5^ PARTE: I profitti di capitale prima e dopo l’iceeuro, loro approfondimento.

5.1 Robin-sonata, come preludio[1] di questa teoria.[2]

SINTESI: non necessaria, argomento unico.

5.1.1                          Non solo per agevolare, al mio frastornato lettore, la comprensione di questioni, purtroppo viziate da pregiudizi vecchi come il tempo,

5.1.1.1.                    ma anche come esempio della correttezza dell’infrasviluppata teoria dei redditi da capitale, mi faccio precedere da questa Robin-sonata, premettendo che, nell’infradescritto accordo:

5.1.1.1.1                 solo per brevità non ho fatto intervenire la generalmente onnipresente legge di concorrenza (che, comunque, avrebbe potuto solo agevolare il debitore in caso di più Robinson, o penalizzarlo in caso di più stranieri ma non la sostanza contrattuale);

5.1.1.1.2                 è scontato che ambedue i contraenti intendano rispettare i diritti naturali dell’uomo ed i fondamentali principi di pacifica convivenza, perché in caso contrario non si sarebbe pervenuti ad un accordo di solidarietà, ma a scontro e rapina.

5.1.2                          Sembrandogli utile l’approntamento di un canale di navigazione, la cui durata di costruzione stimava in tre anni, Robinson (nel seguito R.) approntò tutte le provviste necessarie per concentrarsi nella realizzazione senza dover interromperla;

5.1.2.1.                    macellò diversi maiali, salandone la carne e riempì una cavità di cereali, sino all’orlo, successivamente ricoprendoli di terra; conciò parecchie pelli di cervo, ne fece vestiti, che chiuse in una cassa, usando ghiandole di puzzola in funzione antitarme;

5.1.2.2.                    ed in breve gli sembrò d’aver approntato tutto il necessario per la durata dell’impresa.

5.1.3                          Giustappunto mentre, compiaciuto, stava verificando mentalmente la congruità, di quel suo capitale allo scopo ed alla durata prevista, sopraggiunse improvvisamente un intruso.

5.1.3.1.                    "Sono incredibilmente fortunato! - gli gridò lo Straniero (nel seguito S.)- non solo perché la mia nave si è sfracellata mentre io son riuscito ad approdare nudo sì, ma indenne;

5.1.3.2.                    ed ancor di più perché ho qui trovato te, che potrai aiutarmi, finchè non sia riuscito a mettere a coltura un podere.”

5.1.3.3.                    A queste parole, il pensiero di Robinson, oscillò dalle sue provviste al profitto con esse ricavabile, facendogli assaporare la sua fortunata posizione di proprietario, con l’annesso potere di vita e di morte sul prossimo!

5.1.3.4.                    .... e, mentre il simbolo del dollaro gli si disegnava sulle pupille[3], decise di acconsentire.

5.1.4                          S.: Splendido! ma mettiamo subito le cose in chiaro: la mia religione mi proibisce sia di percepire che di subire profitti, perciò non potrò riconoscertene; spero ugualmente che mi aiuterai, perché in caso contrario, dovrò ingegnarmi a sopravvivere di caccia e pesca.

5.1.4.1.                    R.: Non mi sembra proprio che professi una religione da naufrago! Ed io dovrei essere così scemo da semplicemente prestarti le mie provviste, senza nessuna speranza di riaverle maggiorate? Indicami una buona ragione per farlo!"

5.1.5                          S.: Ma per puro egoismo, amico mio! perché tu hai assolutamente tutto da guadagnarci e nulla da perderci, come passo a logicamente esporti!

5.1.5.1.                    R.: Acca nisciuno è fesso, Straniero! Non riesco proprio ad intravedere il vantaggio di prestarti le mie provviste senza utile; ma non sento voce umana da così tanto tempo che ti starò ugualmente a sentire; e poi son inglese e pieno di sense of humor!

5.1.6                          S.: Eppure è così facile da dimostrare anche se forse difficile da comprendere! Ma non dispero: e quando mi avrai capito non solo aderirai, ma anche ringraziandomi!

5.1.6.1.                    Come vedi sono nudo, e stanotte morrei di freddo: per prima cosa ho bisogno di vestiti, ne hai?

5.1.6.2.                    R.: Questa cassa ne è piena sino all’orlo.

5.1.7                          S.: Ma, vecchio mio, ti facevo più accorto! ....a nessuno salterebbe in testa di rinchiudere, per tre anni, in una cassa, il pasto prediletto delle tarme, cioè vestiti di cuoio di cervo!

