3.13. Inquadramento di una moneta realmente alternativa (anche a mezzo di critica delle tesi di Flürscheim)[1] .

 

SINTESI: 3.13.1.i: Considerazioni storiche e sul mercantilismo; 3.13.2.i: La teoria di Flürscheim, sua preanalisi e, da essa, apparizione della necessita’ della moneta di ghiaccio; 3.13.3.i: Critica delle tesi di Flürscheim, previo richiamo teorico sul risparmio; 3.13.4.i: Delineazione sempre piu’ netta del profilo della moneta di ghiaccio.

 

3.13.1. CONSIDERAZIONI STORICHE E SUL MERCANTILISMO

 

3.13.1.1                   Se domanda ed offerta stabiliscono i prezzi, tuttavia - per svilupparsi nel migliore dei modi ed usufruire della completa potenzialità di sviluppo del capitale - l’economia preferisce indubbiamente quelli stabili.

3.13.1.1.1.             E noi saremmo ben oltre il capitalismo, se lungo 3.000 anni, il kapitale, costellandoli di crisi economiche, non avesse continuamente costretta l’Umanità a recuperare quei gradini, già in precedenza faticosamente ascesi;

3.13.1.1.2.             né se esso - attraverso la spaventosa miseria, in cui ogni crisi economica trascinava larghi strati popolari - non avesse indotto quella specie di assuefazione e rassegnazione fatalistica, ormai penetrata in tutti, grandi o piccoli che siano, fino al midollo.

3.13.1.2                   Infatti, se sul mercato la domanda fosse stata regolare come lo è stata l’offerta, e soprattutto se l’aureo denaro, con i suoi nefasti poteri sui prezzi, non avesse saccheggiata e derubata la nostra classe operaia,

3.13.1.2.1.             non solo questa non si sarebbe dovuta curvare al trattamento riservatole dallo Stato per favorire l’imprenditoria,

3.13.1.2.2.             ma neanche esso avrebbe dovuto fornire il suo assenso a lesinare ad affamati ed alle loro donne abbrutite ed infangate[2] perfino quel boccon di pane quotidiano,

3.13.1.2.2.1.        anche se, per tale scopo, i nostri agrari - con fare dimesso ed implorante – avevano esposte le loro necessità, le cosiddette piaghe dell’agricoltura!

3.13.1.2.3.             Quanto cattivi educatori sono infatti sia i crampi da fame che il peso dei debiti!

3.13.1.3                   E dove non sarebbero arrivate le nostre conoscenze scientifiche, tecniche e religiose, se quella ideologia - pur altrimenti criticabile ma non nel fatto di lasciar circolare l’oro, a Roma, benchè lordo di sangue, derubato od estorto –

3.13.1.3.1.             per l’impossibilità di produrre altro denaro non fosse sfociata in un’epoca glaciale di ben milleecinquecento anni, intorpidendovisi e congelandovisi?!

3.13.1.3.2.             Infatti, solo dopo aver preelevato ad Ophir la materia prima per la coniatura di monete, che - generando scambi regolari - potenziarono la divisione del lavoro, Salomone fu in grado di creare le sue portentose opere,

3.13.1.3.3.             mentre - anche se la tendenza dell’uomo verso la cultura è potente ed innata come è stato sempre dimostrato dal passato - il progresso andò di nuovo perduto in concomitanza con la fine dei ritrovamenti d’oro,

3.13.1.3.4.             perché, coi prezzi cedenti, per difetto di domanda (cioè di denaro) la divisione del lavoro – fattore pressocché unico ed indispensabile ad assicurare crescita e progresso - non poté più sostenersi col solo baratto,

3.13.1.3.5.             e quindi – così come in precedenza erano comparsi insieme - essa, denaro e cultura retrocessero affiancati.

3.13.1.4                   Conseguentemente anche la "teoria mercantilistica" - che riguardava l’oro come il 'deus ex machina’della ricchezza e della cultura - e sosteneva una politica economica basata su una sua cattura progressiva e continua, grazie ai dazi protettivi, non era certo completamente sbagliata:

3.13.1.4.1.             o almeno lo era il fine - perché effettivamente, con un buon afflusso d’oro, mestieri, arti e scienze prosperano - ma non i mezzi.

3.13.2.1.3.1.        (Solo che all’epoca i Mercantilisti, da secoli abituati al denaro d’oro, finirono coll’attribuire impropriamente alla materia prima ed al suo valore intrinseco quei miracoli,

3.13.2.1.3.2.        che invece qualunque altro tipo di denaro avrebbe fatto, finendo per confonderli e confondersi, e così non arrivando ad intuire

3.13.2.1.3.3.        che, invece, la vera fonte del benessere è la sola divisione del lavoro, indipendentemente dal mezzo di scambio (denaro) usato - e in modo particolare dall’oro, solo usurpatore d’ogni merito -.)

3.13.2.1                   Ma chi invece abbia ormai assimilato sia la necessità di una netta separazione, tra oro e denaro (comma 3.1.2.i), che l’importanza di prezzi stabili, definitivamente convintosi di ciò, archivierà, altrettanto definitivamente ed a cuor sereno, la credenza del valore.

 

3.13.2. LA TEORIA DI FLÜRSCHEIM, SUA PREANALISI E, DA ESSA, APPARIZIONE DELLA NECESSITA’ DELLA MONETA DI GHIACCIO

 

3.13.2.1                   Nessuno può negare che - non appena si rimarchi che l’offerta superi la domanda ed i prezzi comincino a vacillare – sarebbe del tutto opportuno approntare e distribuire cartamoneta;

3.13.2.1.1.             e, simmetricamente, non appena si rimarchi che la domanda supera l’offerta ed i prezzi lievitano, invece ritirarla dalla circolazione e bruciarla,

3.13.2.1.2.             perchè solo così può essere risolto il problema della quantità di circolante, ed una macchina da stampa litografica in un caso, il forno crematorio nell’altro,

3.13.2.1.2.1.        consentirebbero di coordinare discrezionalmente e tempestivamente, la domanda (denaro) e l’offerta (merce), affinchè i prezzi rimangano sostanzialmente stabili.

