3.16. Perché la teoria, cosiddetta dell’azione di massa, si rivela inapplicabile al denaro[1]

 

SINTESI: non necessaria, trattandosi d’unico argomento.

 

3.16.1                       La domanda e l’offerta stabiliscono il prezzo delle merci; ma poichè l’offerta è funzione della concentrazione (quantità esistente nel territorio considerato),

3.16.1.1.                 tanto che accrescendo quest’ultima, proporzionalmente cresce anche l’offerta, mentre, diminuendola, retrocede;

3.16.1.2.                 poichè - se non identità - vi è tra esse almeno diretta proporzionalità, invece di domanda e offerta si potrebbe, altrettanto a buon diritto, dire la concentrazione di una merce, relativamente a quella del denaro, ne forma il prezzo.

3.16.2                       Con questo preambolo si evidenziano al meglio le premesse della teoria dell’azione di massa, che – come abbiamo visto – l’esperienza ci rivela pienamente verificata per tutte le merci, ma non per il denaro,

3.16.2.1.                 la cui offerta non dipende dalla concentrazione, o almeno non sempre e tanto come, da detta teoria, prevedibile,

3.16.2.2.                 talchè - anche anche con sue concentrazioni a lungo elevate - la sua offerta può invece esser sottoposta ad ampie oscillazioni.

3.16.2.3.                 Si pensì al bottino di guerra, conservato a Spandau, che in 40 anni non fu offerto neanche una volta, mentre usualmente il denaro cambia mano anche 50 volte l’anno!

3.16.3                       Quand’anche i luoghi di raccolta del denaro (banche, casseforti, calze e bauli) ne siano stracolmi, sono idiotamente svuotati solo di tanto in tanto,

3.16.3.1.                 dando origine ad una sua offerta pulsante, oggi grande, mentre domani magari inesistente: e - come spesso basta anche solo una chiacchiera, per sottrarre al mercato tutta l’offerta di denaro –

3.16.3.2.                 altrettanto anche solo un annuncio, di non ancora controllata veridicità, che stiano per essere slacciati i cordoni della borsa, riesce talvolta a far riempire di denaro i mercati di tutto il paese.

3.16.4                       Per l’offerta di denaro le condizioni di mercato sono, in ogni caso, d’importanza fondamentale;

3.16.4.1.                 e quanto fu da noi poco sopra detto delle merci - che cioè la concentrazione e la domanda stabiliscono il prezzo - si potrebbe estendere anche al denaro, ma solo con questo adattamento: gli umori e la domanda ne stabiliscono il prezzo.

3.16.4.2.                 Perché certamente, per la sua offerta, la concentrazione del denaro è tutt’altro che indifferente, fissandone il limite superiore, che l’offerta non può mai superare.

3.16.4.3.                 Ma mentre, per le merci – la cui offerta coincide regolarmente con la concentrazione - generalmente il limite superiore dell’offerta (teoricamente pari alla concentrazione) coincide con quello inferiore (range, forchetta di valori, nulli),

3.16.4.4.                 per il denaro invece - non volendo settarlo uguale a zero – il limite inferiore non è prevedibile con logica economico-matematica: dove è presente la fiducia, lo è anche il denaro; ma il sopraggiungere di diffidenza lo fa sparire.

3.16.4.5.                 Tale legge empirica è collaudatissima e, in ossequio ad essa, quando il mercato non ha fiducia, quando cioè l’offerta di denaro non sia espressa regolarmente e proporzionale alla sua concentrazione, allora può succedere di tutto, in barba alla legge dell’azione di massa.

3.16.5                       Ma se per il denaro[2] si nega la validità di quest’ultima - che abbiamo visto irregolare e niente affatto determinante per la sua offerta –

3.16.5.1.                 non gli si può neanche più applicare la teoria dei costi di produzione, che potrebbero interferire sui prezzi solo attraverso la loro influenza sul quantitativo, cioè sull’offerta di quella merce,

3.16.5.2.                 per cui sola realmente si verifica che quando i costi di produzione diminuiscono, aumenta la produzione.

3.16.5.3.                 Ma invece, per i metalli nobili non è assolutamente detto, che al crescere della quantità di materia prima estratta, ugualmente cresca anche l’offerta di denaro, ed ancora meno che poi l’offerta di denaro corrisponda sempre alla quantità.