5.1.7.1.                    Questi abiti andrebbero periodicamente arieggiati e sfregati con grasso, per non farli diventare duri e fragili!

5.1.7.2.                    R.: Hai messo il dito nella piaga! Ma che posso farci? Nell’armadio certo non starebbero meglio.......dato che, oltre alle tarme, ci arriverebbero anche ratti e topi.

5.1.7.3.                    S.: Oh! Se è per questo, i ratti non si faran certo fermare lungamente da quelle tavolette: guarda qua, si son quasi già aperti il passo!

5.1.7.4.                    R.: Il diavolo se li porti! non si sa proprio come salvarcisi!

5.1.7.5.                    S.: Sei tanto grande e grosso da non riuscire a proteggerti neanche da bestioline come i topi? Ti insegnerò io come i capitalisti par tuo, possono difendersi da topi, ratti, tarme, ladri, incartapecorimento, polvere e muffa!

5.1.7.6.                    Prestameli, ed io mi obbligo a fartene di nuovi non appena ti serviranno: così non solo riavrai lo stesso quantitativo di vestiti, nuovi ed in ben migliori condizioni, ma soprattutto neanche impestati dalla tua pur ingegnosa trovata antitarme ............ che ne dici?

5.1.7.7.                    R.: Ebbene sì, Straniero, prenditi pure tutta la cassa, perché, ora improvvisamente e come folgorato, ma mi son reso conto del vantaggio d’imprestarti i miei abiti, anche senza guadagno alcuno![4]

5.1.8                          S.: Chi bene incomincia è a metà dell’opera: ora passiamo al frumento, perchè ne ho bisogno sia per la semina che per farmi il pane.

5.1.8.1.                    R.: L’ho sotterrato in quella cavità.

5.1.8.2.                    S.: E tu lasceresti sotterrato il frumento per tre anni in una cavità? E la muffa, i coleotteri?

5.1.8.3.                    R.: Lo so, ma che posso farci?! Ho esaminato il problema della conservazione in ogni modo, senza riuscire a trovare niente di meglio.

5.1.8.4.                    S.: Guarda un po'! …..s’è già formata la fila di coleotteri in uscita; e guarda qui i loro escrementi e là quell’inizio di muffa…… sarebbe già l’ora di rigirare il frumento ed arieggiarlo.

5.1.8.5.                    R.: Uffa!…….con questo capitale non si può stare mai tranquilli! Ci sarà mai un qualche modo per difenderlo dalle migliaia di forze distruttive della natura?!

5.1.8.6.                    S.: Noi in patria l’abbiamo trovato: costruiamo un capannone aerato ed asciutto e spargiamo il frumento, su un pavimento sollevato da terra; poi regolarmente, ogni tre settimane lo arieggiamo con cura, impalandolo e rigirandolo.

5.1.8.7.                    Inoltre alimentiamo numerosi gatti, disponiamo trappole anti topi, assicuriamo il tutto contro l’incendio e così la qualità ed il peso perdono non più di un 10 % all’anno.

5.1.8.8.                    R.: Ma, da solo, non potrei mai affrontare un simile lavoro, né un tal costo!

5.1.8.9.                    S.: Evitateli! E’semplicissimo: mi dai in prestito la tua provvista, ed io, dal mio raccolto di cereali freschi, ti restituirò la stessa quantità consegnata, chilo per chilo e sacco per sacco.

5.1.8.10.                 Così risparmi il lavoro di costruzione del capannone e d’arieggiamento, il nutrimento dei gatti, la perdita di peso ed inoltre, invece di un prodotto muffo e stantio hai sempre pane succulento e fresco. Che ne dici?

5.1.8.11.                 R.: Con vera gioia accetto la tua proposta!

5.1.8.12.                 S.: Ti prego d’essere più esplicito: confermi che mi rifornirai senza profitti?

5.1.8.13.                 R.: Certo, e non solo senza guadagno ma anche con molti ringraziamenti da parte mia.

5.1.8.14.                 S.: Sia chiaro però che io, del tuo grano, posso utilizzarne solo un parte, non certo tutto.

5.1.8.15.                 R.: E se io te lo dessi subito, pronto contro termine e con un parametro di resa negativo, che so……. solo 9 sacchi ogni dieci datiti……anche 8 contro dieci …..anzi, facciamo una cosa, stabiliscilo tu.