3.13.2.2                   Queste conclusioni sono dovute a Michael FLÜRSCHEIM [3], che difende gelosamente questa sua primogenitura anche se poi, volentieri (ma impropriamente) mi annovera tra i primi suoi sostenitori e diffusori.

3.13.2.2.1.             Eppure, a mia volta, anch’io ne prendo le distanze e tengo a precisare che in realtà l’ho più contestato che non approvato, evidenziando [4] che la sola variazione quantitativa di cartamoneta, nella forma da lui schematizzata,

3.13.2.2.2.             (e che non prevede costrizione a rimetterla immediatamente in circolazione) - sicuramente non avrebbe assicurato quella regolarità dell’offerta, necessaria ad un ben gestito scambio di beni, nè in una singola nazione, ed ancor meno nel traffico internazionale.

3.13.2.3                   A giustificazione di tale enunciato intendo provare, qui ed ora:

3.13.2.3.1.             che, fintantoché lo Stato, oltre alla massa del denaro, non possa anche regolare la velocità di circolazione, di quello già presente, rimarranno sempre irrisolte tutte le infrariportate contraddizioni della circolazione monetaria;

3.13.2.3.2.             che fintantoché il denaro sia, rispetto alle altre, merce privilegiata - o almeno ed anche erroneamente considerato tale nonché soprattutto finché lo speculatore possa impunemente sottomettere il denaro alle sue manovre -

3.13.2.3.2.1.        esso non darà il suo meglio come gratuito mediatore dello scambio dei prodotti, al contrario tendendo ad assicurarsi - con un profitto ed a titolo di sua provvigione - una fetta dell’utile di commercio,

3.13.2.3.2.2.        perdendo la sua natura istituzionale di chiave del mercato per divenirne chiavistello, nonché di ponte che unisce per divenirne sbarra che divide;

3.13.2.3.2.3.        e mentre esso dovrebbe favorire lo scambio e ridurne il costo, tenderà invece a frenarlo ed aggravarlo:

3.13.2.3.2.4.        ne dedurremo che il denaro allora non può nè deve, nello stesso tempo, fare sia il mezzo di scambio che quello di risparmio, cioè, allo stesso tempo, frusta e freno.

3.13.2.3.1.             Perciò, alle richieste avanzate da FLÜRSCHEIM io aggiungo il controllo dello Stato sulla gestione del flusso

3.13.2.3.3.1.        cosa possibile solo parzialmente con la cartamoneta tradizionale ed invece facilmente con la moneta di ghiaccio, cioè con una divisione completa e reale tra il mezzo di scambio e quello di risparmio.

3.13.2.3.3.2.        (Del resto, avendo a disposizione tutte le altre forme d’investimento del mondo, perché i risparmiatori dovrebbero ancora incaponirsi nell’ammonticchiare ancora denaro, non certo fatto per essere risparmiato!)

3.13.2.3.2.             Poiché l’offerta è assoggettata ad una certa ed immediata costrizione, insita nelle merci, che la rendono totalmente indipendente dalla volontà del suo proprietario, diventando facile da valutare e soprattutto costante,

3.13.2.3.4.1.        per equipotenziarle nelle contrattazioni, insisto per l’introduzione di qualcosa di simile anche per la loro domanda,[5]

3.13.2.3.4.2.        in modo da renderla altrettanto indipendente, dagli umori del possessore di denaro, valutabile e continua: deve assolutamente subentrare una par condicio.

3.13.2.4                   Il modo più semplice nonché l’unico apparentemente possibile per raggiungere ciò è insinuare, nel nuovo denaro, nel nuovo mezzo di scambio, un fattore temporale di perdita di valore: la moneta di ghiaccio si squagli col passar del tempo (Vedi la quarta parte),

3.13.2.4.1.             perché una simile costrizione materiale alla circolazione sgombrerebbe il campo da tutte le inibizioni, avidità di lucro, speculazioni, timori, tatticismi d’ogni tipo - contrapposti, disturbanti ed aggredenti il mercato –

3.13.2.4.1.1.        mettendo l’intiera quantità di denaro, predisposta dallo Stato, in una circolazione ininterrotta, regolare e totalmente indisturbabile, e, con ciò, producendo una domanda corrispondentemente regolare;

3.13.2.4.1.2.        per conseguenza della regolarità, a cui approderà la domanda, scompariranno gli stoccaggi e le eccedenze di merci;

3.13.2.4.1.3.        e come fenomeno, concomitante ed immediato, della regolarità della domanda, anche l’offerta diventerà regolare e non più influenzabile da maggiori richieste,

3.13.2.4.1.4.        esattamente come il flusso di un fiume diventa regolare, non appena la pendenza del suo corso sia uniformemente distribuita;

3.13.2.4.1.5.        Conseguito ciò - per poter calmierare le oscillazioni, casuali nella massa della produzione di merci - saranno necessarie solo piccole variazioni delle quantità di denaro.

3.13.2.5                   Invece, finchè non s’introduca questa costrizione alla circolazione, anche con una emissione cartacea ritorneremmo inevitabilmente alla situazione attuale,

3.13.2.5.1.             in cui la domanda di merce è completamente sottratta al controllo dello Stato, che rimette alla speculazione l’unica funzione regolatrice della circolazione monetaria:

3.13.2.5.1.1.        essa allora continuerà a ritirare il denaro privato dal mercato, non appena questo ne scarseggi, salvo, al contrario, rigettarcelo, quando già ne rigurgiti;

3.13.2.5.1.2.        e tutto ciò - se non con la benedizione - quantomeno col tacito consenso o almeno la non opposizione dello Stato.[6]

3.13.2.5.1.3.        In particolare finchè il denaro consentirà quel non suo uso ma ABUSO - cioè oltre a lasciarsi usare qual mezzo di risparmio, ancor peggio a costituire riserva tattica da parte degli speculatori –

3.13.2.5.1.4.        non solo la domanda continuerà a detenere gli stessi privilegi, che attualmente detiene contro l’offerta,

3.13.2.5.1.5.        ma anche essa rimarrà, come è attualmente, un’azione volontaria del possessore di denaro, e quest’ultimo rimarrà l’arbitro - di questa specie di partita di calcio - mentre dovrebbe essere solo uno dei giocatori[7]!

