3.18. Del perchè la pace, sociale ed internazionale, sia incompatibile con il Gold-standard. [1]

SINTESI: 3.18.1.i. Fiancheggiatori della guerra e guerrafondai, loro ramificazioni e punti deboli; 3.18.2.i. L’età dell’oro vista quale sicura conseguenza dell’introduzione del denaro di metallo nobile; 3.18.3.i. il risveglio del Rinascimento, attribuito alla più grande di tutte le invenzioni, il denaro falso (snervamento e circoncisione); 3.18.4.i. i metalli nobili possono essere solo trovati, con un evento del tutto casuale che non può quindi adattarsi ai sviluppi produttivi, invece sistematici; 3.18.5.i. il peccato originale dà origine alla divisione classista della società, in sfruttati e sfruttatori, contraria la pace sociale; 3.18.6.i. l’oro guerrafondaio interno ed internazionale; 3.18.7.i lo sciocco protezionismo, la sua antitesi, la globalizzazione dell’economia, l’intiero mondo come 'casa comune’di tutta l’umanità e la sindrome d’Alessandro Magno; 3.18.8.i. Congedo con istruzioni ai militanti pacifisti, comunicazione dell’avvenuta fondazione del 'Circolo svizzero per liberterra ed icemoney ', considerazioni sopra gli insegnamenti della storia, loro indispensabilità ma, soprattutto, loro corretta interpretazione.

 3.18.1. FIANCHEGGIATORI E GUERRAFONDAI.

3.18.1.1                   Oltre ad un partito dichiaratamente militarista, in ogni paese ci sono individui che, in base ad osservazioni, ricerche, teorie proprie od altrui - o anche in altro modo - sono arrivati alla conclusione, che la pace fra i popoli sia un’utopia.

3.18.1.1.1.             Ma, chi non ha fiducia nella pace, non è neanche ostile alla guerra, e così – anche se non da militante, ma solo da agnostico - finirà coll’ugualmente agevolarla, per l’ambiguità della sua posizione ed azione;

3.18.1.1.2.             non è per niente necessario invocarla e neanche augurarsela: basta crederla inevitabile ed ecco che spunterà, come la puzza del diavolo al solo menzionarlo.

3.18.1.1.3.             In questi casi, accade esattamente come nell’antichità - quando la credulità popolare nelle infauste previsioni degli oracoli, finiva col farle verificare;

3.18.1.1.3.1.        (ad esempio, quando, nel medioevo, inizi dell’anno mille s’annunziò la fine del mondo, per l’autunno successivo, essa poi finì coll’accaddere realmente in quei molti paesi, in cui si ritenne inutile lavorare la terra;

3.18.1.1.3.2.        ed in modo del tutto simile succede ora, quando la certezza di una crisi economica distoglie gli imprenditori dal portare avanti i lavori progettati, spingendoli a licenziare gli operai: il timore della crisi si converte in elemento scatenante il suo immediato insorgere.)

3.18.1.2.4.             Certe aspettative sono, insomma, autoinnescanti, specialmente quella della guerra, tanto da costringermi ad evidenziare questa verità:

3.18.1.1.4.1.        chi non è per la pace, le é contro, e deve essere considerato un operatore di guerra, perchè l’ambiguità dei suoi discorsi e teorie abituerà i dubbiosi alla sua inevitabilità.

3.18.1.2.5.             E’inoltre da evidenziare come questi guerrafondai di complemento ben raramente abbiano l’apparenza bellicosa, ed anzi possono perfino paradossalmente sembrar colmi di pacifismo, dato che la fiancheggiano solo indirettamente, per mancanza di fiducia nella pace.

3.18.1.2                   Teoricamente, i guerrafondai veri e propri invece posson esser divisi in quattro gruppi, a seconda che vedano la guerra come:

3.18.1.2.1.             tribunale penale divino,

3.18.1.2.2.             ottimale occasione per l’autorealizzazione delle persone

3.18.1.2.3.             strumento attuativo della selezione biologica naturale

3.18.1.2.4.             panacea contro i problemi economici.

3.18.1.3                   Poi, in un certo giorno sfortunato, al di qua ed al di là del confine di ogni Stato, il caso coagula questi quattro gruppi in un solo partito pro-guerra, di estrema virulenza,

3.18.1.3.1.             finalizzando le loro diverse opinioni allo scopo di far insorgere le ostilità e suscitando aspettative popolari talvolta, già di per sè, sufficienti a scatenarla.

3.18.1.4                   Anche ammesso che effettivamente esistano le giustificazioni, teorie ed opinioni dei primi tre gruppi, mi rifiuto di esaminarle dettagliatamente:

3.18.1.4.1.             infatti, anche se, per il meglio della pace, dovrebbe essere contrastato lo sproloquio passionale e l’affermarsi di qualunque di esse, occorre indubbiamente polarizzarsi sul quarto, le cui teorizzazioni son poi mutuate dagli altri tre per i propri slogan più ricorrenti.

3.18.1.4.2.             Quindi, riuscendo ad isolare e/o, meglio ancora, a disperdere questo quarto gruppo, avremo risolto il problema, ottenendo la dissoluzione indiretta anche degli altri.

3.18.1.5                   Per questo, in pratica, mi concentrerò solo sull’ultimo, cioè su quelli che vedono nella guerra un toccasana contro i problemi economici e che sono, di gran lunga, i più numerosi ed influenti;

3.18.1.5.1.             e ben grato mi è il compito d’affrontarlo – io spero proprio d’annientarlo! - dato che - come già detto - senza l’apporto questo gruppo - gli altri tre sono senz’altro ridotti all’impotenza.[2]

3.18.1.5.2.             Già avvicinandosi alle contorte elucubrazioni, meandri ed assiomi di una di quelle teorie – per prenderne cognizione onde controbatterle – si resta stupefatti dal fatto che simili conclusioni possano provenire da persone apparentemente sane, e non da pazzi furiosi:

3.18.1.5.3.             ben magra consolazione, perché - se qualcuno ti ha colpito con un proiettile – sicuramente la ferita non ti duole di meno solo per il fatto che non avrebbe voluto farlo!

3.18.1.5.4.             Eppure, per una obbiettiva esposizione del tema, innanzittutto occorre riconoscere che nel primo e secondo gruppo vi sono numerosi galantuomini,

3.18.1.5.4.1.        che - sinceramente preoccupati d’arginare, in qualche modo, la constatata cattiveria umana e perciò mossi dalle migliori intenzioni - approdano ad una concezione della vita cupa e visionaria;

3.18.1.5.4.2.        poi, come in acqua torbida tutto sembra torbido, tutto ciò che, in condizioni normali, il popolino apprezza e desidera, ad essi sembra invece sporco e peccaminoso;

3.18.1.5.4.3.        incominciano allora a farneticare della valle di lacrime, a riempire i conventi, e la guerra appare loro necessaria per la punizione ed espiazione di questa mala e peccaminosa umanità.

3.18.1.5.5.             Qualcosa di simile accade anche per molte persone del terzo gruppo che considerano la guerra come un brodo di coltura, come un bagno d’acciaio, come una selezione verso una razza più solida.

3.18.1.5.5.1.        Dal loro punto di vista, un lungo ristagno od anche un perdurare di crisi economiche apporterebbe una degenerazione raziale, in quanto disoccupazione, cibo cattivo, vestiti dimessi, sapone non profumato, insufficiente spazio vitale, rilassata formazione caratteriale, snerverebbero gli uomini.

3.18.1.5.5.2.        Poiché assolutamente nessuno resterebbe esente da questo contagio - soprattutto se simile condizione negativa perdura come successo all’incirca dal 1873 fino al 1890 - il teorico della degenerazione arriva fino a stabilire scientificamente la percentuale di decadimento,

3.18.1.5.5.3.        nonchè perfino a dimostrarla, non solo con la statistica della criminalità ma anche con marchingegni varii, per la cui ideazione e realizzazione questo guerrafondaio biologico, si avvale della sua migliore scolarizzazione,

3.18.1.5.5.4.        facendone un uso davvero deplorevole e pretendendo di estrarre importanti prove materiali dalla sua totale incomprensione dei fenomeni economici.

3.18.1.5.5.5.        Che invece si tratti solo di false conclusioni, che anzi la guerra ottenga esattamente il contrario di quello, che i gruppi guerrafondai da 1° a 3° s’attenderebbero dal bagno d’acciaio, è senza significativa importanza: è sufficiente che essi lo credano.

3.18.1.5.6.             Fondamentalmente anche gli appartenenti al quarto gruppo, sembrano alterati da una specie di crisi esistenziale, però nel loro caso dipendente da cattivi risultati economici,

3.18.1.5.6.1.        tanto che le succitate imprevedibili elucubrazioni quasimistiche avvengono, in realtà e quasi esclusivamente, in periodi di crisi, per la negatività del momento storico:

3.18.1.5.6.2.        quando le cose vanno economicamente male, quando il guadagno è latitante, il lavoratore è disoccupato e l’artigiano s’accorge di lavorare per nulla,

3.18.1.5.6.3.        quando il commerciante, curvato sopra la sua contabilità, deve lungamente meditare sul come procurarsi il denaro per le cambiali in scadenza, in quei momenti si raggiunge la plètora della depressione e disperazione.

3.18.1.5.6.4.        (Tanto è vero che, per rianimare simili pessimisti, generalmente basterebbero solo maggiori guadagni; e se i risultati economici fossero soddisfacenti,

3.18.1.5.6.5.        se i giovani trovassero lavoro e reddito che permettesse loro un proprio focolare, le ragazze allora sciamerebbero, dalla casa paterna, come novelle regine;

3.18.1.5.6.6.        e allora chi incominciasse a blaterare della valle di lacrime e della necessità di una guerra, come mezzo di risanamento d’un’umanità traviata, verrebbe solo deriso.)

3.18.1.5.7.             Allora per infliggere un colpo mortale al più potente dei quattro gruppi guerrafondai, (e – come abbiamo detto - una grave ferita indiretta anche agli altri tre)

3.18.1.5.7.1.        basterà semplicemente riuscire a far loro comprendere l’economia, avviandoli verso la corretta visione dei problemi e distogliendoli da quella erronea,

3.18.1.5.7.2.        spesso però potentemente sostenuta e spalleggiata, più quantitativamente che non qualitativamente, sia da importanti singoli che da lobbies; questo è esattamente quello che mi accingo a fare nel prosieguo.

 

3.18.2. L’ETA’ DELL’ ORO ecc.ra

 

3.18.2.1                   Antiche leggende[3] ci raccontano di un’attualmente incredibile età dell’oro, descritta - anche da Don Chisciotte della Mancia - come quella in cui ancora non si fosse fatta distinzione fra il mio ed il tuo (cioè l’epoca d’oro sarebbe stata, in pratica, un tempo di comunismo).

3.18.2.1.1.             E conclude Don Chisciotte, che sarebbe stata chiamata età dell’oro non per l’abbondanza di quel metallo - in questi tempi ferrei così stravalutato - ma per la qualità della vita, avendo allora tutte le persone libertà d’accesso a tutti i tesori della natura.

3.18.2.2                   Mi permetto di ritenere completamente falsa ed utopica la conclusione di quello strampalato filosofo e, al contrario, che l’età dell’oro abbia tratto semanticamente il suo nome dall’introduzione di quel metallo come mezzo di scambio, cioè come denaro.

3.18.2.2.1.             Io non escludo che, in precedenza, ce ne fossero stati altri, ma l’oro fu in ogni caso quello meglio riuscito e più idoneo alle necessità del commercio e della divisione del lavoro,

3.18.2.2.2.             perché – assicurando, con la sua introduzione e rispetto al baratto, uno scambio di beni molto più sicuro, veloce e meno costoso - essa potè svilupparsi ed ampliarsi freneticamente:

3.18.2.2.3.             a spiegare questa leggenda dell’età dell’oro sarebbe bastato il raggiungimento d’una sviluppatissima economia mercantilistica, creata da quella divisione del lavoro – stimolata dal mercantilismo con effetto autoisterizzante -

3.18.2.2.4.             e che sviluppa enormi occasioni evolutive, appunto affrancando l’umanità dalla primitiva condizione animale.

3.18.2.2.5.             Ma essendo la divisione del lavoro caratterizzata dalla produzione non di beni d’autoconsumo, ma di beni-merce, cioè da destinare ad uno scambio – che il baratto da una parte agevolava, pur dall’altra frenandolo -

3.18.2.2.6.             finchè non fosse stato introdotto un funzionale sistema monetario, non ne era possibile un ampio sviluppo; così gli uomini si barcamenavano nella consuetudine generalizzata di fabbricarsi con le proprie mani il necessario e tutti facevano tutto;

3.18.2.2.7.             ma, in simili condizioni non c’era specializzazione artigianale, né valeva la pena d’approntare utensili particolari per la realizzazione magari di un pezzo singolo,

3.18.2.2.8.             ed il tenore di vita così conseguibile era estremamente, povero ed animalesco, nonchè eternamente dominato da un’inestinguibile fame, come ora accade ai predatori del deserto.

3.18.2.2.8.1.        (Avremmo potuto farcene un’eccellente idea, qualora - all’insorgere di questa guerra - la banca nazionale non avesse fortunatamente provveduto a sostituire con cartamoneta tutto il metallo pregiato, imboscato dai cittadini………….che sconvolgimento e quanti problemi ne sarebbero scaturiti!

3.18.2.2.8.2.        Eliminando in Europa il denaro, anche solo per tre anni, la metà degli abitanti, già in condizioni di bisogno, sarebbe andata proprio a picco, mentre il resto sarebbe presto retrocesso verso il livello culturale dei palafitticoli,

3.18.2.2.8.3.        perché è proprio quello dei palafitticoli il livello economico sostenibile senza il denaro come intermediario di scambio!)

3.18.2.3                   Possiamo allora ragionevolmente supporre, che con l’introduzione dell’oro come mezzo di scambio e grazie alla divisione del lavoro, i già palafitticoli si sian rapidamente evoluti;

3.18.2.3.1.             ognuno decise di specializzarsi ed attrezzarsi per un particolare ramo d’attività, che gli era più congeniale, il resto ottenendolo dall’ingegnosità umana:

3.18.2.3.2.             con lo stesso impegno di lavoro, ora quante più asce di pietra, reti ed ami da pesca, poteva produrre e di molto migliore qualità!

3.18.2.3.3.             Il rendimento personale fu centuplicato, l’alimentazione ed il benessere di tutti aumentò vertiginosamente, così lasciando molto più tempo libero a disposizione, per lungamente riflettere e meditare sulle questioni più elevate ed importanti!