3.16.5.4.                 Ne son prova sia le immense quantità d’argento conservate a Washington, sia il tesoro di guerra di Spandau, sia i ritrovamenti di accumuli di antiche monete ormai divenuti quasi quotidiani.

3.16.6                       Pertanto entrambe le teorie, dell’azione di massa e dei costi di produzione, risultano non applicabili nei confronti del denaro, e la ragione di ciò deve essere ricercata nelle caratteristiche fisiche (indeperibilità) dei metalli nobili.

 

3.16.6.1.                 Senza le sopraddette qualità, a Spandau, il bottino di guerra sarebbe già da gran tempo ridotto in polvere e scaglie, e ben diversa sarebbe anche stata la politica degli Stati Uniti in merito all’argento!

3.16.6.2.                 Se anche oro e denaro si degradassero rapidamente come le merci, ci sarebbe assai maggiore corrispondenza tra loro offerta e concentrazione, nè fiducia o diffidenza sarebbero più in grado d’influenzarle.

3.16.6.3.                 In guerra come in pace, sia con la buona che con la cattiva congiuntura, il denaro non verrebbe mai ritirato dal mercato

3.16.6.4.                 e verrebbe offerto perfino quando la transazione – oltre ad escludere qualunque possibilità di vantaggio - offrisse anzi una sicura perdita, come accade comprando patate, purché minore, relativamente all’altra.

3.16.7                       In breve, così concentrazione e domanda potrebbero davvero stabilire il prezzo di tutte le merci, anche di quella particolarissima, che è il denaro; mentre, in caso contrario, resta libero da qualunque catena il prezzo di qualunque merce,

3.16.7.1.                 che, come il bottino di guerra in Spandau e le giacenze d’argento in Washington, possa rimanere, per decenni, abbandonata in bunker umidi e sotterranei ma senza il minimo danno, perchè la sua offerta non é soggetta a nessuno dei soliti condizionamenti merceologici innati, ma solo alla discrezionalità umana.

3.16.7.2.                 Il prezzo di una tal merce allora può tranquillamente disconoscere le leggi economico-fisiche e rifiutare sia quella dell’azione di massa che quella dei costi di produzione, e diventare a discrezione, perchè qualunque ritardo nella sua vendita non compromette il profitto.

3.16.8                       Come già Lassalle[3] osservò giustamente, a consentire la costituzione del capitale son proprio simili caratteristiche del denaro - cioè la possibilità di poterlo conservare, senza la minima perdita ed indefinitivamente, se non viene offerto un interesse (plusvalore) –

3.16.8.1.                 la tranquillità di poter affermare niente profitti per me allora niente denaro per te!

3.16.9                       Avendo così rilevato tutte le carenze della nostra valuta, ci si sarà resi conto che la loro eliminazione richiede una ristrutturazione veramente coraggiosa ed innovativa (vedi, la parta successiva di questo stesso libro),

3.16.9.1.                 in grado d’imporsi alla decisa resistenza di potenti classi sociali, opponendo loro una determinazione addirittura superiore, un autentico risveglio di consapevolezza;

3.16.9.2.                 e, per promuoverla – non ritenendo sufficienti le precedenti critiche – faccio seguire anche il testo di quella conferenza, da me tenuta a Berna il 28 Aprile 1916.



[1] Nuovi ampliamenti sulla teoria della quantità: Irving Fisher, Il potere d'acquisto del denaro. - Th Christen, La teoria della quantità. - La valuta assoluta.; N.d..T.: La cosiddetta 'Teoria della quantità’non è altro che l’applicazione all’economia di una più generale 'legge dell’azione di massa', così chiamata sia in fisica che in chimica; pertanto ho tradotto con la terminologia di quest’ultima.

[2] dott. Georg Wiebe, ‘Storia della rivoluzione dei prezzi del 16° e 17° secolo.’, pag. 318: "Il nudo e crudo aumento della quantità di denaro non può di per sè attuare un aumento dei prezzi; le nuove monete, prodotte ma non offerte, non possono produrre domanda sul mercato. Questa è la prima limitazione da opporre a questa teoria." Hume: "Il denaro non offerto ha, sui prezzi, la stessa influenza che avrebbe se non ci fosse."

 

[3] N.d.t.: 'Ein solches Geld ist, wie schon Lassalle richtig bemerkt, von Haus aus Kapital', letteralmente 'un simile denaro è, come già Lassalle rimarca giustamente, di casa per il capitale', ma, per la comprensione del lettore, ho preferito rifarmi alla formulazione lasalliana, più chiara.