5.1.8.16.                 S.: Vuoi indurmi in peccato?! Per la mia religione lo è qualunque forma di sfruttamento, anche quello attuato dal povero contro il ricco………sempre di profitto si tratterebbe, non subìto ma inflitto, ma anche quello mi è proibito!

5.1.8.17.                 Ti faccio invece la controproposta giusta: commissionami la costruzione del capannone e la manutenzione della provvista con tutte le sue incombenze per un compenso annuo pari al 20% della giacenza. Che ne dici?

5.1.8.18.                 R.: Aritmeticamente a darti i due sacchi per - da parte tua - sfruttamento della situazione o per lavoro fornito, per me non cambia nulla……… ma preferisco anch’io darteli come compenso di lavoro. D’accordo: io ti do l’incarico ed ogni dieci sacchi me ne restituirai a termine otto!

5.1.9                          S.: Ma io ho bisogno anche di altre cose, praticamente di tutto: un aratro, una cariola ed attrezzi vari. Me li darai sempre senza margini? Io prometto di restituire tutto in perfetto ordine e come prestato, vanga per vanga, cariola per cariola!

5.1.9.1.                    R.: Accetto gioiosamente perché da tutto questo capitale mi provengono solo noie, fatiche e preoccupazioni: recentemente il ruscello è straripato allagando il deposito e tutto infangando;

5.1.9.2.                    poi la tempesta ha strappato la tettoia e tutto fu danneggiato dalla pioggia, mentre adesso, con la siccità, il vento ricopre tutto di sabbia e polvere;

5.1.9.3.                    ruggine, putrefazione, rotture, siccità, luce ed oscurità, tarli, termiti, tutto va contro il povero prodotto del mio lavoro!

5.1.9.4.                    E, nella disgrazia dell’isolamento, c’è almeno la fortuna della mancanza di ladri e d’incendiari; da parte mia, allora, non posso che esaltarmi dal prestarlo anche alla pari, perchè mantengo – a tua cura e spese - la disponibilità dei miei prodotti per il futuro.

5.1.10                       S.: Fusse che fusse che tu abbia incominciato a capire la Solidarietà umana?!…..ed a riconoscere il vantaggio anche dell’aiuto incondizionato[5]?

5.1.10.1.                 R.: Indubbiamente mi hai fatto aprire gli occhi! Ma allora perché - così, all’improvviso, levami la curiosità - là, in patria, quattro cose già inducono il loro proprietario a profittarne?

5.1.10.2.                 S.: La spiegazione devi ricercarla nel potere del denaro, che colà è il mediatore di tutte queste transazioni

5.1.10.3.                 R.: Senti questa?! L’origine dei profitti da capitale sarebbe da rintracciarsi nel denaro? Una balla così non l’avevo ancora sentita!.....piuttosto ascolta tu cosa esplicitamente dice Marx di essi:

5.1.10.3.1.             "La sorgente dei profitti da capitale (Mehrwert[6]) è la capacità produttiva del lavoro. Mai e poi mai i profitti - che nella circuitazione si presentano quando in forma di denaro e quando in forma di capitale - possono derivare dal denaro, che è solo un mezzo di scambio;

5.1.10.3.2.             esso non può fare nient’altro che pagare i prezzi di ciò che venga acquistato, talchè lo scambio è sempre fatto a parità di valore. Perciò il plusvalore (profitto), deve derivare dalle merci, comprate ad un prezzo e rivendute ad altro maggiore.

5.1.10.3.3.             Tuttavia questo Mehrwert non si genera dall’acquisto in fabbrica né - in quello della catena dei grossisti, che lo trasportano al consumatore –finchè, in quelle circostanze, entrambi i lotti scambiati siano ancora equivalenti.

5.1.10.3.4.             Resta possibile solo un’ipotesi, cioè che - dopo l’acquisto [dal produttore o grossista] e prima della rivendita [al consumatore] - l’incremento provenga cioè dalla destinazione della merce a bene di consumo." (Marx: 'Il capitale’1.6.[7])

5.1.10.4.                 S.: Che mi ritrovi di fronte l’ultimo dinosauro?……..ma da quanto tempo stai su questa isola?

5.1.10.5.                 R.: Da trent’anni.

5.1.10.6.                 S.: E si vede!…… tu ti riporti ancora a quella teoria del valore che, caro Robinson, è ormai morta e seppellita, abbandonata persino dai suoi estremi sostenitori!

