PROCESSO ALL’ ART. 18

di Francesco RAUCEA (E.mail : fra@gesell.it; agosto 2007)

 

Trilussa : “ Spesso un disposto stupido si regge
soltanto perché approvato dalla legge.”

 

Mia madre per tutta la sua vita mi aveva insegnato come la conseguenza più evidente - della colorazione politica di sinistra - fosse di farti trovare automaticamente, quasi praeterintenzionalmente, schierato dalla parte giusta e col buon diritto :

pertanto non potei che trasecolare, nel vederla, quella volta, schierata in campo avverso ed irridere la legge 300/del 20/05/70.

“Intendiamoci bene : - mi disse - …..nell’ idea che la Società possa e debba controllare la liceità del licenziamento non c’ è assolutamente nulla di sovversivo ; ma uno dei componenti del diritto è la consuetudine,

che c’ insegna che nelle classiche coppie genitori-figlio, maestro-alunno, capo-truppa, marito-moglie, maschio-femmina, anziano-giovane, saggezza e responsabilità sono statisticamente più presenti nel primo, nel leader della coppia, fermo restando che – nel caso singolo – la statistica non è valida e potrebbe invece anche esserne portatore il secondo.

Poiché l’ ambiente di lavoro deve tendere alla famiglia, ed il massimo della sua resa sarebbe rappresentato dal prevalere di condizioni (ed impegno) di lavoro decisamente a caratteristica familiare,

la coppia dirigente-subordinato tende elettivamente alla genitore-figlio (non per niente in quasi tutte le lingue europee si parla di padrone, patron, maitre, master ecc.ra) e subordinatamente alla mastro-apprendista ;

indispensabile non è mai nessuno, ma l’ ‘Erzeuger[1]’ – costantemente provvisto d’ una generica caratteristica paterna 8in quanto termine usato quasi esclusivamente quando ne sia anche il fondatore) è, nell’ azienda, immediatamente, fin dal primo momento, un elemeno fondamentale, mentre il lavoratore semmai si quadagna tale qualifica col tempo, ma non certo con la sola assunzione :

l’ Erzeuger è, insomma, il capo, mentre i lavoratori sono gli arti…..ed un corpo può tranquillamente sopravvivere privo di un arto, ma non senza la testa.

Pertanto, la comparsa d’ un motivo di contrasto, che renda incompatibile la presenza di uno dei due, dovrebbe far tendere un giudicante saggio a conservare all’ azienda quello più necessario alla sua fondamentale sopravvivenza ;

e conseguentemente, per i casi di licenziamento, si dovrebbe presupporre la correttezza della decisione dirigenziale fino a prova contraria, considerandola disposizione della parte consuetudinariamente più provvista di saggezza e senso di responsabilità ;

l’ art. 18° dovrebbe cioè consentire al lavoratore licenziato di provare l’ assurdità di tale disposizione, ovviamente con un’ esemplificazione di casi in cui ciò sia possibile o, alternativamente, almeno di casi di licenziamento perentorio,

 mentre la completa mancanza di questa casistica finisce per rivoltare le parti e per obbligare il dirigente a provare la liceità del deciso licenziamento : il legislatore ha cioè visto l’ imprenditore esclusivamente come ‘Unternehmer[2]’, è cioè già partito prevenuto ed orientato.

Conseguentemente ciò e solo ciò è realmente sovversivo e cassandresco, perché la Magistratura potrebbe recepire l’ implicita istruzione e comportarsi di conseguenza, mentre l’ unico modo per aumentare i posti di lavoro non è stroncare la managerialità, ma consentire liberamente quel suo esercizio, già compromesso al 50% :

da sempre l’ imprenditore – proprio per la consuetudinaria supposizione di sua positività e per persuadere e convincere i riottosi ad ubbidirlo - era costantemente scortato da due bravi, due sgherri : assunzione e licenziamento, carota e bastone.

Già ci hanno privato del primo aiutante, obbligandoci a quelle ridicole richieste, numeriche e non più nominative, per assicurare il lavoro ai loro disoccupati volontari[3], ma idiotamente privandone quelli realmente  involontari,

che s’ iscrivevano sì al collocamento, ma poi si rendevano essi stessi parte diligente e se lo cercavano e trovavano da soli - perché ne avevano la voglia ed il bisogno –.

Ora ci levano anche il secondo……. a me non riusciranno a fregarmi ancora a lungo, ma tremo per te, figlio mio, che ti troverai a dover fare i conti con questa assurdità per il resto della vita :

temo che con infernale alchimia, si siano trasformati innocue utopie, legittime velleità, sani ideali e giustissime aspettative in un gancio esiziale che impiccherà l’ Italia !

Come c’ aveva preso, mia madre, e come aveva ragione…..quante verità graffianti, di cui però io mi resi conto solo con l’ esperienza, talché dovendo oggi scegliere, del tutto spontaneamente, scelgo d’ assumere la pubblica accusa  dell’ art. 18° :

35 anni di sua applicazione sono un test sufficiente, in cui, sia come dirigente, che come imprenditore, che come cooperatore, quell’ aborto malriuscito non ha fatto che confermare i giustificatissimi timori di mia madre.

Anche se propendo nel credere che, nei grandi numeri, ci sarà stato pure qualche caso positivo, esso ha introdotto quell’ assurda consuetudine per cui, ad ogni licenziamento, anche il più sacrosanto, segue una vertenza,

con una Magistratura o un Collegio Arbitrale (in cui però i rappresentanti sindacali, uniti al Presidente governativo, hanno di fatto e costantemente la maggioranza) – prevenuti e statisticamente convinti che non esistono licenziamenti giusti, ipertutelando la negatività di certi lavoratori ;

tanto che il Potere ha ordinato le riassunzioni perfino dei rei confessi e, peggio ancora, dei condannati per furto con sentenza passata in giudicato, come si è divertita un mucchio ad evidenziare a Report il mio grande amore, Milena TABANELLI !!!!!!!

A fare qualcosa di buono c’ era riuscito perfino Mussolini : solo che tradizionalmente ogni bilancio deve tener conto anche del passivo, nel nostro caso talmente tanto e talmente grosso da far dimenticare quegli altri spiccioli  : contro l’ art. 18, bisogna inventariare non solo tutti i casi di suo abuso, ma anche l’ aver creato l’ ingestibilità dell’ impresa italiana, con la conseguente cancellazione non solo dei successivi investimenti esteri ma anche dei nazionali,

perché gli imprenditori italiani hanno preferito uniformarsi alla tendenza e realizzarli altrove, risolvere i problemi occupazionali stranieri invece di quelli italiani, con i conseguenti crollo della produzione, aumento dei prezzi, disoccupazione nonché quella precarizzazione, che non sarebbe mai passata neanche per l’ anticamera del cervello, di cui non si sarebbe mai neanche parlato, in un clima di  licenziamento consentito.

Quella legge fu l’ amaro risultato di un cocktail in cui furon shakerati : a)  le illusioni del conservatorismo confindustriale, dai paraocchi convinto che il far parte del blocco atlantico, il governo DC ed i poteri forti non avrebbero consentito modifiche allo statu quo ;

b) non quel profondo buon senso sindacale, che aveva prevalso nel passato, ma tutto il risentimento, l’ imprevidenza nonché quell’ arroganza, proveniente dall’ improvvisa sensazione di ritrovarsi finalmente ‘i più forti’

[ma più per conseguenza di quei numerosi e surrichiamati errori dirigenziali[4],  che (rivedi il film ‘La classe operaia va in Paradiso’) avevano angosciato i lavoratori con una sensazione di completo tradimento del sistema.]

