3.5. Sicurezza e convertibilità della cartamoneta25

 

SINTESI: 3.5.1.i: Premesse; 3.5.2.i.: Contestazione della legislazione e gestione del sistema valutario tedesco (3.5.2.2.1.i.: Caso dello Stato predatore; 3.5.2.2.2.i.: Caso dello Stato galantuomo); 3.5.3.i: Per una nuova filosofia monetaria; 3.5.4.i.: Riassunto dei temi trattati.

 

3.5.1.PREMESSE

 

3.5.1.1.                    Nel capitolo precedente, superando a stento gli ostacoli oppostigli dalla pregiudizio-mania, ha mosso i primi passi la novità teorica della banconota, ma che ora dovremo allevare e supportare, affinchè possa superare la fitta foresta del dubbio, il suo alito freddo ed esiziale, le sue spinose difese.

3.5.1.1.1.                Perchè a qualunque piccolo borghese, essa non solo non dovrà più fargli venire la pelle d’oca, ma anzi suscitargli un senso di piacevole sicurezza; ed anche quel contadino che ancora oggi frequentemente, a quelle d’oro, preferisce le più pesanti monete d’argento (sic!), dovrà ora accettarla, senza riserve,

3.5.1.1.2.                ancorchè, nella sua zucca e probabilmente ancora per molto, faticherà, a farsi strada, la certezza che, soppesato il pro ed il contro, questi vilpezzi possano offrire forse più – ma non certo meno - garanzie dell’oro e dell’argento.

3.5.1.1.3.                A tale scopo, avendo già dimostrato la realizzabilità della carta moneta, ora passeremo a dimostrare come essa possa rappresentare un tipo di denaro garantito e preferibile:

3.5.1.1.4.                perchè, mentre lo Stato, senza problemi nè complicazioni legali, potrebbe abbandonare al suo destino la precedente moneta metallica, se invece facesse altrettanto con la cartamoneta sprofonderebbe nella vergogna, oltre che nel dissesto – e trascinando con sè anche tutta la Nazione.

 

3.5.2. CONTESTAZIONE DELLA LEGISLAZIONE E GESTIONE DEL SISTEMA VALUTARIO TEDESCO

 

3.5.2.1.                    Come è, del resto, già avvenuto per quelle monete, dalla iscrizione "trenta una libbra di fino[1]” una semplice legge valutaria può esasperare l’asserzione di Otto Arendt: "il nostro marco tedesco - come da chiara indicazione - non è altro che la 1392ma parte di una libbra d’oro";

3.5.2.1.1.                nè niente di diverso accadrebbe a quei biglietti, con su scritto "la banca (e/o l’Impero) pagherà al portatore..." i cui estensori - dimostrando di totalmente condividere la succitata interpretazione di Arendt - hanno chiaramente dimostrato di volersi riferire ad un contenuto di valore intrinseco, anche se fornendolo solo su richiesta ed in un secondo momento;

3.5.2.1.2.                pertanto assolutamente nessuna legge garantisce il proprietario da una seconda, futura demonetizzazione, per la quale si potrebbero ipotizzare queste due semplici eventualità:

3.5.2.1.2.1.           CASO DELLO STATO PREDATORE: Come, a suo tempo – motu proprio – nè privò l’argento, lo Stato, con una scusa qualunque, toglie all’oro il privilegio monetario, stavolta limitandosi a cancellarci i rilievi, a colpi di maglio;

3.5.2.1.2.1.1.       successivamente restituendolo - senza conversione con nuovo denaro - al proprietario con queste parole:

3.5.2.1.2.1.2.       "D’ora in poi il denaro nulla avrà più a che fare con l’oro: ai sensi sia della legge che della Vostra aspettativa e delle nostre promesse, Le restituiamo il Suo, cioè un lingotto con un determinato contenuto;

3.5.2.1.2.1.3.       noi ora stampiamo altro denaro, negando all’oro la conversione; del resto, quelle monete - non solo come da nostra promessa, ma anche come da loro stesse diciture – erano accreditate come un valore intrinseco, derivante, cioè, da quel contenuto metallico, che avete ora, intatto, in mano;

3.5.2.1.2.1.4.       ce ne freghiamo di quello che ancora ci potete ottenere....questo è affar Vostro!.....se, in precedenza, lo Stato Vi aveva favorito monetandovelo, a proprie spese, ora rende a ciascuno il suo, cioè un lingotto; avendo così, sicuramente dato a ciascuno il suo, andate con Dio!"

3.5.2.1.2.1.5.       Al giorno d’oggi nessuna legge protegge il cittadino da una simile manovra, perfettamente in sintonia non solo con la teoria e con le iscrizioni sulle monete, ma anche con il concetto che qualunque quidam de populo[2] ha del denaro.

3.5.2.1.2.1.6.       Certo essa sarebbe il non-plus-ultra del banditismo, un’autentica rapina contro ogni possessore di contante, credito o lettere di credito, cambiali, attestati di debito, pensioni, obbligazioni, ecc.ra;

3.5.2.1.2.1.7.       dato che - essendo tutti quei titoli semplici crediti di valuta, cioè obbligo di restituzione dello stesso tipo e quantità del valore-consegnato (grammi d’oro)[3], costoro verrebbero sicuramente a perdere una gran parte del loro potere d’acquisto:

3.5.2.1.2.1.8.       dopo una simile drittata, quando l’oro avesse improvvisamente perso la sua funzione istituzionale, di supporto monetario, quelle ex-monete, ora ridotte a semplici lingotti, potrebbero trovare utilizzazione solo in oreficeria; è quindi abbastanza scontato che l’eccesso d’offerta ne farebbe crollare il prezzo:

3.5.2.1.2.1.9.       è già successo tutto questo per l’argento che, riferendo il suo prezzo - in tempi diversi - all’oro, si più-che-dimezzò: prima della demonetizazione il rapporto era infatti uno a sedici, mentre dopo arrivò anche uno a trentacinque (e qualora la demonetizzazione fosse stata contemporaneamente estesa a tutti gli Stati[4], il crollo sarebbe stato ancora più pesante.)