3.18.2.3.4.             E quando poi essi – grazie al commercio – riuscirono addirittura a scambiare i loro prodotti con gli allettanti oggetti provenienti da lontani paesi –

3.18.2.3.5.             quest’insorgere, in ogni palafitticolo, delle condizioni vitali moderne non dovette forse apparirgli come qualcosa di veramente meraviglioso ed integralmente attribuibile all’oro?

3.18.2.3.6.             Così, successivamente, essi stessi e nella loro semplicità - raccontando ai loro nipoti di quei magnifici favolosi tempi in cui dall’iniziale barbaria si erano inoltrati per i sentieri della divisione del lavoro, del progresso commerciale, del benessere e della civilizzazione –

3.18.2.3.7.             finirono con associare quei tempi solo all’elemento che apparentemente li aveva propiziati ed avviati, cioè all’oro, sottovalutando la sua funzione di denaro.

3.18.2.3.8.             In conclusione, invece e secondo me, l’antico termine età dell’oro è da prendersi propio alla lettera, sematicamente e non in senso figurato od allegorico: realmente l’oro creò l’epoca d’oro.

3.18.2.4                   Qualcuno dirà subito “Non mi aspettavo questo, ed ancor meno l’aspettavo da te!……Come può l’oro, il più privo di vita di tutti i metalli, il simbolo della morte, esser positivamente intervenuto nella storia dell’umanità?

3.18.2.4.1.             Non sarai stato anche tu – che avevi sempre vituperato l’oro elencandone tutta una serie interminabile di caratteristiche negative - comprato dagli apostoli del Gold-standard?!

3.18.2.4.2.             L’oro - così ricorda questo nostro grillo-parlante - non arrugginisce, non odora, non si graffia, non si rompe, non marcisce, non ammuffisce, gli si conoscono solo poche affinità chimiche;

3.18.2.4.3.             inoltre non è duro, non è morbido, non si trova per strada ma, in genere, solo in pochi luoghi, è poco utilizzabile nella tecnica, ed a causa della scarsità del suo reperimento, talché la stragrande maggioranza delle persone può disporne solo in minima quantità.

3.18.2.4.4.             In breve oro ed argento possiedon solo tracce di quelle caratteristiche, utili agli uomini, e che hanno fatto diventare insostituibili altri materiali……a loro differenza i metalli nobili sembrano accumulare solo attribuzioni negative!

3.18.2.4.5.             Ed ora fai indietro tutta elevando all’oro questo tuo Cantico dei Cantici?..... una novità teorica davvero imprevista e fortemente sorprendente!”

3.18.2.5                   Osservazioni tutte pienamente legittime e meritevoli di risposta: affermativo, è propio così e di tutti i materiali di questa terra l’oro ha la minore utilizzabilità commerciale, collocandosi al di sotto di tutti gli altri metalli, come metallo-morto.

3.18.2.5.1.             Ma è appunto questa la caratteristica più ricercata, per il denaro: è propio perche non ci si fà praticamente nient’altro, perché noi non riusciamo a scoprire, per l’oro, nessuna utilizzazione - o almeno nessuna utile

3.18.2.5.2.             perchè per l’impiego monetario di un materiale è propio elettiva e specifica l’inutilità alternativa, che l’oro può essere usato come denaro, meglio di qualunque altro materiale!

3.18.2.5.3.             Come del resto ho sempre sostenuto, tanto più limitati siano i suoi altri impieghi, tanto meglio il denaro potrà adempiere ai suoi compiti di mezzo di scambio.

3.18.2.5.3.1.        Si venda una vacca contro denaro: previa un’unica occhiata di controllo e conteggio, questo sparisce subito in tasca; ma in modo completamente diverso si comporta l’acquirente della vacca:

3.18.2.5.3.2.        egli non si limita certo a darle - come fa l’altro col denaro - un’occhiata distratta, di conteggio…… invece insiste a guardare, tastare e carezzarla da tutte le parti, cercando di scoprire sempre nuove qualità, che - grazie a Dio - lo facciano esultare, invece d’affliggerlo.

3.18.2.5.4.             Se allora il denaro fosse di materiale così distraente, da farci soprassedere su ogni moneta con quella stessa attenzione, invece fortunatamente riservata solo ad una vacca, un’ascia, un libro,

3.18.2.5.4.1.        per introitare tutti insieme una somma di 100 marchi, noi avremmo bisogno almeno d’un intiero giorno, senza neanche mettersi a controllare la sua esattezza e genuinità!

3.18.2.5.4.2.        E poi, giusto solo perché tutti noi restiamo indifferenti, a fronte del denaro, possono circolare, alla pari ed una vicina all’altra, monete gialle bianche e rosse e d’oro vecchio o nuovo!

3.18.2.5.4.3.        Quanto noi tutti si sia indifferenti a questo proposito, è dimostrato dal fatto che, tra mille persone generalmente si riesce a trovarne ben poche che sappiano, dettagliatamente, a che quantità d’oro corrisponde un marco!

3.18.2.6                   Immaginiamoci allora quanto i barbari popoli di quei tempi saranno stati riconoscenti, all’Entità suprema, per aver creato quelle sostanze naturali che, per la loro scarsità d’utilizzazioni, lasciavano ognuno indifferente,

3.18.2.6.1.             così potendo passare di mano in mano senza esser distratti da altre utilizzazioni ed inoltre la cui quantità, se eccepita o in caso di necessità giudiziarie, potesse essere sicuramente e facilmente stabilita (con una pesata).

3.18.2.6.2.             Né c’era altra alternativa - in quei tempi lontani e con una tecnologia non ancora pervenuta all’approntamento d’un denaro tutelato dalla sua grafica, come la cartamoneta (realizzabile solo dopo uno sviluppo tecnologico secolare reso possibile da quella divisione del lavoro,

3.18.2.6.2.1.        che non si sarebbe mai sviluppata senza denaro, per cui il serpente si sarebbe morso la coda):

3.18.2.6.3.             all’epoca, quindi, i metalli nobili, furono l’unica soluzione monetaria possibile per persone, che si volessero sollevare dalle barbarie con l’aiuto della divisione del lavoro!

3.18.2.7                   Il fatto che - con la loro affermazione, come mezzo di scambio - s’affermasse una corsa generalizzata alla loro ricerca e possesso, sembra nuovamente entrare in netto conflitto, con la nostra precedente asserzione, che cioè le persone gli siano del tutto indifferenti.

3.18.2.7.1.             Ma solo apparentemente: i Morgan, i Rockefeller, tutti gli speculatori ed usurai che, apparentemente inseguono l’oro, andandone a caccia, sono di fronte a questo metallo forse perfino più indifferenti degli altri.

3.18.2.7.2.             Costoro, in realtà, ricercano, in esso, il denaro, cioè il mezzo di scambio, su cui ogni altro cittadino fà affidamento per la commercializzazione dei suoi prodotti, perchè è solo il denaro a poter dare loro l’anelato potere!

3.18.2.7.3.             Difatti un monopolio dell’oro, qualora non fosse più denaro, sarebbe praticamente ininfluente, come già al giorno d’oggi lo è diventato quello dell’argento.

3.18.2.7.4.             Invece, pochi anni fa, l’ antirazzista Morgan, grazie al Gold-standard, ha fatto diventare visi pallidi tutti gli ottanta milioni di Americani, negri e pellirossa compresi[4]!

3.18.2.7.5.             La corsa all’oro non è quindi niente altro che corsa al denaro, perché sarebbe sempre la stessa, se il denaro fosse d’oro, carta o rame: e quando Goethe dice:

3.18.2.7.5.1.         "Verso l’oro si è dunque tutti sospinti ed all’oro sospesi - ah poveri noi!" non si deve assolutamente considerare l’oro, ma il suo concetto allegorico!

3.18.2.7.5.2.        Perché in realtà si corre tutti verso il denaro, come una volta verso quell’argento - dato che di esso era allora fatto il denaro - per un sacchetto del quale Giuda tradì il suo sommo Maestro.

3.18.2.7.5.3.        (Mentre da quando esso è stato demonetato, neanche più ci si accorge della sua esistenza, tanto che Goethe sarebbe ora certamente deriso se avesse sostituito l’oro con l’argento.)

3.18.2.8                   Come già detto, l’oro monetato rese possibile ai barbari non solo l’introduzione della divisione del lavoro ma anche un notevole progresso tecnico per la produzione delle merci.

3.18.2.8.1.             Dunque l’oro fu dapprima una scala che permise all’uomo primitivo d’evadere dalla sua caverna raggiungendo ben più luminosi livelli d’evoluzione.

3.18.2.8.2.             Ma esso presto si trasformò in una scala pericolante, che da brava scala pericolante diventa tanto più pericolosa, quanto più in alto ci si sia innalzati.

3.18.2.8.3.             È infatti tuttora stupefacente, come gli antichi popoli civilizzati siano, in tempi incredibilmente brevi, riusciti a scalare vertici d’evoluzione, per poi venirne privati;

3.18.2.8.4.             e tuttora si resta sbalorditi davanti a tutto ciò che Greci, Romani ed altri antichi popoli son riusciti a fare - e spesso in un lasso di tempo straordinariamente breve.

3.18.2.8.5.             Ma l’oro può chiarire questo mistero, o - per essere più precisi, il connubio denaro-divisione del lavoro da lui resa possibile: gli stimoli evolutivi di quest’ultima, non mai sufficientemente apprezzati, invece mai potrebbero essere sopravalutati.

3.18.2.8.6.             Questa sorprendente velocità di sviluppo di quei popoli ci dà la migliore unità di misura dell’importanza del denaro, sotto certi aspetti paragonabile all’affermarsi di quel trasporto ferroviario,

3.18.2.8.7.             che, però, in realtà, ha reso all’umanità servigi ben minori della divisione del lavoro e del suo supporter, appunto il denaro, che è stato, è e sarà sempre la struttura portante della cultura e di ogni altro sviluppo sovrappostole;

3.18.2.8.8.             e tutto l’imponente, sorprendente valore, di quanto realizzatoci sopra, ci può ben render conto sia di cosa abbia potuto significare la comparsa iniziale di quel poderoso pilastro, sia del suo successivo schiantarsi, che tutto travolse.

3.18.2.9                   Non è quindi un caso che la civiltà degli antichi popoli sprofondasse nel nulla, quando il denaro - o come si è qui ampiamente dimostrato l’oro – s’esurì: quello stesso metallo, la cui relativa abbondanza aveva sollevato l’umanità dalle barbarie, con la sua penuria ce la risospinse.

3.18.2.9.1.             Perché i metalli nobili non son prodotti ma trovati; e trovare è praticamente l’unico verbo che illustra come si possa tuttora reperirli per gli scopi monetari: solo se si trovano, sarà posibile coniare altro denaro.

3.18.2.9.2.             Né al tempo dei babilonesi, dei greci, dei romani, la situazione era sostanzialmente diversa da oggi, anche allora si doveva fare affidamento sui ritrovamenti, però allora molto più comuni;

3.18.2.9.3.             non certo il conseguito loro sviluppo, ma sempre e solo il caso fortuito poteva fornire ai babilonesi, greci e romani una qualche possibilità di adeguamento della produzione di denaro al fabbisogno dello scambio delle merci, così necessaria alla divisione del lavoro;

3.18.2.9.3.1.        se veniva rintracciato molto oro, allora in Babilonia s’imprimeva molto denaro, precisamente come si fà ancor’oggi in Berlino, Londra, Berna con i ritrovamenti dell’Alaska;

3.18.2.9.3.2.        trovandone poco, ci si arrangiava, al meglio possibile, con l’esistente: però non trovandone propio più, semplicemente si retrocede nella barbaria; così almeno successe ai babilonesi, ebrei, greci e romani,

3.18.2.9.3.3.        e – non disponendo della carta moneta - così inevitabilmente accadrebbe anche alle attuali autorità europee, malgrado gli uomini d’apparato e di finanza,

3.18.2.9.3.4.        perché, mancando l’oro e dovendo retrocedere la divisione del lavoro, pian piano ripiegheremmo sull’economia degli Ottentotti!

3.18.2.10                E proprio questo furon costretti a fare i popoli dell’antichità, questa è la spiegazione dell’enigmatica ed incomprensibile decadenza di quei popoli civilizzatissimi.

3.18.2.10.1.          Perché non dobbiamo dimenticare, ma tenerlo costantemente presente: l’oro vien trovato, solo trovato, nient’altro che trovato, e quando non se ne trova semplicemente non se ne può trovare.

3.18.2.10.2.          Per tutte le altre cose, necessarie agli uomini, si verifica che noi le produciamo a seconda del fabbisogno; fieno, paglia, letteratura sul Gold-standard e le altre teorie del valore, tutto ciò vien prodotto in base al fabbisogno!

3.18.2.10.3.          Ma non i metalli nobili: quest’elettiva materia prima per il denaro, questa culla di tutta la cultura e nerbo della forza dello Stato, non può esser reperita in base al bisogno, ma solo esser trovata, quando e se la si trova.

3.18.2.10.3.1.     Pensiamo ad un caso analogo: il distrattissimo presidente della banca nazionale ha un buco nella tasca dei calzoni e quindi perde sempre più spesso la chiave del deposito blindato;

3.18.2.10.3.2.     il commercio nazionale viene totalmente a dipendere dal ritrovamento di questa chiave, nè più nè meno di come tutt’oggi dipende dai ritrovamenti d’oro:

3.18.2.10.3.3.     fintantoché il presidente cerca la chiave, nel paese si ferma tutta la vita commerciale, e poichè i popoli dell’antichità quella chiave perduta non riuscirono a più ritrovarla, tramontarono, malgrado tutta la loro cultura.

3.18.2.11                Per i romani ciò si verificò approssimativamente al tempo dell’imperatore Augusto, quando tutte le miniere di oro erano ormai esaurite mentre quelle spagnole d’argento,

3.18.2.11.1.          che fino a quel momento avevano fornito il principale contributo di materia prima per le monete romane, l’ebbero forzatamente molto ridotta.

3.18.2.11.2.          In quel momento incominciò la decadenza dell’impero romano, perchè il potere di Roma, come del resto quello di ogni stato durevole, era essenzialmente economico, costruito sul commercio, sulla divisione del lavoro e conseguentemente sul denaro.

3.18.2.11.3.          Fin dove era arrivata la moneta romana, là potè instaurarsi la divisione del lavoro, apportatrice di quel benessere che, onnipresente, visibile e vistoso era attribuito al dominio ed amministrazione dei romani, di cui rappresentava quella forza di coesione, che manteneva unito l’impero.

3.18.2.11.4.          Ma quando i romani, non più riuscendo a reperire oro ed argento, non poterono più battere nuova moneta, il denaro esistente andò sparendo, a poco a poco, naufragato, o risparmiato od esportato vero l’oriente, come pagamento d’importazioni non controbilanciate da esportazioni.

