IRPEF-IRPEG); I.G.U. (imposta generale uscita, in funzione anticonsumistica), oltre ovviamente ai canoni di concessione immobiliare.

4.12.11.  In cifre, con una spesa pubblica (anno 2004, manco di dati più recenti) di 350 miliardi di €. (al netto dell’addizionale carburanti, che lascerei – ed anzi aumenterei -  per frenarne il consumo) e con una circolazione monetaria di 47 miliardi di €.,

4.12.12.  sarebbe facile ottenere 150 miliardi di €. da  IGE ed IGU (incasso iva 2004 = 102 miliardi, ma con la stima di un 30% d’imponibile evaso, che invece ora non sfuggirebbe),

4.12.13.  per cui l’IGM ed i canoni immobiliari (o momentaneamente, fino a comunizzazione, l’imposizione sugli immobili) dovrebbe quindi fruttare solo gli altri 200 miliardi;

4.12.14.  ma qui si va in tilt perché manca completamente qualunque dato recente sia sui depositi bancari

4.12.15.   [negli anni 90 si raggiunsero anche i 1.033[13] miliardi di €. (due milioni di miliardi di lire];

4.12.16.  nonché sul reddito immobiliare (che lo Stato confonde costantemente nell’imposizione diretta delle persone fisiche e giuridiche); diciamo quindi GROSSOLANAMENTE che, negli anni 90, la percentuale MEDIA dell’IGM sarebbe potuta essere intorno ad un accettabilissimo 20%, mentre oggi dovrebbe essere presumibilmente inferiore;

4.12.17.  (ma non dimentichiamo che una cifra notevole, di questi depositi, con il sistema di tassazione da me delineato, sarebbe IGMesente, anche se la tassazione degli immobili (momentaneamente sostitutiva dei futuri ‘canoni di concessione’ dei medesimi)  potrebbe intervenire in compensazione, cioè per non far troppo aumentare il valore suesposto.

4.12.18.  Poiché la legge di Babbage sconsiglia dal buttar giù le cifre a casaccio, passo invece ad evidenziare l’importanza di un sistema fiscale basato non più solo sulla redditualità, ma compenetrato da una forte componente patrimoniale; potrò fare, ciò più rapidamente e comprensibilmente con un esempio, nel mio settore.

4.12.17.1.                    Vediamo gli effetti dei due tipi di tassazione su un albergo : prelevando un tot a posto letto (quota capitaria), questa patrimoniale incentiverà l’imprenditore a tenerlo occupato al più possibile, in quanto gli risparmia tutta la tassazione sul reddito eccedente detta quota capitaria……..e ciò sarà un beneficio non solo per la sua economia ma anche per quella nazionale.

4.12.17.2.                    Tassando invece il reddito, l’imprenditore sarà propenso a lavorare solo nel tratto più pendente della curva logaritmica[14], raffigurante la redditualità dell’azienda, trascurando gli altri tratti, in cui sarebbe un pari-e-patta ed il gioco non vale più molto la candela, ma così danneggiando la produzione nazionale.

4.12.17.3.                    [La stessa cosa si verifica nella conduzione agraria, dove attualmente si preferisce la conduzione estensiva all’intensiva; suppongo che queste considerazioni aiutino anche a spiegare l’apparente assurdità della curva di Laffer (esprimente la constatazione, di fatto, che una sostanziale riduzione dell’aliquota fiscale può – spesso e paradossalmente - apportare un maggior gettito.)]

4.13.    La forma patrimoniale esalta insomma l’operosità dell’operatore, mentre la tassazione sul reddito la mortifica; la patrimoniale tonifica, mentre la reddituale debilita, per cui un sistema fiscale sensato deve utilizzarle coniugandole entrambe……..

4.13.1.     ad esempio – come giustamente propone G. – gli assegni familiari non dovrebbero essere ricavati a danno del costo di lavoro (che già indirettamente diminuisce all’aumentare della sua offerta, talché i lavoratori, filiando, si danno la zappa sui piedi),

4.13.2.     ma di quelle rendite, immobiliare e commerciale, invece enormemente ingigantite dal numero, come hanno confermato anche i recenti fenomeni immigrativi.

 

5°) CONCLUSIONI

5.1.             La politica italiana deve prender finalmente atto che, con l’avvento d’Internet, la possibilità d’oscuramento (a mezzo non-editoria) del capolavoro di Gesell è completamente venuta a cessare,  e d’ora in poi sarà tutto diverso :

5.1. 1.       - malgrado che i motori di ricerca abbiano incominciato a vedere, il nostro sito, solo verso la fine di maggio - la propaganda bocca a bocca lo ha fatto volare, portandolo in appena tre mesi alla lusinghierissima cifra di 600 lettori :

5.1. 2.      evitandone la pubblicazione non si può più oscurare ‘Il Sistema Economico a misura d’uomo’, né si può più far finta che non sia mai esistito………in quanto a quella di riuscire a contrastar Gesell…….