Provenendo da un già ultra-secolare sfruttamento, la distruzione bellica e la necessità di ricostruzione, unite al clima di serena solidarietà, subentrato alla guerra civile, avevano indotto la meritevole classe operaia a digerire enormi sacrifici,

perché nel miracolo economico italiano – indiscutibilmente avviato, anche ma non solo, dall’ aggressività e dinamismo imprenditoriale – non era per niente assente un della manod’opera pesante sfruttamento, ma che indubbiamente, già dalla metà degli anni 60, non aveva più ragione d’ esser prorogato.

Non per niente un grande uomo e socialista, Sandro PERTINI, giusto in quei tempi, disse (trasmissione TV ‘Filo rosso’) una grande verità largamente gesellista (www.gesell.it) - : “La libertà non può essere disgiunta dalla giustizia sociale, né la giustizia sociale può essere disgiunta dalla libertà !”

Indubbiamente una classe dirigente più accorta avrebbe dovuto ascoltare Pertini e mettersi alla guida del cambiamento, anche e soprattutto per impedire che esso venisse invece pilotato da teste, già di per sé inesperte di economia nonché profondamente refrattarie agli immutabili principi dell’ economia, al seguente, fondamentale suo decalogo, redatto dall’ esperienza e  buon senso e da Lincoln solo steso sulla carta :

1. Non si può arrivare alla prosperità dei figli scoraggiandone il genitore, cioé l’imprenditorialità.
2. Più che indebolire il forte, bisogna rafforzare il debole.
3. Più che tagliare le gambe al lungo, bisogna far crescere quelle del piccolo.
4. Un povero non trae alcun vantaggio né dalle lacrime d’ un ricco[5], né dalla sua distruzione, mentre ne riceve da un equo pre-
    lievo fiscale sulla di lui ricchezza e successiva opportuna distribuzione sociale.
5. L’ aumento dei salari è solo controproducente se, con la mancanza di concorrenzialità, porta alla chiusura delle imprese.
6. Non ci può essere evoluzione spendendo sistematicamente più degli introiti.
7. Non si può promuovere la fratellanza umana predicando l’odio di classe.
8. E’ privo di fondamenta quel welfare costruito contando di non restituire il debito pubblico.
9. Non si può sviluppare, nel popolo, carattere e coraggio privandolo dell’ iniziativa e della sicurezza.
10. Assolutamente non s’ aiuta la gente abituandola ad aver regalato quello che potrebbe prodursi da sola[6].

c) la brama (politica e per niente economica), la voglia matta di certa pseudo-sinistra, d’ imporre un’ economia statalizzata, in cui una Casta politica – che, per la sua mediocrità,  in regime di libera concorrenza non sarebbe mai riuscita a farlo -  avrebbe potuto finalmente spadroneggiare.

Così – dando prova d’ indiscutibile tempismo, ma non certo di obbiettività né di lungimiranza – con la legge 300 si costruì un mediocrissimo cavallo di Troia, solo per contrabbandare, nell’ economia, quello squalo

che, divorando il precedente benessere, avrebbe presumibilmente convinto al capitalismo di Stato, una popolazione riottosa e che invece maggioritariamente non ne voleva sentir parlare.

…..Come se soluzioni tendenziose, precipitose ed irrazionali realmente riescano a risolvere i problemi, invece di aggravarli ; e come se due errori, diretti in senso inverso, sian mai riusciti a sostituire una disposizione giusta !

1°) Prima di tutto si sarebbe dovuto nettamente distinguere tra il licenziamento collettivo e quello individuale – e, in quest’ ultimo, attribuire il massimo peso all’ anzianità di servizio[7] - sia in base alle surriportate considerazioni, sia perché nel secondo non vi è attentato al benessere economico e morale della Società :

un posto di lavoro già allora costava così tanto, in attrezzature e beni strumentali, che ad ogni licenziamento seguiva inevitabilmente un’ assunzione, esattamente come ogni pensionamento apriva un posto di lavoro per un giovane.

Consideriamo dapprima il caso di una società sprovvista d’ ammortizzatori sociali, come quella italiana : il licenziamento fà insorgere sì un periodo, davvero oscuro e drammatico (ma nella stragrande maggioranza dei casi quantomeno da lui meritato) per il licenziato e sua famiglia,

ma a cui corrisponde la soluzione del problema occupazionale ed esistenziale per il neo assunto e suoi congiunti ; e se il morale di un cittadino precipita, quello di un altro, contemporaneamente, s’ erge, dando bilancio sociale nullo ;

mentre quello economico è decisamente attivo e rappresentato da tutto l’ incremento di produzione che la Società ottiene da quel posto di lavoro grazie al neo-assunto..

Non diverso è il caso della Società che auspichiamo (cioè provvista d’ ammortizzatori sociali) : inizialmente vi sono un disoccupato involontario, quindi assistito, ed uno spastico volontario, minimizzante la resa di uno di quei carestosissimi posti di lavoro ;

ma allora, anche stavolta, il costo dell’ assistenza del licenziato, affinché possa recuperarsi e riciclarsi altrove, è quasi completamente coperto dal risparmio della precedente indennità di disoccupazione :

non vi è quindi mai motivo d’ imporre l’ attuale abbraccio, mortale e distruttivo dell’ illicenziabilità, con le sue drammatiche conseguenze sulla gestibilità dell’ azienda :

nel licenziamento individuale, dunque, la Società può mantenersi perfettamente neutrale, in omaggio ai proverbi italico “tra moglie e marito non mettere il dito” e germanico “chi non gioca al gioco non può stabilirne le regole.”

Anzi DEVE FARLO perché – potendone fare a meno - si può anche strapazzare una classe dirigente e privarla delle insegne del comando, ma non supporre che essa sia così stupida, folle e masochista da ringraziare, per questo indegno trattamento, né da continuare a dirigere come se nulla fosse successo e con gli stessi favorevolissimi risultati precedenti !

E’ noto che nella guerra civile russa l’ Armata Rossa ha avuto più perdite per decimazioni e diserzioni, che non caduti in vero e proprio combattimento ;

orbene : quel grande socialista ed organizzatore, nonché logicissimo e luminoso pensatore - che fu il compagno Lev Trockij, che dispose quelle stragi per vincerci (non lo fece Stalin, anche se se ne prese tutto il merito !) - nella sua autobiografia si difende molto intelligentemente ed abilmente, da quei massacri, introducendo un concetto di PEGGIORAZIONE DEL RISCHIO, totalmente condivisibile e che mi impressionò molto (ne riporto a memoria le grandi linee).

Come quasi tutti i positivi, Trockij odiava la guerra ed assolutamente non era né un sadico né un Coriolano[8] (semmai un Erodoto che ironizza “Madornalmente contrapponendosi alla naturale consuetudine che siano i figli a sotterrare i propri padri,  la guerra è quella SCIAGURA, durante la quale si vedono i padri sotterrare i propri figli).

Egli si era battuto a spada tratta per la pace con la Germania, ma come vicecapo della Rivoluzione intendeva ora salvare la nuova Russia Sovietica dalla controffensiva dei realisti  : ora, per la truppa, combattere significa,  inevitabilmente, affrontare sempre enormi fatiche, sacrifici e disagi,

nonché – e stavolta senza nessuna particolare colpa singolare, ma del tutto casualmente e per mera combinazione ! – per alcuni anche ferite, sofferenza, mutilazione e per altri addirittura morte, in entrambi questi due ultimi casi in una certa percentuale.

Pur privo di precedenti esperienze sia militari che direttive, Trockij non ci mise molto a capire che tutto ciò costituiva le fondamenta della resistenza a qualunque ordine gerarchico, a cui bisognava assolutamente poter opporre una potenza superiore e contraria, cioè la possibilità di peggiorare le suindicate percentuali,

così sottoponendo i propri subordinati alla scelta tra combattere – indubbiamente andando incontro a quei surricordati rischi, ma con percentuale minore della  decimazione (viltà a fronte del nemico) o della morte certa (diserzione), questa volta per mano degli amici !