3.18.2.11.5.          Così si dovette di nuovo far macchina indietro con la divisione del lavoro, che, tra l’altro, forniva anche gli armamenti per l’esercito, sguarnendolo:

3.18.2.11.6.          il benessere finì, le tasse divennero sempre più insopportabili, e nell’impero romano incominciarono a verificarsi i sintomi della decadenza.

3.18.2.11.7.          L’insidiosa scala d’oro si era rotta ed all’impero romano non restò che precipitare, da quella maggiore altezza a cui in precedenza, servendosene, si era elevato:

3.18.2.11.8.          ed oggi con vivo stupore s’incontrano, tra i ruderi di Roma imperiale, pastori di capre, indifferenti a quelle colossali e meravigliose opere, che l’oro aveva saputo quasi magicamente estrarre dal nulla.

3.18.2.11.9.          Lo splendore di Roma fu, infatti, come quello di Babilonia, Grecia e Palestina, solo un riflesso della potenza evolutiva, allo stato latente nel denaro, ma da esso sempre recuperabile.

3.18.2.12                Cosa di diverso si può proporre a spiegazione del tramonto dei popoli dell'antichità, se non che quando non si trova più oro, quando la divisione del lavoro deve essere limitata o addirittura abbandonata,

3.18.2.12.1.          quando si fanno strada miseria, fame e servilismo, a quella imperiale subentra una concezione del mondo del tutto medioevale, infelice, monastica?

3.18.2.12.2.          Non è vero che sia stata la corruzione delle classi dominanti a causare il tramonto di Roma, né che non ci furono più uomini così poderosi da poter far dipendere, da loro e per secoli, il bene e/o il male d’un intiero popolo:

3.18.2.12.3.          operando economicamente in regime di divisione del lavoro, sano, felice e ricco, questo non si sarebbe lasciato maltrattare a lungo da un qualche omuncolo degenerato e vizioso.

3.18.2.12.4.          Infatti ogni uomo, economicamente riuscito, reclama - come l’iscrizione presente in quelle nostre cambiali, che talvolta firma, Il valore è in me stesso, ed egli è orgoglioso e libero, perché si sente più sicuro grazie alla propria attività.

3.18.2.12.4.1.     (Per questo nessun tiranno è ancora mai riuscito a stabilire il proprio dominio in momenti di crescita economica, in cui, inoltre, non si sopportano uomini incapaci nella direzione dello stato.

3.18.2.12.4.2.     Perchè, con un’economia sana, sicuramente progredisce per primo il modo di pensare liberale, orgoglio del popolo;

3.18.2.12.4.3.     quando però esso sia costretto, dalla sempre minore disponibilità di denaro, ad abbandonare la divisione del lavoro, così tornando, a poco a poco - come avvenne in Roma, Babilonia, Palestina - all’economia primitiva;

3.18.2.12.4.4.     quando lo sottomette totalmente il soffio pestifero della recessione, facendo ovunque risuonare miserevoli lamentazioni, tipo quelle dei mendicanti o dei dolori del parto, non c’è più nessuno che, prese le redini del potere, abbia coraggio od orgoglio bastanti per rincuorare questi uomini.)

3.18.2.12.5.          No, Roma non andò in rovina per malcostume, anche se certamente, per la loro depravazione, andarono in rovina singoli individui autolesionisti, ma con cui la gran massa popolare nulla aveva a che spartire.

3.18.2.12.6.          Altrimenti, se fosse bastata solo la depravazione del principe e delle classi dominanti, quanto spesso, davvero troppo spesso, sarebbero andati in rovina intieri odierni popoli europei!

3.18.2.13                Fu invece con la progressiva contrazione, fino alla sparizione, della divisione del lavoro, - conseguente all’indisponibilità di denaro - che tramontò Roma, mentre è completamente falso - quanto viene generalmente affermato - cioè che tutto il popolo si fosse degenerato.

3.18.2.13.1.          Del resto, secondo i nostri medici, non si può verificare una degenerazione della razza senza quelle cause etniche, che oggi si indicano nel caffè, alcol, tabacco, sifilide;

3.18.2.13.2.          e di questi veleni i Romani ne conoscevano uno solo, ma, di vino, peraltro, non vendemmiavano certo le quantità odierne, ed in ogni caso certo non in quantità tali da rovinare tutto un popolo.

3.18.2.14                E’altrettanto una grossa menzogna responsabilizzare noi germanici per il tramonto di Roma: nessuno meglio di noi conosce quanto valga simile razza, caratterizzata da allegro dinamismo, serietà, ambizione verso le più alte mete!

3.18.2.14.1.          Quand’anche questi barbari (possiamo accettare di così chiamarci giusto perchè i nostri antenati non conoscevano nè denaro nè divisione del lavoro) avessero ridotto l’impero romano in mille pezzi, perché questi non si sarebbero subito di nuovo coagulati sotto il loro dominio?

3.18.2.14.2.          Si dice generalmente che - come dalla potatura - una vita nuova e molto robusta rigermogli dalle rovine: ma che avrebbero potuto fare i germani, sulle rovine di Roma,

3.18.2.14.3.          non avendo neanche loro rinvenuto altro oro, indispensabile per coniare quel denaro, necessario allo sviluppo della divisione del lavoro e senza cui neanche i germani potevano evolversi?

3.18.2.14.4.          Fu pertanto l’insufficienza di denaro a mandare in rovina Roma, e questa peste mortale fece retrocedere tutti i popoli che le erano sottomessi: così, dalle sue rovine, nessun’altrà civiltà riuscì a svilupparsi, neanche sotto il predominio germanico.

 

3.18.3.                IL RISVEGLIO RINASCIMENTALE

 

3.18.3.1                   E così, per un millennio e mezzo, Roma s’addormentò fino al risveglio, cioè fino al Rinascimento, ancorchè di artisti, inventori e commercianti ne nascessero ugualmente,

3.18.3.1.1.             perché essi sono la testimonianza del loro tempo, ma non la causa, che è sempre economica: e quella del Rinascimento è integralmente da ascriversi alla più grande invenzione di tutti i tempi, l’invenzione delle monete false!

3.18.3.1.2.             Non ridete, è proprio così…….. furono le monete false a risvegliare la civiltà romana, nonchè tutt’Europa, dall’invernale letargo medioevale,

3.18.3.1.3.             perchè quando può dispiegare tutti i suoi stimoli di sviluppo, non esiste allevatore-allenatore migliore del denaro, mentre, in sua mancanza, tutto va in rovina!

3.18.3.1.4.             All’origine del Rinascimento vi è quindi una causa innominabile - tanto che si preferirebbe tacerla - cioè che nel 15° secolo, in tutta Europa ma specialmente in Italia

3.18.3.1.5.             - per fare monete false ma che tuttavia ebbero corso legale - fu rimesso in circolazione, amalgamato con moltissimo rame quel poco metallo nobile, chissà come salvatosi dal tempo dei Romani: arrivarono le monete circoncise[5]!

3.18.3.1.6.             coniari necesse, honestas non necesse[6] ecco il lampo dell’umano genio: privi di metalli nobili, per fare vere monete, allora, almeno, facciamole fasulle!

3.18.3.1.7.             Così da ogni ducato se ne fecero non so quanti, con cui ci si potè liberare da tutti i debiti: una specie d’anno sabbatico degli ebrei, in altra e migliorata forma; il denaro disponibile così crebbe, diffondendosi fino a larghe masse popolari.

3.18.3.1.8.             I prezzi delle merci, che dai tempi di Augusto erano andati continuamente a scendere - quando non addirittura rendendolo aritmeticamente impossibile, quantomeno facendo passar la voglia di commerciare - incominciarono, allora, a mettersi in moto,

3.18.3.1.9.             rendendo massima la probabilità di lucrare, tra il prezzo d’acquisto e quello di vendita; ed i commercianti, che da tempo speravano ed attendevano questo cambiamento, finalmente poterono acquistare non più con patéma d’animo, ma in tutta sicurezza.

3.18.3.1.10.          Insomma il Potere aveva praeterintenzionalmente aggiunto il rame, sicuramente per avidità, ma aveva ottenuta la ripresa commerciale!

3.18.3.1.11.          Ed in tutti quei paesi in cui i principi si rivelarono bravi falsari, snervatori[7] e circoncisori, promuovendo queste monetazioni fasulle con cui incrementare lo scambio,

3.18.3.1.12.          la divisione del lavoro poté riaffermarsi, facendo riprender fiato al mondo economico e realizzando pienamente l’adagio: " ...... la forza, che volendo il male finisce, involontariamente, per operare il bene[8]"!

3.18.3.1.13.          ….e paradossalmente ritroviamo alla base della ricostruzione della civiltà romana propio quella corruzione del Potere, ingiustamente accusata del suo crollo !

3.18.3.1.14.          .......furon quindi questi falsi a far ridecollare definitivamente l’economia e la divisione del lavoro e ad avviare e promuovere il Rinascimento…

3.18.3.1.15.          …..del resto si potrebbe forse trovare causa efficente, migliore e diversa, da questo tornare in sella di quel denaro, sempre stato il motore della civilta?

3.18.3.1.16.          Grazie ad esso poeti e pittori poterono trovare acquirenti per le loro opere, venendo così stimolati a sempre nuove creazioni: senza aver mai messo mano a pennelli e scalpelli, i migliori amici dell’arte quindi si rivelarono propio i falsari, con le loro monete, fasulle ed artificiali!

3.18.3.1.17.          Non avendo lo snervamento promosso solo la compravendita di beni materiali, ma anche di cultura, fu probabilmente per sopperire a questa loro crescente richiesta, che Gutenberg perfezionò l’idea della duplicazione a stampa:

3.18.3.1.18.          fortunatamente al momento giusto spunta sempre qualche homo faber all’altezza delle cresciute problematiche proposte dal suo tempo, perché - risolto il problema della commercializzazione - tutto il resto è solo tecnologia.

3.18.3.1.19.          Concludendo, verosimilmente, dobbiamo nuovamente ascrivere, a merito di questi snervatori-circoncisori se Gutenberg poté trovarsi un capitalista- finanziatore della sua invenzione: e, per un evento epocale simile che importanza potrebbe avere che si sia trattato d’uno snervatore?

3.18.3.1.20.          …….probabilmente, senza il denaro di Faust, la geniale invenzione di Gutenberg forse sarebbe rimasta lettera morta, e magari il suo ideatore morto in prigione, per insolvenza!

3.18.3.2                   Poiché, come noi abbiamo dimostrato in questo terzo libro, per la vendita delle merci importa solo la disponibilità del mezzo di scambio, prescindendo completamente dalla materia prima con cui è realizzato,

3.18.3.2.1.             le monete snervate girarono di mano in mano:e sicuramente più rameiche apparivano, più velocemente venivano rifilate, come se scottassero!

3.18.3.2.2.             E dove circolarono, là si lavorava, e – trattandosi di uno scambio - il valore del lavoro da esse propiziato - era il doppio di quello delle monete usate per intermediarlo.

3.18.3.2.3.             Se c’era un milione in monete snervate, che, nell’anno, cambiavano proprietario cento volte, allora certamente si era lavorato e prodotto per duecento milioni……. c’era di che portare un’intiera città in condizioni di benessere!

3.18.3.2.4.             (Così, ovunque ed ancora una volta, la ricchezza delle nazioni si rivela non solo inversamente proporzionale alla bontà delle loro monete, ma anche all’onestà del loro potere[9]!!

3.18.3.2.4.1.        Perché ovunque avessero predominato onestà e correttezza, tali da indurre il Potere ad unirsi ai seguaci di Lutero nell’affermare qui sto io, e non tollero nulla di contrario alla mia correttezza, e conseguentemente ad indignatamente respingere la falsificazione delle monete,

3.18.3.2.4.2.        semplicemente non sarebbe arrivato il Rinascimento, né probabilmente fratello Martin avrebbe potuto trovare terreno così fertile per la sua ribellione;

3.18.3.2.4.3.        infatti un singolo contestatore è solo impotentemente sovversivo[10], perchè, per fare una rivoluzione, assai più che le preoccupazioni di coscienza di un unico monacello,

3.18.3.2.4.4.        è ben necessaria la condivisione e partecipazione d’un intiero popolo, sorretto dalla divisione del lavoro, pieno di vita, coraggioso, libertario, e benestante.)

3.18.3.3                   Invece di continuare ad infamarne la memoria, un’onesta e corretta ricerca, sullo snervamento-circoncisione, dovrebbe naturalmente concludersi con la sua rivalutazione storica,

3.18.3.3.1.             ed il suo riconoscimento come linea di partenza (o boa di virata) verso l’epoca moderna, attribuendogli così un pienamente meritato riconoscimento onorifico!

3.18.3.3.2.             Del resto, sia i suoi autori che le sue pseudovittime, sono ormai già da lungo tempo, ridotti in polvere, ma non le opere, da esso generate, e che non conosceranno mai tramonto!

3.18.3.3.3.             Invece, dando solo prova del loro dilettantismo e miopia, i soliti infami detrattori hanno messo snervamento e circoncisione alla gogna; ed al loro coro si uniscono anche moltissimi cattedratici, menefreghisti del benessere del popolo,

3.18.3.3.4.             preoccupati solo del danno economico - invero insignificante e trascurabile - subito, dal momentaneo possessore di quelle monete snervate, a causa di quel continuo arroventamento dei prezzi (cioè del continuo aumento dei prezzi di tutte le merci),

3.18.3.3.5.             che invece, ai fini dell’economia nazionale, sarebbe stato quantomai opportuno conseguire: quell’arroventamento[11] dei prezzi, - corrispondente all’arrossamento delle monete - coartava istintualmente alla velocizzazione degli scambi,

3.18.3.3.6.             con risultati difficilmente conseguibile da altri accorgimenti monetari, né tantomeno ottenibili appellandosi ad un’ampia e popolare comprensione degli scopi di denaro, divisione del lavoro, scambio, economia nazionale ecc.ra!

3.18.3.3.7.             Insisto pertanto che - assai più d’altri avvenimenti, a torto ritenuti l’avvio di quel radicale cambiamento che fu il Rinascimento - sia la moneta falsa,

3.18.3.3.8.             qual precursore del futuro, parallelo intervento statale (cioè della cartamoneta), a meritare pienamente il titolo onorifico di linea di partenza (o boa di virata) verso l’età moderna.

