3.11. Circolazione monetaria: la situazione esistente[1].

 

SINTESI: 3.11.1.i: Debolezza dell’offerta, causa peculiarità merceologiche; 3.11.2.i: Forza e potenza della domanda, favorita dalle caratteristiche mereceologiche dell’oro; 3.11.3.i: Un maltolto alla produzione, compare l’interesse; 3.11.4.i: Comportamento del sistema economico-monetario; 3.11.4.1.i: Crisi da speculazione; 3.11.4.2.i: Crisi da errori politici; 3.11.4.3.i.: Crisi da prevalere dell’irrazionalità umana; 3.11.4.4.i: Crisi da variabilità del credito; 3.11.4.5.i: Per le crisi, erroneo responsabilizzare le banche; 3.11.4.6.i: L’alta congiuntura; 3.11.5.i: Filosofia monetaria ed assurdità d’una moneta riciclabile.

 

3.11.1. DEBOLEZZA DELL’OFFERTA A CAUSA DI PECULIARIETA’ MERCEOLOGICHE.

 

3.11.1.1.                 Completamente digeriti ed anabolizzati i capitoli precedenti, si converrà:

3.11.1.1.1.             che la domanda e l’offerta sono gli unici arbitri dei prezzi esistenti,

3.11.1.1.2.             che la teoria del valore è solo un’idea fantasiosa

3.11.1.1.3.             che pertanto è il prezzo della produzione (e non il valore) ad oscillare entro una forchetta,

3.11.1.1.4.             ed allora sarà finalmente il prezzo, unitamente a tutto ciò che lo riguarda, a polarizzare completamente la nostra attenzione;

3.11.1.1.5.             e tale protagonista, finora ingiustamente relegato a fare la comparsa, avrà così finalmente conseguito quell’attenzione, veramente straordinaria, che merita.

3.11.1.2.                 Evidenzio subito il seguente dato di fatto - e non come un dettaglio finora giustamente trascurato perchè trascurabile - ma come una conseguenza fondamentale del nostro attuale denaro aureo:

3.11.1.2.1.             esso consente alla domanda (quindi all’offerta di denaro) di perdurare nella transazione per alcuni giorni, settimane, forse perfino anni, senza sostanziale perdita,

3.11.1.2.2.             caso invece completamente interdetto all’offerta delle merci salvo accollo, per il suo proprietario, di notevoli costi aggiuntivi di vario tipo, come vedremo.

3.11.1.2.3.             Si obbietterà che anche la ritenzione di quel cosiddetto bottino di guerra - ammontante a ben 180 milioni e rimasto inattivo per 40 anni nella Torre di Giulio a Spandau, le abbia arrecate nei confronti dello Stato;

3.11.1.2.3.1.        indiscutibilmente, ma non furono perdite provenienti dall’interno della torre, cioè dal denaro, perché quantità e qualità dell’oro rimasero immutate e neanche uno pfennig di materia prima andò perduto;

3.11.1.2.3.2.        solo si dovette pagare i soldati di guardia, e certo non comandati in funzione anti-tarme o muffe, ma anti-ladroni, ben sapendo che finchè la torre fosse rimasta chiusa niente di negativo poteva accadere a quel tesoro.

3.11.1.2.3.3.        Invece la Svizzera sopporta per la sua riserva strategica di frumento, accumulata a Berna, oltre ad analogo costo di stoccaggio e custodia, anche uno di manutenzione per il periodico arieggiamento della massa, oltre ad un ulteriore perdita del 10% per calo di peso e deterioramento (sempre senza tener conto degli interessi, perchè persi in entrambi i casi.)

3.11.1.2.4.             Perché, tutto ciò che costituisce offerta di merce si deteriora, sia in peso che freschezza, perdendo continuamente valore rispetto alla nuova produzione; rottura, ruggine, putrefazione, umidità, calore, freddo, vento, lampi,

3.11.1.2.4.1.        polvere, topi, tarme, mosche, ragni, fuoco, grandine, terremoto, malattie, eventi avversi, inondazioni e ladri, rosicchiano, energicamente ed ininterrottamente, la buona qualità e quantità delle merci:

3.11.1.2.4.2.        e non c’è mica molto da attendere perchè già dopo pochi giorni, al massimo qualche mese, appaiono le chiare tracce di questi assalti, perchè generalmente le merci, più sono importanti ed indispensabili - come gli alimentari, i vestiti ecc.ra - meno resistono ai loro tradizionali nemici.