Ora, ciò che si deve fare non è né buono né cattivo, ma semplicemente LA NECESSITA’, ESSENDO ESSA RAGION SUFFICIENTE, nonché legge al di sopra di ogni regola, morale e  consuetudine.

Trockij insomma (più noto con quello pseudonimo, ma di cognome faceva Bronstein) – nato in Russia ma ebreo-tedesco – istintualmente condivideva ed intendeva conservare, anche nella Repubblica sovietica, quel principio di subordinazione, con cui la Germania era divenuta imperiale, nonché riassumibile nelle due proposizioni (così malviste dagli Italiani !) di “autorità sui propri subordinati, e responsabilità verso i propri superiori.”

Ora, rispetto ai tempi di guerra, nelle usuali necessità produttive per la sopravvivenza, son sicuramente e fortunatamente minori i rischi fisici, ma non altrettanto minori sudore, fatiche, disagi, stress, mentre non diverso è il bisogno di organizzazione :

non per niente i nostri padri dicevano “vivere est militari” (vivere significa battersi !) e Proudhon "Ordinate che a partire dal 01/01/1847 lavoro e salario siano garantiti a tutti e subito il bruciante stimolo a produrre sarà sostituito da una infinita rilassatezza !"

Anche se vi son sempre stati (ma col passar del tempo sempre di meno) lavoratori che obbediscono per loro scelta, spontaneamente, eseguendo le disposizioni del dirigente per  ammirazione e rispetto, del suo sapere e del suo carisma, cavalli di razza sensibili anche solo alla parola d’ incoraggiamento ed alla carezza,

se però la Società erroneamente leva - dall’ arsenale del capo, dalle sue possibilità di convincimento -  il potere d’ assunzione e di licenziamento, minimizza le sue possibilità di guida e di correzione di tutti gli altri, cioé della maggioranza, inevitabilmente rappresentata da puledri riottosi :

non per niente, accanto ad ogni motore c’ è anche un volante, un acceleratore ed un freno, senza cui  sicuramente non si riuscirebbe a riportare la macchina in garage !

….esattamente come nessun capitano riuscirebbe a condurre tutta la sua compagnia all’ assalto, coi soli suoni di tromba ed il rullo dei tamburi, ma senza disporre del plotone-carabinieri, che, ad un suo ordine, abbatte immediatamente chi s’ imbosca !

La mammola, lo spastico volontario, che vuol fare il pensionato baby ed anzitempo, è convinto, con quel suo comportamento ispirato ed elogiato dal sindacato, di esser furbo, perché così riuscirebbe a farsi mantenere dal padrone :…… ma non vi può essere concetto più ridicolmente erroneo !

Infatti, poiché il sindacato sostiene anche –  e stavolta del tutto a ragione - che il padrone, il dirigente è fisicamente mantenuto dai suoi operai, perfino un idiota dovrebbe rendersi conto che aggravare le necessità del padrone in queste condizioni non può che risolversi in aumento della sua pressione e del suo prelievo sugli altri lavoratori !……ma quando si fa un ragionamento del genere il sindacato entra subito in tilt, proibito!,  e lo blocca !

Il vero dirigente è pertanto proprio quello che rutila attorno occhi imperiosi, senza farsi scappar niente e pretendendo che ognuno si faccia la parte sua : dalla Società ha ricevuto esattamente questo mandato e gliene deve rispondere.

Invece, dal 1970, tutte le volte che ho, dapprima affettuosamente e paternalmente, provato a richiamare un neo-assunto, invitandolo, nel suo stesso interesse, a darsi da fare, a produrre di più o meglio, perché altrimenti, quale preposto, mi vedevo costretto, con sincero dispiacere, a licenziarlo,

“toh !….e tanto che me fai ?, pernacchie e iatevenne” costituirono l’ immancabile sonoro (durante il necessarissimo ripulisti dell’ inverno 1972-73, si esagerò anche con delicatessen tipo “ti metto le budella in mano !”), mentre il corrispondente video consisté in medio della destra steso ed altre dita raccolte, sberleffi, e/o indicazione di dove il nonno era solito portare l’ ombrello !

Io vedo ancora, scorcio anni ’90 e quattro del mattino – tirati giù dal letto da un cliente, che aveva prenotato, e per fortuna anche così abituale da avere il nostro telefono di casa – il sottoscritto prendere la propria moglie sulle spalle, per farla entrare attraverso una finestra del salone del Paisiello, fortunatamente rimasta aperta :

il portone era meravigliosamente chiuso a chiave, C. il portiere di notte pakistano, non era in portineria, né sentiva le disperate scampanellate, del cliente prima e poi anche nostre ; così dissi a mia moglie di reperire in portineria il data-base dell’ occupazione delle camere e di cercarlo in una di quelle libere del piano terra, dove infatti lo trovò tranquillamente addormentato ;

così il nostro cliente finalmente poté andarsene a dormire nella stanza che aveva prenotato : ma perché si devono pagare sei mesi di stipendio, per buonuscita, anche ad uno stronzo simile ?!?! ……..Italia, Italia, perché dei tanti posti di lavoro, che ti abbiamo creati, ce ne remuneri così !!

Mentre lo scorrere degli anni silenziosamente ma continuamente mi privava di tutti i vecchi collaboratori, che mi amavano e che io amavo – la negatività della maggior parte delle reclute rendeva inutile la mia esperienza e managerialità, da essi si poteva ottenere obbedienza solo con quella frusta e forza, che una patria, ingrata ed incomprensibile,  non consentiva : fu quindi necessario rassegnarsi a non dirigere più, limitandosi a tirare a campà, restringendosi progresivamente.

Tanto, all’ indebito accrescimento dei costi, si sopperiva con il parallelo aumento dei prezzi (da 20.000 £. a oltre 50€./letto), mentre nulla potevo più fare per garantire la bontà dei servizi, nonché la loro quantità, entrambe in caduta libera ;

attuando quei ripieghi ero perfettamente conscio di comportarmi assai poco managerialmente, perché – se non è da dirigente andare CONTRO i collaboratori –  neanche lo è andare CONTRO l’ utenza, la cui sodisfazione é uno degli scopi dell’ impresa : ma che altro cazzo potevo più fare, oltre che tener scrupolosamente sotto le 15 unità[9] ogni ambiente di lavoro !?! ;

e così – ora si parla del turismo ma non successe solo nel turismo - migliaia di portatori della graditisima valuta estera hanno incominciato a disertarci, a vantaggio di concorrenza, non altrettanto bojcottata ed handycappata dal rispettivo Abominevole : così si è caricata, in un trentennio, quella molla che finì poi con lo scattare bruscamente ed improvvisamente con l’ avvento dell’ euro :

manomettendo regolarmente i dati e conseguentemente i PIL annuali, l’ Abominevole aveva disperatamente cercato di mimetizzare la propria responsabilita nel crollo della produzione e nell’ auto-isterizzazione di tale fenomeno ; ed il gioco è passato inosservato finché, in sede d’ introduzione dell’ euro, non sono arrivati quei mattacchioni della Banca europea, che hanno, ciecamente e germanicamente, creduto alla bontà dei dati, espostigli dall’ Abominevole :

si sa che i prezzi sono una funzione del denaro circolante, che però a sua volta – magari con l’ ausilio anche dei suoi succedanei (assegni, cambiali, creditcards ecc.ra) nonché del credito - deve globalmente consentire l’ acquisto di tutta la produzione, cioè appunto del PIL, per cui il denaro circolante deve, in definitiva essere una certa quota parte del PIL.