3.5.2.1.2.1.9.1.            (Ovviamente, l’opposto successe per il prezzo del nichel: essendo dapprima scarsamente utilizzato, il suo nuovo uso monetario fece salire il suo prezzo del 400%.

3.5.2.1.2.1.9.2.            Restando sul tema, dovremmo ricordare, anche se di sfuggita, che una simile decisione era già stata esaminata nell’intorno dell’anno 1856 come conseguenza del ritrovamento dei giacimenti californiani.

3.5.2.1.2.1.9.3.            Allora furono i creditori a perorare per l’abolizione del diritto di libera coniatura dell’oro, ritenendo che i debitori si sarebbero troppo avvantaggiati con l’aumento generalizzato dei prezzi delle merci; e sorprendentemente anche l’Olanda si schierò su tale posizione.

3.5.2.1.2.1.9.4.            E se, altrettanto rapidamente, tali giacimenti non si fossero rivelati assai meno consistenti del previsto, il destino dell’oro già allora sarebbe stato segnato.[5])

3.5.2.1.2.1.9.5.            Senza le necessità monetarie, senza quel frenetico bisogno di denaro - creato da ogni cittadino che, avendo abbandonato l’economia patriarcale, sia approdato alla divisione del lavoro,

3.5.2.1.2.1.9.6.            bisogno insomma prodotto da chiunque produca o commerci - che fine farebbe, dove andrebbe a sbattare il prezzo dell’oro?

3.5.2.1.2.1.9.7.            Materia prima non impiegata da nessuna grande industria (ma solo dagli orafi), dal punto di vista economico, non decadrebbe, forse, come è succeso per quell’argento, di cui, da quando non vien più monetato, ormai nessuno più si ricorda nè certo penserebbe di acquistarne a scopo tesaurizzazione?

3.5.2.1.2.1.9.8.            Che rumore ci sarebbe, ora, se il prezzo dell’argento salisse a 200 o precipitasse a 50? Chi avrebbe guadagnato e chi perso, chi dovrebbe sospendere i suoi pagamenti, se il suo prezzo - e quindi il suo rapporto di cambio con le merci - dovesse ancora cambiare?

3.5.2.1.2.1.9.9.            Al di fuori di ogni suo diretto investitore, logicamente e ragionevolmente preoccupato, la massa resterebbe indifferente a tale variazione, come una statua di marmo per il dolore di un suo dente.

3.5.2.1.2.1.9.10.          Una volta, invece sì, una volta sarebbe bastato che il rapporto argento-merci[6] si fosse spostato un po', e tutti gli osservatori si sarebbero ammutoliti per quella crisi, che avrebbe diffuso morte e rovina, perdite, sospensioni dei pagamenti, disoccupazione, fame ed inquietudine.

3.5.2.1.2.1.9.11.         Ma ora del prezzo dell’argento, del rapporto di cambio argento-merci, non gliene ne frega assolutamente più niente a nessuno:

3.5.2.1.2.1.9.12.         ovviamente, ben inteso, solo da quando esso non più esprime il valore delle merci, in precedenza talmente ancorategli, che chi avesse domandato "quanto costa questo o quello?" avrebbe sicuramente ricevuto una risposta in talleri, cioè in argento.

3.5.2.1.2.1.10.    Tutto è cambiato solo perché lo Stato – e senza neanche troppe dimostrazioni di malcontento popolare - con poche righe d’inchiostro, ha separato il danaro dall’argento, privandolo di quel suo ultramillenario privilegio.

3.5.2.1.2.1.11.    Traendola da punti di vista, moderni quanto gli Unni, la colossale riforma è stata sia avviata, che portata avanti, da pochi ciarlatani e contro altri eroi della saliva, con battaglie oratorie, ma senza nè sudore nè spargimento di sangue!

3.5.2.1.2.1.12.    Vuoti esercizi oratori, maldigerite elucubrazioni, asserzioni a buon mercato, inutili difese e fantasiose interpretazioni: così, già partita male, la battaglia valutaria fu proseguita ancor peggio, da ogni subentrante fino ai nostri giorni, mostrando cioè sempre analogo, deplorevole livello intellettuale!

3.5.2.1.2.1.13.    Del mezzo di scambio e della sua importanza, delle esigenze del commercio, della divisione del lavoro, neanche a parlarne:

3.5.2.1.2.13.1.              senza nesuna revisione critica, tutto ciò che sul Gold-standard fosse stato blaterato, anche senza la minima traccia di preparazione scientifica, fu preso come oro colato, procedendo con l’idea fissa che il marco fosse solo la milleetrecentonavantaduesima parte di una libbra d’oro!

3.5.2.1.2.13.2.              A tutt’oggi, questa esperienza è sicuramente servita ad accertare solo questo:

3.5.2.1.2.1.13.2.1.                 che anche dopo tante dolorose esperienze, ancora ci manca completamente una definizione legale del concetto di moneta, su cui, nei casi dubbi, poter basare la definizione dei parametri valutari;

3.5.2.1.2.1.13.2.2.                 che non solo i contadini, ma anche i cittadini più colti, detengono un concetto puerile sulla natura del denaro;

3.5.2.1.2.1.13.2.3.                 che, sì, “persino molti tra i luminari, gli economisti-guida, procedono a tentoni, senza una realmente meditata teoria del denaro." (Knut WICKSELL, 24Profitti da capitale e prezzo di beni.)

3.5.2.1.2.1.14.    Allora, sotto ogni aspetto dove andare a cercare la sicurezza e la convertibilità del denaro tedesco, di questo 'd. M. R.-W’[7]?

3.5.2.1.2.1.15.    Non certo nel metallo con cui è fatto, come fu chiaramente dimostrato dalla storia dell’argento - allora legato alla moneta tedesca assai più che non oggi l’oro - e che pure ne fu separato legalmente, in quattro e quattr’otto, senza nè soverchio strepito nè clamore.