3.11.1.2.4.3.         Come del resto tutto cio che è terrestre, anche la merce partecipa all’eterno divenire; come la ruggine nel crogiolo si ritrasforma in ferro omogeneo, così questo, riarso dal lento fuoco dell’aria, ritorna a ruggine.

3.11.1.2.4.4.        La miglior lana vola fuori dalla finestra trasformata in tarme, ed in polvere e tarli finiscono infissi e mobili, mentre lo stesso vetro, pur resistendo meglio delle altre merci all’usura del tempo, finisce distrutto perché si rompe in frantumi.

3.11.1.2.4.5.        Tutto ed ogni cosa ha il suo diretto antagonista e la sua paura; per il pelo le tarme, per il vetro la frattura, per le opere di ferro la ruggine, per gli animali le malattie di ogni genere e l’invecchiamento;

3.11.1.2.4.6.        ed a quelli specifici si aggiungono inoltre i nemici in generale che per tutte le merci sono acqua, fuoco, ladri ecc.ra, oltre che l’ossigeno dell’aria, che lentamente, ma sicuramente brucia tutto.

3.11.1.2.5.             Che premio dovrebbe pagare chi volesse assicurare, le proprie merci, contro tutti questi pericoli? Quanto paga il proprietario del negozio solo di pigione o nolo, per il posto dove ricoverare le sue merci?

3.11.1.2.6.             Ma non solo la merce si distrugge, diventa anche obsoleta; chi ancora comprerebbe un compressore antiquato od un arcolaio? Chi pagherebbe per simili oggetti quantomeno il costo di materia prima?

3.11.1.2.7.             La produzione di merci si aggiorna continuamente, anche il miglior modello presente sul mercato, tipo lo Zeppelin, non appena riuscito ad imporsi come miglior dirigibile, era già superato dal più pesante dell’aria [2]; dobbiamo raffigurarci ciò come una continua realtà.

3.11.1.2.8.             Come allora potrebbe, un proprietario di merci, proteggersi contro simili perdite, se non trasferendole al più presto possibile su un nuovo detentore?

3.11.1.3.                 Per questo è insito, nel concetto di merce, l’obbligo d’offrirla e, non facendolo si vien duramente e sicuramente puniti prima di tutto nella proprietà (cioè nella merce);

3.11.1.3.1.             anche senza tener conto, che al mercato devono sopraggiungerne continuamente di nuove, che la vacca deve essere munta quotidianamente[3], come pure giornalmente deve lavorare il proletario, afflitto da un altrettanto giornaliero appetito continuo.

3.11.1.3.2.             L’offerta deve pertanto massificarsi ed offrirsi anche in presenza di ristagno della vendita, di smercio; la consuetudine suggerisce che il momento preferibile per esitarla sia quello in cui la merce lascia la fabbrica, mentre, tanto più a lungo venga ritardata la transazione, tanto più sfavorevole ne diventano le condizioni.

3.11.1.3.2.1.        Perché infatti corre e tanto grida il giornalaio? Perché la sua merce già a poche ore dalla comparsa diventa senza valore; ed il lattaio ha, sul suo furgone, una campana che fà un rumore del diavolo,

3.11.1.3.2.2.        perchè, per la vendita, deve prendere l’occasione - come si suol dire - al volo, senza perdere non dico un’ora, ma neanche un minuto.

3.11.1.3.2.3.        La fruttivendola si alza ben prima di tutti gli altri cittadini, talmente presto da svegliare persino il gallo di casa; anche il macellaio deve alzarsi per tempo, e non può tener chiuso il negozio neanche a Pentecoste, perché altrimenti tutta la sua carne finisce in putrefazione.

3.11.1.3.2.4.        Il fornaio può addirittura conseguire il miglior prezzo del panino solo finchè sia ancora caldo: egli, giorno per giorno, deve essere frettoloso almeno quanto quel bravo zurighese, che porta il pane di miglio caldo fino a Strasburgo.

3.11.1.3.2.5.        Ed il contadino, prima che cessi il gelo della notte, non deve forse, con il vomere, estrarre le patate dalla terra?

3.11.1.3.2.6.        Poi le raccoglie in gran fretta, per arrivare per primo al mercato - onde usufruire del maggior possibile tempo di vendita, sperando di evitare, a questa sua economica e pesante merce, la faticosa e fastidiosa operazione di rimpatrio.