3.13.2.6                   Gli obbiettivi del nostro accorgimento sono quindi dichiaratamente:

3.13.2.6.1.             eliminare i sempre ricorrenti eccessi di produzione (sovrapproduzione cronica) e, con essi, la disoccupazione,

3.13.2.6.2.             rendere impossibili le crisi economiche,

3.13.2.6.3.             comprimere i redditi da capitale.

3.13.2.7                   A riprova della correttezza di quanto ora detto sottoporrò adesso la proposta, avanzata da Flürscheim[8], ad un esame più approfondito, anche in considerazione dei vistosi successi già ottenuti dalle riforme monetarie a base di cartamoneta effettuate in Argentina[9], Brasile, India ed altri paesi, ottenendovi la parità con l’oro;

3.13.2.7.1.             e che hanno sensibilizzato la pubblica opinione sulla sua utilizzazione e la fiducia in una sua più ampia possibilità d’impiego.

3.13.2.7.2.             Ma poichè ogni errore rinforza la posizione dei sostenitori della valuta metallica, ritardando altrove l’introduzione delle banconote magari ancora per decenni,

3.13.2.7.3.             noi cartamonetisti le renderemo il migliore dei servigi evitandole passi falsi con le nostre preventive ricerche, previsioni e consigli:

3.13.2.7.4.             in quest’ordine d’idee, prima cosa necessaria (ed invece ancora non fatta) é battere e ribattere che lo scopo fondamentale di questa riforma debba essere una continua variazione del circolante che stabilizzi i prezzi delle merci ;

3.13.2.7.4.1.        eventualità impossibile, in precedenza col denaro aureo avente valore intrinseco e quindi un rapporto fisso, con ogni data quantità di merce[10]; ma facilisima, post riforma, adeguando tempestivamente la massa di denaro circolante;

3.13.2.7.4.2.        in tal modo - cioè aumentando la circolazione monetaria, quando i prezzi cedono ed invece contraendola appena aumentano - ogni possessore di merce, invece di sottostare agli umori del mercato, tutelato dallo Stato e dai prezzi stabili.

 

3.13.3. CRITICA DELLE TESI DI FLÜRSCHEIM, PREVIO RICHIAMO TEORICO SUL RISPARMIO.

 

3.13.3.1                   Poichè concluderemo che, per sostenersi, una riforma secondo la tesi Flürscheim, debba avere l’appogio ed incondizionato sostegno dei risparmiatori, noi vogliamo qui ora ancora una volta ricordare, ciò che abbiamo già detto sul risparmio.

3.13.3.1.3.             Per definizione il risparmiatore produce più merce, di quanta ne compra, e deposita il suo eccesso di liquidità presso Casse di risparmio ed altri imprenditori, costituendo il nuovo capitale da investimento, previa corresponsione di un certo saggio d’interesse:

3.13.3.1.4.             questa consuetudine tuttavia limita gravemente il campo delle realizzazioni possibili, creando un netto spartiacque tra l’economicamente possibile (prodotti finiti che riescano a rendere più del, od almeno il, saggio d’interesse)

3.13.3.1.5.             e l’economicamente utopico (tutti gli altri); in questo modo, tanto per incominciare, si finisce paradossalmente col costruire molti più stadi e bordelli che non ospedali!

3.13.3.1.6.             Ma ipotizziamo, ora e momentaneamente, che nessuna realizzazione consenta più agli imprenditori di pagare gli interessi – anche non elevati - richiesti dai risparmiatori (e ciò succede più frequentemente di quanto non si creda).

3.13.3.1.4.1.        L’eventualità di solo, eventualmente e nel migliore dei casi, riavere a termine il suo, espone il risparmiatore ad un rischio assolutamente senza contropartita: tanto vale allora tenersi il denaro che si ha, almeno non si rischia!

3.13.3.1.4.2.        Il denaro pertanto sparisce dal mercato, arrroccandosi inoperoso nelle banche, facendo diminuire i prezzi, ristagnare le merci e profilare la crisi……

3.13.3.1.7.             A questo punto, secondo FLÜRSCHEIM, dovrebbe intervenire l’Autority a dire: "A causa del troppo esiguo saggio d’interesse ricavabile dagli attuali investimenti, ingenti quantità di denaro non vengono offerte, avviando l’economia ad una crisi;

3.13.3.1.5.1.        amici belli come la mettiamo?.......perchè risparmiatori e Casse di Risparmio sono padronissimi di non interessarsi del PIL[11], e magari anche di sabotarlo, sotterrando il loro denaro;

3.13.3.1.5.2.        ma secondo il nostro modesto punto di vista questa è un comportamento antinazionale e tutte le volte che avverrà ciò - curando la sete col prosciutto ed anche con la certezza di aggravare la flessione del saggio d’interesse!! -

3.13.3.1.5.3.        noi allora ne stamperemo di nuovo, fornendolo agli imprenditori e deliberatamente rovinando i risparmiatori; tanto:

3.13.3.1.5.3.1.              se il saggio d’interesse si polverizza, meglio galleggerà l’indebitatissimo Stato;

3.13.3.1.5.3.2.              - se case, fabbriche, navi ecc.ra ormai dovessero produrre solo il 3-2-1, (benvenga anche lo 0 %)! - questa non è certo una buona ragione per rinunziare a produrre, mandando a ramengo tutto il settore produttivo, sicuramente di ciò non colpevole, è così privandosi dei suoi servigi e professionalità[12]!