3.5.2.1.2.1.15.1.         (Certo, finchè mancherà un'interpretazione legale del concetto ‘d.M. R.-W.’, finchè alla domanda "per legge cos’è il ‘d.M. R.-W.’” ci si senta spiritosamente rispondere, che ‘un marco... ma sono 100 pfennige[8]!’, la protezione del cittadino può dipendere solo e soltanto dalla volontà legislativa.

3.5.2.1.2.1.15.2.         Per offrirgli invece l’auspicata sicurezza, sarebbe occorsa la preparazione teorica, in materia valutaria, di un sufficiente numero di persone che - tipo guardia del corpo per proteggerlo dalle imboscate di cialtroni ed imbroglioni - avessero, per così dire, seguito l’iter legislativo del d.M.R.-W.;

3.5.2.1.2.1.15.3.         ma, in merito alla teorizzazione sulla natura del denaro, popolo, ambiente scientifico, stampa, operatori commerciali hanno finora dimostrato una tale indifferenza,

3.5.2.1.2.1.15.4.         che nell’impero tedesco, pur comprendente molti milioni di persone, a malapena se ne sarebbero potute racimolare una dozzina, sia interessate che preparate![9]

3.5.2.1.2.1.16.    Quindi dov’è la sicurezza del d.M. R.-W.? Chi o cosa lo proteggerà dai cialtroni ed imbroglioni? C’è il progetto per un’ 'Autority per la protezione dell’aurea valuta tedesca'? E soprattutto i suoi difensori saranno almeno un po’meno cialtroni degli assaltanti?

3.5.2.1.2.1.16.1.         Dato che, in realtà, a studiare quel progetto, si dovrà riconoscere che, ancora una volta, gli autori non hanno per niente chiaro lo scopo istituzionale della moneta, nè come essa sia un, anzi IL, mezzo di scambio, che deve appunto accelerarlo ed assicurarlo, riducendone i costi;

3.5.2.1.2.1.16.2.         che il suo apprezzamento dipende solo dai risultati ottenuti sul campo (cioè nel mercato), e non assolutamente nè dal metallo costituente, nè dal suo peso, circostanze queste due ultime del tutto ininfluenti.

3.5.2.1.2.1.16.3.         Quello attualmente dominante è un modo di vedere il denaro solo dal punto di vista del sottosviluppo, degli orafi e dei banchieri: sia allora preventivamente concessa, all’associazione per la difesa della valuta tedesca, un’onorificenza al valore, perchè le serviranno molti autentici eroi per sbarazzarsi di preconcetti così astrusi!

3.5.2.1.2.1.16.4.         Viene a ripetersi la stessa storia dell’argento, in realtà, al potere d’acquisto del marco tedesco non si è voluta accordare nessuna protezione, nessuna sicurezza, nessuna identificazione [10].

3.5.2.1.2.1.16.5.         Facendo dire da fonte - così autorevole come quella citata - che “il ‘d.M. R.-W.’è la 1392ma parte di una libbra d’oro”, si dette per scontato che tale affermazione avrebbe anche accreditato il miraggio di un potere d’acquisto del marco sufficientemente garantito dal suo contenuto di metallo nobile: ma era fandonia!

3.5.2.1.2.1.16.6.         In merito è universalmente riconosciuto, che attraverso l’effetto degli stimoli della cosiddetta "legge di Gresham [11]", tutte le volte che il potere vuole attivarla, l’emissione di denaro di carta o di monete d’argento scaccia oltrefrontiera l’oro.

3.5.2.1.2.1.16.7.         Basta coniare più monete d’argento, oppure che la imperial banca, anche transitoriamente, stampi più banconote e le monete di oro subito varcano il confine.

3.5.2.1.2.1.16.8.         Dov’è quindi questa sicurezza e convertibilità, se, non appena la legge glielo consenta, l’oro si fà subito sostituire da qualsiasi altro denaro?

3.5.2.1.2.1.16.9.         Quando John Law[12] fece i suoi esperimenti con la cartamoneta, in Francia circolavano anche argento ed oro: ma quelle banconote rassicuravano talmente il possessore, che in brevissimo tempo in circolazione rimase esclusivamente la cartamoneta!

3.5.2.1.2.1.16.10.       Anni dopo si tentò di ripetere il medesimo tentativo con gli Assegnati (ordini di pagamento)[13] con identico risultato; e, non appena fu ordinato di requisire in Germania, come preda di guerra, il tesoro degli Unni, nuovamente l’oro spari totalmente dalla circolazione.

3.5.2.1.2.1.16.11.       Tre volte si è quindi tentato, in Francia, ogni volta con pieno successo: e tre volte il metallo nobile venne subito tesaurizzato.

3.5.2.1.2.1.16.12.      Del resto cosa succedeva in Scozia, Inghilterra, Austria, Russia, Spagna, Italia, Stati Uniti, in Sudamerica, ed in India?

3.5.2.1.2.1.16.13.      Il metallo (oro, argento) ovunque e sempre, o, per meglio dire, tutte le innumerevoli volte che i detentori del potere (sovrano od organi rappresentativi del popolo) lo consentirono, letteralmente sparì, soppiantato dalla banconota.

3.5.2.1.2.1.16.14.      Insomma il metallo nobile giammai riesce a convivere con la carta; quindi, qualunque cosa dicano cialtroni ed imbroglioni, il denaro tedesco non è attualmente garantito, dal contenuto intrinseco della moneta d’oro, esattamente come, in precedenza, non lo fu il tallero da quello dell’argento: crederlo denota sola una perfetta ignoranza della storia economica.

3.5.2.1.2.1.16.15.      Ma poi, anche deliberatamente ignorando la legge di Gresham, qual folle potrebbe pensare d’essere effettivamente garantito dal contenuto metallico della moneta?

3.5.2.1.2.1.16.16.      Forse giusto un possessore casuale di marchi in biglieti di banca, detentore di 4 o 5 di miliardi[14], e che si fosse fiondatato in Germania a mutarli subito in marchi-oro!

3.5.2.1.2.1.16.17.      Ma che sono queste miserie, quella del tutto trascurabile entità, di fronte alle migliaia di miliardi del debito pubblico, cambiali, affitti e noli? Potrebbe una simile enorme massa, essere anch’essa convertita in monete auree, come per i cinque miliardi precedenti?