3.11.1.3.2.7.        E l’esercito di operai, il battaglione di decine di migliaia di giornalieri? Non devon forse costoro essere altrettanto ansiosi del giornalaio, della fruttivendola e del contadino?

3.11.1.3.2.7.1.              Non lavorando, per ogni escursione del pendolo dell’orologio, va perduta non solo una parte della loro possibilità produttiva, ma propio anche del loro reddito e del loro benessere!

3.11.1.3.3.             Così noi possiamo accorgerci di come la natura della merce, con la sua caducità, riscuota la maggior parte del popolo dal suo torpore, spronandolo alla fretta e costringendolo a comparire al mercato, regolarmente ed all’ora indicata.

3.11.1.3.3.1.        Ma quando l’ha portata al mercato, il proprietario deve ancora vendere la merce, pena il doversela riportare indietro: la necessità dell’offerta scaturisce, insomma, dalla merce, non dal proprietario, lasciandone libero da costrizione solo eccezionalmente, ed, in ogni caso, solo un ristretto numero.

3.11.1.3.3.2.        Ad esempio, a trebbiatura avvenuta, il contadino potrebbe ammucchiare i chicchi nel suo silos, attendendo una migliore opportunità di vendita, dato che le sue caratteristiche gli consentono di soprassedere per ben più tempo che non per l’insalata, uova, latte, carne, capacità lavorativa.

3.11.1.3.3.3.        (Comunque neanche in questo caso può farsi crescere l’erba sotto i piedi, perché il chicco perde peso e qualità, diventando preda dei topi e vermi e dovendo esser protetto dal fuoco e da altri pericoli,

3.11.1.3.3.4.        talché, se il contadino non tratta il suo frumento, in 6 mesi avrà perso una non trascurabile percentuale del suo valore, anche prescindendo dagli interessi.

3.11.1.3.3.5.        E poi, in tutti i casi il frumento deve essere venduto prima del prossimo raccolto e, ai giorni nostri, questo periodo è poi ridotto a 6 mesi soli, per i regolari arrivi dalla semisfera meridionale.)

3.11.1.3.4.             Nel 1860, per un concerto nell’isola di Makea, nell'Oceano Pacifico, la sig.na ZELIE [4], del Theatre Lyrique de Paris ricevette, come compenso in natura di 860 biglietti d’ingresso: 3 maiali, 23 tacchini, 44 polli, 500 noci di cocco, 1200 ananas, 120 caschi di banane, 120 zucche, 1500 aranci.

3.11.1.3.4.1.        Ai prezzi del mercato parigino, si sarebbe trattato d’un compenso di ben 4000 franchi, ma come monetizzarlo od utilizzarlo? ...........sembra che, alla fine, uno speculatore della vicina isola di Manyca le abbia fatto un’offerta d’acquisto molto inferiore, ma in moneta sonante;

3.11.1.3.4.2.        nel frattempo, per mantenerli in vita, ella aveva dovuto dare ai maiali le zucche, mentre tacchini e polli s’erano sbafati le banane, ananas ed aranci: così che, per conservare la componente animale del suo capitale, aveva dovuto sacrificare quella vegetale[5]!!

3.11.1.3.5.             Si può quindi dire, senza la minima contraddizione, che sull’offerta incombe - potente, quotidianamente crescente e talmente inarrestabile da essere inevitabile - una costrizione,

3.11.1.3.6.             insita nella caratteristica merceologica degli articoli detenuti, ad offrirli quotidianamente sul mercato, e totalmente prescindente dalla volontà del proprietario:

3.11.1.3.6.1.        se piove, nevichi o se splenda il sole, se notizie politiche preoccupino, o meno, la Borsa, ed anche quando il prezzo sia insoddisfacente, in particolare se comporti per il produttore addirittura una perdita,

3.11.1.3.6.2.        l’offerta è sempre pari all’intiera quantità di merci presente sul mercato, devono essere offerte, è nella regola e consuetudine che ciò avvenga;

3.11.1.3.6.3.         e conseguentemente noi possiamo immaginarci e contare istituzionalmente su un’offerta di merci (cioè domanda di denaro), pari all’intiero loro afflusso sul mercato,

3.11.1.3.6.4.        totalmente prescindendo da interferenze umane, circostanza e costrizione invece inesistenti per la domanda di merci (cioè per l’offerta di denaro), come passiamo a vedere.