5.1.10.7.                 R.: Latore di sciagure!...... abbandonata la teoria marxista dei profitti? Ma non è possibile! quand’anche non ci fosse più nessun altro, a sostenerla, ci son sempre io!

5.1.10.8.                 S.: Bene, ma allora professala non solo a chiacchiere, ma anche coi fatti, e – tanto per incominciare - attuala contro di me, anche se ciò – con la sua conseguente ricerca di profitti - mi costringerà a ritirarmi dal contratto testè concluso e ad una sopravvivenza difficile!

5.1.10.9.                 Tu hai ora qui, nelle tue provviste ciò, che per consuetudine e destinazione d’uso è considerata la più realistica forma di ciò, che comunemente vien chiamato 'capitale',

5.1.10.10.              mentre io ne sono, elettivamente, un consumatore potenziale: ti esorto allora a dimostrare la verità dell’asserto marxista, a speculare sul passaggio dal produttore al consumatore:

5.1.10.11.              infatti il sottoscritto, nudo e bruco, ha bisogno del tuo come mai nessun altro prima; mai altrove si era verificata una possibilità monopolistica più favorevole al capitalista e contraria al proletario, come quella a cui tu hai rinunciato per pervenire al nostro accordo!

5.1.10.12.              Ritirati, sfruttala, vessami! Per me io non ho niente in contrario a rimettere tutto in discussione[8]!

5.1.10.13.              R.: Ma m’arrendo io! Ratti, tarme e ruggine hanno distrutto qualunque mia velleità capitalistica: ma, di grazia, almeno spiegami il perchè?!

5.1.11                       S.: La spiegazione è davvero semplice. Se anche in quest’isola fosse già stata operativa un’economia di mercato, io, per comprare tutte quelle cose, che tu invece mi hai dato esenti da profitti,

5.1.11.1.                 da naufrago e senza il becco d’un quattrino, avrei dovuto rivolgermi ad un finanziatore che – appunto per la natura INDEPERIBILE della sua merce, non teme ratti, tarme, ruggine, fuoco e danni del tetto,

5.1.11.2.                 nè tutto il resto degli accidenti da me ricordatiti, onde convertiti, e che sono inevitabilmente affrontati solo da chi debba conservare merci, ...... vedi ora, ad esempio, mentre parliamo, quel cucciolo si è fottuto una mia – ex tua! - calzatura di cervo:

5.1.11.3.                 un finanziatore rimane sicuramente insensibile a tutte quelle preoccupazioni ed ingegnose osservazioni che invece ti hanno subito reso malleabile!

5.1.11.4.                 Insomma tu – debole per la natura del tuo capitale – sei stato da questa debolezza costretto al nostro accordo; e così, pur non avendoti io consentito profitti, tu ti sei ben guardato dal rumorosamente chiudere la cassa con i vestiti di pelle:

5.1.11.5.                 un banchiere, invece – forte della natura del suo capitale - mi avrebbe almeno sbattuto la porta della sua cassaforte in faccia!

5.1.11.6.                 Fortunatamente io non necessitavo di denaro, ma di vestiti di pelle e ciò ha reso possibile l’accordo no-profit, mentre in città, se avessi avuto bisogno del denaro per comprarli, certo non sarei riuscito a salvarmi dai profitti di capitale!

5.1.12                       R.: Così la loro causa sarebbe da ricercarsi nel denaro, e Marx si era sbagliato? Anche dove asserisce:

5.1.12.1.                 [9]Nel capitale mercantile propriamente detto, la forma D-M-D', comprare per vendere più caro, si presenta allo stato più puro. D’altra parte, tutto intero, il suo movimento si svolge all’interno della sfera della circolazione.

5.1.12.2.                 Ma poichè è impossibile spiegare la trasformazione di denaro in capitale, cioè la formazione di plusvalore con la circolazione stessa, il capitale mercantile appare cosa impossibile non appena si scambino equivalenti;

5.1.12.3.                 quindi esso appare deducibile soltanto dalla doppia soverchieria, ai danni dei produttori di merci che comprano e vendono, da parte del mercante che si insinua parasssitariamente tra di essi.