3.5.2.1.2.1.16.18.      Tutti questi enormi debiti sono solo promessi per legge, ma legge che non distingue nè il contenuto metallico della moneta nè tantomeno conosce il significato di 'd.M. R.-W.', nè di lettere di pegno, nè di prestiti di stato ecc.ra.

3.5.2.1.2.1.16.19.      Ad esempio, per 40 anni sia tutte le lettere di pegno tedesche, sia i prestiti di stato, cambiali, avevano avuto corso in argento, eppure la legge poi autorizzò[15] il debitore a pagarle con oro!.......o per meglio dire con oro a chiacchiere, perchè in realtà con carta[16]!

3.5.2.1.2.1.16.20.      (In quest’ordine d’idee, il potere d’acquisto del 'd.m.R.-W.', in base al contenuto metallico della moneta, si rivelerebbe giusto per spuma di birra e per denso fumo di tabacco!)

3.5.2.1.2.1.16.21.      La convertibilità delle banconote - se rapportata al rapporto tra il loro numero (nonchè a tutti gli altri crediti di valuta), e le monete e riserve effettivamente esistenti, è solo una trappola, uno specchietto per allodole, che le richiama facendo luccicare l’unica moneta d’oro messa a copertura d’una montagna di carta!

3.5.2.1.2.1.16.22.      Ovviamente tutto era stato ampiamente previsto, fuorchè che il machiavello, per colpa degli stimoli indotti dalla legge di Gresham, scappasse così improvvisamente di mano da venir subito smascherato:

3.5.2.1.2.1.16.23.      come in tutti i succitati paesi, a far sparire di circolazione l’oro ed argento è sufficiente non solo la cartamoneta e le monete di rame, ma in parecchi casi anche i soli biglietti di banca, non ancora denaro (quindi senza valore),

3.5.2.1.2.1.16.24.      poiché contemporaneamente si svalutano, fino al corso del denaro di carta, anche tutte le obbligazioni, i titoli di stato, le lettere di pegno, le cambiali.

3.5.2.1.2.1.17.    Domando quindi nuovamente dove risieda la sicurezza della moneta metallica? ............giusto in uno Stato degno di questo nome, perchè, senza di esso, non è immaginabile nessun denaro: sì, si può veramente affermare che con la messa in circolazione del suo denaro avviene la fondazione dello Stato.

3.5.2.1.2.1.18.    Il suo denaro è il legante più naturale e più potente dei popoli, tanto che l’impero romano fu più consolidato dai sesterzi che non dal loro poderoso esercito; ne è prova che crollò non appena s’esaurirono le miniere d’oro e d’argento e non si potè più coniare monete.

3.5.2.1.2.1.19.    Allo Stato insomma è conferito un potere illimitato, attribuitogli dall’indispensabilità del denaro rafforzato dai suoi indispensabili compiti di controllo, senza i quali la sicurezza metallica della moneta è però come pula nel vento:

 

3.5.2.1.2.1.20.    invece a nulla serve il denaro abbandonato a se stesso, nè più nè meno come la pergamena, su cui sia scritta la Costituzione dello Stato, non può proteggerlo dall’instaurarsi di una dittatura.

3.5.2.1.2.1.21.    Solo lo Stato stesso, fortemente volendolo il suo apparato (funzionari e/o deputati e sempre che costoro lo vogliano (evento, peraltro e sin’ora, mai ed in nessun posto, avvenuto)) può mettere al sicuro e proteggere il denaro da cialtroni, ladri ed imbroglioni.

3.5.2.1.2.1.22.    E quanto or ora detto per quella metallica vale naturalmente anche per la cartamoneta e tutti gli altri tipi di crediti che non offrano, al loro detentore, neanche quel po’di sicurezza del contenuto metallico (crediti di valuta, come cambiali, certificati del debito pubblico, pensioni e trattamenti di quiescenza, affitti e noli, assicurazioni sulla vita, lettere di pegno, obbligazioni).

3.5.2.1.2.1.23.    E poichè, sotto questo aspetto e rispetto alle monete, la cartamoneta è valutata ancora un po’più fragile (comunque la differenza è minima), dovrà essere protetta dalla legge ancora più energicamente.

3.5.2.1.2.1.24.    Riassumendo, abbiamo visto:

3.5.2.1.2.1.24.1.         che lo stato, in piena legalità ed in pieno assenso con le correnti teorie sulla natura del denaro, a colpi di maglio, annientanti la coniazione, potrebbe ritrasformare le monete in quello che erano originariamente;

3.5.2.1.2.1.24.1.1.                 cioè privare le monete d’oro del loro attuale apprezzamento monetario, facendo con ciò crollare il prezzo del metallo;

3.5.2.1.2.1.24.1.2.                 e, anche che - se, per tale perdita economica, non sarebbe legalmente tenuto ad indennizzare il detentore delle monete - potrebbe farlo non tanto per dovere o per legge,

3.5.2.1.2.1.24.1.3.                 quanto per equità (ma questa è talmente rara e debole, che ciò avverrebbe solo qualora le classi sociali coinvolteci avessero la forza politica per ottenerlo[17]!)

 

3.5.2.1.2.2.           CASO DELLO STATO GENTILUOMO. Ma completamente diversa è la situazione nei confronti della carta moneta; sia la Legge che Diritto convengono che lo Stato non potrebbe privare la banconota del suo apprezzamento monetario, senza indennizzare il detentore:

3.5.2.1.2.2.1.       infatti, mentre la coniatura dell’oro altrui era fatta a rimborso spese (in certi Stati addirittura gratuitamente) e quella dell’oro statale praticamente senza valore aggiunto,

3.5.2.1.2.2.2.       stampando la cartamoneta e nel pagarci per la prima volta il privato, lo Stato ha ottenuto praticamente tutto il suo valore facciale, di cui deve esser ora debitore al portatore [18];

3.5.2.1.2.2.3.       esso deve restituirlo SICURAMENTE, senza 'se’e senza 'ma', non può evitare ciò sotto qualunque punto di vista!!!!!