Così, fatti i debiti conti, l’ Europa ci ha dato quella dotazione di euro che  non avrebbe dovuto far variare i prezzi, e non li avrebbe fatti variare per poco poco che l’ effettiva produzione italiana fosse corrisposta a quella dichiarata !

Invece i prezzi – nemici accaniti di Babbage e della statistica – non ne hanno bisogno perché si fidano solo del proprio naso ; ed appunto a naso hanno fiutato il sopraggiungere di quell’ improvvisa pioggia di milioni, in più del necessario; conseguentemente si son messi a correre, per cercare di salvare il salvabile e d’ acchiapparsene la propria giusta quota parte…….con le conseguenze che tuttora viviamo !

Né si pensi ch’ io – che, come avrete visto, soprattutto da scapolo non ho esitato ad affrontare anche situazioni personalmente pericolose - sia stato un dirigente, debole, pavido e rilassato, un Celestino V ; ma mi sono dovuto progressivamente ricondizionare ad opera dell’ Abominevole e della sua giurisdizione, come da seguenti esempi :

a)       l’ illicenziabile rappresentante sindacale CISL del Paisiello, da oltre diciotto mesi, stava facendo assenze semestrali per malattia, qualche giorno di lavoro, poi nuovamente in malattia per altri sei mesi ecc.ra :

però, mentre ufficialmente avrebbe dovuto essere a letto, malato,  in realtà va a sciare al Terminillo, dove s’ infortuna e viene ricoverato all’ ospedale di Rieti ; colgo la palla al balzo e lo licenzio e dopo qualche mese il bravo ed onesto pretore OLIVA convalida il licenziamento (si era ancora ai primordi dello Statuto.)

Dopo qualche altro mese,  l’ avvocato, Grillo mi informa : “Lo sa come il povero Oliva ha pagato quell’ onesta sentenza ?……con il trasferimento in Calabria, in qualità di bersaglio !: gli ho consigliato d’ evidenziarsi, sugli abiti, la posizione del cuore, in modo da non aver a soffrire molto !”…..possibile che un sano senso ed istinto di Giustizia, invece che motivo di lode e promozione di quel Magistrato, si era trasformato in motivo di sua epurazione ?!

b)       Così non mi meravigliai più quando, qualche anno dopo, un altro Pretore del lavoro, cui avevo evidenziato che le deposizioni avevano completamente smentito l’ asserto della citazione, mi rispose, sorridendo beffardamente : “Il lavoratore ha sempre ragione : quando ha palesemente torto, ha solo un po’ meno ragione !”

 (Il diavolo non è mai così brutto come appare a prima vista : pur danneggiandomi con la sentenza, quel giudice mi aveva offerto il modo di rifarmi abbondantemente, coll’ editare spiritosamente su mattonelle quella puttanata con sicuro e travolgente successo economico ; ma non ho mai avuto il tempo di farlo, tuttavia lo suggerisco ancora a chi ne abbia!)

c)       [Ricordo preliminarmente, per la comprensione, che nell’ indimenticabile “Z, l’ orgia del potere”, a quei tempi in programmazione, vi era una scena in cui uno dopo l’ altro i testimoni raccontavano i fatti, del delitto Lambrakis, non solo con gli stessi concetti ed immagini, ma anche con le stesse parole, talché il Giudice giustamente arguiva che erano stati imboccati, provvedendo, motu proprio, a condannarli, per falsa testimonianza.]

Questa la domanda, ripetuta per tre volte dal Giudice, ed identica perché l’ andava leggendo : “E’ vero che per il servizio di portineria notturna del Paisiello e della Porpora i portieri avevano convenuto ed accettato , con  accordo scritto, di farsi pagare solo 9, delle 12 ore di presenza effettiva,

perché la portineria è dotata di televisore nonché comodo letto ribaltabile su cui ad una certa ora –  tenendo conto delle esigenze di servizio – il portiere,  chiusa a chiave la porta, può mettersi a dormire, rientrando in servizio solo in caso di chiamata ?

E’ vero che così il portiere finisce per dormire dalle 5 ore a notte, in alta stagione, fino ad anche 7-8 in bassa, come asserito dal teste Fery, che sarebbe addirittura riuscito a laurearcisi,  dato che smontava in così buone condizioni fisiche da poter subito dopo frequentare l’ Università ?”

Ora non è che perché la domanda è identica debbano esserlo anche le risposte di tre testimoni diversi, i concetti possono e anzi dovrebbero essere uguali, ma le parole dovrebbero essere diverse…..a meno che l’ avvocato sindacalista fosse così stupido da distribuire a tutti lo stesso copione !…..ma già, lui si poteva permettere questo ed altro, perché stava dalla parte vincente !

 “Sì signor Giudice, è vero. Ma Lei capisce che Fery è l’ eccezione che conferma la regola : con tutto lo stress della vita odierna solo poche persone particolarmente tranquille come lui riescono a dormire a livello strada, vestiti, in letto non abituale, privi dell’ oscuramento e della dovuta tranquillità ed intimità e soprattutto incerti sulla continuità del sonno,

perché si poteva esser chiamati in qualunque momento, oltre a ritrovarsi in ambiente estraneo, in un pubblico esercizio ; così finivamo più che altro con lo star sdraiati, questo magari sì, ma sempre svegli ed efficenti.”

(Povere, povere e sfruttate principessine insonni e sul pisello !…….Eppure la testimonianza di Fery era talmente vera che più d’ una volta – col comandato imprevidibilmente non presentatosi per malattia – ho fatto io anche quel turno, dopo una giornata di lavoro e riprendendo a lavorare il mattino successivo, e così arrivando a trentasei ore di lavoro di fila, 

ma già : io ero e sono dirigente e discendente da 45 generazioni di dirigenti e imprenditori …. ma anche il giovane iraniano Fery, profugo e perseguitato politico, era forse anche lui Superman, l’ uomo d’ acciaio ?…..o non erano – forse e più probabilmente – bugiarde e/o ‘principessine sul pisello’ quelle mammole e madonnine infilzate ed insonni !

Io mi sentivo sia cornuto (per aver organizzato il posto di lavoro – se non piacevole, perché nessun posto di lavoro lo è mai – almeno non troppo sgradevole né stressante) che maziato : se, al momento dell’ assunzione, mi avessero detto “Non mi sta bene quest’ accordo, non lo sottoscrivo perché intendo esser pagato per tutte le 12 ore !”

almeno io avrei potuto sia cercare un altro, o anche dire (come ha fatto mio nipote non appena subentratomi, anche se poi solo ottenendo disservizzi come quello del surricordato C. !) “In questo caso via la televisione, via i giochi dal computer, via il letto, via lo sgabellone, stai, sveglio ed in piedi, a fare il present’arm e battere i tacchi a chi passa per strada, come è costantemente preteso altrove, in modo almeno da guadagnarti quella paga !”

Ma aver prima dormito, prima usufruito della comprensione e bonomia del bravo dirigente, e poi anche ricevere decine di milioni come se si avesse lavorato, instaurare il principio che chi dorme dopo prende pure i pesci, mi sembrava davvero inaccettabile ed assurdo.)

Così, sforzandomi di trattenere la mia indignazione, dissi solo, pacatamente : “Mi auguro, signor Giudice, che Lei abbia di recente visto “Z l’ orgia del potere !”