3.18.3.3.9.             Perché la scoperta dell’America, la Riforma, l’invenzione della stampa, la polvere da sparo, che tutte ambirebbero al medesimo titolo, invece sono state una conseguenza,

3.18.3.3.10.          non avendo mai avuto nessuna influenza, diretta ed immediata, sulla divisione del lavoro e sullo scambio delle merci; od almeno non avendola avuta determinante come snervamento e circoncisione,

3.18.3.3.11.          che per divisione del lavoro ed evoluzione furono invece i veri promotori, giusto come oggidì può riuscirci un’alta congiuntura.

3.18.3.3.12.          Tanto che "Mi son noti altri periodi di ripresa economica - ammise Sombart, cattedratico berlinese - ma tutti prodotti da afflussi d’oro del tutto straordinari."

3.18.3.3.13.          Se sull’economia, l’oro - ma solo nella sua qualità di materia prima del denaro - può dunque esercitare un’enorme, positiva influenza, non dobbiamo meravigliarci

3.18.3.3.14.          che, sia lo snervamento che la circoncisione ottenessero lo stesso effetto, in quanto agirono, dal punto di vista economico, esattamente come sostituto d’un notevole quantitativo di metallo nobile.

3.18.3.4                   Dividiamo quindi la storia in capitoli successivi:

3.18.3.4.1.             Era dei cavernicoli fino alla diffusione della divisione del lavoro attraverso l’impiego dell’oro come mezzo di scambio generale.

3.18.3.4.2.              Aurora e mezzodì, dei popoli dell’antichità, fino al loro completo tramonto come conseguenza del mancato reperimento di nuovo metallo nobile.

3.18.3.4.3.             Era glaciale medioevale (fino all’affermarsi dello snervamento e della circoncisione delle monete) con incostante sviluppo socioeconomico come conseguenza di saltuari ritrovamenti d’oro.

3.18.3.4.4.             Finalmente la vita nuova che, grazie alla comparsa dello snervamento-circoncisione, incominciò a muovere i suoi primi passi nel 15° secolo:

3.18.3.4.4.1.        anche se in quell’epoca minatori isolati trovarono coraggio e finanziamenti per dedicarsi a prospezioni oro-argentifere, non si trattava certo di trasformare tagli di lardo in salsicce,

3.18.3.4.4.2.        nè l’oro si fà estrarre facilmente solo con coraggio e prospezioni; così lo snervamento - restò in auge ed ogni anno le monete diventavano più rosse, rivelandosi un’autentica mano-santa per lo scatenamento del progresso;

3.18.3.4.4.3.        infatti, tutto ciò che si ritrovò, alla menopeggio, durante un millennio e mezzo, si ridusse a quel po’di minerale argentifero in Boemia, Moravia, Sassonia, ed Ungheria;

3.18.3.4.4.4.        quando a Joachimstal, nel 1485 furono coniati i primi Joachimstaler, la vita potè ridestarsi, non solo nei paesi snervatori ma anche là, dove il potere aveva rifiutato quella mascalzonata.

3.18.3.4.5.             Ma i talleri tedeschi si diressero anche oltre confine, ovunque arrivarono rivelandosi come una benedizione: perchè solo grazie alle miniere tedesche ed al sacrificio di penitenti creduloni,

3.18.3.4.6.             il Vaticano ottenne quell’argento senza cui nè Michelangelo nè Raffaello avrebbero avuto l’opportunità di dimostrare la loro potenza creativa!|

3.18.3.4.7.             E se il tallero boemo, quel cosiddetto Joachimstaler, da ultimo non avesse anche trovato la strada della Spagna, ci sarebbe forse stato là quell’altro miracolo? Si esaminino le date 1485-1492: propio grazie all’argento tedesco, si ampliò il mondo!

3.18.3.4.8.             Perchè ora è stato definitivamente chiarito che quelle navi, su cui Colombo salì, a Palos, nel 1492, erano state armate per quello spirito imprenditoriale, rivelato - ancora, sempre ed ovunque - dal sopraggiungere del denaro, che assicura la vendita dei prodotti della divisione del lavoro.

3.18.3.5                   Solennemente concludo quindi: sia che gli stati dell'antichità - come si erano evoluti grazie a quel loro denaro, offerto dalla natura - per sua causa anche tramontarono;

3.18.3.5.1.             sia che per milleecinquecento anni, durante la glaciale era medioevale, la mancanza di denaro inibì lo sbocciare del Rinascimento, infine reso possibile dallo snervamento-circoncisione delle monete;

3.18.3.5.2.             sia che il suo culmine e la scoperta delle ricchezze americane, nella seconda metà del 15° secolo, fu resa possibile grazie sia ai falsi, sia alle miniere d'argento tedesche.[12]

 

 3.18.4. I METALLI NOBILI POSSON ESSER SOLO TROVATI....

 

3.18.4.1                   Con i colossali ritrovamenti d'oro e d’argento americani, arrivò la fine del Medioevo e l’accesso a grandi quantità di metallo coniabile bastò a far condividere, a tutta l’Europa, l’economia mercantilistica e la divisione del lavoro.

3.18.4.2                   L’oro, che già aveva fatto prima evolvere e poi tramontare il vecchio mondo, fece altrettanto col nuovo, salvo distruggerlo quando. . ………[13]

3.18.4.3                   Ma descrivere ora tutte le vicissitudini dello sviluppo dell’Europa – dal Medio Evo ad oggi, per i discontinui ed irregolari afflussi d’oro, ci porterebbe troppo lontano.

3.18.4.3.1.             Basterà ricordare di nuovo, che, anche in America, l’oro doveva pur sempre essere trovato; oggi molto, domani poco, poi di nuovo un mucchio tutt’assieme.

3.18.4.3.2.             Conseguentemente questi discontinui arrivi ottennero ed ottengono immediatamente, su tutto il mondo economico, lo stesso risultato di un terremoto nelle profondità della terra.

3.18.4.3.3.             Non accadde più - come era stato il caso del Medioevo - che i ritrovamenti d’oro fossero praticamente nulli - ma per lunghi spazi di tempo potrebbero risultare ancora insufficienti:

3.18.4.3.4.             allora per l’umanità si riprofilerebbe il grigio spettro dell’andamento medioevale, con una battuta d’arresto, allo sviluppo, in tutte le regioni.

3.18.4.3.5.             L’ultimo di questi periodi cadde intorno al 1872, quando gli usurai comprendendo di poter limitare, a loro vantaggio ed attraverso il controllo della vendita dell’argento, la coniazione di nuovo denaro, presero il sopravvento nella legislazione di tutti i paesi:

3.18.4.3.6.             secondo usurai e redditieri, si stavan facendo troppe monete, riducendone eccessivamente il potere d’acquisto; si sostenne che ormai gli operai e contadini vivessero in panciolle e che ciò fosse inammissibile.

3.18.4.3.7.             Perciò, con lo stop all’argento, sommatosi ai progressi tecnologici, i prezzi cominciarono a scendere, affinché i redditieri, con il denaro degli interessi, potessero tenere un tenore di vita ancor più gratificante e sontuoso.

3.18.4.3.8.             Si volle - ma potrebbe anche essersi trattato di una coincidenza - che allora venissero notevolmente tralasciate anche le prospezioni aurifere.

3.18.4.3.9.             Così maturò la cosiddetta crisi cronica, durata poi sino al 1890, e, attraverso le sue ripercussioni su dividendi e Borsa, anche alla cosiddetta crisi degli speculatori, che così scontarono pesantemente la loro negativa ingerenza, sopra i già magri bilanci di contadini ed operai:

3.18.4.3.10.          sparando a vanvera, quegli imbecilli avevano finito coll’abbattere propio la gallina dalle uova d’oro!

3.18.4.3.11.          Dal 1890 i ritrovamenti d’oro ripresero a crescere rapidamente e continuamente, fino a tutt’oggi, aiutando di nuovo l’ascesa di quei prezzi, precedentemente andati in flessione, con grande disperazione d’imprenditori, commercianti e contadini.

3.18.4.4                   Non resta che evidenziare ancora una volta la totale inaffidabilità dell’adeguamento quantitativo del nostro attuale denaro, dato che i ritrovamenti di metallo coniabile - ammontati, tra oro ed argento e nel periodo 1866-1870, a quattro miliardi di marchi,

3.18.4.4.1.             in quello dei cinque anni successivi si ridussero a 2,5 miliardi (però a seguito della limitazione delle vendite dell'argento), mentre, da allora, sono risaliti a quasi 7 miliardi.

3.18.4.4.2.              Quindi la più importante delle nostre infrastrutture socio-economiche, in un periodo d’osservazione di quasi 30 anni, risulta assoggettata alla più completa casualità!

3.18.4.4.3.             Che sarebbe allora successo se i ritrovamenti d’oro, costantemente retrocessi dal 1856 fino a 1885, avessero continuato a diminuire, invece di riprendersi?

3.18.4.4.3.1.        E’giusto porsi questo interrogativo, perché, da una parte, si ha a che fare, sempre e soltanto, con ritrovamenti - e ritrovamenti del tutto casuali –

3.18.4.4.3.2.        mentre, dall’altra, una continua diminuzione della coniatura di denaro eserciterebbe una pressione crescente sì!, ma per il ribasso, dei prezzi di tutte le merci.

3.18.4.4.3.3.        E ciò finirebbe col soffocare qualunque spirito imprenditoriale, dando ragione ai pessimisti, che già dicono quanto molto miglior decisione sia, nelle surricordate circostanze, il dolce far niente.

3.18.4.4.4.             Come nuotatori controcorrente, contro il flusso dei prezzi cedenti, imprenditori e commercianti possono già difficilmente tirare avanti,; chi cercasse d’ulteriormente appesantirli, sappia che lavorerebbe per la sventura propria ed altrui.

3.18.4.4.5.             In situazione del genere tutto il popolo finirebbe per starsene con le braccia incrociate, affamato, demoralizzato, demotivato sia nell’attività che nel modo di pensare, attendendo che cosa possa mostrare il sorgere del nuovo sole.

3.18.4.4.6.             Ma esso mostrerà definitivamente, che 'Sesamo'[14] poteva aprirsi solo una volta trasudando oro;

3.18.4.4.7.             e, qualora la parola magica dell’apertura di Sesamo più non funzionasse, accadrebbe poi, con la stessa inevitabilità della morte, il ritorno d’una nuova era glaciale di carenza di divisione del lavoro e di assopimento dell’attività culturale.

3.18.4.4.8.             Constatando il ribasso dei prezzi di tutte le merci, solo gli sprovveduti potrebbero rallegrarsi e considerare ciò un vantaggio per il costo della vita;

3.18.4.4.9.              ma chi riesca a immaginarsi anche solo un po’delle conseguenze, ben comprende che i prezzi cedenti sono invece una risorsa solo per i burocrati parassiti

3.18.4.4.10.          e che, in realtà ed in definitiva, per tutti quelli che vivono col ricavato del loro lavoro - e per di più anche dovendo foraggiare la burocrazia - son economicamente preferibili i prezzi crescenti.

3.18.4.5                   In definitiva i termini economico-costoso hanno sì un significato, ma solo per un privato: ne son invece privi nei confronti dell’economia nazionale, dalle cui sole esigenze noi, qui ed ora, dobbiamo invece farci guidare.

3.18.4.5.1.             I cosiddetti prezzi modici significano, in fin dei conti, l’arresto dell’economia nazionale, sia introducendo, nel suo ardente stomaco, acqua invece di zuppa, sia rendendo il commercio e la produzione matematicamente impossibili.

3.18.4.5.2.             E quanto finora detto ci avrebbe dovuto convincere che se il Gold-standard, non potendoli opportunamente accompagnare, finisse inevitabilmente per ostacolare gli sviluppi produttivi della divisione del lavoro, sarebbe peggio per tutti.

 

3.18.5.                IL PECCATO ORIGINALE.

 

3.18.5.1                   Per le sue ripercussioni sulla divisione del lavoro e, attraverso essa, sulla cultura molto dobbiamo ringraziare l’oro; ma, anche se non ne ho ancora parlato, esso – o, per meglio dire qualunque denaro indegradabile[15] - ha drammatiche ripercussioni sulla distribuzione delle risorse.

3.18.5.1.1.             Ne tratterò qui solo gli aspetti principali, rinviando chi voglia approfondirli al mio saggio "La nuova teoria del denaro e degli interessi"[16]; ma sia subito chiaro che purtroppo dobbiamo a lui il fondamentale inconveniente

3.18.5.1.2.             che, di tutte le risorse create, la parte maggiore – non solo quantitativamente ma anche qualitativamente - finisca agli scrocconi: l’oro è dunque propio il benevolo padre del capitalismo!

3.18.5.2                   Un po’perché grazie sia alla sua natura di metallo nobile, ai suoi privilegi di legge (unico mezzo di pagamento legale), le monete d’oro – invece di rapportarsi alla pari - con le merci, con cui si scambiano - parità – le sottomettono, assumendo il ruolo di supermerce;

3.18.7.16.2.1       [17]molto perchè, per la sua indeperibilità, il denaro è diventato anche il più usuale strumento di risparmio, ma così sottraendosi alla circolazione e all’interscambio con le merci, proprio per effettuare il quale esso era stato, invece, creato ed istituzionalizzato.

3.18.5.2.1.1          Usualmente qualunque principale tollera la seconda attività dei suoi sottoposti, almeno finchè non nuoccia alla prima, nel qual caso fà il muso duro e gliela proibisce;

3.18.5.2.1.2          mentre nel caso del denaro, nessun Governo ha mai - non dico attuato - ma neanche pensato una disposizione del genere, che noi siamo i primi a proporre!

3.18.7.16.2.2       Marx ci ha tutti rincretiniti con la circuitazione G-W-G’(con G’maggiore di G[18]), prendendo una grossa cantonata e perdendo completamente di vista che,

3.18.5.2.2.1.        per l’economia, la vera circuitazione, necessaria, indispensabile ed inarrestabile – a causa della impossibilità di conservare in altro modo l’energia lavorativa umana – è invece quella L-C-L (lavoro-capitale[19]-lavoro).

3.18.5.2.2.2.        Tuttavia possiamo ragionevolmente supporre che, nella notte dei tempi, quel secondo impiego del denaro - certo non esteso come attualmente – inizialmente coesistesse quasi inavvertito, cioè rallentando solo impercettibilmente l’afflusso del denaro all’indispensabile circuitazione L-C-L.

3.18.5.2.2.3.        Ma poi la constatazione, forse occasionale e marginale, di quella possibilità di rallentamento fu gravida di conseguenze, perchè l’Uomo, il Sire genio-ed-astuzia[20] – tanto fabbro e genio nel bene che astuto nel male, malizioso –

3.18.5.2.2.4.        appena accortosene, intuì subito che quel che si poteva rallentare, tirando più quel freno si sarebbe addirittura potuto fermare; o, almeno, minacciare di farlo.