3.5.2.1.2.2.4.       Il miglior supporto ad un simile dovere di risarcimento paradossalmente è propio quello che il portatore non ha assolutamente nessun altro mezzo di rivalsa, non costituito da questo volontario riconoscimento del debito da parte dello Stato;

3.5.2.1.2.2.4.1.            e di cui lo Stato volle farsi carico quando tolse ai talleri l’apprezzamento monetario, convertendoli nel nuovo denaro[19] anche se, a rigor di legge, non c’era un vero e propio dovere di risarcimento;

3.5.2.1.2.2.4.2.            ma si volle trovare una scappatoia giustificativa di un simile agire, essenzialmente perché, in precedenza, era stato lo Stato, con le sue disposizioni finanziarie, a costringere il cittadino a comprare i talleri:

3.5.2.1.2.2.4.3.            in definitiva era stato sicuramente per il fatto di dover pagare le sue tasse in talleri, che il contadino era stato costretto a cedere la sua vacca in cambio di quelle monete!

3.5.2.1.2.2.4.4.            Insomma, il contadino aveva comprato argento in ossequio a disposizioni statali e non certo per un qualche suo bisogno particolare:

3.5.2.1.2.2.4.5.            perciò sussisteva per lo Stato il dovere di assicurare ai cittadini il collocamento di questi talleri; e da ciò si tirò fuori il dovere di risarcimento, un senso del dovere che FORTUITAMENTE riuscì a farsi ascoltare....... !

3.5.2.1.2.2.4.6.            Si sa infatti, pure con le migliori ragioni del mondo, quanto sia difficile farle ascoltare da chi non le vuol sentire, talchè, per meglio tutelare il proprio diritto, talvolta è opportuno rassegnarsi per tempo ad accettare la propria debolezza[20]!

3.5.2.1.2.2.4.7.            Ad esempio, qualora all’epoca delle discussioni sull’introduzione della valuta aurea, poi realmente attuata, gli agricoltori (agrari) si fossero resi conto che la demonetizzazione dell’argento avrebbe provocato letteralmente un crollo del suo prezzo,

3.5.2.1.2.2.4.8.            e che così si sarebbe potuto saldare i debiti agrari, in precedenza da loro concessi in talleri d’argento, forse anche a meno del 50 % dell’effettivo valore, indubbiamente, avendolo compreso, si sarebbero potuti subito mobilitare contro il provvedimento.

3.5.2.1.2.2.4.9.            Invece il loro successivo comportamento, quando essi (troppo tardi) si consapevolizzarono della situazione creatasi, lascia intendere, che, di tutta la teoria della moneta metallica, essi avessero sicuramente digerito solo che un tallero fosse la trentesima parte di una libbra d’argento fino,

3.5.2.1.2.2.4.10.         rimanendo perciò convinti che quei loro preesistenti crediti, dopo la demonetizzazione dei talleri, sarebbero stati saldati con argento, nella proporzione di una libbra ogni 30 talleri da pagare,

3.5.2.1.2.2.4.11.         senza assolutamente rendersi conto delle conseguenze della demonetizzazione sul valore dell’argento;

3.5.2.1.2.2.4.12.         (ed un’istantanea difesa in sede politica sarebbe stata infinitamente più accettabile e corretta del successivo ed infame aumento delle loro rendite agrarie attraverso il dazio!)

3.5.2.1.2.2.5.       Ma tutte queste storie son spazzate via dalla cartamoneta, perchè, nel suo caso, per dimostrare il dovere risarcitorio dello Stato non è necessario nessun partito, nessuna teoria, nessuna legge nè sua interpretazione, nessuna base, esso è naturalmente dovuto.

3.5.2.1.2.2.6.       E ciò porta ad apprezzare la sicurezza della cartamoneta ben più di quella della moneta metallica; la cartamoneta è almeno così sicura come il contratto sociale ed i diritti che correlano un popolo con quello Stato, la cui rovina solamente può distruggerli.

3.5.2.1.2.3.           Oltre alla ormai accertata sicurezza del denaro di fronte all’onnipotenza dello stato, si desidererebbe ardentemente la conservazione del suo potere d’acquisto.

3.5.2.1.2.3.1.       Lo Stato, si dirà, non è obbligato ad adoperare il suo strapotere, e ad un certo punto, potrebbe abdicare non più assicurando la negoziazione delle merci.

3.5.2.1.2.3.2.1.            (L’infondatezza di una simile obbiezione è già trattata nel capitolo "Cos’è il valore [21]?" e nelle dimostratissime argomentazioni precedenti sulla sicurezza del denaro.)

3.5.2.1.2.3.2.2.            Già la circostanza, che praticamente tutti i possessori delle monete d’argento, dopo la perdita del suo privilegio monetario, abbiano preferito avvalersi del diritto di conversione,

3.5.2.1.2.3.2.3.            ci indica chiaramente come, con la sua materia prima, la moneta metallica non offra, al suo possessore, nessuna sicurezza d’utilizzazione (altrimenti ognuno si sarebbe semplicemente tenuto le monete d’argento.)

 

3.5.3. PER UNA NUOVA FILOSOFIA MONETARIA.

 

3.5.3.1.                    Oltre a quanto già detto ed ancorchè decisamente superfluo, contro la succitata obiezione vorrei ancora aggiungere giusto considerazioni per una nuova filosofia monetaria.[22]

3.5.3.1.1.                Poichè è caratteristico sia del concetto di divisione del lavoro che di quello di merce, che la produzione sia completamente inutile al suo approntatore, la vendita d’una merce, quella che noi chiamiamo impropriamente convertibilità del denaro, è una realtà, un dato di fatto;

3.5.3.1.2.                che potrebbero infatti farci - ripropongo con altre parole il problema - il sarto, il calzolaio, il farmacista, il contadino, con i loro prodotti, ed altrettanto cosa i produttori d’oro, se poi nessuno di essi fosse disposto a cederli?

3.5.3.1.3.                 Tuttavia, come soggetto, nessuna merce è sicura, ma lo diventa come oggetto, cioè quando e finchè venga richiesta.