5.1. 3.      …..senza dubbio, sarà lotta dura, perché le CASTE son convinte che Dio sia, sempre e stalinianamente, dalla parte dell’esercito più forte ed allora ci chiedono “Quante divisioni avete?!” : ma davvero si vince solo col numero?!

5.1. 4.      ……..é la sensazione della Mano divina sulle nostre teste, a renderci baldanzosi, e la certezza che, al momento giusto, essa farà accorrere, in nostro aiuto, Paladini irresistibili come Libertà, Fraternità, Uguaglianza, Solidarietà, Liberomercato e Pluralismo - : in questa compagnia non si può che vincere o – meglio ancora – convincere!

5.1.5.1.   Gesell ci ha insegnato che gli uomini non possono esser tra loro nemici, anche se lo son sempre state le classi dirigenti, le caste; ed infatti, nella nostra breve esistenza italiana, dobbiamo prendere e dare atto

5.1.5.2.   che dagli zoccoli, sia di destra che di sinistra  siam stati accolti sempre quando con interesse, quando addirittura entusiasticamente, e mai con quell’ostilità invece concordemente riservataci dalle criniere!

5.1.5.3.   Per questo, anche alla BASE del neo partito democratico ci rivolgiamo con l’antica saggezza Sufi :  “Quando si sta formando una folla contestatrice e visibilmente in rapida crescita è cosa saggia preliminarmente chiedersi che cosa davvero ce ne separi e distingua,

5.1.5.4.   perché probabilmente conviene invece far sparire l’ascia di guerra ed andare a darle il benvenuto, spalancando quella porta, che altrimenti verrebbe abbattuta;”

5.1.5.5.   mentre, alle sue CASTE : “Con buona pace del Che, l’unica battaglia che veramente si vince è quella che concordemente si decide di non combattere!

5.1.5.6.   …..evitandosi così anche che le perdite e l’asprezza dello scontro - cospargendo di vetriolo cicatrici ormai quasi rimarginate - facciano riemergere quei giustificatissimi e non ancora dimenticati motivi di pretendere le Vostre teste!”      Chi vuole intendere, intenda!!

5.1.6.         Il gesellismo può davvero accontentare tutti, unificandoci in fratelli - come ha detto il compagno Veltroni – nonché ripilotando l’Italia verso quelle dimensioni, economiche, ambientali e sociali, che Le competono : e questo è esattamente quello di cui il paese ha attualmente bisogno.

5. 2.           Pertanto, o Compagni, se il P.D. manterrà la posizione socialista e la volontà di superare il capitalismo, già riscontrabili nel P.d.S. vorrà dire che, nel tiro alla fune in atto, avrà prevalso il buon senso, spostando i demoNcristiani rutelliani su posizioni geselliste, social-libertarie :

5. 3.           Dio renda allora merito ad entrambi! perché, per l’Italia, questa sarà un grande e straordinario evento, cui noi gesellisti – che da sempre lo abbiamo auspicato e raccomandato - dobbiamo partecipare con entusiasmo.

5. 3.           Ma se invece – pasturandoli col potere e con la volontà di potenza - sarà stato il canto della sirena rutelliana a trascinare i compagni pidiessini in ambiente capitalistico, facendogli momentaneamente obliare la loro iniziale vocazione socialista ed anticapitalista, avrà vinto la malacoscienza; sarà una madornale sconfitta per l’Italia :

5.3.1.        P.d.S. venga allora definitivamente interpretato come Partito della Saliva, mentre noi gesellisti convergeremo ancora più a Sinistra – perorandone l’unificazione –

5.3.2.        per ivi attestarci come sua ala destra e raziocinante, nonché raddoppiando gli sforzi nel - per noi ormai abituale e tradizionale - tentativo di far ragionare gli uni e gli altri.

5.3.3.        Nessun’altra conclusione ci consente di trarre la situazione attuale (luglio 07), oltre ed ovviamente ad un negativissimo giudizio sulla procedura d’ unificazione inizialmente seguita :

5.3.2.1.    ‘Si potrebbe andare tutti allo zoo comunale…..’ proponeva Jannacci,  dimostrando che perfino un semplice cantante (anche se potenziato dal compagno Fo) - e per un’inezia, come l’utilizzo del tempo libero – aveva chiara in testa l’esigenza di ricercare consenso e convergenza su un programma COMPLETAMENTE  ED INEQUIVOCABILMENTE DELINEATO.