3.18.5.2.2.5.        E non so se mi spiego: la possibilità di bloccare una circuitazione così indispensabile praticamente equivaleva a detenere in ostaggio la produzione nazionale, salvo dimostrare tutta la propria benevolenza lasciandosi convincere, ovviamente da un congruo riscatto, a mollare il freno temporaneamente (e così facendolo diventare un riscatto periodico)!!

3.18.5.3                   Questa consapevolezza rapidamente apportò un sistema finanziario malato, in cui nessuno faceva più affluire sul mercato i suoi risparmi perché era sacrosanto, giusto e doveroso che fosse così, per la circuitazione L-C-L, per l’economia e la produzione nazionali,

3.18.5.3.1.             ma solo dietro corresponsione di un premio, chiamato quando d’astensione, quando di liquidità, quando saggio d’interesse: era nato il capitalismo, inteso come il sistema economico che – rarefacendo i finanziamenti – ne assicura la redditività (profitti di capitale)!

3.18.5.3.2.             Anzi, secondo Proudhon il denaro attualmente ha propio la funzione di sbarrare i portoni dei mercati, dei negozi, delle fabbriche, come di ogni altro investimento di capitale, non lasciando filtrare, niente e nessuno restio agli interessi.

3.18.5.3.3.             Così, in definitiva - con questi due grandi rompiglioni dell’interesse e del capitalismo – i possessori di denaro (capitalisti), hanno trovato la contropartita negativa della coppia positiva e dinamizzante denaro-divisione del lavoro,

3.18.5.3.4.             ovviamente per penalizzarla, mettendole un guinzaglio di cui essa assolutamente non sentiva la necessità e ben volentieri avrebbe fatto a meno!

3.18.5.4.               Perchè e per chi si dovrebbero infatti pagare profitti di capitale, dato che la divisione del lavoro – sola ad innescare il benessere generale - continuerebbe ad assicurarlo anche in presenza di un tipo di denaro deperibile, che cioè non li consentisse?

3.18.5.4.1.             Invece l’Abominevole - col suo denaro indeperibile, oro o carta che sia, ed in scandalosa unione con la di lui divina surricordata potenzialità - ha da sempre consentito sia di reclamare interessi, sia la conseguente divisione sociale in poveri e ricchi ……..

3.18.5.4.2.             Come se déi invidiosi – temendo la secessione degli uomini ed il rifiuto del divino guinzaglio e della conseguente, dovutagli, sottomissione - fossero corsi ai ripari,

3.18.5.4.3.             astutamente applicando il noto dividi e comanderai coll’introdurre, nella comunità umana, i profitti di capitale qual elemento di frattura e discordia!

3.18.5.4.4.             Perché l’oro non ammette un uniforme benessere del popolo: vuole signori e servi e si ritira e non gioca più, rifiutando i suoi servigi, anche solo all’apparire d’uomini liberi: da una parte vuole uomini tormentati e schiacciati dal superlavoro e dall’altra i parassiti ……..

3.18.5.4.5.             Esso, contraddicendo speranze ed aspettative innate e generali, non accetta di porsi a disposizione d’un popolo sano, libero, orgoglioso, democratico; così monete d’oro ed una società libera sono inconciliabili.

3.18.5.4.6.             L’oro si mette a disposizione della divisione del lavoro solo a prezzo della pace sociale; non per niente Pitagora, intorno a 2500 anni fa, appunto disse "Onorate Licurgo, perché intuì nell’oro la causa di ogni delitto."

3.18.5.5                   Fin dal suo primo apparire, avvalendosi delle sue prerogative, non solo d’impersonare il denaro, ma d’usufruire di poteri ormai sfuggiti al controllo di quegli stessi uomini, che pure glieli avevano conferiti, l’oro infatti divise la società in classi:

3.18.5.5.1.             da una parte quelli che sudano, imprecano e lavorano e, dall’altra i gaudenti che vivono a spese altrui, avviando quindi entrambi verso personalità asociali e conflittuali,

3.18.5.5.2.             perchè anche i primi aspirano a diventare quei gretti, cattivi ed invidiosi nani,[21] presenti ovunque, nelle società umane di ieri come di oggi, e costentemente tendenti ad ingigantire la loro minima statura erigendosi su un piedistallo d’oro!

3.18.5.5.3.             Quell’oro, che economicamente e culturalmente c’elevava, come il migliore dei nostri amici, così instaurò contemporaneamente anche il peccato originario, creando, con i profitti di capitale, una situazione contraria all’instaurarsi, sulla terra, degli insegnamenti divini!

3.18.5.6                   E’infatti solo a causa dell’oro che il Cristianesimo non riesce ad imporsi, pur essendo in perfetta sintonia[22] ed eticamente compatibile sia con la divisione del lavoro che con un’umanità libera e benestante, e di poter essere ciò giustamente orgogliosa.

3.18.5.6.1.             Ma finchè la divisione del lavoro sarà supportata da un denaro indeperibile, il Cristianesimo dovrà invece segnare il passo, come è già successo in tutti quei paesi, in cui l’oro ha preso piede (e questo è oggi il caso praticamente di tutti i paesi civilizzati).

3.18.5.6.2.             Cristianesimo e profitti di capitale sono infatti diametralmente opposti, almeno quanto il Creatore lo è dall’avventurismo, usura, parassitismo, criminalità, delinquenza, rivolta e violenza, con cui ha davvero ben poco da spartire.

3.18.5.6.3.             Da individui cresciuti in uno stato classista, diviso tra signori e servi, tra mendicanti e sperperatori, ed ormai subornati da quell’incomprensibile caciara,

3.18.5.6.4.             in cui ci precipitano sia le leggi che la brutalità dell’Abominevole, favorendo certe classi ed i loro privilegi assai più del benessere generale,

3.18.5.6.5.             noi poi non possiamo certo più pervenire a quello spirito perfettamente cristiano, invece necessario per conseguire pace e serenità, sia dentro che fuori di noi:

3.18.5.6.6.             mentre lo spirito di rivolta, sempre ed ovunque, serpeggia nei repressi, nelle nere, formicolanti masse proletarie, nei finora vincenti capitalisti aleggia tutta la brutalità della volontà di potenza e di tirannia:

3.18.5.6.7.             fra tutti e due c’è ben poco di che star sereni ed invece tutte le premesse della guerra sia civile che internazionale!

3.18.5.6.8.             Invece, tra popoli civili, nelle famiglie, dai giovani ai meno giovani, dovrebbe prevalere quella volontà di pace che, come un familiare nume tutelare, coinvolge tutti nel rispetto del prossimo, sotto il suo incantesimo da Notte di Natale…….

3.18.5.6.8.1.        "Il bambino deve succhiare il seme del pacifismo dal petto della madre" - dice giustamente Schiller, perchè gran parte del loro futuro atteggiamento, nei confronti della pace o della guerra,

3.18.5.6.8.2.        è gia riposto non solo nel modo con cui il padre e la madre ne assicurano la crescita, ma anche con cui i fratelli vicendevolmente interferiscono;

3.18.5.6.8.3.        è riposto nella scuola, nella chiesa, nel commercio, nella stampa, nella pubblica amministrazione, nel Parlamento e nei rapporti con gli stati esteri.

3.18.5.7                   In verità, in verità vi dico:

3.18.5.7.1.             che ci si può evolvere solo non più schiacciati dalle necessità quotidiane da privi di bisogni tra privi di bisogni oltre che da liberi tra liberi [23];

3.18.5.7.2.             che in una società ben organizzata, ricchezza e povertà sono condizioni limite, opposte ed insolite, ma comunque inconciliabili con la pace sociale e civile;

3.18.5.7.3.             che ricchezza e povertà non sono altro che catene, la cui vista deve suscitare, in ogni uomo libero, non solo orrore ma anche sorpresa e rivolta; dovunque apparse, esse allora siano, sempre e prontamente, spezzate!!

3.18.5.7.4.             .....che bisogna finirla tanto con i redditieri che coi proletari, ma soprattutto finirla con i profitti di capitale, questa è davvero autentica opera di pace!!

3.18.5.7.5.             che pace e libertà sono sinonimi, ed è veramente libero solo l’uomo che possa modificare la sua posizione economica, col suo proprio lavoro ed in funzione dei suoi fabbisogni.

3.18.5.7.6.             E sia nei focolai domestici che nei Comuni, Stati, insomma nella vita quotidiana dei popoli, non ci potrà mai essere una definitiva tranquillità finchè, per tal scopo, non saremo riusciti a far sparire tanto l’ultimo proletario che l’ultimo redditiero!

3.18.5.7.7.             Eliminati i profitti da capitale, ognuno dovrà impastare il proprio pane quotidiano col sudore della sua fronte: solo chi mangia di questo pane sarà ovunque operatore di pace[24].

3.18.5.8                   La classe proletaria ha già fornito, in passato, la prova della più ampia tolleranza, finora dimostrando, verso il parassitismo, una pazienza sovrumana e giusto degna di Giobbe;

3.18.5.8.1.             e, se l’oppressione non scavalcherà i giusti limiti, sempre con la speranza che la Giustizia prima o poi riesca a prevalere con sistemi pacifici,

3.18.5.8.2.             essa certamente saprà trattenere il suo spirito di rivolta, sempre ed universalmente alimentato dallo spettacolo di tutto lo spreco e dal cretinismo imperante.

3.18.5.8.3.             Il consentirle di rientrare in possesso dell’intiero valore del proprio lavoro potrebbe poi produrre uno spirito di pacificazione generale:

3.18.5.8.4.             alla resa dei conti, tranquillizzatosi sul fatto di poter ora provvedere, tanto per sè che per i propri cari, chiunque sarà pervaso da una sensazione di benessere e sicurezza, foriere di idee chiare e di decisioni giuste.

 

3.18.6.                L’ ORO GUERRAFONDAIO.

 

3.18.6.1                   Non posso non evidenziare come un comportamento paziente, indulgente e lungimirante sia costantemente associato alla sensazione di sicurezza – frammista a superiorità ed autoconsapevolezza - propria dei forti e della Divinità;

3.18.6.1.1.             mentre Lucifero, invece ben conscio della sua meschinità, scende a compromessi ed a qualsiasi bassezza pur di assicurarsi potere sugli uomini:

3.18.6.1.2.             in ciò sarà potentemente scimmiottato appunto da chi - con vizi e brame da generale, ma guadagni da soldato semplice - intenda condurre una vita molle ed imbelle, a spese altrui, cioè affidata alla sottrazione dei profitti da capitale.

3.18.6.2                   Ma così, affidando la propria sicurezza fisica ed economica alla propria spada - cioè ad una tutela debole, malvista ed insicura –:

3.18.6.2.1.             almeno si saran i capitalisti resi conto di continuamente metterle a repentaglio,e di condannarsi a convivere col panico di dover, presto o tardi fare, i conti con l’indignazione popolare?

3.18.6.2.2.             Poichè di fronte ad un’angoscia simile - del cioè saper continuamente a repentaglio la propria esistenza da parassita – se sano di mente perfino un pidocchio avrebbe preferito ravvedersi,

3.18.6.2.3.             c’è il fondato pericolo che una tal sottospecie d’individuo finisca col perdere completamente l’innato senso del lecito, e che la consapevolezza della sua impotenza ed incapacità

3.18.6.2.4.             - perchè tale è certamente il vissuto di ogni redditiero - gli faccia perdere il senso del limite ed apparir lecito qualunque stratagemma e machiavello, a protezione dei suoi interessi;

3.18.6.2.5.             che - poiché necessità disconosce legge[25]! - non lo faccia indietreggiare neanche dinnanzi all’eliminazione fisica di qualunque disgraziato contestatore, e, a fronte dei fulmini, ad adoperare qualunque parafulmine, non esclusa la guerra!

3.18.6.3                   Del resto non hanno, già e numerose volte, i sovrani fatto largo uso degli eventi bellici come antidoto contro la rivolta del proprio popolo? E se l’ha fatto un principe, perché non ci dovrebbe ricorrere anche la gerarchia dei redditieri?

3.18.6.3.1.             Non è stata forse, la guerra, il mezzo finora più frequentemente usato, per dividere le organizzazioni operaie, mettendo i lavoratori l’uno contro l’altro;

3.18.6.3.2.             allora, a fronte di analoga malattia, per qual ragione - lo si ammetta - si dovrebbe cambiar una cura già rivelatasi risolutiva?

3.18.6.3.3.             ........... in qualunque naufragio quale infamia non si vede fare, dall’umano istinto di autoconservazione, per conquistarsi posto nelle scialuppe di salvataggio!

3.18.6.3.4.             E come efficacemente la guerra sia sempre riuscita a dividere le organizzazioni proletarie, è stato, di recente, nuovamente confermato:

3.18.6.3.5.             ci si è riusciti a dividere perfino quella stessa Internazionale che, prima dello scoppio delle ostilità, compatta cantava: tutti gli ingranaggi si fermano, quando lo vuole il mio braccio poderoso[26]!

3.18.6.3.6.             E se il mezzo è così efficace, perchè i redditieri non avrebbero dovuto tornare a ricorrerci?

3.18.6.4                   Delineata la strategia, ecco la tattica: il potere di fomentare la guerra è nelle mani di stampa, o sempre scalmanatasi per quello scopo o convintaci dall’interesse[27].

3.18.6.4.1.             E chi più di coloro - che vivono di reddito non sudato - ha tutto il tempo, possibilità ed opportunità di propiziare, con longa manus e cognizione di causa, un tale risultato?!

3.18.6.4.2.             Con tutti gli altri assorbiti da faticoso lavoro, i parassiti se ne stanno in poltrona a rimuginare:

3.18.6.4.3.             esseri abbietti e totalmente privi sia del necessario senso di responsabilità, che dell’altrettanto comune senso del limite e del lecito,

3.18.6.4.4.             insetti – che nella loro vita non hanno fatto altro che estorcere redditi da capitale, spudoratamente strozzando il tenore di vita dei proletari –

3.18.6.4.5.             è mai pensabile che rimorda loro la coscenza ad improvvisamente aizzarli, l’uno contro l’altro, a protezione dei loro privilegi?!?!

3.18.6.5                   Certo essa non rimordeva ai newyorkesi rapinatori di Borsa[28], che nel 1907 ne provocarono il clamoroso botto, con tutti gli orrori e tutte le sciagure conseguenti:

3.18.6.5.1.             essi hanno dimostrato che sicuramente non sarebbero indietreggiati neanche dinnanzi ad una guerra, qualora ne fosse valsa la pena....!