Ma il Giudice : “Lei stia zitto !: l’ udienza è pubblica, ma questo è un Tribunale del popolo in cui Lei non ha il diritto di parlare……..se deve far notare qualcosa, chiami fuori il Suo avvocato e la dica a lui !….Se osa dire un’ altra parola La faccio arrestare dai carabinieri !!”

d)       Mia cognata, dirigente dell’ Opera Montessori (Ente poi di diritto pubblico) dovette provvedere alla sostituzione d’ un’ insegnante in maternità, con un’ assunzione a tempo determinato, inizialmente fatta coincidere col periodo di annunziato congedo della titolare ; allo spirare di questo, la neo mamma però si mise ancora sotto malattia. Poiché stava per scadere il termine dell’ assunzione a t.d., Marilù chiamò la sostituta :

“Senti, il contratto ti scade a fine settimana, ma la titolare non rientra ancora ; allo scopo, soprattutto, di non traumatizzare la scolaresca – con un’ altro cambio d’ insegnante solo per questi pochi giorni – se non hai già trovato altra sistemazione, rimarresti ancora per altre due settimane, sempre a t.d. ? “   “Ma sì, certo, volentieri !”   “Bene, allora sottoscrivi il nuovo accordo !.”

Ma il 15° giorno ricorso legale per accordo imposto e quindi nullo : la sentenza tarda tre anni ad arrivare e dà, ovviamente, ragione alla lavoratrice con un costo, di 108 milioni di lire, dell’ epoca, tra paghe e contributi, per un lavoro nuovamente non lavorato.

Per il suo agire, pedagogicamente responsabile ed umanamente del tutto comprensibile, l’ Opera dunque non solo rimase cornuta, ma anche maziata perché dovette pagare anche tutto l’ imperdonabile ritardo, nell’ emettere la decisione, che assolutamente non era dipeso da lei, ma solo dalla Magistratura e quindi, in definitiva, dall’  Abominevole.

Ma c’ è di peggio : a questo punto, inizi aprile, con un’ insegnante di troppo ma decisa a semmai sgravare di turni le altre vecchie colleghe, la mia invelenita cognata redasse, per la neo-insegnante imposta, calendario pieno di 22 turni al mese, da domani, ma si sentì ridere in faccia :

Guarda che ti sbagli : la sentenza mi ha riconosciuto anche il diritto alle ferie, dei tre anni di causa ; poiché siamo ad aprile, io ora mi metto in ferie fino a giugno, poi incomincia la sospensione estiva, per cui ci rivediamo a settembre, addio !”

Forse sarebbe il caso che la gente la smettesse di chiedersi cosa la Società può fare per lei, ed invece a domandarsi cosa lei può fare per la Società !!!

Ovviamente, l’ art. 18 non avrebbe avuto un esito similmente letale se la Magistratura ne avesse fatto un uso meno fazioso e/o più intelligente, applicando l’ aureo principio – che fortunatamente le ho visto applicare in più d’ un’ altra questione –

“quod non dixit Legislatio, dicit Jurisdicio” cioè, in traduzione moderna, ‘Dato che la Legislazione ha fatto uno svarione, grosso come una casa, ora io, Magistratura, con le mie possibilità d’ interpretazione, ci pongo rimedio.’

Invece si è compiaciuta d’ esaltarlo ; Oliva è stata l’ eccezione, che conferma la regola, di una Magistratura rossa e prevenutissima ;

l’ istruzione, l’ ammaestramento, terribile impartito alla classe operaia é stato, ancora una volta “GuardateVi bene dal lavorare, fate del Vostro peggio, tanto nessuno Vi può più dire cotica !……come quello nello Stato, ormai anche il lavoro presso i privati è solo una vacanza in posto obbligato !”,

raccomandazioni prontamente recepite non solo dalle già spontaneamente numerose italiche mammole e madonnine infilzate, ma anche dal più onesto, tosto e cazzuto popolo lavoratore, che ha risposto “Ricevo istruzione incomprensibile stop assolutamente non ci capisco niente stop ma grato m’ é l’obbedire ; con subordinazione passo e chiudo.”

Indubbiamente -  non tutti i dirigenti meritando tale prestigiosa qualifica – nei grandi numeri ci sarà pure stato il licenziamento d’ una segretaria brava e seria, colpevole solo – in ossequio a questa sua ultima qualità – di non averla mollata,

od anche – nell’ eventuale latitanza sindacale – di un lodevolmente autonominatosi difensore civico della remunerazione e/o della salute e sicurezza propria e dei propri compagni.

Istituzionalmente – come diceva mia madre - non era quindi da rifiutare l’ idea d’ un controllo della liceità dei licenziamenti da parte del braccio secolare della Società, cioè dell’ Abominevole ; solo che non si doveva metterlo in atto con l’ organizzata pagliacciata,

costituita da una burocrazzata – tendente unicamente a remunerare porci burosauri ed a gettonare sindacalisti delle due parti – di convocare (previa attesa interminabile) le parti all’ Ispettorato del Lavoro, dinanzi ad una commissione arbitrale, a maggioranza contraria già pre-determinata,

mentre - trattandosi di valutare l’ eventuale impeachment[10] del dirigente - una tutela corretta avrebbe dovuto semmai prevedere l’ invio di una equa Commissione in azienda, per sentire gli umori dei lavoratori ed accertare la realtà delle condizioni ambientali ;

la Commissione arbitrale, se anche fosse stata obbiettiva, istitituzionalmente non era messa in condizioni d’ esprimere un giudizio sereno e sensato (e questo mi fa pensare che non sia mai stato questo lo scopo d’ aspettativa…….)

Diciamo quindi che lo Statuto dei Lavoratori, in sé e per sé, non avrebbe dovuto determinare quella fine dell’ economia produttiva, realmente successa ma essenzialmente dipesa da come è stato interpretato e messo in opera.

Ma quella linguaccia di mia madre diceva che – dato che il re Mida faceva diventar d’ oro tutto ciò che toccava – la casta politico-burocratica italiana era da  chiamarsi ‘Adim’, in quanto eccezionalmente capace di levar la sete col prosciutto nonché merdificare anche la migliore delle disposizioni ;

ella anzi sospettava che la creazione del mondo fosse stata resa possibile dalla fortunatamente non ancora avvenuta creazione di tale ‘Adim’, che altrimenti avrebbe trovato sicuramente modo di ritorcere al negativo anche il fatidico e divino comando “Fiat lux !”,  facendogli succedere un generale aggravamento dell’ oscurità !

2°) Ben diverso è il caso del licenziamento collettivo, in cui cioè si pretende di far pagare alla classe operaia errori dirigenziali, prima di tutto perché, salvo casi rari, l’ incapacità manageriale è, in questo caso un dato di fatto della premessa, secondariamente perché questa sì contrae il benessere sociale.

In questo caso io anzi sostengo che la succitata Commissione Arbitrale dovrebbe addirittura accertare le condizioni e disponibilità dei lavoratori per una conduzione cooperativistica,

in cui la Società assicurasse la necessaria liquidità iniziale, più la coercizione della proprietà (e/o dirigenza) ad accettare un equo canone, più l’ assistenza temporanea di esperti cooperatori-amministratori, onde superare il difficile periodo del riavviamento,

o alternativamente almeno disporre un massiccio rinnovamento di dirigenti, sperando in una risurrezione aziendale.

3°) Oltre che da una generica SOLIDARIETÀ umana (che deve esser sempre gesellianamente presente), l’ imprenditore é però legato ai suoi operai da un vincolo essenzialmente economico : finché mi rendi più di quanto mi costi, ti faccio lavorare ;

l’ impresa non era, istituzionalmente, un Ente di beneficenza ed il suo rendimento era sempre inferiore ad uno – né potrebbe essere diversamente, come insegnatoci dalla fisica sull’ IMPOSSIBILITÀ di un rendimento positivo -.