 

3.11.2. FORZA E POTENZA DELLA DOMANDA, FAVORITA DALLE CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE DELL’ORO

 

3.11.2.1.                 Invece, come abbiamo già evidenziato, già l’oro, questo metallo-nobile che, resistendo vittoriosamente a tutte le distruttive forze della natura, detiene una posizione di preminenza tra i materiali terrestri, tanto da quasi sembrare extraterrestre,

3.11.2.1.1.             ma poi, peggio ancora, il denaro aureo, che non arruggine e non marcisce, non si rompe e non muore, a cui fanno un baffo gelo, calore, sole, acqua, fuoco, perchè niente può nuocergli preserva il suo proprietario da ogni e qualsiasi perdita di materiale:

3.11.2.1.2.             per quanto se ne sa - un tesoro d’oro, anche sotterrato senza la minima protezione in un palude, resterebbe intatto anche dopo 1000 anni!

3.11.2.2.                 Inoltre la quantità d’oro è essenzialmente rappresentata da quella presente da tempo immemorabile, perché i ritrovamenti - non dico di 3 o 6 mesi, ma addirittura di alcuni anni – sono irrilevanti ed appena dell’ordine di grandezza dell’un per mille.

3.11.2.2.1.             Eppure né questo fatto determinante, come neppure la moda ha insidiato la posizione di preminenza del denaro aureo,

3.11.2.2.2.             perché, in 4000 anni, l’unico sostanziale cambiamento che l’ha interessato è incredibilmente stata la sua valorizzazione con la definitiva eliminazione del suo concorrente (fine del bimetallismo).

3.11.2.2.3.             Così, l’unico spauracchio dell’oro può essere, attualmente, la diffusione della cartamoneta, eventualità comunque introducibile solo col consenso popolare,

3.11.2.2.4.             cioè mobilitando quella tartaruga che certo lascerebbe, al di lui proprietario, tutto il tempo per salvarsi, o almeno per minimizzare le perdite!

3.11.2.3.                 Attraverso i superpoteri di questo corpo quasi extraterrestre, il suo proprietario viene a trovarsi in una botte di ferro perché incredibilmente il tempo passa sull’oro senza lasciarci traccia, su di esso nulla possono le sue zanne!

3.11.2.3.1.             Logico quindi che nessuno stimolo solleciti, il suo possessore, all’acquisto; egli può aspettare indefinitivamente perdendo, al massimo, solo gli interessi,

3.11.2.3.2.             a fronte d’un proprietario di merce, esposto a calo e/o avaria di materiale, spese aggiuntive d’immagazzinaggio, custodia e manutenzione, oltre ad un probabile lucro cessante per sospensione di produzione da mancata possibilità d’acquisto di nuove materie prime.

3.11.2.3.3.             Potendo quindi rimanere in trattativa a sua discrezione, chi ha l’oro in pugno impone la sua volontà ed il suo prezzo; presto o tardi, essendogli inutile, certo dovrà pure finire per offrirlo, ma cogliendo il momento più favorevole.

3.11.2.4.                 Da una parte c’è quindi un offerta di merci sempre precisamente valutabile e pressante, dato che la merce comanda ciò, non sopportando nessuna contraddizione, fino a totalmente vanificare qualunque velleità di resistenza del suo proprietario.

3.11.2.4.1.             Ma dall’altra, da quella della domanda di merce, invece letteralmente imperano le velleità del possessore di denaro, perchè l’oro è un servitore sottomesso al suo signore,

3.11.2.4.2.             che così non solo può portarlo al guinzaglio, come un cane, ma anche farlo mordere a comando: e su chi pensate pianterà i denti?

3.11.2.4.3.             Per usare la bella e potentemente pittoresca immagine di Marx: "Libera, superba, marziale ed abituata alla vittoria, la domanda entra nel mercato, per comprare solo dopo averlo preventivamente drogato;

3.11.2.4.4.             mentre l’offerta, modesta, contrita, lo fà da apportatrice di cotenna che dev’essere ancora scorticata! .........Poi, questa con ogni dovere, quella con ogni diritto, nel loro confrontarsi, formeranno un prezzo, appunto condizionato da questo loro vissuto !"

3.11.2.4.5.             E qual’è la causa di tutta questa disparità?...... che su un piatto della bilancia vi son cose deperibili, e che non possono assolutamente attendere che sull’altro venga buttato l’indistruttibile oro, quando, quanto e come vuole il suo proprietario!