3.13.3.1.8.             L’intenzione è socialmente lodevole, la proposta semplice, ed apparentemente giudiziosa; ma giusto al profano [13], perchè un orecchio, esercitato e professionale, percepisce subito la stonatura:

3.13.3.1.6.1.        Infatti, il denaro è essenzialmente fatto per assicurare lo scambio delle merci, e - in rispetto di ciò - semplicemente non si dovrebbe permettere a risparmiatori, capitalisti e speculatori di strumentalizzarlo per fini estranei!

3.13.3.1.6.2.         In un sano ordine d’idee, il denaro deve mediare, deve essere nulla di più d’un mezzo di scambio, il quale si dimostrerà funzionale e perfetto solo quando due produttori siano riusciti a vicendevolmente scambiarsi le loro merci.

3.13.3.1.6.3.        Invece finché anche uno solo di essi non sia riuscito a esitarla, lo scopo istituzionale non sarà conseguito e ci sarà chi, sul mercato, ne attende l’arrivo,

3.13.3.1.6.4.        con programmi da esso dipendenti (perchè cioè la vendita di quella merce gli serve per subito acquistarne altra così rendendo l’operazione perfetta.)

3.13.3.1.6.5.        Dobbiamo metterci ben in testa che senza vendita non ci può essere acquisto; e poichè, quando il denaro adempie al suo scopo istituzionale, una vendita vien subito seguita, passo passo, da un acquisto,

3.13.3.1.6.6.        chi indugia, lascia lo scambio incompiuto, in un certo senso negando lo smercio ad un altro produttore, e così sia mettendo quest’ultimo sotto costrizione sia abusando del denaro.

3.13.3.1.6.7.        Per tutto ciò, occorre, che, in definitiva, chiunque abbia venduto i suoi prodotti senza far seguire ciò da un acquisto, sia almeno pronto a prestare questo denaro, ma non all’interesse che dice lui, bensì ad uno possibile ed accettabile da controparte;

3.13.3.1.6.8.        e - pur dispiacendomi di dover contraddire FLÜRSCHEIM - ma una materia così importante non può certo essere abbandonata alla consapevolezza degli operatori ed al loro buon senso:

3.13.3.1.6.9.        il possessore deve esser o economicamente costretto a far ciò senza riserve, o a comprare altra merce o, in dannata ipotesi, a non vendere la sua.

3.13.3.1.9.             Quindi, in conclusione, a nessuno deve esser consentito di far dipendere la circolazione da una qualche scusa, comunque motivata: chi abbia denaro ha solo una specie di diritto ad un immediato acquisto di merci, e niente di più;

3.13.3.1.7.1.        mentre il concetto d’interesse contraddice lo scopo istituzionale del denaro, introducendo, sullo scambio delle merci e coll’assenso dello Stato, un possibile condizionamento di terzi – non sempre bene intenzionati! - a mezzo ritenzione del denaro,

3.13.3.1.7.2.        e - mentre apparentemente sembra solo interrompere, ma senza conseguenze, la catena di compra-vendite - in realtà il fatto di appesantire il mercato crea la possibilità di drenare interessi.

3.13.3.1.7.3.        Rimettendo il saggio d’interesse, cioè le condizioni di prestito a discrezione dei risparmiatori, lo Stato pertanto abdica alle sue funzioni tutorie, implicitamente accettando la snaturazione del suo unico mezzo di scambio.

3.13.3.1.7.4.        Invece egli dovrebbe dire, a muso duro, ai risparmiatori più venali, e che inizialmente possiamo ragionevolmente supporre limitati: “Voi avete venduto più del comprato, venendo a disporre di un’eccedenza di denaro,

3.13.3.1.7.5.        ma che deve esser ricondotta al mercato in ogni caso ed essere scambiata contro merci, perchè il denaro non è un fine, ma un mezzo, non quiete ma moto.

3.13.3.1.7.6.        Se Voi stessi non avete un fabbisogno immediato di merci, allora almeno conferite la Vostra capacità d’acquisto, rilevando cambiali, attestati di debito, lettere di pegno ecc.ra. di altri acquirenti potenziali, ma attualmente privi di denaro.

3.13.3.1.7.7.        Ciò mi sta benissimo, come anche se trovate consensualmente un accordo, con reciproca soddisfazione; in caso contrario - poichè è un diritto-dovere incondizionato di ricondurre il denaro al mercato –

3.13.3.1.7.8.        state puniti[14], affinchè nessun altro cittadino sia danneggiato dalla Vostra negligenza e dalle Vostre velleità!

3.13.3.1.7.9.        Perchè, avendo approntato il denaro per, con esso, far procedere rapidamente, economicamente e come su un’autostrada la consegna delle merci, io - lo Stato, collerico e grintoso – non dovrei forse incazzarmi come un toro,

3.13.3.1.7.10.     nel vedere che, sulla autostrada e per scopo ostruzionistico ed innominabile, Voi risparmiatori non fate che porre ostacoli ed inserire lenti carriagi a trazione bovina ?”

3.13.3.1.10.          Ma, poiché ben difficilmente vengono capite le parole ragionevoli e le buone maniere, starebbe solo prendendo lucciole per lanterne chi con giovanile baldanza, innato ottimismo ed eccesso di fiducia nel senso civico-

3.13.3.1.8.1.        rimettesse le semplicissime necessità della circolazione del denaro allo spontaneo rispetto delle sue finalità istituzionali:

3.13.3.1.8.2.        l’opportunità (per non parlare di necessità) di conferire la sua eccedenza per modico interesse, potrebbe non arrivare neanche all’anticamera del cervello di quel ristretto numero di risparmiatori;

3.13.3.1.8.3.        e senza una loro volontaria collaborazione, il sistema economico entrerebbe quindi inevitabilmente in crisi; per evitare la quale - sempre secondo Flürscheim -

3.13.3.1.8.4.        la reazione dello Stato dovrebbe portare all’emissione di nuovo denaro (inflazione), da fornire - fresco di stampa - agli imprenditori a minor saggio d’interesse.