3.18.6.5.2.             E se hanno scatenato tutto quel putiferio solo per indebolire i sindacati operai, figuriamoci cosa son capaci di fare quando in ballo non ci sia più un semplice solo per,

3.18.6.5.3.             ma un tutto, ed ogni cosa, addirittura l’essere o il più non essere!!! Cadere combattendo.......... muoia Sansone, ma con tutti i Filistei!

3.18.6.5.4.             Qualunque uomo, ad un terrore senza fine preferirà sempre una fine nel terrore e giunto il momento d’agire, pure nell’aria fritta egli saprà trovarne l’occasione!

3.18.6.6                   "L’oro è la causa di ogni delitto - suppose Licurgo[29]" - e la divisione dell’umana famiglia in gruppi combattentisi ne è indubbiamente il peggiore.

3.18.6.6.1.             In conclusione, un attento osservatore non può che attribuire all’oro non solamente la divisione classista, cioè la guerra sociale, serpeggiante in tutti i paesi,

3.18.6.6.2.             ma anche quella internazionale, perché, come vedremo, è stato indirettamente l’oro ad aizzare i popoli l’uno contro l’altro, facendogli infine impugnare le armi.

 

3.18.7.                LO SCIOCCO PROTEZIONISMO E LA SUA ANTITESI (GLOBALIZZAZIONE DELL’ ECONOMIA)

 

3.18.7.1                   Nell’economia nazionale, non posson esser passate inosservate le favorevolissime conseguenze di una massiccia disponibilità d’oro (denaro) (periodo aureo per gli affari, alta congiuntura); così ci son state varie proposte di leggi sia per favorirne l’afflusso che limitarne il deflusso.

3.18.7.1.1.             Un tempo coloro, che avviavano il loro paese verso queste condizioni, venivano chiamati mercantilisti, mentre oggi si preferisce protezionisti, e la relativa manovra è chiamata usualmente lotta per il potenziamento, a breve, della riserva aurea:

3.18.7.1.2.             l’embargo all’oro, da tutti decretato all’insorgere di questa guerra è l’espressione più recente di questa pia illusione.

3.18.7.2                   I mercantilisti - o protezionisti che dir si voglia - sostengono: "L’importazione di merci significa esportazione d’oro, di conseguenza noi dobbiamo frenare l’importazione di merci per non depauperare la riserva aurea del nostro paese;

3.18.7.2.1.             invece l’esportazione di merci significa ingresso d’oro, di conseguenza noi dobbiamo favorirla con tutti i mezzi:

3.18.7.2.2.             conseguentemente appioppiamo pesanti dazi all’importazione, mentre stimoliamo l’incremento dell’esportazione con premi (in Germania anche sotto forma di irrisori noli ferroviari, marittimi, e d’imbarco, per le merci).

3.18.7.2.3.             Così noi invoglieremo l’oro sia ad entrare che a rimanere nel nostro paese, che così potrà avvantaggiarsi d’una potente circolazione monetaria mentre il saggio d’interesse scenderà;

3.18.7.2.4.             e ciò che accade agli altri popoli, a cui noi lo freghiamo, non riguarda per niente nè noi nè la nostra Politica realistica."

3.18.7.3                   Questo è, in poche parole, tutto il senso (o meglio l’insensatezza) della cosiddetta politica protezionistica, naturale conseguenza solo della circostanza, che non si può reperire l’oro nè quantoquando si vuole, perchè la sua disponibilità è assicurata dai ritrovamenti.

3.18.7.3.1.             (Infatti, se ogni Abominevole potesse produrre tutto il denaro desiderato, la lotta per il potenziamento, a breve, della copertura aurea perderebbe ogni senso.)

3.18.7.3.2.             E ancora a nulla è servito che questa problematica sia solo il risultato di una visione del tutto superficiale dei processi economici, nonché che sia del tutto impossibile il risultato propostosi, perchè sulla terra anche per l’oro opera una specie di legge dei vasi comunicanti.

3.18.7.4                   Ritorneremo in seguito sulle conseguenze internazionali della suddescritta, ingarbugliata politica dell’oro; per ora limitiamoci un’ ipotesi di lavoro per il suo superamento.

3.18.7.4.1.             In un quadro non più di nazioni ma di numerose regioni economiche che concordemente e volontariamente equilibrino le loro bilance commerciali (globalizzazione[30])

3.18.7.4.2.             tra pochi anni ognuno potrà tranquillamente spedire merci ovunque, senza doversi preoccupare di im- ed es-portazioni, in modo simile a come oggi avviene negli stati federali degli Stati Uniti, di Germania, e della Svizzera; e da ciò il concetto di Stato riceverà un significato del tutto nuovo.

3.18.7.4.3.             (Mentre dalla Svizzera non si può mandar niente in Germania, se non sottoponendolo alla procedura d’esportazione, già attualmente, invece, si spediscono, senza nessuna formalità, merci dal cantone di Neuenburg a quello di Schwyz.

3.18.7.4.4.             E dell’intiera spedizione, da un cantone all’altro, anche di un treno di merci, non vien tenuta traccia per la statistica, a differenza dell’esportazione, di cui si tien conto anche di un solo pacco postale.)

3.18.7.5                   Ma, in questo modo – per il fatto che in caso di squilibrio della bilancia commerciale dei due paesi non avviene più un semplice scambio di prodotti, ma un’esportazione d’oro –

3.18.7.5.1.             la divisione politica interferisce sull’economia interna, mentre all’estero le merci sono, in un certo senso, targate: all’Inghilterra - che esige l’indicazione prodotto tedesco (made in Germany) - la Germania contrappone prodotto inglese (made in England)……….

3.18.7.5.2.             tutto ciò è ridicolo!……. a fronte di popoli, ammainanti l’imprinting raziale, si vorrebbe far fare l’alzabandiera al lucido da scarpe proveniente dalla Germania!

3.18.7.6                   Ma non ci si può immaginare l’im- e l’es-portazione senza confini artificiali ma fermamente delineati, senza cui il concetto di ‘stato’cesserebbe di significato.

3.18.7.6.1.             Perché - mentre i popoli sono perfettamente differenziabili in base alla lingua, razza, costumi, colore ecc.ra e conseguentemente potrebbero integrarsi più o meno bene –

3.18.7.6.2.             invece, a meno di confini naturali, come catene montuose o fiumi, un paese è sempre praticamente indistinguibile da ogni altro, come lo sono, regioni, province, e cantoni di stati federali.

3.18.7.6.3.             Senza contare poi che le affinità legislative ed il conseguente sopraggiungere di traffici non ostacolati finiscono per accomunare i popoli, in realtà oggi divisi esclusivamente dalle rivalità governative: eliminate le odierne barriere, domani ci si abbraccerà fraternamente.

3.18.7.6.4.             Perchè i confini nazionali sono contronatura e non avrebbero mai costituito barriera di separazione tra i popoli, se ciò non avesse avuto importanza per gli Abominevoli e loro discendenti, gli unici interessati a conservarli.

3.18.7.6.5.              (In ogni caso però essi son marcati solo con un tratto di gesso: tanto che - dove non sono sorvegliati - dopo aver sbirciato cautamente in giro, li si attraversa senza nè alzare il piede nè abbassare la testa;

3.18.7.6.6.             e nella notte dei tempi, fino al Medioevo, veniva addirittura designato un solo confine, di carattere religioso, dividente cristiani e mussulmani, talchè, per gli Ebrei e gli altri non allineati, ovviamente questo confine non esisteva ed a loro apparteneva tutto il mondo.)

3.18.7.7                   Prescindendo dal confine doganale, gli Abominevoli, anche al giorno d’oggi, convivono l’uno con l’altro più bene che non male, e ciò basta ad incentivare l’evidente desiderio di compenetrazione.

3.18.7.7.1.             Le leggi di alcuni paesi hanno poi così tanti punti di contatto, che quasi non val la pena d’affaticarsi a studiare quelle del paese dove si ha l’intenzione di migrare.

3.18.7.7.2.             Ognuno deve accettare come assolutamente naturale, che non gli accada nulla di diverso dal suo vicino di casa, tanto che alcuni popoli, per risparmiarsene la fatica hanno semplicemente copiato la costituzione e le leggi del popolo vicino.

3.18.7.7.3.             Ma allora, se le leggi di due paesi sono uguali, se esse sono come due gocce d’acqua, allora fra loro non ha più ragione d’esistere confine: l’uguaglianza deve unificare, perchè è solo la diversità a richiedere una separazione,

3.18.7.7.4.             come ancora avviene in dozzine di contratti internazionali, che ledendo la possibilità di reciproca convivenza, esigono confini dove sia applicabile il loro contenuto.

3.18.7.7.5.             Perché in realtà, al giorno d’oggi e senza il confine doganale, quasi sempre gli stati sarebbero invece praticamente indistinguibili, ed artificiali son la maggior parte di quelle differenziazioni di natura economica, create a bella posta per giustificare la frontiera:

3.18.7.7.6.             il tanto, che unirebbe naturalmente i popoli vien spezzato da quel poco di paletti, con cui la violenza settaria pretende di dividere ciò che Dio ha unito.

3.18.7.8                   Tuttavia il protezionismo incide fortemente, in modo generalmente negativo, sull’economia, cioè nel settore a cui sicuramente gli uomini dedicano il 99 % della loro attenzione.

3.18.7.8.1.             Talché ogni persona sana aspira ad essere ed è cittadino del mondo, come Alessandro Magno, e certo non si accontenta con solo una sua parte recintata, per quanto sconfinatamente grande possa essere.

3.18.7.8.2.             Chiunque considererà il mondo non come un giardino zoologico, in cui popoli debbano vivere in solitudine, divisi l’uno dall’altro a mezzo di staccionate,

3.18.7.8.3.             ma come quella sfera - che il sole fà girare, nella sua davvero immensa orbita - e che è la patria comune, realtà di fatto e situazione sociale che ogni confine cercherebbe, ma invano, di rimettere in discussione.

3.18.7.9                   Questa è l’assurdità all’origine di ogni guerra: infatti, non appena un popolo incomincia a pretendere solo per sè il paese che abbia fisicamente occupato, mettendogli i catenacci - ed avvenga ciò pure per il solo scopo mercantilistico dell’accumulazione dell’oro -

3.18.7.9.1.             subito si ridesta, in ogni uomo, la sindrome d’Alessandro Magno, ed incomincerà a chiedersi come riappropriarsi - non escludendo la violenza - di quella parte della sua naturale eredità, che gli viene negata,

3.18.7.9.2.             dato che, da polo a polo, tutti hanno ereditato la terra e quindi ogni uomo ne è - più o meno consapevolmente - coerede.

3.18.7.10                Ma, se non potrà riprendersela tutta pro quota, allora ne pretenderà, con ogni mezzo, la maggior parte possibile, assicurandosela per sè e suoi discendenti:

3.18.7.10.1.          anche se in qualunque operaio l’idea della conquista, della guerra, tutt’altro che innata, tuttavia gli ribalza agli occhi, ossessiva come la morte, a fronte di qualunque confine venga opposto, a lui od ai suoi prodotti.

3.18.7.10.2.          Se invece non ci fosse più alcun confine, qual logica motivazione potrebbe ancora esserci per una politica di conquista? Chi - e soprattutto cosa - più ci guadagnerebbe?

3.18.7.11                Non più ammettendosi nè la rapina nè la schiavitù, attualmente, la conquista di una regione è giustificabile solo dal desiderio d’incorporarla nella propria sfera d’influenza, che effettivamente ognuno cerca di ampliare anche con la forza.

3.18.7.11.1.          Facce dello stesso cubo son quindi guerra, conquista, spazio vitale, accesso alle materie prime, sbocchi, protezionismo[31]!

3.18.7.11.2.          talchè, buttato via quello, nel mondo non ci saran più neanche questi, non più ragione, nè più regione da conquistare ; e così saranno stati pacificamente realizzati i piani d’Alessandro!

3.18.7.11.3.          Ed ognuno, ormai dal suo superiore livello e posizione di possessore dell’intiero mondo, potrà guardare giusto con sufficienza i precedenti piccoli re-travicelli!

3.18.7.12                Quando Carlo Magno e più tardi Carlo Quinto spezzettarono i loro imperi, non incontrarono resistenza, perchè ciò era solo un espediente, dirigistico, superficiale e non riguardante i popoli.

3.18.7.12.1.          Ma se invece, al giorno d’oggi un qualsiasi re volesse dividere un unico territorio doganale in più autonomi, certamente, su questa delicata questione, dovrebbe consultare l’intiero suo popolo e forse vedersela proibire.

3.18.7.12.2.          Tant’è vero che, ad impedire la divisione, scatenando la guerra di secessione degli Stati Uniti, c’erano solo interessi economici;

3.18.7.12.3.          mentre, se, nel mondo, già allora non ci fossero stati confini doganali, i nordisti forse si sarebbero addirittura rallegrati - per questa separazione dagli stati del sud, abitati maggioritariamente da gente di colore - o quantomeno ad essa, non avrebbero poi opposto così tanta resistenza.

3.18.7.12.4.          Ne è prova il fatto che, dato che ambedue i paesi, già da prima, costituivano territori doganali differenti, Svezia e Norvegia si divisero senza grandi problemi, anche se fino a quel momento avevano costituito una specie di federazione, però a carattere molto limitato.

3.18.7.13                Ad unire gli Stati son quindi gli interessi economici, espressi artificialmente dall’imposizione di qualunque protezionismo;

3.18.7.13.1.          ma se questo non fosse più da temere, se non ci fosse più il timore di confini economici, tanto nel presente che nel futuro, non potrebbero neanche più esistere le relative, negativissime conseguenze politiche:

3.18.7.13.2.          una volta accordatisi tutti per un’economia globalizzata, in cui l’area economica di ogni paese, d’ogni popolo, d’ogni cittadino già coincidesse col mondo intiero,

3.18.7.13.3.          un allargamento delle zone d’influenza economica non sarebbe evidentemente più possibile, né con accordi ed ancor meno con conquista…..E sarebbe meraviglioso piantarla con le guerre!

3.18.7.14                Ma dapprima per riuscirci sicuramente e poi per conservarlo, bisogna non solo aver instaurato, ovunque e per sempre, la certezza del definitivo annientamento di tutti i protezionismi[32], e di ogni altro ostacolo negativo all’economia internazionale,

3.18.7.14.1.          ma anche la matematica sicurezza che chiunque anche solo provi a reintrodurli - unilateralmente e contro gli accordi internazionali – subirà, inevitabilmente ed all’unisono, rappresaglia del resto del mondo!

3.18.7.15                Sopravvivendo invece le odierne politiche protezionistiche, pienamente insensate e contraddittorie, sopravviverà anche inevitabilmente quantomeno uno stato di all’erta, che è quasi peggio della guerra!