E qualora s’ incominci a pretendere, da essa, un rendimento maggiore ad uno (cioè uscite maggiori delle entrate), la si avvia inevitabilmente ad un fallimento, non appena l’ apporto, dei lavoratori-motore, verrà superato dalla perdita, prodotta dai lavoratori-zavorra :

a questo punto – allo scopo di conservare gli indispensabili posti di lavoro – dovremmo procedere a STATALIZZARLA….. e nessun dalla testa mi leva che l’ estremo desiderio di pervenire a ciò sia stato il reale, anche se sottinteso, fine dell’ art. 18°.

Ritenendo improbabile una vittoria elettorale, non potendo fare entrare la statalizzazione per la porta maestra, si era optato di farla passare dalla finestra, dato che, in un’ economia messa gravemente in crisi,  l’ opinione pubblica, avrebbe sicuramente reclamato la salvaguardia dell’ occupazione.

4°) E’ vero che il settecentesco Contratto sociale, rousseauniano e della Rivoluzione Francese, offriva al cittadino, in cambio della sua sottomissione, solo ‘libertà, fratellanza, uguaglianza’ ;

ma osservava Carlo Rosselli : “Per l’individuo non può esistere libertà disgiunta da sicurezza economica : sarebbe un mero fantasma che lo lascia schiavo della sua miseria, libero di diritto, ma schiavo di fatto”.

Ora vi proporrò anche un’ analisi linguistica per zummare, dentro il primo termine, di detta trinità massonica, per controllare cosa Inglesi e Tedeschi esattamente intendessero per ‘libertà’.

Essi infatti usano i rispettivi ‘libero’ perfino in tutta una serie di locuzioni confermanti l’ assenza di negatività incombente, per cui i latini invece preferiscono, ad esempio “’non soggetto a tassa’, ‘privo di costi di trasporto’, ‘non in servizio’, ‘celibe (o nubile)’…….ecc.ra. ;

in controprova, assolutamente nessuno si sognerebbe d’ usare ‘libero’ associato ad una positività, ad una cosa dichiaratamente buona ed appetibile : farebbe solo morir dal ridere e verrebbe creduto omosessuale, chi, ad esempio, traducesse il nostro ‘sfigato’ con ‘pussies-free’ !

Gli anglosassoni hanno, insomma, un concetto di libertà in grande, includente perfino tutte queste sfumature - nei latini ancora o inconscie o non ritenute neanche degne di menzione - ; e, in quest’ ordine d’ idee, sarebbe allora davvero sorprendente che non intendessero includervi anche l’ ESSENZIALE  SICUREZZA  SOCIALE e SANITARIA :

come ci si può sentir effettivamente liberi con sulla testa l’ incombenza della spada di Damocle di una disoccupazione involontaria, o d’ inabilità per malattia, vecchiaia od infortunio ? ….come si può pensare di fare a meno d’ ammortizzatori sociali,  se – in un paese privone - tutte l’ eventualità succitate inevitabilmente avviano alla morte per inedia ?

…. e per di più questo non solo per il lavoratore (da supporsi sempre più o meno colpevole)  ma anche per tutta la sua famiglia, ancorché sicuramente innocente !

A definitivamente chiarire la situazione, nel senso da noi auspicato,  nel 1948 é comunque ufficialmente intervenuta quella Carta ONU dei ‘Diritti dell’ Uomo’, uno dei documenti più nobili mai scritti, e nella cui redazione gli Anglosassoni in generale (ed Americani in particolare) hanno avuto un peso determinante :

“art. 1°) Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti ;…….. …..art. 23°) Ogni individuo ha diritto al lavoro. ; ….art. 25.1.2. …….ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia ed in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla propria volontà !”

(Sottolineo l’ ultima frase, per evidenziare che quel legislatore era nobile, giusto e comprensivo, ma non cretino come quelli italiani, che hanno il pallino della tutela dei disoccupati volontari !)

Ed anche un’ autentica bandiera del liberalismo-conservatore, come F. VON HAYEK : “Assicurare un reddito minimo a tutti - o un livello sotto cui nessuno debba scendere quando non gli sia consentito di provvedere a se stesso - non soltanto è una protezione assolutamente legittima contro rischi, a cui tutti son soggetti, ma sarebbe preciso compito di quella Migliore e libera Società, in cui appunto lo Stato debba assicurare a tutti la protezione contro l’ inedia, sotto forma di un reddito o di un livello minimo garantito.”

Invece, in precedenza, l’ Abominevole aveva sempre interpretato quel concetto, di  sicurezza della libertà, nel modo che faceva comodo a lui (onde avere una forza armata) ed ai suoi protetti (i proprietari),

cioè erogando (quando ci riusciva) la sicurezza poliziesca, insomma una protezione essenzialmente dal furto, rapina e dalla violenza fisica, mentre poi, alla resa dei conti – per qualunque morto – non fa troppa differenza l’ esserlo divenuto per fame o per assassinio (anzi, forse la morte violenta è molto meno mortificante e meno dolorosa !)

5°) Comunque, dopo la Carta dell’ Onu, non si poteva più aver la scusa dell’ incertezza interpretativa, essendo la norma inequivocabile e chiarissima[11], ma solo su chi dovesse accollarsene gli oneri :

avendo il cittadino sottoscritto un contratto di sudditanza con l’ Abominevole e laido stato socialborghese e non certo con l’ imprenditore, logica avrebbe voluto che i costi andassero a spese del primo.

Ma, in Italia, fu come trascinare in giudizio messer lo Satanasso dinanzi al giudice Belzebù, perché l’ Abominevole – cui impropriamente spettava la decisione, ma comportandosi da incorreggibile tiranno e mascalzone –  decise di scaricarne i costi sull’ imprenditore, appunto con l’ art. 18 :

novità teorica perché in precedenza, classicamente, nessuno s’ era mai sognato di considerare l’ impresa un Ente di beneficenza : fu il classico levar la castagna dal fuoco con la zampa del gatto.

La situazione imprenditoriale precipitò però così rapidamente, che l’ Abominevole  dovette, subito dopo, ricorrere a perpetua assistenza, dell’ ente che aveva similmente ammalato, con numerosissime medicine contributive, fiscali, monetarie, finanziarie, per finire con i recenti rottamazione delle auto e cuneo fiscale, tutt’ altro che economiche.

Ancora una volta, all’ errore dell’ art. 18, si preferì replicare non con la contromisura giusta ma con tutta un’ altra serie di errori contrapposti !!!

Ma mentre l’ introduzione di seri ammortizzatori sociali  (come ad esempio han fatto Danimarca e Germania) - pur essendo probabilmente di costo leggermente maggiore ma essendo a esclusivo sostegno dei lavoratori - non avrebbero compromesso i necessarissimi principi del libero mercato e la distruzione creatrice della concorrenza – così ammalando inguaribilmente l’ imprenditoria,

si è preferito trasformarla in un’ orribile meticcia, perennemente assistita e coi difetti sia dell’ arabo che dell’ ebreo (senza però aver nessuna delle loro buone qualità !) - perché, quando dà profitti li succhia tutti l’ imprenditore, ma quando perdite esse vanno immancabilmente in culo allo Stato !!

Non ci si è resi minimamente conto di così stare smantellando un’ intiera concezione dirigenziale - delle migliori e ciò malgrado avviata all’ estinzione - nonché d’ indirizzare l’ apparato produttivo ad un’ inevitabile decadenza di concorrenzialità, che l’ avrebbe fatto trovare completamente spiazzato, impreparato e sguarnito alla successiva ed inevitabile apertura dei mercati e globalizzazione !

6°) Ora soffermiamoci un momento sul precariato : visto che la creazione di un singolo posto di lavoro ormai comporta un impegno di capitale di circa 100.000 €. ,

con quale faccia di culo si può istituzionalizzare un’ ASSURDITA’ ECONOMICA, come il posto di lavoro a tempo determinato quando economicamente esso DEVE, perlomeno, durare fino ad intervenuto ammortamento del suo costo ?!?