3.11.2.4.6.             Perché quest’ultimo possiede, con esso, grazie alle sue caratteristiche fisiche, un mezzo di scambio che gli consente di rinviare indefinitivamente la transazione, senza danno personale,

3.11.2.4.7.             mentre al produttore di merce, l’attesa porta inevitabilmente danno immediato e progressivo, esponenzialmente dipendente dal ritardo.

3.11.2.4.8.             Questo rapporto, insomma, impicca il produttore con una corda d’oro, come in modo, breve ma chiarissimo, ha saputo compiutamente sintetizzare Proudhon: "Perché l’oro non è la chiave, ma il catenaccio del mercato (cioè dello scambio di merci)[6]!"

3.11.2.4.9.             . ....tanto che la domanda, approfittando dell’enorme libertà, di cui gode, potrebbe addirittura astenersi dal mercato!

 

3.11.3. UN MALTOLTO ALLA PRODUZIONE, COMPARE L’INTERESSE.

 

3.11.1.                      A questo punto apparirà evidente che, sull’offerta-merci - poichè non solo necessita di un acquirente, ma anche che ciò avvenga rapidamente - pesa tutta la costrizione non solo di ricercarlo,

3.11.3.1.1.             ma poi di dovergli anche praticamente scodinzolare attorno, invogliarlo offrendogli vantaggi, mentre a quest’ultimo è ben noto questo stato di necessità-costrizione di controparte:

3.11.3.1.2.             conseguentemente, per quel privilegio di potersi finanche astenere dal mercato, la domanda ovviamente pretenderà qualche particolare beneficio ;

3.11.3.1.3.             e perchè non dovrebbe farlo se - come noi abbiamo già dimostrato, con tutta quell’ampiezza meritata dall’argomento - tutta la nostra economia (ed in particolare la determinazione del prezzo attraverso la domanda e l’offerta), è appunto fondata sullo sfruttamento delle difficoltà del prossimo?

3.11.3.1.4.              ……….tanto chè è stato proprio questo tipo di sfruttamento a dare origine, sia da una parte che dall’altra, alla consuetudine del profitto!

3.11.2.                      Supponiamo che Müller e Schmied, separati dallo spazio e/o dal tempo, vogliano scambiarsi i reciproci prodotti, cioè farina e chiodi, ed, a tale scopo, abbiano bisogno del denaro, che invece solo Meyer ha disponibile.

3.11.3.2.1.             Meyer diventa allora il plenipotenziario arbitro della situazione, perchè quello scambio può farlo effettuare subito, oppure ritardarlo, trascurarlo, disinteressarsene, finanche interdirlo, come vuole,

3.11.3.2.2.             dato che il denaro gli consente tutte queste facoltà, oltre a quella di scegliere il momento più opportuno per il suo indispensabile intervento.

3.11.3.2.3.             Ma sarà davvero giusto e naturale, che Meyer possa permettersi tutto questo potere mentre Müller e Schmied devono sottostarci? …..purtroppo l’attuale sistema non gli consente alternative:

3.11.3.2.4.             rifiutando di sottomettersi, il denaro semplicemente si ritrarrebbe dal mercato, impiccando Müller e Schmied che, non avendo concluso la loro transazione, verrebbero a trovarsi addirittura sotto doppia costrizione:

3.11.3.2.4.1.        come produttori - perché la loro merce deperisce e devono riportarsela a casa, con tutti i costi relativi ;

3.11.3.2.4.2.        e come consumatori - perché gli viene a mancare quanto s’aspettavano di ottenere in scambio sul mercato e che potrebbe non consentirgli la continuazione della produzione.

3.11.3.2.5.             Ma se Meyer, invece dell’oro, possedesse, come mezzo di scambio, qualche altra merce, come tè, polvere da sparo, sale, bestiame o moneta di ghiaccio

3.11.3.2.6.             allora la sua inevitabile, corrispondente deperibilità non solo gli impedirebbe di rinviare la domanda, ma anche di lucrare un pizzo sopra le altrui merci.

3.11.3.                      Noi possiamo quindi concludere che il nostro odierno denaro si presta a fare da mediatore commerciale nello scambio delle merci solo dietro corresponsione di una taglia, d’un pizzo, d’una protezione, chiamato profitto:

3.11.3.3.1.             esso è il gabelliere che - come aveva detto Proudhon - solo dopo il pagamento del pedaggio solleva la sbarra che consente l’accesso al mercato, facendo diventare, quella stecca, condizione necessaria per lo scambio merci: senza quel balzello niente commercio!