3.18.7.16                Come si sarà potuto così tanto parlare della libertà di navigazione e di espatrio - e di quanto ciò sia certamente positivo - senza aggregarci anche le libertà di terraferma?..................

3.18.7.16.1.          talchè quando - compagno Wilson - ti limiti a parlare solo di quella e non anche di questa - almeno io mi sento letteralmente preso per il culo !

3.18.7.16.2.          Perchè indubbiamente a nessun popolo dovrebbe esser riconosciuto il diritto di isolare la regione da lui occupata: i porti degli Stati Uniti siano aperti anche ai Mongoli,

3.18.7.16.2.1       e le merci di tutto il mondo vi abbiano libero accesso, nè più nè meno di come, reciprocamente gli Americani debbano trovarsi, davanti ed aperto, tutto il mondo,

3.18.7.16.2.2       dato che i nostri antenati non hanno certo scoperto l’America, poi colonizzandola, per – ad un certo punto - tagliarla fuori del mondo!

3.18.7.16.3.          Ma ugualmente, allo stato di natura, la terra è assegnata a tutti gli uomini come casa comune; e chi sappia poi dimostrarcisi maggiormente attivo ed intraprendente, lo possa fare, vivendoci e riprodurcendosi senza problemi.

3.18.7.16.4.          Prima o poi, arriveremo tutti a questa incondizionata libertà sul mare e sulla terra; basterà solo preventivamente riuscire a liberarci dall’erronea idea, che l’oro ci sia indispensabile per il nostro denaro:

3.18.7.16.5.          e quando, l’hobbesiana lotta di tutti contro tutti non sarà più necessaria per assicurare, alla propria valuta, il potenziamento, a breve, della riserva d’oro, nessuno neanche più si ricorderà che quel dispettoso non si lascia reperire in quantità sufficiente!

 

3.18.8.                ISTRUZIONI AI MILITANTI PACIFISTI ecc.ra

 

3.18.8.1                   Anche se veramente molto ci sarebbe ancora da dire - sia dal punto di vista della tecnica valutaria, sia in merito ai rilevanti problemi di sostituzione di questa negativissima valuta aurea –

3.18.8.1.1.             è il momento di concludere questa critica del Gold-standard, perchè tanto chi volesse approfondire, potrà studiare il summenzionato libro.

3.18.8.1.2.             Scopo di questa conferenza deve rimanere focalizzare l’attenzione del maggior numero di persone, in modo particolare degli operatori di pace, sul di essa nemico pubblico numero uno, cioè sul cosiddetto Gold-standard,

3.18.8.1.3.             indicando loro i principali bersagli su cui concentrare il loro tiro, qualora intendano battersi per la pace, apportandole il contributo del loro lavoro.

3.18.8.2                   Infatti, anche se qualunque cosa vorrete fare, sarà sempre sia ben fatta che lodevole, la Vostra attività filantropica si rivelerà maggiormente efficace richiamando l’attenzione popolare sulle cause essenzialmente economiche delle guerre,

3.18.8.3.1.             e non limitandovi sempre e solo a quelle internazionali, ma invece richiamando l’attenzione su quella guerra civile, che serpeggia ininterrottamente da 3000 anni e che poi è la causa essenziale dei conflitti internazionali.

3.18.8.3                   Sotto l’insegna di Circolo svizzero per liberterra e per la moneta di ghiaccio è stata da poco fondata, in Svizzera, una società per agevolare ai popoli il cammino verso le premesse economiche d’una vera pace sociale, ormai, in tutti i paesi, assai più vicina di prima.[33]

3.18.8.3.1.             E, per la realizzazione dei suoi sogni di pace:

3.18.8.3.1.1          le parole d’ordine del Circolo sono l’eliminazione di qualunque reddito non lavorato e la riappropriazione dell’intiero valore del proprio lavoro;

3.18.8.3.1.2          mentre strumenti di attuazione sono due disposizioni, entrambe dall’effetto davvero decisivo, ma già ampiamente trattate tipograficamente, per cui pertanto non è qui il momento di parlare:

3.18.8.3.1.2.1.              sostituzione delle monete d’oro con cartamoneta, sotto l’egida dei migliori principi scientifici ed amministrativi;

3.18.8.3.1.2.2.              retrocessione di tutto il suolo nazionale nel comune patrimonio pubblico.

3.18.8.4                   E’inoltre nel programma di questo Circolo operare per la pace, approfondendo i temi veramente con serietà e circospezione, e lavorando, indirettamente ma decisamente, per il disarmo.

3.18.8.4.1.             Perché al giorno d’oggi i preparativi bellici consistono assai più in sospette operazioni economiche che non in fortificazioni e navi!

3.18.8.4.2.             Ma sarà poi realmente necessario disarmare, dato che gli uomini vengono al mondo talmente aggressivi che, anche privati degli artigli e limatigli i denti, ancora strozzerebbero il loro antagonista?

3.18.8.4.3.             ….e che all’indignato proletariato parigino mancaron forse corde d’innocente canapa o le pietre delle strade, per loro natura pacifiche, ed anche Caino non potè forse armarsi con il secco ramo di una quercia!?

3.18.8.4.4.             Dato che, da soli, gli armamenti non farebbero la guerra, la cui propensione deve pertanto essere, nell’uomo, innata ed ereditaria,

3.18.8.4.5.             chi effettivamente vuole la pace si preoccupi prioritariamente di liberare l’umanità dalle catene, impostele da quell’oro "che - suppose Licurgo19, 2500 anni fa - è la vera causa di ogni delitto" .......pertanto anche delle guerre.

3.18.8.4.6.             Inoltre, chi, veramente e lietamente, voglia operare per la pace sociale ed internazionale, converga nel 'Circolo svizzero per liberterra e per la moneta di ghiaccio’: colà si guarda avanti …

3.18.8.4.7.             … a differenza della donna di Lot, tramutata in roccia perché guardò indietro e fu sopraffatta da tutto quell’orrore; accadrà lo stesso per tutti, coloro che la imiteranno: si pietrificheranno e calcineranno, diventeranno crostacei, propagandisti degli armamenti e militaristi essi stessi!

3.18.8.4.8.             Perché solo ORRORE deve e può riempire chi si volti indietro ad osservare le passate imprese, le istruzioni di sopravvivenza di queste civiltà ormai in declino!

3.18.8.5                   "All’armi, armatevi, corazzatevi, altrimenti sarete uccisi! guardate le rovine di Babilonia, Ninive, Gerusalemme e Roma! Una guerra eterna risiede nei geni della natura umana!

3.18.8.5.1.             E Babilonia sarebbe ancora oggi, grande e magnifica, se essa fosse stata militarmente più preparata e meglio armata!"

3.18.8.5.2.             Questo sembra insegnare la storia: ma solo in apparenza, perchè Copernico e Galilei [34] ci hanno dimostrato quanto, in realtà, possiamo essere da essa ingannabili ed ingannati:

3.18.8.5.3.             la storia ha, infatti e spesso, completamente fuorviato quelli che avevano cercato di interpretarla dal punto di vista del loro tempo, originando imprevedibili ripercussioni.

3.18.8.5.4.             Ne abbiamo visto le conseguenze a Roma, quando Galilei dimostrò che il sole non gira attorno alla terra, facendo tremare le fondamenta della Città eterna!

3.18.8.6                   Eppure allora si trattava solo d’una questione astronomica dal significato meramente intellettuale: quanto più, invece sarebbero scosse le basi di ogni nostro sapere, se si venisse a scoprire che la storia del’umanità gravita non attorno a Marte, ma a Mercurio[35]!

3.18.8.6.1.             Così, questa spiegazione mercantilistica del tramonto culturale dei popoli dell’antichità ci aprirà nuove strade verso tutte le mete, ma in particolare verso quelle dei pacifisti.

3.18.8.6.2.             Perché gli uomini hanno bisogno della storia che è senz’altro, la migliore insegnante teorica, non appena si voglia e sappia comprendere la sua lingua:

3.18.8.6.3.             bisogna guardare indietro per vedere davanti, perchè l’esperienza è il migliore degli oracoli e quindi l’umanità, giustamente ed in tutti i campi, stabilisce il suo comportamento in base all’insegnamento dalla storia.

3.18.8.7                   Per esempio, cosa fanno i colonizzatori, inoltrandosi in paesi sconosciuti? Dapprima essi scrutano la vegetazione e la flora, dai suoi resti cercando indicazioni per l’impianto della loro coltivazione;

3.18.8.7.1.             ma poi s’informano anche attentamente delle condizioni atmosferiche, alla ricerca di notizie di precedenti eventi eccezionali.

3.18.8.7.2.             Infatti più di un immigrato si fece tentare a disboscare, arare e coltivare la zona d’esondazione d’un fiume, in quel momento placidamente snodantesi verso la foce,

3.18.8.7.3.             mentre un qualunque autoctono, non avrebbe mancato di chiedersi il perchè di quei giunchi secchi ben sopra la sua testa, impigliati nella prima ramificazione delle piante di pioppo.

3.18.8.7.4.             Come le rovine di Babilonia per i nostri statisti, questi giunchi avrebbero dovuto far intuire al nostro pioniere che spesso l’aspetto di placido rivo può ingannare e, al momento del disgelo sulle montagne, nascondere un flusso gigantesco, disastroso per tutto e tutti,

3.18.8.7.5.             talchè, poi, atterrito dalla distruzione del suo insediamento - come Lot da quella di Sodoma - a quel nostro colono resta solo una fuga, precipitosa e senza guardarsi indietro.

3.18.8.8                   L’umanità è ugualmente spacciata sia quando non sappia estrarre dal passato le istruzioni per il presente e futuro, sia, anche e soprattutto quando si lasci incantare da quelle false:

3.18.8.8.1.             ciò che purtroppo ha fatto la nostra generazione, ingannata dall’apparente necessità di quei preparativi militari, che invece inevitabilmente avrebbero poi apportato la guerra;

3.18.8.8.2.             per la sicurezza della Nazione, la mentalità dell’epoca incoraggiava quella bellicosità reciproca, da noi purtroppo instillata, nella nostra gioventù, senza prevedere che, invece di proteggerci, ci avrebbe distrutti!

3.18.8.8.3.             Come sarebbe stato diverso, se noi, diffidando dell’apparenza e della superficie, avessimo un po’più indagato, raschiando anche solo poca di quella, apparentemente dolce, glassatura [36]!

3.18.8.8.4.             Quanto, presto e facilmente, saremmo noi pervenuti a quella lastra con quest’amaro ammonimento:

3.18.8.8.5.             "Gold-standard e Capitalismo son gli untori che – del tutto scientemente - infettano la Società con la peste e le guerre internazionali:

3.18.8.8.6.             la prima per debilitarci e le seconde per di nuovo precipitarci nella barbarie!

3.18.8.8.7.             Oro e capitale dapprima ci dettero la vita, ma solo affinchè la guerra assassina, nel far strage d’innocenti non certo seconda ad Erode, potesse, alla fin fine, della vita, annientare perfino l’alito!

3.18.8.8.8.             Onorate Licurgo che individuò nell’oro la causa di ogni delitto!"



[1] N.d.t.: bellissimo testo di una conferenza tenuta da G. in Svizzera, probabilmente nell’estate 1917 (terzo anno di guerra, vedi comma 3.18.2.2.8.2) e quindi probabilmente coeva di quella del cap. 2.0; invece il curatore Walker, nell’indice, l’afferma tenuta il 28/04/1916 data in cui però G. sicuramente pronunziò quella di cui al cap. precedente (3.17), peraltro forse troppo breve per rappresentare l’unico argomento di una conferenza; ma se G., dando origine ad una conferenza-fiume (da 43 pagine!), abbia, in quella data, cumulato i due capitoli, sarebbe indubbiamente sbagliato il richiamo storico al terzo anno di guerra, di cui al comma 3.18.2.2.7.2. Tesi erudite, spesso meravigliosamente innovative e profondamente provocatorie, nella loro indiscutibile - ma forse troppo accentuata - verità, e che ancora una volta evidenziano le sue veramente straordinarie capacità intuitive (arriva persino a prevedere - con un secolo d’anticipo - la pace attraverso la globalizzazione dell’economia!). Ovviamente G. si diverte anche parecchio a sbigottire, intingendo il biscotto nella tesi (peraltro quantomeno largamente sostenibile, se non altro, come concausa) che siano stati i medioevali falsari i veri padri del Rinascimento; ovviamente, da un dichiarato cartamonetista nonchè aspirante annientatore dell’etimologia tedesca di 'währung’= 'valuta, denaro’dal verbo 'währen’= 'durare', non ci si doveva attendere niente di diverso; non è improbabile che il prof. Cipolla (vedi l’esilarante 'Allegro ma non troppo’e le sue provocazioni sia delle Crociate, interpretate come guerre per le spezie, sia delle loro positive conseguenze sulla metallurgia europea unicamente dovute dapprima all’esigenza di forgiare cinture di castità e successivamente di scassinarle!.......) si sia soffermato con interesse sulla traduzione inglese di queste pagine, ispirandocisi non solo nelle provocazioni, ma anche nella verve; G., che praticamente si fidava solo delle 'Sparkassen'‘(cioè di qualcosa molto affine alle nostre 'Casse di Credito Cooperativo') ed invece - giustificatamente, a causa di tutti i Morgan e Rockfeller che c’erano in giro - molto diffidava dell’istituto bancario, invece non rileva che, forse, una maggior presenza sul territorio dell’istituto bancario avrebbe potuto evitare il declinio dell’impero romano ed il grigio medioevo: infatti la sparizione dalla circolazione del risparmio in monete di metalli nobili, nascoste in un buco del muro, in alberi cavi o sottoterra ecc.ra, sarebbe stato così efficacemente contrastato e la divisione del lavoro forse sarebbe potuta sopravvivere. Le 'ipotesi di lavoro’sull’età dell’oro e sulle cause del Rinascimento sono forse eccessive - e sicuramente indimostrabili a così tanta distanza di tempo - talchè una maggiore prudenza sarebbe stata forse auspicabile ma giurerei che Brecht abbia scritto, sotto l’influenza di queste pagine, il bel 'Lied von der belebenden Wirkung des Geldes’(Canto sull’effetto vitalizzante del denaro) poi musicato da un Heisler in gran forma; l’individuazione del reddito da capitale come vaso di Pandora inibente la pace sociale è centratissima ed originale, mentre la tesi della strumentazione della guerra alle frontiere per ricompattare il fronte interno, era già stata sollevata praticamente da tutti i partiti socialisti europei, sia prima che all’inizio della prima guerra mondiale; ciò comunque non toglie nulla allo straordinario fascino del testo, in parecchi passaggi (tra cui i commi 3.18.5.7.i!) da paragonarsi addirittura all’evangelico 'Discorso della Montagna', altrettanto regalando al lettore splendide istruzioni di vita, sotto forma di grandissime verità, indiscutibili ed eterne. E sappiamo da Dante che non si può scrivere come un Dio se non si sono attraversate le porte e tutti i dolori dell’Inferno!