3.5.3.1.4.                Invece, parlando della convertibilità del denaro - chissa perchè? - con l’oro qualunque suo proprietario è convinto di averla assicurata, in ogni circostanza, a mezzo della sua materia prima,

3.5.3.1.5.                vige un per male che vada ci faccio una catenina! - mentre dovrebbe essere totalmente esclusa una fruibilità del denaro come bene di consumo (tipo provviste, materia prima, utensile ecc.ra.);

3.5.3.1.5.1.           perché nel momento, in cui tutti i suoi possessori decidessero di fruire della materia prima del denaro, esso cesserebbe d’esistere,

3.5.3.1.5.2.           perchè ciò non potrebbe che portare le monete nel crogiolo, mentre esse son troppo indispensabili per pensare di consumarle!

3.5.3.1.5.3.           Insomma, per sentirsi perfettamente garantita, l’opinione pubblica ha, finora, preteso dal denaro una doppia faccia, non solo quella di merce di scambio, ma anche di fruibilità personale, però senza troppo rendersi conto

3.5.3.1.5.4.           che ciò equivale ad aspettarsi, da lui, una dualità, una doppiezza, che potrebbe essere impossibile: essere materiale ed insieme immateriale, maschio ed insieme femmina; si vorrebbe, in definitiva un denaro ermafrodito! [23]

3.5.3.2.                    Invece - finchè continueremo ad operare in regime di quella divisione del lavoro, ormai insostituibile componente della nostra esistenza, cioè producendo merci (cioè cose non personalmente consumabili) –

3.5.3.2.1.                avremo sicuramente bisogno d’un mezzo di scambio, cioè appunto del denaro, il cui bisogno è reso così continuo ed incessante appunto dalla divisione del lavoro.

3.5.3.2.2.                Per qual motivo dovremmo allora consentire che esso possa anche essere consumato, esaurito, annientato, dato che ciò avrebbe conseguenze micidiali per lo scambio delle merci e per la continuità di produzione?

3.5.3.2.3.                Quindi, anche se ci potesse essere un riciclaggio della materia prima del denaro, no all’ermafroditismo, meglio che non ci sia: non dalla sua materia prima il denaro deve essere garantito, ma dalla sua necessità, dalla sua indispensabilità commerciale,

3.5.3.2.4.                dalla sua qualità di mezzo di scambio, dal fatto che, in definitiva, ci sono tesori, ineusaribili ed irrinunciabili, che solo il denaro può conservarci, perchè offerti all’uomo dalla divisione del lavoro:

3.5.3.2.5.                basta quindi essa sola a garantire totalmente la convertibilità del denaro - e del tutto fregandosene della sua materia prima! - dato che essa, producendo un flusso continuo di merci, richiede, a sua volta, un altrettanto continuo afflusso di mezzi di scambio, cioè appunto di denaro.

3.5.3.2.6.                Pertanto, se la moneta sia fatta di carta, argento o d’oro, è totalmente ininfluente sia sulla produzione delle merci, sia sulla garanzia del potere d’acquisto del denaro, del tutto non condizionato dalla sua natura:

3.5.3.2.7.                i prodotti della divisione del lavoro dovranno comunque essere offerti contro quel denaro;

3.5.3.2.8.                nè la qualità delle patate, offerte sul mercato dal contadino, verrà minimamente influenzata dal fatto che sia pagato in oro o carta: non avendone bisogno, egli le venderebbe, indifferentemente ed in ogni caso, per l’uno o per l’altra.

3.5.3.2.9.                (Se poi nell’Imperial Banca ci siano effettivamente queste 10 o 100 tonnellate d’oro, finchè a nessuno venga in mente di metterlo in dubbio, non farà nessuna differenza nè sull’offerta di merci nè sulla domanda di mezzi di scambio).

3.5.3.3.                    Quindi, finchè permanga realmente, da una parte l’offerta delle merci in genere, dall’altra la disponibilità di denaro, la sua convertibilità è sufficientemente garantita, indipendentemente dalla sua materia prima:

3.5.3.3.1.                perchè merce, domanda di denaro e suo potere d’acquisto son solo tre differenti facce dello stesso dado.

3.5.3.4.                    Qual è la garanzia reale delle azioni delle Societa Ferroviarie?…. rispondere “i suoi investimenti (cioè ponti, stazioni, rotaie, massicciate ecc.ra)” è una colossale cazzata[24]

3.5.3.4.1.                perchè, se non fossero più necessari i trasporti, essi neanche varrebbero quanto sono costati, praticamente niente, e l’azione ferroviaria sarebbe solo carta straccia.

3.5.3.4.2.                Corretto è invece rispondere “nei servizi di trasporto che ogni giorno ogni utente può riceverne”: e quindi, alla resa dei conti è ancora la divisione del lavoro (in quanto causa delle merci) a garantirle in modo preponderante;

3.5.3.4.3.                e sia chiaro che la stessa cosa avviene per ogni quota azionaria di un capitale sociale, che, in definitiva, è sempre denaro.

3.5.3.3.3.1.           Tant’è vero che, sparendo sia la divisione del lavoro che, conseguentemente, l’offerta di merci, il denaro diventerebbe il più inutile degli oggetti, la cartamoneta potrebbe essere usata come carta igienica, e le monete metalliche nelle industrie, come materia prima, ma della più secondaria importanza.

 

3.5.4. RIASSUNTO DEI TEMI TRATTATI. Riassumiamo brevemente, quanto detto in questo capitolo:

 

3.5.4.1.                    La materia prima della moneta offre ben poca sicurezza davanti ad abusi del potere valutario dello Stato.

3.5.4.1.1.                La materia prima della moneta può, nel migliore dei casi e non tenendo conto degli effetti della legge di Gresham, far ricuperare solo una piccola parte del valore facciale (l’argento rappresentava in definitiva circa il 40% del valore del tallero); somme molte volte maggiori in credito di valuta (lettere di pegno, titoli di stato ) rimarrebbero ancor più scoperte.