3.13.3.1.8.5.        Il naturale finanziamento del risparmiatore sarebbe quindi sostituito da questa manovra inflattiva e, per il momento, ciò non sembra cambiar molto le cose e l’economia si rimette in moto.

3.13.3.1.11.          Grazie ad esso, l’imprenditore, come se niente fosse, può riprendere, la costruzione di case, fabbriche, navi ecc.ra., anche se dalla cessione di tali servizi, ora si riscuotono sempre meno interessi;

3.13.3.1.9.1.        ma dato che l’imprenditore lo riscuote conto terzi, il saggio d’interesse non lo interessa, non se ne cura proprio, molto più attirato, invece, dal lavoro ininterrotto ed indisturbato.

3.13.3.1.9.2.        Pertanto, nel suo complesso, l’impresa finisce per lavorare anche più tranquillamente ed ampliamente, praticamente senza interruzione, facendo crescere a più non posso l’offerta di beni, case ecc.ra., ma così facendo ulteriormente calare il saggio d’interesse.

3.13.3.1.9.3.        Ma, a queste sue nuove diminuzioni, il primitivo sparuto gruppo di riottosi aumenta di numero, perché altri risparmiatori cessano di essere coscienziosi e d’imprestare il loro denaro,

3.13.3.1.9.4.        inizialmente quelli più piccoli, che non hanno mai fatto molto conto sugli interessi, e che già anche con la resa al 5% finivano per tenersi ugualmente i soldi in casa, secondo le antiche consuetudini.

3.13.3.1.9.5.        Così nuovamente, per evitare la crisi, si rende necessaria un’ulteriore manovra inflattiva, perché questi risparmi – ancorché piccoli – tutti insieme arrivano a parecchie centinaia di milioni di marchi.

3.13.3.1.9.6.         Ma, a ogni progressivo cedimento del saggio d’interesse, si allunga l’elenco di coloro che non impiegano più finanziariamente il proprio denaro; più passa il tempo più vengono coinvolti capitali sempre più vistosi,

3.13.3.1.9.7.        ma la cui resa ormai non copre più neanche il disturbo di arrivare in banca per sbloccarli, anche quando la banca non è neanche troppo lontana!

3.13.3.1.9.8.         Non più invogliati dagli elevati saggi d’interesse, molti incominciano a considerare il proprio denaro molto più sicuro nelle loro mani, invece che in altre estranee.

3.13.3.1.9.9.        E così, in pratica, l’economia va avanti con una corrente di denaro, di cartamoneta, che dalla stamperia solo transita per i mercati, finendo poi inattiva in milioni di salvadanai, obbligando la stamperia a lavorare ininterrottamente, per rifornire il mercato,

3.13.3.1.9.10.     mentre quell’enorme flusso cartamoneta, ormai quotidiano continua ad essere paradossalmente sviato verso il binario morto del risparmio non utilizzato, perché ormai più nessuno impiega finanziariamente il proprio denaro, preferendo mantenerlo sotto il proprio controllo:

3.13.3.1.9.11.     l’intiero risparmio di un popolo, molti miliardi, finito nei salvadenai, resta muto all’appello finanziario; somme enormi e destinate ulteriormente a crescere anno dopo anno,

3.13.3.1.9.12.     perché l’irrisorio gettito da interesse attrarrà sempre meno il risparmiatore, e perché - essendosi con questi accorgimenti realmente ottenuta la cessazione delle crisi economiche - il popolo non avrà più bisogno di consumare i risparmi di ieri per sopperire alla mancanza di lavoro dell’oggi;

3.13.3.1.9.13.     tantopiù che, con gli interessi all’1 %, il risparmio, per il popolo attivo, equivarrà, in pratica, ad un raddoppio del salario, consentendogli addirittura di decuplicare quei risparmi, di cui non si sa più bene, cosa fare, ma che continuano ugualmente a prodursi dal disavanzo tra reddito e spese vitali.

3.13.3.2                   Proviamo a delineare questa situazione apocalittica!

3.13.3.2.1.             Per la loro antieconomicità, ci si affretterà ad estinguere le vecchie ipoteche agrarie ed immobiliari – a tasso fisso e che precedentemente da sole raggiungevano cifre miliardarie -.

3.13.3.2.1.1.        Né nessuno sarà così matto da concederne di nuove, dato che non rendono niente; così il denaro incassato verrà, come sempre immobilizzato, e lo Stato dovrà sostituirlo con altro nuovo

3.13.3.2.1.2.        In cambiali ora circolano annualmente in Germania, quando più quando meno, una media di 30 miliardi, utilizzati consuetudinariamente come termine contro pronti.

3.13.3.2.1.2.1.              Ma con il tasso di sconto a livelli irrisori, nessuno più le sconterebbe, vanificando l’istituzione per gli scopi commerciali, con la conseguenza che lo Stato dovrebbe emettere altre forse centinaia di miliardi:

3.13.3.2.1.2.2.              centinaia di presse lavoranti a pieno regime e per produrre biglietti da 1.000 d.m. ...... centinaia di miliardi di domanda sottratta al fabbisogno quotidiano del mercato, di domanda rinviata!

3.13.3.2.2.             Ed allora che succederà quando, per una ragione qualsiasi, tutta questa massa di domanda dormiente tornasse improvvisamente in vita e si dirigesse sul mercato?.....si potrebbe assicurarle una corrispondente offerta di merci od altri impieghi?

3.13.3.2.3.             . ..... perchè, alternativamente, mancando l’offerta di merce, i prezzi di botto si metterebbero a salire, attirando subito altro denaro sul mercato, che li farebbe salire ulteriormente!

3.13.3.2.4.             . ....... dunque, al semplice profilarsi di questa situazione, subito verrebbero rotti tutti i salvadanai, ed una valanga di ubbidienti miliardi si riverserebbe sul mercato.