Ovviamente mi si rispondera : “Vista la giustificata preclusione, da parte imprenditoriale all’ illicenziabilità, introdotta dall’ art. 18 nel contratto a tempo indeterminato, visto il disastro occupazionale in atto, è stata una scusa per smuovere il mercato del lavoro e creare occupazione giovanile !”

O.K. : ma – poiché quello che s’ ha da fà, s’ ha da fà !……e conseguentemente prima o poi l’ art. 18° va ridimensionato – che senso ha tenere l’ apparato produttivo del paese costantemente sul tavolo operatorio e sotto perpetua anestesia, in attesa e previsione di una benedetta operazione risanatrice, che deve sempre avvenire ma non avviene mai ?!

Quando ancora avevo i capelli - nei contraddittori politici coi neofascisti, evidenziavamo che – a differenza della Corporazione monoprofessionale – un Sindacato multiprofessionale avrebbe avuto la necessaria commistione per poter spaziare sui problemi sia della nazione che dell’ Umanità tutta,

così non limitandosi a difendere, esclusivamente ed a spada tratta, gli interessi economici parziali, dei suoi soli iscritti, non solo dei lavoratori, non solo degli occupati, non solo degli Italiani : questo è il Sindacato che vogliamo e di cui abbiamo bisogno !

Ma ora, da calvo e col senno di poi, mi guarderei bene di ripetere tale assurdità, per non beccare meritatissimi pomodori (che poi, dopo una simile puttanata, io per primo mi tirerei addosso !) : SIC TRANSIT GLORIA MUNDIS ! (così cambiano i tempi !)

E’ comunque completamente inutile aspettarsi un ravvedimento ed un’ evoluzione del Sindacato, se preventivamente in Italia non cambia la politica.

Lasciamo allora a Reagan la sorprendente teoria di trattare i problemi come i bambini “che fatti crescere fino a divenire adulti e maturi, dopo si risolveranno da soli !”,

e – se coi sindacati sarà necessario uno scontro, se  essi, ormai, sian diventati, in Italia, come i carciofi, che più cuociono più diventano duri – con vero rammarico ma decidiamoci a farlo, anche se ciò dovesse costare la perdita delle elezioni successive !

7°) Infine, Italici, un po’ di coerenza : va bene che, al referendum, una Vostra agguerrita ed elevata percentuale ha votato contro il divorzio, ma una maggioranza, pur se per i miei gusti troppo esigua, ha anche votato a favore.

Ed allora, se, nell’ interesse anche di un singolo contraente,  si può GIUSTAMENTE sciogliere quell’ associazione produttiva non solo raccomandata, quasi imposta, dalla Natura, nell’ interesse della prole (quella umana essendo afflitta da un troppo durevole neonatismo, comportante la necessità d’ entrambi i genitori) ;

unione non solo liberamente sottoscritta dalle parti dinnanzi a Pubblico Ufficiale, ma spesso anche addirittura confermata, usque ad mortem, due, fatti dal matrimonio una carne sola, con solenne giuramento innanzi a Dio,

come si può pensare ancora d’ invece imporre l’ abbraccio mortale tra due fondamentalmente estranei o molto meno legati,  come dirigente e lavoratore ?

….e qui comando io / e questa e casa mia ! diceva la canzone….ci manca solo che un dirigente, nell’ azienda da lui diretta e magari anche  costruita, venga messo sotto tutela, e non possa licenziare un porcone a cui non sfagiola più di lavorare !

Inoltre abbiamo anche concluso come istituzionalmente auspicabile che il costo degli ammortizzatori sociali e della rivalidazione, degli spastici volontari e delle madonnine infilzate,  faccia capo alla Società e non al singolo imprenditore……

8°) Conclusioni : ….certo che, per far casino, gli Italiani son battuti solo dai loro parlamentari !…. torniamo all’ antico e sarà un progresso !   ognuno riprenda infine il suo posto e ruolo :

l’ impresa non quello di Ente di beneficenza, ma d’ unità produttiva, al minor costo possibile per la Società, salvaguardando l’ Ambiente e le generazioni future ;

essa torni pure liberamente a superare le 15 unità, se le sue esigenze gestionali lo richiedano, ma ogni suo troppo esuberante guadagno venga giustamente ridimensionato, a mezzo prelievo fiscale, onde poter assicurare il comune benessere e la sicurezza sociale ;

e – invece dei sussidi, delle rottamazioni ecc.ra – possa essa far fulcro sulla certezza di Colbert (ministro dell’ economia) “Que faut-il faire pour Vous aider ?(Che dobbiamo fare per aiutarVi ?)”

Legendre (l’ equivalente pro tempore di Montezemolo) : “Nous laisser faire[12] ! (traducendo modernamente : non rompeteci più il cazzo !)”

La classe imprenditoriale torni a dirigere ed imprendere, con tutta l’ autorità (ma anche responsabilità del caso) e con l’ assoluta certezza che nessuno sarà più così folle da supporre che un dirigente licenzi un lavoratore produttivo solo perché gli gira,

e che in qualunque licenziamento individuale, giocherà la presunzione di sua correttezza, salvo quei RARI casi in cui le apposite commissioni decidano – ma non come prima e quindi  a ragion veduta e molto rapidamente - l’ impeachment del dirigente.

Allo Statuto dei Lavoratori vengano tolti i suoi denti veleniferi semplicemente introducendo i seguenti 5 casi di licenziamento perentoriamente lecito :

improduttività, morbilità superiore alla media nazionale, incompatibilità con l’ ambiente aziendale od i compagni di lavoro (leggi : furto, sabottaggio, danneggiamento volontario, spionaggio aziendale, litigiosità coi compagni), cessione o vendita della conduzione, chiusura dell’ azienda per vecchiaia o mancata gratificazione economica.

Gli investitori tornino ad investire con la certezza che l’ Abominevole consentirà loro quantomeno di recuperare il loro investimento, a parità di potere d’ acquisto (ciò sarà sufficiente a far riapparire anche gli investitori esteri.)

Il posto di lavoro torni ad essere come dovrebbe essere, cioé a tempo indeterminato, tranne rari casi di effettiva necessità, convenuti tra le parti :

così i giovani - sentendosi finalmente spalleggiati, sostenuti e vedendo riprofilarsi all’ orizzonte anche una pensione – torneranno a sciamare, matureranno… divengano essi adulti, lavorino, mettan su famiglia e scopino, allegramente, con chi e come cazzo gli pare,

(ci manca solo che l’ Abominevole o la Curia si arroghino il diritto di mettere il loro naso sul sesso o sulle posizioni di copula dei partners !……..e poi già siamo troppi, la riduzione delle nascite è un’ esigenza improrogabile, per cui gli omosessuali siano cittadini considerati tra i migliori, previdenti, malthusiani ed ecologisti :

anzi ogni vocazione omosessuale – che io molto rimpiango di non aver avuta (soprattutto visti i risultati della mia paternità) – è da coltivarsi,  incoraggiarsi e tutelarsi a spada tratta, perché, nel contenimento del numero, molto più sicura ed efficiente di quella ecclesiastica,

dato che – se pure gli attuali preti probabilmente non vedranno la fine del celibato ecclesiastico, molto probabilmente la vedranno i loro figli……..)

Come non me la prendo mai col cane che azzanna, ma con l’ umano che glielo ha consentito, non vedo motivi di rimprovero alla classe operaia, che, ripetutamente invitata a farlo,  ha solo partecipato al coro, con spartiti approntati dai sindacati e sotto la direzione dell’ Abominevole : io, al di lei posto, avrei fatto esattamente la stessa cosa.

Tanto, fatte le cose giuste, essa da sola ne capirà l’ antifona, tornando a lavorare di buona lena (ed anzi probabilmente addirittura con un sospiro di sollievo, vista l’ attuale mala parata delle pensioni.)