3.11.3.3.2.             E sia chiaro e mi si dia atto che io non sto per niente parlando dell’utile di commercio, di quel guadagno, più o meno sudato ma -bene o male - pur sempre guadagnato, a cui ogni commerciante ha pienamente diritto per il suo lavoro:

3.11.3.3.2.1.        ma che mi riferisco solo a quell’autentica appropriazione indebita - speciale e parassitaria e che non ha assolutamente nulla a che spartire con l’utile di commercio –

3.11.3.3.2.2.        che il possessore di denaro riesce ad estorcere, potendo con esso ostacolare o addirittura impedire lo scambio delle merci ;

3.11.3.3.2.3.        sopraffazione, ben distinta ed individuata, pizzo estorto e maltolto dallo strapotere del denaro, approfittando della sua particolarità merceologica che lo pone al di sopra di tutte le altre merci deperibili[7];

3.11.3.3.2.4.        sodomizzazione gravida di terribili conseguenze, perchè il sistema economico l’ha immediatamente esportata – con la 'teoria della fruttificazione’- dal commercio a qualunque altro investimento di capitale,

3.11.3.3.2.5.        dando origine ai sedicenti suoi profitti [8], all’interesse finanziario, a tutti i redditi non guadagnati: affitti, interessi sui prestiti e mutui, cedole sulle azioni ecc.ra.

 

3.11.4.                      COMPORTAMENTO DEL SISTEMA ECONOMICO-MONETARIO.

 

3.11.4.1. CRISI ECONOMICHE DA SPECULAZIONE.

 

3.11.4.1.1.             Mentre l’offerta compare sul mercato - deve farlo! - in ogni caso, tanto per guadagnare che per entrare in parziale sofferenza, la domanda invece ci si presenta già con la pregiudiziale di riscuotere quel pizzo:

3.11.4.1.1.1.        a questo punto è facile prevedere che - approfittando della indeperibilità del suo mezzo di scambio, a fronte sia di un acquisto non estremamente favorevole, come anche di qualunque altra contrarietà - scompaia, si tiri indietro,

3.11.4.1.1.2.        usando un termine scacchistico - si arroccchi [9]- aspettando, al sicuro e tranquilla, sviluppi della situazione che, per lei, non possono che essere favorevoli.

3.11.4.1.2.1.        Conseguentemente ci sarà una vera e propria domanda, cioè offerta commerciale di denaro contro merci, solo e soltanto se le condizioni di mercato offriranno sufficiente sicurezza di prezzi in ascesa

3.11.4.1.2.1.        e beninteso contemporaneamente venga offerto il dovuto e prescritto sacrificio al Dio dell’oro!

3.11.4.1.2.2.         Ma la verifica della prima condizione - cioè che nel transitorio, intercorrente tra acquisto e successiva rivendita della merce, il suo prezzo non ceda - è accertabile solo a posteriori, cioè dopo la rivendita:

3.11.4.1.2.2.1.              solo in quel momento si saprà se il prezzo di realizzo sia stato superiore a quello d’acquisto, affinchè la differenza possa coprire le spese aggiuntive di commercio e formare il meritato utile.

3.11.4.1.2.3.        In un periodo buono per gli affari (alta congiuntura), quando la media dei prezzi delle merci tende a salire, spesso si materializza spontaneamente, quest’aspettativa dei commercianti, e la suddetta differenza di prezzo (o profitto) consente largamente ambedue le cose.

3.11.4.1.2.4.        Ma, nel caso invece di una congiuntura negativa (caduta dei prezzi) il conseguimento di essa diventa incerto, spesso perfino impossibile, quantomeno assai rischioso.

3.11.4.1.2.4.1.              (Comunque già basta l’incertezza a predisporre il commerciante per l’astensione dagli acquisti:

3.11.4.1.2.4.2.              quale commerciante, speculatore, imprenditore si metterà in movimento verso la banca o la cassa di risparmio, per scontarci una cambiale, così obbligandosi sicuramente al pagamento di interessi,

3.11.4.1.2.4.3.              temendo che il prezzo della merce, da lui così comprata a debito, possa andare in flessione, magari talmente da neanche riprenderci il suo?)