3.13.3.2.5.             Al grido di Si salvi chi può! tutti comprerebbero, poichè, in questo naufragio, l’unica scialuppa di salvataggio sarà la merce (purchè si sia avuta la fortuna di metterci le mani sopra!);

3.13.3.2.6.             la domanda vola alle stelle - proiettandoci ovviamente anche i prezzi - dato che l’esiguità dell’offerta certo non riuscirebbe a calmierarli.

3.13.3.2.7.             Questo aumento dei prezzi annienterebbe il valore dei risparmi, ormai giusto buoni per tappezzare la stalla - nè più nè meno come successe con gli 'Assegnati’al tempo della rivoluzione francese.

3.13.3.3                   Flürscheim certo non può che negare una simile eventualità, affermando - ovviamente - che i risparmiatori, i possessori di questa stramiliardaria domanda non dovrebbero allarmarsi per questa ipotesi,

3.13.3.3.1.             dato che lo Stato, al suo primo profilarsi, immediatamente ritirerebbe tutta l’eccedenza di denaro precedentemente emesso.

3.13.3.3.2.             Ma con questo siamo già giunti alla seconda svista della sua teoria, essendo la prima rappresentata, in pratica, da quell’inammissibile e supina tolleranza dello Stato,

3.13.3.8.6.1.        a sopportare passivamente l’abuso del denaro come mezzo di risparmio, così facendosi obbligare, per gli scopi istituzionali e per le esigenze del mercato, a quell’ingente, continua e massiccia emissione di denaro.

3.13.3.3.1.             Questa seconda svista è rappresentata dal fatto che lo Stato ha anch’esso abusato del denaro, necessario agli imprenditori per le loro operazioni,

3.13.3.3.3.1.        adoperandolo finanziariamente e non come mezzo di scambio: infatti non ha ricevuto in cambio merci, ma cambiali, lettere di pegno, obbligazioni ecc.ra!

3.13.3.3.3.2.        Infatti se lo Stato, rispettandone lo scopo elettivo, avesse emesso denaro contro merci (qui ipotizzando, compiacentemente, che dette potessero essersi conservate come nuove ed esenti da qualunque deperimento, marciume, putridume, muffa, tanfo)

3.13.3.3.3.3.        allora non dovrebbe tanto temere il sopraggiungere dell’ondata di piena della domanda dormiente: infatti basterebbe, altrettanto a valanga, riconvogliare queste sue merci immagazzinate sul mercato!

3.13.3.4                   Ma ciò non è avvenuto ed ora, per ritirare il denaro in eccesso ed impedire i suoi nefasti effetti, lo Stato non dispone di merci - così tanto richieste - ma solo di lettere di pegno, attestati di debito, cambiali, peggio ancora, praticamente non produttive d’interessi:

3.13.3.4.1.             e, dal momento che queste già erano state precedentemente rifiutate dai risparmiatori (avviando l’incresciosa situazione descritta e che appunto stiamo studiando) è ragionevole supporre che continueranno ad esserlo.

3.13.3.4.2.             Concludendo: quando lo Stato ha concesso agli imprenditori i finanziamenti, loro negati dai risparmiatori, si è associato a questi ultimi nel violentare il denaro, disconoscendone la natura e spingendolo a vendicarsi.

3.13.3.5                   E così siamo ora giunti alla terza e profondamente celata insidia della teoria di Flürscheim, non accortosi dell’assoluta necessità di mantenere i mezzi finanziari nettamente distinti da quelli di scambio [15], sottovalutando quanto segue:

 

3.13.3.5.1.             perchè, nei panni di consumatore, la propria diretta e pressante necessità promuove l’acquisto, per cento marchi, di quello stesso prodotto,

3.13.3.5.2.             di cui invece la stessa persona – ma stavolta nella veste di semplice finanziatore e quindi assolutamente non coartato dalla necessità personale - si guarderebbe bene dal consentire l’acquisto;

3.13.3.5.3.             è frequentissimo questo fenomeno, cioè che, per i finanziatori, la merce sembri non bastar mai ad equilibrare i piatti della bilancia semplicemente perchè la disponibilità di cento marchi - con cui può fare tante cose diverse - gli sembrano assai più appetibili di merce per cento marchi!

3.13.3.6                   E lo Stato, nel suddescritto caso, avrebbe commesso analogo errore, confondendo mezzo di scambio con mezzo di risparmio ed acquistando, coi soldi destinati all’altrui spesa - e, soprattutto, destinati al mercato - cambiali, lettere di pegno ecc.ra.,

3.13.3.6.1.             così poi, costretto a riproporre lo scambio inverso, c’è da ritenere che se lo vedrà negato....

3.13.3.7                   Questa situazione può forse diventare più chiara pensando di avere a disposizione due differenti mezzi di scambio, ugualmente in corso, per esempio oro e tè:

3.13.3.7.1.             per chi li adopera come mezzo di scambio, sarà perfettamente indifferente l’essere pagato con questo o con quello, poiché in ogni caso lo riconvertirà in altra merce ancora.

3.13.3.7.2.             Ma, un risparmiatore, preferirà sempre l’oro al tè, poiché ci si può adagiar sopra, mentre il tè deperisce; egli, quindi, se non ne ha bisogno personale, non darà mai 10 marchi d’oro per l’equivalente di tè,

3.13.3.7.3.             perchè, dal suo punto di vista - di chi cioè deve fare i conti con il tempo e con lo spazio - oro e tè non gli sembreranno equivalenti in nessuna proporzione, anzi gli appaiono propio come grandezze incommensurabili.

3.13.3.8                   Lo Stato deve quindi tener conto di tutte le eventualità, e non sempre e solo sul caso favorevole, su quell’alta congiuntura, che, indubbiamente, nei confronti dei risparmiatori, gli offrirebbe un eccellente paracadute;

3.13.3.8.1.             ma, prima o poi, subentrerà anche il caso dell’aumento dei prezzi, che non potrebbe più arrestare perchè ogni sua possibilità intervento non potrebbe che riuscire insostenibile.