5.3.2.2.   Invece, inizialmente si è preferito seppellire il passato, ma archiviando le ideologie ed accantonando l’etica, come se ormai SUPERFLUE –  certo perché, se si fosse stati in numero sufficiente, ad acchiappare il gatto, dopo ce lo si sarebbe potuto trombare come si voleva.

5.3.2.3.   Però le basi son subito insorte, si son persi per strada parecchi pezzi – pesanti neanche tanto numericamente quanto per la loro immagine, libertaria,  democratica e  responsabile (si pensi al compagno Mussi; ma, inizialmente, non son stati forse anche sorpresi,  contrariati e molto critici, su simile procedere, anche gli stessi Veltroni,  D’Alema e Bersani….?!)

5.3.2.4.   Così, resisi conto della malaparata e costernazione generale, si è corsi, altrettanto disinvoltamente, a ridossarsi, squittendo, dietro l’onesta, rispettata,  rassicurante (o anestetizzante?) figura del compagno VELTRONI.

5.3.2.5.   Ma quei primi marciatori sul potere saranno stati definitivamente sconfessati o non piuttosto solo rimossi, rinviati?……… che garanzia abbiamo che le due CASTE abbiano definitivamente ricusato chi intendeva comportarsi come i masnadieri di Pisa?

5.3.2.6.   ….i quali, notoriamente, prima si contavano per solo successivamente decidere – in base al numero -  se andare a prender di petto un pollaio, una fattoria isolata, un gruppo d’abitazioni o addirittura una città……..o magari  l’Italia tutta!

 

 

 

L’autore, che a richiesta  amplierà queste tesi in qualunque sede (ed in contraddittorio, pubblico o privato con - o contro – chiunque, pubblicamente ringrazia il prof. Silvano BORRUSO, Strathmore Univ. Ke. senza i cui preziosi consigli e suggerimenti, in lettura preventiva, certo questo testo non avrebbe avuto l’attuale costruttività.

                                   

 

 

 



[1] nell’ originale, qui come poi in tutto il seguito, ‘demoNcristiani’, facendo diventare ‘diabolicicristiani’ il corretto termine ‘democristiani’ ; ovviamente per tutte le ruberie ed i soprusi da essi perpetrati.



[1] sindaco di Roma (luglio 2007) e figura di spicco nella nomenclatura diessina (come appresso D’Alema, Mussi e Bersani), ma praticamente imposto dall’alto alla guida del P.D. (essendo solo una farsa le future elezioni d’ottobre) ; intellettuale di eccellente livello, nonché benefattore (ogni mese devolve in beneficenza agli africani gli oltre 7.000 €. della sua baby-pensione di parlamentare) potrebbe essere l’uomo giusto nel posto giusto solo se si dimenticherà d’essere un buonista e non si farà più mettere i piedi sul collo.

[2] In italiano é scontata la rima ‘coglioni’

[3]  nel senso etimologico, di ‘lontano dall’uomo’.

[4] letteralmente ‘la tenia’.

[5] chiaro riferimento al motto USA ‘e pluribus unum’, latino = ‘da molti uno solo’

[6] Sono convinto che il compagno Benigni abbia tratto il titolo del suo capolavoro da questo aforisma.

[7] Non che Proudhon, intellettualmente, fosse inferiore a Gesell, ma la sua visuale fu probabilmente impedita dal formato allora metallico del denaro, [non dimentichiamoci che tuttora in francese e spagnolo per ‘denaro’ si usa il motto ‘argento’ (‘argent’, ‘plata’) ed il metallo nobile non consente il machiavello, poi ideato da G. e praticamente insostituibile fino all’avvento del mio ‘portafoglio elettronico’.

[8] con cui è invece in sintonia il prof. BORRUSO, che introduce parecchi altri principi di prova, ma non mai PROVE VERE E PROPRIE

[9] Figura comunque allegorica e probabilmente simboleggiante la nuova generazione

[10] allusione ad un famoso racconto di E.A. POE, in Racconti Straordinari.

[11] Leader e capo carismatico del Partito Socialista Italiano, assassinato dai fascisti il 10/06/1924.

[12] se Gesell obbliga le banche a ricevere il versamento di icemoney alla pari col valore facciale fino al giorno dello squagliamento, nella maggior parte dei casi così addossandogliene il costo, la mia e.icemoney, per superare la pregiudiziale di Matteotti, cessa di squagliarsi non appena uscita dal portafoglio elettronico del cittadino.

[13] può sembrare incredibile, ma con soli 47 miliardi di €. in circolazione, per il meccanismo del credito (vedi commi del sito 0.1.3.3.3.i del sito)  si possono ottenere depositi da un minimo di 47 miliardi (situazione di recessione massima) in su.

[14] una produzione secondo natura è costantemente rappresentata da questo tipo di curva.