5.1.12.4.                 In questo senso il Franklin dice: "La guerra è rapina, il commercio è imbroglio."

5.1.12.5.                 Se la valorizzazione del capitale mercantile non va spiegata soltanto con l’inganno puro e semplice dei produttori di merci, occorre una lunga serie di articolazioni intermedie…….”

5.1.12.6.                 che ancora manca del tutto qui, dove la circolazione delle merci e i suoi semplici presupposti sono da noi decisi in libera trattativa.

5.1.13                       S: Magari avesse sbagliato solo lì, perchè un errore sul fondamentale problema del denaro, cioè su questa chiave di volta di tutta l’economia nazionale, fà ugualmente crollare tutto il resto:

5.1.13.1.                 egli - come del resto anche tutti i suoi seguaci - nella sua ricerca commise l’errore di non soffermarsi sull’essenza del denaro!

5.1.13.2.                 R.: Questo è già stato provato dalla nostra transazione: il denaro sarà per Marx, sì, anche solo un mezzo di scambio, ma esso, a quanto sembra, può ottenere davvero molto di più che non solo pagare i valori di ciò che venga acquistato.

5.1.13.3.                 Nella tua descrizione precedente, il banchiere può sbattere la porta in faccia, a chi non voglia corrispondergli profitti, e bellamente ignorare tutte le preoccupazioni, dei possessori di capitale in forma di merce, solo grazie ad una schiacciante superiorità del denaro, sopra ogni altra merce: ho ora messo il dito nella piaga?!

5.1.13.4.                 S.: Certo che bravi, validi e convincenti collaboratori didattici sono ratti, tarme e ruggine ….. Dovrò ricordarmi d’usufruirne più spesso!!!



[1] N.d.t. : 'Prüfstein' letteralmente 'pietra di paragone'

[2] N.d.t. : il titolo è, quasi sicuramente, dovuto ad una battuta di Marx (Il Capitale libro primo, poche pagine dopo l' inizio della sezione prima) in cui M. afferma che l' economia politica andrebbe matta per le 'Robinsonate' (in quanto Robinson tiene sempre minutamente conto dell' impiego del suo tempo) cogliendo anche l' occasione per beffarsi di Ricardo e della sua affermazione che i primitivi avrebbero scambiato pesce e selvaggina fra loro in proporzione al 'tempo oggettivato' (cioè al tempo che avevano impiegato per cacciare e pescare). Ciò conferma, ancora una volta, come G. sia stato un attento lettore di M. ; allegoricamente, nella figura dello Straniero Nudo è facile intravedere anche la nuova generazione : ma magari -come questo nostro Straniero - quelle attuali  disdegnassero regali e fossero pronte alla fatica e desiderose di rendere del proprio ! Di questo, giustamente famoso, apologo è stato di recente pubblicata, in Giappone (ma poi anche in inglese), una versione a fumetti, reperibile nei siti indicati nel retrocopertina.

[3] N.d.t. : Se G. avesse potuto leggere le storie di Paperon de Paperoni, simpatico capitalista Disneyano, sicuramente avrebbe condiviso questo particolare, aggiunto dal traduttore.

[4] Così naturalmente accade,  ma è un dato di fatto, che fino ad oggi nessuno, dei teoreti dei profitti - compreso Proudhon - aveva intravisto questo banale vantaggio.

[5] Knut Wicksell, 'Valore, capitale e rendita', pag 83 : "Böhm-Bawerk affermò, che i beni presenti stanno quantomeno alla pari dei futuri, poiché sì, in caso di necessità, semplicemente "possono essere utilizzati" per l' uso futuro. Questa è certamente una svista bella e buona. Böhm-Bawerk menziona, è vero, una sola eccezione a questa regola, e precisamente al riguardo di beni deperibili, come il ghiaccio, frutta e simili. Solo che lo stesso accade, più o meno è vero, ma senza eccezione, e non solo a tutti i generi alimentari. Sì, non c' è forse nessun altro tipo di beni, tolti solo i metalli nobili e le pietre preziose (*), che non richiedano, per la loro conservazione per il futuro, speciale  lavoro e attenzioni, per preservarli dal pericolo d' incidentale distruzione da incendi o simili." ( Per l' oro, le pietre preziose, i titoli si trovano adesso, nelle banche camere di sicurezza per l' uso privato. Ma ci si deve pagare una pigione, il cui importo non può che diminuire il valoredei beni presenti ‘che possono essere utilizzati’ nel futuro ".) (*) N.d.t. : ma anche i diamanti bruciano e le perle si sciolgono nell' aceto (ricorda Cleopatra e la sua strana abitudine !)