[2] N.d.t.: in questa critica del partito della guerra, le esigenze della strutturazione mi hanno obbligato - pur complessivamente non alterando il testo - a notevolmente riordinare i periodi, che nell’originale (probabilmente a causa di integrazioni estemporanee - non dimentichiamoci che si tratta di una conferenza) non lo erano; la sistematica della strutturazione è stata la seguente: a) critiche comuni ai 4 gruppi; b) critica particolare d’ogni singolo gruppo, ordinandoli secondo il numero progressivo, in modo da lasciare per ultimo il quarto, la cui critica si ricollegava all’argomento seguente, cioè all’età dell’oro.

[3] Mi sarebbe stato ben facile portare, a riprova della mia esposizione, la situazione economica prima dello scoppio delle ostilità; ho preferito invece di ricorrere ad origini lontane e notissime, a cui noi tutti, liberi da pregiudizi, possiamo dar credito.

[4] Allusione ad una crisi monetaria di cui si parla più estesamente al comma 5.2.4.1.1n22.

[5] N.d.t.: G. usa 'Schinderling', inglesizzazione (il tedesco avrebbe la desinenza ‘ung’) del verbo 'schinden’= 'scorticare, scuoiare', comunque presente anche in inglese - cioè monete diminuite di diametro o di spessore, talvolta di ambedue contemporaneamente; ma io – anche con riferimento al successivo anno sabbatico - mi son divertito a tradurlo circoncise perché una pensata così geniale non può che esser stata fatta da un ebreo (prima della seconda guerra mondiale, la maggioranza dei premi Nobel germanofoni era decisamente ebraica !!)

[6] N.d.t.: latino maccheronico, non presente nell’originale, e formato, dal traduttore, ad imitazione del notissimo detto di Pompeo, (che però lo avrebbe formulato in greco) 'navigare necesse, vivere non necesse!’Traduzione: Non l’onestà è necessaria, bensì battere moneta!’

[7] N.d.t.: nel medioevo, in realtà, si verificarono due diversi tipi di monetazione fasulla, le monete alleggerite o circoncise, già incontrate, e le monete fatte con lega, e quindi solo con una parte di metallo pregiato, di cui si parla ora. G. usa lo stesso termine inglese per entrambe, ma io ho preferito distinguere, usando, per i falsi a base di lega, i termini 'snervate,'snervamento'.

[8] N.d.t.: dal Faust di Goethe; confronta il successivo riferimento al 'denaro di Faust', comma 3.18.3.1.20. Siamo al preludio dell’apologo di Carnegie!

[9] N.d.t.: in netto contrasto con quello sprovveduto dell’on. Di Pietro, (ed invece in perfetto accordo con Machiavelli) G., non solo provetto economista, ma anche autentico genio, giustamente in politica sottomette la questione morale al risultato economico!!

[10] N.d.t.: ho aggiustato il testo, togliendo l’avverbio 'non’ed invece introdotto quello 'impotentemente’: per un probabile refuso di stampa, il testo sosterrebbe esattamente il contrario; ma, in realtà, poichè solo chi ha da perdere è un sostenitore dello 'statu quo', propio i mendicanti, che non hanno niente da perdere, hanno tutto l’interesse a cambiare, diventando così 'estremamente sovversivi', anche se, da soli, 'impotentemente'!

[11] N.d.t.: per tradurre l’unico 'Röterwerden’= 'arroventamento’(ma anche =diventare rosso) son costretto a sdoppiare i termini perchè G. allude maliziosamente anche all’arrossamento delle monete per il rame mescolato.

[12] l’industria mineraria è comunque sempre rimasta in funzione. Ma la produzione fu irrilevante e appena tale da coprire un ricarico per ciò che si era prodotto nei cosiddetti periodi migliori.

[13] N.d.t.: che improvvisamente in quel momento sia apparsa a G, la nube di polvere del crollo delle torri gemelle?!?!

[14] N.d.t.: chiaro riferimento al racconto de 'Le mille ed una notti’su 'Alì Baba ed i quaranta ladroni’: Apriti Sesamo era la parola magica che faceva aprire il masso che chiudeva la caverna dove era custodito il bottino.

[15] N.d.t.: ho introdotto questa precisazione perché sembra che G. ce l’abbia solo con l’oro, mentre in realtà egli, in tutto questo capitolo, usa indifferentemente il termine oro associandolo a denaro indegradabile, perchè ai suoi tempi, questo ne era fatto.

[16] N.d.t.: formano attualmente le parti terza, quarta e quinta di NWO.

[17] N.d.t.: gli undici commi seguenti esplicitano assai più chiaramente il pensiero di G ma assolutamente non sono una traduzione: per la chiarezza ed il meglio del lettore.

[18] N.d.t.: acronimi dei termini tedeschi ‘Geld’(denaro) e ‘Ware’(merce): Marx sostiene insomma che il denaro è destinato a trasformarsi in merce e la merce in denaro, ma questo secondo suo importo è maggiore del primo e nella circuitazione si è generato il ‘Mehrwert’(plusvalore).

[19] N.d.t.: in talune locuzioni [tipo pena capitale o capitale (città principale)] l’italiano ha conservato lo stesso significato del tedesco kapital, cioè appunto principale, fondamentale, per antonomasia. Ora, nel medioevale Sacro romano Impero della Nazione Germanica, causa la scarsità di metalli nobili, erano accettati molti mezzi di pagamento, tipo baratto (basti pensare all’italiano salario chiaramente alludente ad un pagamento effettuato col sale, prezioso per conservare gli alimenti, ed al proverbio si lavora e si fatica / per il pane e per la fica): tuttavia il pagamento più ambito, quello per antonomasia era appunto quello in metallo nobile, che consentiva poi d’acquistare qualunque altra cosa. Sorse così l’abitudine di prometterne o richiederne uno del genere qualificandolo kapital, usato come noi attualmente usiamo contanti o cash; così pian piano l’aggettivo divenne dapprima sostantivo e poi, dal designare la merce per eccellenza (da cui aveva tratto l’origine semantica) fu degradato a significare merce in generale, ‘prodotto del lavoro’. Questa è almeno la spiegazione semantica datami da mia madre. Ho qui introdotto alcune tesi del mio lavoro del 1960, riducendo il corpo del carattere.

[20] N.d.t.: né di G. né mia, che l’ho raccolta dall’epopea di Gilgamesh: quale migliore definizione dell’ingegnere?!

[21] N.d.t.: il testo tedesco allude al 'Alberich', certamente il Re dei Nibelunghi (descritti di bassa statura) della Tetralogia Wagneriana (e delle saghe popolari tedesche), custode de 'L’oro del Reno'; traduco con una perifrasi non essendo queste saghe - a differenza della Germania - molto conosciute in Italia.

[22] N.d.t.: si confronti, in merito, di Max Weber ‘L’etica protestante e lo spirito del capitalismo'; ovviamente G. non sta pensando al Paolesimo o Vaticanismo che sia, ma al Cristianesimo göthiano come spiegato nel mio saggio “La colorazione politica di G” (commi 0.1.3.1.i); ancorchè il Paolesimo abbia preferito non pronunziarsi mai esattamente sulla natura del tanto conclamato peccato originale, utilizzandolo come peccato factotum (anche se più spesso servendosene, ridicolmente, contro la sessualità), personalmente non ho dubbi nell’identificarlo con tal tipo d’usura: in definitiva il leit-motiv del Cristianesimo non è sempre stato l’amateVi l’un l’altro come io Vi ho amato?!

[23] N.d.t.: la diversa semantica, tra anglosassoni e latini, mi costringe a tradurre con una perifrasi e probabilmente esprime meglio di qualunque altra parola il diverso rapporto che le due razze hanno con il concetto di ‘libertà’; e mi spiego: ‘libero’viene attraverso i latini ‘libet (lubet), libens’dalla radice sanscrita ‘lub’= ‘piacere’(da cui anche ‘libidine’, ‘lieben’(amare in tedesco), ‘love’(‘amare’, ‘amore’in inglese ); in altre parole i popoli latini privilegiano essenzialmente il concetto di chi fà quello che gli piace, da soggetto, attivo, ma senza apparentemente preoccuparsi anche del Prossimo, che potrebbe non gradire quello che a noi fà piacere; invece, poiché tedeschi ed inglesi impiegano il loro ‘libero’(frei’e ‘free’, duty-free, tax-free, free-shop ecc.ra) anche per significati per cui le lingue latine usano ‘franco’o ‘gratuito’(franco di porto, non in servizio, zona franca ecc.ra) cioè nel senso d’esser ‘privi di ostacoli o gravami negativi’(mentre nessun anglosassone si sognerebbe mai e poi mai di impiegarlo associato a qualcosa di positivo) é evidente che privilegiano il fatto di non essere costretti a fare qualcosa di negativo, che non gli piace, da oggetto, passivo, ma in questo modo garantendo anche il Prossimo: il loro concetto semantico di libertà è insomma estremamente più esteso di quello latino, incarnando il concetto sano di libertà, cioè quello di non dover noi tutti mai essere costretti a subire quello che non ci piace; già evidenziavo questa sostanziale differenziazione semantica nel mio lavoro del 1960.

[24] N.d.t.: si noti la convergenza di queste tesi col nartismo da me professato.

[25] N.d.t.: frase proverbiale in tedesco.

[26] N.d.t.: verso che fa parte del testo tedesco, appunto dell’inno chiamato, anche in Italia 'Internazionale'

[27] N.d.t.: chiara allusione all’acquisto de 'Il popolo d’Italia’da parte di Mussolini, avvenuto grazie all’oro francese.

[28] N.d.t.: chiaro riferimento alle gesta di Morgan (vedi nota XXXXXX)

[29] N.d.t.: il testo tedesco dice 'Pitagora', che invece lo aveva solo ripetuto; svista di G.; ho corretto.

[30] N.d.t.: G. ovviamente non ha usato esattamente tali odierni termini, accreditatigli dalla traduzione: ma questo ENORME economista tedesco ne ha quantomeno anticipato perfettamente i concetti!!! Allora onore a G., anche padre della globalizzazione e dello sviluppo possibile!!

[31] N.d.t.: dati i tre sostantivi originari non potevo usare le facce di una medaglia; così ho aggiunto 'accesso alle materie prime, sbocchi e spazio vitale’per arrivare alle sei facce del cubo; 'spazio vitale', cioè 'Lebensraum’era termine usuale delle arringhe di Hitler.

[32] N.d.t.: teste di cazzo leghiste pensateci un po’su!!!

[33] in Germania perseguono scopo analogo l’omonimo Circolo tedesco nonchè la 'Unione dei Fisiocratici', entrambi con una serie di succursali locali (attualmente, fino al 1931, si sono aggiunti: Circolo di lotta fisiocratica, Circolo della libera economia e Partito tedesco della libera economia). Vedi inoltre, nell’appendice di questo libro, la quarta osservazione del curatore.

19 N.d.t.: vedi nota 19 in precedenza

[34] N.d.t.: Nicolaus KOPPERNIGK (1473-1543), polacco ma di formazione anche italiana (Bologna) contestò per primo il geocentrismo di Tolomeo ed i suoi epicicli (*), razionalmente intuendo che - tendendo la natura sempre al semplice ed al perfetto - la loro macchinosità in realtà provenisse dalla somma di un moto circolare e da un moto di rivoluzione del luogo (terra) dove si trovava l’osservatore, e così costruendo la sua Weltanschaung (**) in base ai seguenti principi: a) forma sferica dell’universo; b) sfericità della terra, sua rotazione attorno al sole e suo moto di rivoluzione attorno ad un asse; c) moto dei pianeti (terra compresa) in un’orbita circolare attorno al sole; egli non ebbe problemi con la Chiesa, sia perchè nipote di un vescovo, sia anche perchè, probabilmente pilotato dallo zio, la sua straordinaria opera 'De rivolutionibus orbium caelestium’(***) fu pubblicata mentre stava morendo e l’Inquisizione non poteva mettere la mordacchia ai morti. Altrettanto bene non andò per Galilei (1564-1642), il grande italiano padre della fisica sperimentale, che nel diffondere le teorie di Copernico, fini sul banco degli imputati e, per non finire come Giordano Bruno, fu costretto dall’Inquisizione ad una clamorosa abiura. (*) complessa figura grafica (un 'quasi cerchio’con 365 cappiole verso l’interno) raffigurante l’orbita annuale di un pianeta come appare ad un osservatore terrestre; (**) tedesco, ma di uso internazionale = 'concezione del mondo'; (***) latino = 'Sulle rivoluzioni dei corpi celesti’

[35] N.d.t.: bellissima immagine, perifrasi con riferimenti mitologici: Marte era il Dio romano della guerra, mentre Mercurio quello del commercio (ma anche dei ladri!)

[36] N.d.t.: traduzione letterale 'Come sarebbe stato diverso se noi, tralasciando la lucentezza della superficie, l’avessimo raschiata ed un po’approfondito la cultura di Kjökkenmöddiger; in primis ho ritenuto Kjökkenmöddiger, la cittadina, credo danese, nota (essenzialmente agli antropologi e storici dell’arte) per importanti ritrovamenti di graffiti fatti con i durissimi gusci di conchiglie rintracciate nei detriti, surplus, (rifiuti giornalieri), graffiti che hanno consentito d’inquadrare, col nome di 'cultura di K.', un periodo di circa diecimila anni dell’età della pietra, cioè agli albori della civiltà, ma quando l’uomo era già 'artista'. Ritenevo che probabilmente i ritrovamenti di K. fossero stati effettuati in quell’epoca ed i giornali ne avessero reso popolare il nome, invece, a distanza di un secolo, noto casualmente solo al sottoscritto, in quanto notoriamente dinosauro e fossile. A mio giudizio - l’astrusità della citazione nuoceva alla eccezionale bellezza del testo assai più che giovargli; così ho preferito renderlo in forma certamente meno colta ma più emozionale; successivamente il ritrovare, al comma 4.7.15.3, lo stesso (?) K. decisamente come autore della citazione ivi riportata, mi ha fatto cambiare idea e ritenere d’aver di fronte più un saggista ebreo (?) che non una cittadina, perché anche in Italia negli Ebrei è comune incontrare il cognome geografico. In ogni caso, però, del supposto saggista K., su Internet non sono riuscito a trovar traccia.