3.5.4.2.                    Un dovere risarcitorio dello Stato, nel caso di privazione del privilegio di denaro, sussiste solo per la banconota;

3.5.4.2.1.                per la moneta metallica tuttavia potrebbe essere concesso per benevolenza ed a seguito di una forte protesta popolare: è per questo che la sicurezza della banconota è maggiore di quella della moneta metallica.

3.5.4.3.                    La materia prima del denaro non può influenzarne la domanda e quindi ancor meno garantirne la convertibilità; non può potenziarla, tantomeno dominarla.

3.5.4.4.                    Indipendentemente dalla sua materia prima, la moneta diventa necessaria sempre e solo a causa della divisione del lavoro.

3.5.4.5.                    La protezione della convertibilità della moneta può essere ottenuta solo dove una corretta concezione del benessere popolare ed i poteri politici sappiano promuovere una sana politica valutaria.

 



25 N.d.t.: bellissimo capitolo in cui troppo spesso basta sostituire e.icemoney a cartamoneta per poter fare significativi paralleli!

[1] N.d.t.: ricordo che si trattava di talleri (vedi comma 3.1.1.2.4.)

[2] N.d.t.: 'sie steht mit der Theorie, der öffentlichen Meinung...’cioè 'essa è con la teoria, con l’opinione pubblica....'ma poco più sotto si evidenzia invece che l’opinione pubblica sarebbe contrarissima ad una simile soluzione; pertanto ho rettificato con la perifrasi 'con il concetto che qualunque quidam de populo ha del denaro’che sicuramente era quello che G. voleva dire; 'quidam de populo', latino = 'cittadino ignoto, il cittadino qualunque'.

[3] Sarebbe per chiunque evidentemente impossibile pagare debiti con monete d’oro qualora lo Stato non solo lo avesse demonetizzato, ma anche inibisse le coniazioni private: nessuno può essere tenuto a fornire qualcosa, la cui realizzazione sia impossibilitata.

[4] si può ragionevolmente supporre che, se qualche grande potenza economica demonetizzasse l’oro, altri Stati ne seguirebbero a ruota l’esempio, per proteggere la loro valuta dall’invasione proveniente da tali demonetizzazioni, e da perdite simile a quelle che subì l’Unione Monetaria quando indugiò troppo a lungo nella vendita del suo argento.

[5]N.d.T.: traducendola dall’inglese, riporto per prima la VELENOSA nota, tratta da quell’edizione non certo successiva a quella nona tedesca (su cui mi sono basato), ma ultima uscita prima della morte di G. e quindi, quasi sicuramente, ancora di suo pugno e forse ultima volontà dell’autore: “L’esperienza post-bellica d’inflazione, deflazione e stabilizzazione, ha convinto la maggioranza che uno standard monetario sia il vero fondamento della vita civile. Purtroppo la nuova costituzione della Repubblica Tedesca non ne fà menzione; dopo aver causato la più grande inflazione che il mondo abbia mai conosciuto, i nostri legislatori, con germanica pignoleria (deutsche Gründlichkeit!) (*) dibatterono lungamente sui colori della bandiera nazionale, ma invece dimenticarono completamente di definire lo standard della moneta nazionale”; quella della nona ed. tedesca è invece: “Io avrei qui potuto riportare quanto pubblicato nel libro uscito, in prima edizione, nel 1911, quindi prima di questa guerra che però ha già fornito così tante conferme di queste nuove teorie sul denaro, da rendere inutile la citazione: eppure preferirei non dover niente alla guerra, neanche la conferma di una mia teoria!” (*) N.d.t.: in tedesco nella traduzione inglese.

[6] Non per niente nel francese (argent) come nello spagnolo (plata) esso è sinonimo di ‘denaro’

24 N.d.t: (1851-1926), grande economista svedese di nascita ma facente parte della scuola auastriaca, con orientamento Malthusiano.

[7] N.d.t.: ricordo essere l’acronimo di 'marco tedesco della Repubblica di Weimar'

[8] N.d.t.: per il marco tedesco ‘pfennig’(plurale pfennige) equivaleva ai centesimi del nostro €.

[9] negli ultimi anni si è riusciti a favorevolmente modificare ciò, col vivace lavoro del "Circolo della libera economia", e si accresce continuamente il numero di quelli che finalmente dominano l’argomento, sostenendo non solo verbalmente la realizzazione del concetto della moneta di ghiaccio.

[10] N.d.t.: anche se G. non esplicita mai esattamente quello che avrebbe voluto, si può ragionevolmente desumere - da una preventiva lettura globale della sua opera (ma soprattutto del fondamentale capitolo 3.7), che volesse la definizione del marco come quota parte di un 'pacchetto’comprendente i prodotti più importanti e di maggior consumo (la statistica italiana moderna chiama ciò 'paniere’e se ne serve per il calcolo della tabella 'Indice dei prezzi al consumo per le famiglie degli impiegati ed operai'); supponiamo che il paniere sia composto dal prezzo di un kg. di acciaio, di carbone, di petrolio, di grano, di carne, di latte, di olio d’oliva, di cotone, di lana, di un mc. di legno, del prezzo di un appartamento bicamere, dell’assicurazione R.C. di una media cilindrata ecc.ra (più sono i prodotti, meglio è), il marco avrebbe dovuto poi essere definito come - supponiamo - un milionesimo del paniere, con una tolleranza, in più ed in meno - sempre supponiamo - del 3%. Il superamento di tale limite (vedi commi 3.13.i) avrebbe fatto scattare le misure di salvaguardia, di aumento del circolante in caso di aumento dei prezzi (cioè di aumento del paniere), di diminuzione del circolante in caso di sua diminuzione. Una forma di modernità e d’intuito straordinario!!!! Resta da aggiungere che, qualora nel recente passaggio all’euro, il rapporto di conversione della lira non fosse stato stabilito 'ad capocchiam', ma con un procedimento del genere, noi tutti, attualmente, non ci troveremmo alle prese con questo sconvolgente aumento dei prezzi, con questi 'prezzi pazzi'!!!