[6] N.d.t. : La traduzione esatta sarebbe ‘plusvalore’

[7] N.d.t. : Ecco ancora una dimostrazione dell’ utilità della strutturazione ! : Il Capitale è diviso in tre libri, ogni libro in sezioni, ogni sezione in capitoli, mancando invece la divisione in paragrafi e commi ; ho ricercato la corrispondenza, ma il periodo non fà sicuramente parte nè del primo libro sesta sezione (dedicata al salario), nè può essere il sesto capitolo della prima sezione del primo libro, perchè quella sezione si ferma al terzo capitolo ; ritengo pertanto (dato che successivamente, vedi nota 8 commi 5.1.57.i. , si cita esplicitamente la sesta edizione (Auflage) del Capitale, che la numerazione debba intendersi come sesta edizione primo libro, ma non me la sono sentita di rileggerlo tutto (oltre 800 pesantissime pagine !) per andarla a rintracciare ; sulla citazione successiva fortunatamente, al momento della lettura, mi ci ero talmente lungamente soffermato, per comprenderla (è del tutto incomprensibile), che già sapevo dove rintracciarla !

[8] si faccia bene attenzione alla premessa!

[9] N.d.t. : "Im eigentlichen Handelskapital erscheint die Form 'G.W.G.' (Geld - Ware - Mehrgeld) = kaufen, um teurer zu verkaufen, am reinsten. Anderseits geht seine ganze Bewegung innerhalb der Zirkulationssphäre
vor sich. Da es aber unmöglich ist, aus der Zirkulation selbst die Verwandlung von Geld in Kapital zu erklären, erscheint das Handelskapital unmöglich, sobald Äquivalente ausgetauscht werden, daher nur ableitbar aus der doppelten bervorteilung der kaufenden und verkaufenden Warenproduzenten durch den sich parasitisch zwischen sie schiebenden Kaufmann. Soll die Verwertung des Handelskapitals nicht aus bloßer Prellerei der Warenproduzenten erklärt werden, so gehört dazu eine lange Reihe von Mittelgliedern." (Marx, Kapital, 6. Aufl., Bd. I, S. 127.) Dal secondo comma il testo è veramente incomprensibile, Marx è sempre stato la totale conferma dell' assioma 'conosci la materia è la chiarezza verrà', ma nel senso inverso, cioè 'non capendo io un tubo d' economia, non meravigliatevi se faccio caciara, né del mio ermetismo.' Noto la inspiegabile mancanza, nel testo tedesco di Gesell, della citazione di Franklin, affermo che i produttori di merce non comprano e vendono, ma appunto producono e, poichè 'ubi major minor cessat' (*) riporto la traduzione di Delio CANTIMORI (Editori riuniti, seconda ristampa, V edizione ottobre 64, Libro primo parte seconda capitolo 4 pagina 196-197) lasciandogli integra la responsabilità della traduzione, purtroppo non meno incomprensibile dell' originale, e che non mi piace per niente ; io, che amo i miei venticinque lettori, avrei tradotto come segue : "Nel capitale mercantile propriamente detto, la forma D-M-D', cioè comprare per vendere più caro, si manifesta nella forma più evidente ed il verificarsi del profitto è dovuto interamente alla circuitazione del denaro. Ma, in questo tipo di circolazione e finchè  si scambino 'equivalenti' viene a mancare la formazione di profitti di capitale e sarebbe impossibile spiegare  la formazione di quello mercantile ; perché il mercante all’ ingrosso in realtà sembrerebbe ottenerlo da una doppia sopraffazione, la prima a danno del suo rifornitore, la seconda a danno del suo cliente. In questo senso il Franklin dice : "La guerra è rapina, il commercio è imbroglio." Pertanto la creazione del capitale mercantile avviene per gradi e non semplicemente a spese degli iniziali produttori di merci, ma occorre una lunga serie di articolazioni intermedie........" Evidenzio nuovamente che il testo tedesco di Gesell non riporta la citazione di Franklin, unica cosa chiara di tutto il controverso paragrafo  (*) latino = 'Dove v' è un personaggio importante, deve sparire il subordinato'