3.13.3.8.2.             Per schematizzare la situazione, in cui lo Stato potrebbe venire a trovarsi, possiamo far qualche cifra: per esempio 10 miliardi siano necessari per lo scambio di merci vero e proprio, mentre altri 90 siano necessari al risparmio, per un totale di 100.

3.13.3.8.3.             Ma se poi anche solo una piccola parte, di questa eccedenza di 90 miliardi riconfluisse sul mercato, subito si innalzerebbero i prezzi, provocando il rientro a precipizio anche del residuo!

3.13.3.8.4.             Non è quindi erroneo schematizzare questo: i commercianti che hanno buon naso per il movimento ascensionale, cercherebbero subito di cautelarsi, e questo significa generalmente comprare almeno un po’più dell’immediato fabbisogno.

3.13.3.8.5.             Ma per far ciò hanno bisogno di denaro, da ottenere dai risparmiatori con l’offerta d’interessi, e garantendolo con gli ulteriori guadagni, attesi dal rialzo dei prezzi;

3.13.3.8.6.             così la notizia dell’aumento si diffonde, ed allora certo ogni risparmiatore coglie l’occasione per dar corso ad acquisti di speculazione:

3.13.3.8.6.1.        passo passo, in rapido ordine gerarchico, tutto il denaro, si mette in movimento per prevenire il rialzo dei prezzi;

3.13.3.8.6.2.        accade come quando il più piccolo dubbio d’insolvenza delle banche fà, tanto improvvisamente quanto rapidamente, incolonnare tutti i depositanti dinnanzi allo sportello dei prelievi,

3.13.3.8.6.3.        così altrettanto, il minimo dubbio sul fatto che lo Stato riesca a contenere i prezzi davanti al movimento al rialzo, analogamente basta a far defluire i miliardi imboscati verso il mercato, incolonnandoli davanti i magazzini dei commercianti:

3.13.3.8.6.4.        a passo di corsa, chi in automobile e chi adirittura in aeroplano essi si precipiteranno fuori al profilarsi della tempesta.

3.13.3.9                   Pertanto qualunque sensata riforma monetaria - innovativa sotto l’aspetto generale - dovrà assolutamente evitare la trappola di tollerare l’ABUSO del mezzo di scambio come mezzo di risparmio,

3.13.3.9.1.             perchè, fintantoché la cartamoneta sia utilizzata solo per il suo scopo istituzionale, cioè come mezzo di scambio, tutto procederà a gonfie vele:

3.13.3.9.2.             ma, appena appena la si devii, da quel corretto binario, essa, abbandonata la sua ricca veste di denaro, ritornerà ad essere solo quel vilpezzo giusto buono per accendere la pipa!

3.13.3.9.3.              E l’errore concettuale, insito nell’identità di fatto tra mezzo di scambio e mezzo di risparmio, si ripercuoterebbe sempre su di noi, sottoponendoci, come al tempo di Giuseppe, ad anni di vacche grasse seguiti da altrettanti di vacche magre.

3.13.3.9.4.             Durante gli anni buoni il popolo davvero potrebbe risparmiare molto, cioè ammucchiare montagne di cartamoneta;

3.13.3.9.5.             ma quando poi esso, nei successivi anni cattivi, cercasse di recuperarne il valore d’acquisto, s’accorgerebbe subito, che a fronte di tutta questa domanda accumulata non esiste la sua naturale contropartita, cioè l’offerta.

3.13.3.10                Una riforma alla Flürscheim, come quella su cui ci siamo soffermati, potrebbe dunque affermarsi e sostenersi solo e soltanto finchè il saggio d’interesse permanga tale da invogliare la gran massa dei risparmiatori a spontaneamente far circolare il suo denaro.

3.13.3.10.1.          Ma poichè egli per primo prevede che - non appena gli interessi fossero ncominciati a scendere per la prima volta e si fosse riusciti ad evitare la crisi – inevitabilmente essi andrebbero in progressiva flessione,

3.13.3.10.2.          alla lunga non può che fallire, apportando drammatiche conseguenze, tra cui, per prima, l’indesiderato sputtanamento della cartamoneta,

3.13.3.10.3.          facendo ardentemente desiderare al popolo di rifiondarsi nel grembo beato di quell’oro - unico che apparentemente fornisca sicurezza e, per logica conseguenza, ricordato con profondo rimpianto.

 

3.13.4. DELINEAZIONE SEMPRE PIU’ NETTA DELLA FILOSOFIA DI UNA MONETA DI GHIACCIO.

 

3.13.4.1                   Perciò, ugualmente conservando certi capisaldi della suddescritta riforma di emissione, mi sembra assai più ragionevole (anzi propio indispensabile!) di immediatamente accompagnarla con una riforma del denaro,

3.13.4.1.1.             tendente a renderne impossibile la sua utilizzazione come mezzo di risparmio, vanificando tutte le possibilità d’accumulo di denaro privato, distruggendo tutti i salvadanai ed implodendo i depositi,

3.13.4.1.2.             - con l’ausilio di una tale spada di Damocle - in modo di convogliare sul mercato sempre, in ogni momento, in guerra come in pace, negli anni buoni come nei cattivi, esattamente e solo quel denaro da esso recepibile senza creare sensibili oscillazioni dei prezzi.

3.13.4.1.3.             Conformemente con le conclusioni di questa nostra ricerca, la MONETA DI GHIACCIO, prepotentemente ed irrevocabilmente annichilente la abitudinaria commistione dei mezzi di risparmio e di scambio,

3.13.4.1.8.              esalterà quest’ultima ed unica sua funzione, liberandolo dalle velleità del suo possessore e riducendolo ad inerte materia-prima della domanda.



[1] N.d.t.: traduzione letterale 'Analisi di una riforma comportante solo l’emissione di banconote.’ Altro capitolo straordinario e fondamentale!