[11] Quando in qualche paese la circolazione monetaria supera l’effettiva necessità dell’interscambio commerciale, vi si verifica inevitabilmente un aumento dei prezzi, avente lo scopo di rendere più difficile l’esportazione e più facili le importazioni, in modo da creare una passività, nel commercio estero, da coprirsi con l’esportazione di metallo nobile. Così, ad esempio, successe in Germania negli anni 1872/74, quando vi confluirono 3.646 milioni di marchi (praticamente il pieno importo dei risarcimenti della guerra franco-prussiana del 1870 ), mentre poco prima della guerra l’esportazione tedesca era attiva. Questa esportazione d’oro, ottenendo una diminuzione della circolazione monetaria, costringe a ridurre i prezzi verso valori più equi, finendo per riequilibrare il commercio estero. Quando ai privati, che già inevitabilmente stanno incominciando a tesaurizzando, si aggiunge anche lo Stato, che improvvisamente destina l’oro all’esportazione, sostituendolo, nella circolazione monetaria con banconote, il fenomeno si accentua, ponendo il Commercio estero in enormi difficoltà per pagare le sue importazioni, e che si trasformano inevitabilmente in un maggior prezzo dell’oro (agio), che agisce come regolatore del Commercio Estero - gravando le importazioni e favorendo l’esportazione, contemporaneamente, nel mercato intreno, ostacolando la circolazione delle monete d’oro: i quantitativi eventualmente messi in circolazione quotidianamente vengono subito tesaurizzati ed allora anche i pubblici uffici incominciano a distribuire solo banconote. A causa dell’agio l’oro diventa inutilizzabile per i traffici, finendo nelle banche in attesa di essere mandato all’estero alla ricerca di remunerazione. In conclusione, la si suol riassumere nell’adagio che se in un paese circolano contemporaneamente oro e carta, la moneta cattiva scaccia la buona, accompagnando il suo rivale, in questo caso l’oro, alla frontiera. Questa legge è chiamata ‘di Gresham’, in onore allo statista (elisabettiano) che la intuì e formulò. N.d.t.: si è parlato già della legge di Gresham, ma senza spiegarla e solo in nota; tuttavia ho preferito rispettare la volonta di G., che la spiega solo qui, ma ho provveduto ad effettuare il richiamo incrociato, di questa nota nei commi 3.1.2.4.4.nota 8 e 3.4.2.9.3.nota 19 e tali commi in questa nota. La legge di Gresham è comunque l’applicazione all’economia del principio fisico di Le Chatélier, detto anche 'principio dell’equilibrio mobile’: un sistema fisico reagisce autonomamente a qualunque tentativo di alterazione dell’equilibrio, cercando di ripristinarlo.

[12] N.d.t.: vedi comma 3.4.2.1.8. nota 7

[13] N.d.T. con Law siamo fine 17mo - inizio del 18mo secolo, con gli assegnati e la requisizione del tesoro degli Unni, invece già alla fine di quest’ultimo (rispettivamente rivoluzione francese e periodo napoleonico); poichè storicamente i tre tentativi francesi furono clamorosi fiaschi, ho evidenziato con l’apice le affermazioni tendenziose: originariamente il testo era stato probabilmente scritto per una conferenza, in cui l’ironia della voce avrebbe potuto invertire il senso della parola.

[14] N.d.T.: siamo ai tempi della grande inflazione tedesca, quando coi miliardi di marchi si compravano i francobolli per una lettera, vedi anche la nota 16!

[15] N.d.t.: 'zwang ........ den Schuldner', letteralmente, sarebbe 'forzò..... il debitore', ma ci dev’essere un errore e simile traduzione avrebbe impedito, al lettore di comprendere la realtà dell’evento, perchè il debitore era sicuramente ben lieto di pagare in oro: con il crollo del prezzo dell’argento (vedi comma 3.5.2.2.1.9) pagare in oro significava più che dimezzare il debito! pertanto il senso del periodo deve essere o 'autorizzò il debitore a pagare in oro’oppure 'forzò il creditore ad accettare il pagamento in base al nuovo rapporto oro-argento'.

[16] In Germania si arrivò ad accettare 5 miliardi di marchi in monete d’oro contro 143 Miliardi in biglietti di banca, o 40 miliardi di altri crediti di valore ecc.ra

 

[17] I latifondisti richiesero allo Stato l’introduzione di un dazio sui cereali, che fece aumentare gli alimenti più popolari, ma che ugualmente fu loro accordato. Successivamente, invece, la classe operaia, che ne reclamava ardentemente l’abolizione, per lungo tempo non fu accontentata.

[18] N.d.t.: ho un po’integrato questo comma, a vantaggio della comprensione del lettore; la traduzione letterale sarebbe "A danno del possessore, con l’emissione della cartamoneta lo Stato ha ottenuto in cambio un qualcosa, che ora deve restituire, senza....."

[19] In base alle teorie allora vigenti, dalla perdita del privilegio monetario, non sarebbe assolutamente dovuto derivare danno, ai possessori di talleri, garantiti dal valore intrinseco del metallo.

[20] N.d.t:: grande, colossale verità, sicuramente intuita da Gandhi, ma poi forse anche da Giap e da Mario CAPANNA quando predicava il disarmo unilaterale incondizionato: uno stato militarmente debole come l’Italia può difendersi molto meglio da un agggressore forte con la successiva guerriglia sul suo territorio (vedi Vietnam!) che non sulle sue frontiere.

[21] N.d.t.: in realtà, nel testo non esiste un capitolo con tale nome: evidentemente si tratta del capitolo 3.3.i, ma che attualmente s’intitola 'Sul cosiddetto valore'

[22] N.d.t.: nell’interesse del lettore ho tradotto questa parte a senso e non letteralmente, anche integrando alcuni punti.

[23] Bismarck: "Quando un tedesco vuole qualcosa, di solito vuole contemporaneamente anche il contrario."

 

[24] N.d.t.: Traduzione letterale 'Sbaglierebbe alla grande chi rispondesse', ma al forbito eloquio ottocentesco ho preferito questa brutale moderna immediatezza, tipo 'Iene’: quando ce vo, ce vo!