 

3.11.4.1.3              Dato però che il produttore, almeno alla lunga, deve insistere nell’offerta in qualunque caso;

3.11.4.1.3.1.        che la merce ormai pronta deve esser avviata allo scambio in ogni circostanza e occorre dare ugualmente il benvenuto tanto ad un utile che ad un non utile - [10]si profila all’orizzonte la possibilità d’un’ampia speculazione:

3.11.4.1.3.2.        far mancare, sul mercato, la domanda, così imponendo alla produzione, invece dei soliti limitati guadagni, addirittura perdite, a tutto vantaggio del profitto commerciale.

3.11.4.1.4              All’inizio, questo colpaccio riesce e, se la speculazione avesse un minimo di buon senso e si accontentasse di quell’iper-guadagno, il ciclo produttivo riprenderebbe, subito dopo, senza gravi conseguenze: un po’di digiuno non ha mai fatto morire nessuno!

3.11.4.1.4.1.        Ma - sciocca almeno quanto il famoso Buridano (che, per abituare il suo asino a lavorare duramente senza mangiare, se lo vide, dopo pochi giorni, morir di fame) - la speculazione insiste, cercando o di ulteriormente comprimere i prezzi,

3.11.4.1.4.2.        o possibilmente far diventare sistematico quel non utile, quando non addirittura perdita, inizialmente accettata dai produttori, perchè ritenuta solo casuale e contingente:

3.11.4.1.4.3.        così si origina una crisi, dapprima col conseguente malessere e stasi, seguiti in breve da fallimenti a catena e da massiccia disoccupazione;

3.11.4.1.4.4.        finché il conseguente crollo della produzione e la rarefazione della merce finisce col farla riapprezzare,

3.11.4.1.4.5.        riaumentano i prezzi, i commercianti allora si precipitano a ricomprare ed il ciclo produttivo riprende normalmente, salvo prima o poi l’incubo di un nuovo colpaccio speculativo.

3.11.4.1.4.6.        Chi infatti attribuisse l’inizio di una crisi alla flessione dei prezzi, in realtà commetterebbe lo stesso errore di chi attribuisse alla febbre l’insorgere della malattia, cioè confonderebbe la causa con l’effetto:

3.11.4.1.4.7.        è infatti la mancanza di domanda che flette i prezzi e non la flessione dei prezzi che fà mancare la domanda!

 

3.11.4.2. CRISI DA ERRORI POLITICI.

 

3.11.4.2.1              La crisi può sopraggiungere anche per questi: come dopo l’introduzione del Gold-standard, quando un’insufficienza d’oro (non ce ne era abbastanza neanche per sostituire l’intiero valore dell’argento ritirato!) si sommò ad una ben scarsa propensione a spendere quelle belle monete fior di conio e rilucenti, e con in più il fascino della novità.

3.11.4.2.1.1.        I prezzi precipitarono mentre le monete d’oro si accumulavano nelle banche, facendo continuamente retrocedere il saggio d’interesse;

3.11.4.2.1.2.        e, da una parte i bimetallisti[11] facevano una crociata contro la valuta aurea, attribuendole la completa responsabilità della continua crisi economica per insufficiente disponibilità di denaro;

3.11.4.2.1.3.        dall’altra, BAMBERGER[12] e suoi seguaci, tratti in inganno dalle enormi giacenze bancarie e dal basso saggio d’interesse, indicavano e spiegavano quella situazione invece come una prova inconfutabile che di denaro ce ne fosse ancora troppo,

3.11.4.2.1.4.        e che il crollo dei prezzi fosse originato da una diminuzione generale dei costi di produzione (anche di quello dell’oro?), e da troppa produzione (sovrapproduzione) di merci.

3.11.4.2.1.5.        Ma i bimetallisti, prima di tutti LAVELEYE[13], indebolirono questa capziosa argomentazione, provando che il denaro non era offerto in quantità sufficiente ad impedire la flessione dei prezzi, innescando la crisi commerciale;

3.11.4.2.1.6.        e che le enormi giacenze bancarie ed i bassi interessi erano la prova più convincente del fatto che non fosse offerto denaro a sufficienza.

3.11.4.2.1.6.1.              (Però i nostri capziosi sofisti-valutari, in più sommersi dall’erronea nebbia del valore, non son mai riusciti a comprendere questa pur semplicissima situazione,

3.11.4.2.1.6.2.              continuando a confutarla ancor oggi - dopo che i suoi sviluppi hanno ormai ampiamente convalidato le tesi dei bimetallisti.