[2] N.d.t.: G. si riferisce, ovviamente, all’infame storia del dazio sui cereali.

[3] Michael Flürscheim, Il problema economico e sociale, Jefferson Publishing Company, Xenia, Clay County, Illinois, U.S.A.

[4] Silvio Gesell, Nervus rerum, pagine 34-37 Bueno Aires 1891.

[5] chi non sia ancora del tutto libero dalla credenza del valore, non può afferrare il significato di questa precisazione.

[6] N.d.t.: così come una lettura critica profonda mi hanno spinto - e con la personale certezza d’essere il corretto interprete della parte successiva! - a distaccarmi significatamente non solo dalla traduzione Pye (di cui confermo un giudizio per niente favorevole), ma anche da quella, autorevolissima, di G. figlio, le esigenze della strutturazione mi hanno costretto a portare in questa posizione i commi 3.13.2.7.i, che invece stavano dopo il comma 3.13.2.8.6.

[7] N.d.t.: Andreotti “Vi è una pericolosissima specie di numismatici: i collezionisti della moneta in corso!”

[8] Vedi anche: Arthur Fonda ( Denver, Colorado ), La moneta onesta. - prof. Frank Parsons, La moneta razionale. - prof. Marshall (Cambridge), Rivista Contemporanea 1887. N.d.t.: ma come è possibile che questo così significativo nome di 'moneta di ghiaccio', dalla straordinaria immediatezza, sia saltato in testa solo a Matteotti?!

[9] Silvio Gesell, Il problema monetario argentino. Buenos Aires 1898; stesso autore, L’inflazione monetaria, Buenos Aires 1909.

[10] N.d.t.: ai commi 3.9.2.i. G. ha rilevato come, per tale scopo ed in realtà, sia possibile utilizzare il credito (ed i migliori presidenti di Reichsbank ed anche di Bankitalia, spesso lo hanno anche realmente fatto): consentendo il credito (in caso di cedimento dei prezzi) o strozzandolo (in caso di aumento), è possibile deviare o far riconfluire sull’usuale richiesta di denaro tutta la ormai non trascurabile quantità di merce da esso movimentata, esattamente con lo stesso effetto, sulla circolazione, di una immissione (o sottrazione) di banconote; ma ora G. preferisce sorvolare tale particolare che limiterebbe l’importanza della sua ricerca, anche perchè pure la stimolazione alla circolazione è stata di fatto già ottenuta (anche se indirettamente, inconsapevolmente e con risultati deplorevoli e fraudolenti rispetto alla massa dei creditori) con la sistematica svalutazione annuale della moneta, ormai attuata costantemente ed appunto dai Suoi tempi in poi. A questo punto si potrebbe quasi concludere che l’introduzione della moneta di ghiaccio sia ormai superflua, se non fosse che a riattribuirle tutta la sua straordinaria importanza è stato il passo di tango (cioè un passo al traverso), fatto dal sottoscritto nel 1960 - intuendone l’importanza e l’indispensabilità per l’emersione dell’evasione fiscale, del sommerso (vedi commi 4.1.5.5.i).

[11] N.d.t.: acronimo di 'Prodotto Interno Lordo'

[12] N.d.t.: non conosco il lavoro di F.; ma da come lo riassume G., appare evidente che egli teorizza, in caso di crisi, l’ipotesi inflazionistica che verrà poi ripresa ed ufficializzzata da Keynes: non dimentichiamo che quest’ultimo sostiene che, in tali circostanze, lo Stato dovrebbe commissionare grandi opere, totalmente prescindendo dalla loro utilità ed anche solo allo scopo di mettere in circolazione denaro per pagare gli operai. Keynes arriva a sostenere che sarebbe sacrosanto perfino pagare operai dapprima per fargli scavare buche per terra e poi per riempirle! Ma negli anni 30 Hitler fu praticamente l’unico statista a sapersi avvantaggiare della teorizzazione di K. (probabilmente da ciò deriva la indiscutibile simpatia con cui K. sembra considerarlo; ma Hitler - anche se più che altro interessato alla loro importanza strategica - non fece scavar buche, ma ebbe il buon senso di finalizzare l’inflazione alla realizzazione delle grandi autostrade tedesche e di altre opere necessarissime), ottenendo per la Germania una rapidissima uscita dalla grande crisi economica del 1929. Nel 1946 un qualcosa del genere fu attuato anche dall’Abominevole con i cosiddetti 'lavori a regia'; solo che paese che vai imbrogli che trovi e, a Roma, si mise subito al loro interessato orientamento la soc. Generale Immobiliare, facendo con essi, ad esempio, stravolgere il vigente P.R.G. di piazza della Balduina (caso a me noto ma non ne escludo altri), attuandone uno a lei più favorevole e successivamente legittimato dallo stato di fatto e dalla scusa della conservazione delle opere ormai esistenti.

[13] N.d.t.: G. ha indubbiamente ragione, ma Keynes non avrà certo gradito questo 'profano'!

[14] N.d.t.: gergo smaccatamente militare, e quindi in italiano cattivo ma abituale.

[15] N.d.t.: Als Verbraucher bezahlt der Sparer für eine bestimmte Warenmenge 100 Mark, aber als Sparer bezahlt er diesen Preis nicht. Da sind ihm die 100 Mark lieber. Also sind 100 Mark als Sparmittel mehr als die Ware, die man für 100 Mark kaufen kann. Man kann mit Waren niemals Spargelder einlösen. = letteralmente 'Come consumatore il risparmiatore paga cento marchi per una certa quantità di merce, ma come risparmiatore egli non paga questo prezzo, poichè i cento marchi gli sembrano più cari. Dunque cento marchi di mezzo di risparmio sono più della merce che si può acquistare con cento marchi. Con merce giammai si può riscuotere mezzo di risparmio.'.......periodo alla Marx e non alla G.!! .....ed altrettanto astruse sia la traduzione inglese che spagnola; io almeno, tradendo ho tradotto, in modo comprensibile, l’idea di G.