Vanno invece pesantemente rimproverati e ridimensionati i sindacati, perché molto meglio sarebbe se fossero come dovrebbero essere o non fossero :

devono assolutamente piantarla di comportarsi come utilizzatori politici degli effetti dei malesseri sociali, ed invece riprendere la loro figura istituzionale di analizzatori e proponitori di soluzioni per detti, come attualmente fanno – ma del tutto inascoltati -  i soli Angeletti, Bonanno e Pezzotta ;

per incoraggiarli verso tale risultato,  la politica dovrà però smettere di gratificarli – promoveatur ut amoveatur[13] - offrendoloro tanti più posti, ad esempio di Sindaco di Bologna, quanto più casino abbiano fatto …..tanto l’ esperienza dimostra che, ad un corsaro, segue inevitabilmente un corsaro e mezzo !

I sindacati devono, insomma, smettere di comportarsi come cuneo che spacca, trasformandosi in collante che salda, tanto per incominciare ricordando perennemente ai loro iscritti che l’ utente finale di qualunque produzione è stata, è, e sempre sarà la Società ;

che quindi chi lavora e produce non è più quel fesso, che arricchisce il padrone, ma solo un bravo cittadino che fà il suo dovere, né più né meno di quello che la Società si attendeva da lui,

e cioè una produzione, quantitativamente e qualitativamente, proporzionale al suo intelletto e/o vigore fisico ;

alla parola d’ ordine ‘tanto peggio=tanto meglio’ sostituiscano definitivamente la nuova ‘se, per tua volontà, poco o nulla esce dalla tua mano, è anche giusto che solo il necessario entri nella tua bocca !’,

con la piena convinzione e sicurezza che, passando a finalmente applicare simili disposizioni, ad ogni bocca finirà per affluire certamente anche molto più del superfluo!



[1] come la successiva, sfumature, del tedesco, non traducibili, perché il significato-base ne è ‘genitore’, ma anche ‘generatore’ ed ‘imprenditore’, ma con quella netta attribuzione di ‘fondatore dell’ azienda’ che in italiano si è dovuta, invece, evidenziare con una perifrasi.

[2] altro termine tedesco per indicare l’ ‘imprenditore’, ma etimologicamente = ‘metti-sotto’, stavolta con coloritura non propio positiva, di ‘egemone’.

[3] Nota storica : alla ditta con più di 5 dipendenti, la legge 264/49 consentiva la richiesta nominativa solo per un decimo della propria forza lavoro e per gli altamente specializzati, mentre tutti gli altri lavoratori dovevano essere richiesti numericamente : gli iscritti alle liste sarebbero stati avviati al lavoro in base all’ anzianità d’ iscrizione : tutto bellissimo se non fosse stato che le liste erano ingolfate, in testa, sempre dagli stessi professionisti della disoccupazione, disoccupati volontari a cui non andava per niente di lavorare, ti entravano in cantiere sforzandosi onde superare il periodo di prova ; ma poi, il giorno dopo, si mettevano malati per sei mesi……per essere inevitabilmente licenziati al 181° giorno e ricominciare il ciclo della disoccupazione. Al mio ritorno alla direzione dell’ impresa, nell’ autunno 1972, c’ erano 60 operai in libro paga di cui 30 assenti per malattia ! Ci son sempre state, insomma, due categorie, che la legge del collocamento avrebbe dovuto differenziare : i disoccupati realmente involontari, che la Società avrebbe dovuto assistere molto di più di quanto effettivamente faceva ; ed i disoccupati volontari, per cui la Società, non appena individuatili (bastava disporre che il datore di lavoro mandasse un rapporto sulle circostanze del licenziamento) doveva fare ALMENO lista di collocamento a parte, se non addirittura – come da mio parere - rinchiuderli in campo di concentramento, per un doveroso e pesantissimo ricondizionamento, che gli facesse tornar la voglia di lavorare. Era assurdo che un mucchio di veri lavoratori non potessero lavorare, per mancanza del nullaosta del collocamento, mentre venivano continuamente avviati al lavoro, scansafatiche che s’ inserivano nel sistema produttivo non per produrre ma solo per farsi mantenere dall’ INAM. Fatta la legge, trovato l’ inganno : a differenza dei miei genitori essendo io decisamente reattivo all’ Abominevole, rientrato al potere – ammettendo le disposizioni il passaggio diretto, organizzai subito due o tre fantomatiche ditte individuali con meno di 5 dipendenti, ma esistenti solo sulla carta, col solo scopo di ottenere il nullaosta per i miei vecchi operai o averne altri conosciuti e, dopo un po’, poter fare la lettera di passaggio all’ impresa-madre : ma una legge che, per andare avanti, obbliga a barare,  non è una buona legge.

[4] Non ho rimpianti perché, a far ragionare, io ci provai, già nel 1961, quando fui espulso dall’ ACER,  finendo poi, nel 1965, coll’ esser addirittura privato del comando e diseredato, prima del mio amaro ritorno al potere, nel 1972,  non per riconoscimento di capacità e dei miei modesti meriti, ma per la malaugurata malattia di mia madre)

[5] chiaro riferimento allo sciocco ed ipercomunista manifesto “Anche i ricchi devono piangere !” largamente affisso durante la campagna elettorale 2006.

[6] chiaro riferimento al proverbio Sufi “se regali un pesce al povero avrai risolto il suo problema esistenziale solo momentaneamente, mentre definitivamente se gli insegnerai a pescare !”

[7] non è assolutamente la stessa cosa pagare le stesse sei mensilità di buonuscita ad un lavoratore che ti ha fruttato, ad esempio, per dieci anni – così in un certo senso ammortizzando tale somma - e ad uno che invece ti ha sfruttato per qualche mese ; è inoltre ingiustissimo che – dato che il magistrato decide anche dopo qualche hanno la sua corresponsione – per quei sei mesi lo pseudo disoccupato si ritrovi ad aver percepito tanto l’ indennità di disoccupazione che la buonuscita : premiato con una doppia remunerazione per non aver nulla offerto alla Società, alleluia !!! In tutti i casi di corresponsione della buonuscita, a mio giudizio, l’ Abominevole dovrebbe esserne informato dal magistrato e provvedere al recupero dell’ indennità di disoccupazione corrisposta. Altrimenti, offrendo allo spastico volontario queste favorevoli condizioni e questa doppia remunerazione, non ci si deve meravigliare se, in Italia, tanti abbiano deliberatamente scelto di diventarlo !!

[8] Shakespeare mette in bocca a Coriolano,  Atto 4, Scena 5 : “Datemi la guerra, la invoco: come il giorno è superiore alla notte, essa è superiore alla pace: è allegra, animata, sonora, piena di effervescenza, mentre la pace è una vera monotonia, è il letargo invernale : insipida, sorda, sonnolenta, insensibile….. una creatrice di bastardi più di quanto la guerra sia distruttrice di eroi." Fortunatamente i matti del genere sono pochi ; anche Bacone riprende il successivo aforisma di Erodoto nel suo Apophthegm nr. 149.

 

[9] all’ erronea legge 300 seguì fortunatamente altra che – ma solo nel caso delle piccole aziende fino a 15 dipendenti – sostituiva all’ obbligo di riassunzione, inevitabilmente disposto dalla Magistratura, il pagamento di una indennità di 6 mensilità.

[10] inglese legale = circa ‘messa in stato d’ accusa, ipotesi di reato’

[11] L’ Italia avrebbe dovuto essere espula dall’ ONU per omissione ad essa !!!!

[12] francese, letteralmente ‘lasciateci fare !’

[13] latino = ‘lo si promuova onde poterlo rimuovere’