3.11.4.2.2              Infatti, non appena un caso fortuito fece rinvenire enormi quantità d’oro, consentendo ai prezzi di riprendere a salire, notevolmente ed uniformemente, le grandi giacenze bancarie sparirono ed il saggio di interesse riprese a salire,

3.11.4.2.2.1.        provando non solo che, quando c’è scarsa domanda di merce, le banche si riempiono di depositi e si flette il saggio d’interesse, ma anche, simmetricamente, che, quando la domanda è invece sostenuta, si svuotano i depositi bancari ed il saggio d’interesse risale.

3.11.4.2.2.2.        In conclusione i prezzi si flettono semplicemente quando l’offerta di denaro è insufficiente.)

 

3.11.4.3. CRISI DA PREVALERE DELL’IRRAZIONALITÀ UMANA.

 

3.11.4.3.1              Però, all’inizio, per far arroccare il denaro non è neanche necessario, che i prezzi delle merci cedano effettivamente:

3.11.4.3.1.1.        per renderne la sua offerta tanto sospettosa da subito contrarsi, è sufficiente la previsione che possano farlo (ed è poi del tutto indifferente quanto una simile previsione sia realmente fondata):

3.11.4.3.1.2.        una simile cautela, ovviamente, non può che propio far materializzare quello che si aspettava o temeva.

3.11.4.3.2              Appaion forse insolite queste asserzioni? Non ci mostrano esse, forse, l’insorgere e la natura delle crisi economiche con una chiarezza che nessuna corposa ricerca in materia aveva prima raggiunto?

3.11.4.3.2.1.        Questa tesi invece ci indica chiaramente come possa succedere che, talvolta nel giro di una sola notte, irrompa uno sconvolgimento finanziario, una crisi, un venerdì nero, spargendo morte e rovina.

3.11.4.3.2.2.        Subito dopo essere divenuta insufficiente ad assorbire la produzione delle merci al livello dei prezzi correnti, la domanda sparisce e si nasconde!

3.11.4.3.2.3.        Non è folle ed irrazionale tutto ciò?.......... non appena l’offerta diventa maggiore della domanda, questa - invece di fare provvista - si ritrae

3.11.4.3.2.3.1.              e quello stesso commerciante, che aveva preparato un’ordine di mussola quando scarseggiava, non appena viene a sapere che avanza, subito butta l’ordine nel cestino della cartastraccia!

3.11.4.3.2.3.2.              Ma se la produzione non gettasse continuamente sul mercato il reintegro di merci, necessario per mantenerne costante la presenza, non verrebbe poi subito a fermarsi lo smercio? Possibile che, per mantenere l’attuale livello dell’acqua, si renda necessario chiudere le dighe a monte?

3.11.4.3.2.3.3.               Eppure si verifica un fenomeno di autoisteresi: l’offerta sembra improvvisamente eccessiva, perchè la domanda indugia, quest’ultima allora - non appena s’accorge che l’offerta ha superato la domanda - indugia ancor di più.

3.11.4.3.2.4.        Anche qui non c’è nè errore di scrittura nè tantomeno di stampa: dal punto di vista logico-analitico, una così stupida manifestazione di autolesionismo, stimolante la crisi economica, deve avere una con-causa almeno altrettanto stupida .......

3.11.4.3.2.4.1.              ....... al vedersi piccola, la domanda reagisce rimpicciolendosi ulteriormente, facendo sembrare ancor più gonfia l’offerta, che già sembrava eccesiva!

3.11.4.3.2.4.2.              A buon diritto allora i membri dell’Associazione per la Protezione dell’Aurea Valuta Tedesca potrebbero, a questo punto "lasciarsi sfuggire un sospiro e, mentre questo si allontana, un’altro ed altri ancora".

3.11.4.3.2.4.3.              Perché, dato che domanda ed offerta formano il prezzo - cioè il rapporto, con cui denaro e merci si scambiano -, la commedia si trasforma subito in tragedia: i prezzi scendono e s’innesca la crisi.

 

 3.11.4.4. CRISI DA VARIAZIONI DEL CREDITO. [14]

 

3.11.4.4.1              Vi sono essenzialmente due tipi di credito: quello disposto dalla Imperialbanca agli istituti bancari dipendenti, per sopperire a deficenze di circolazione monetaria conseguenti a vistosi aumenti della produzione, (domanda di denaro > della sua offerta) - che verrà erogato in favore di clienti affidabili ed affidati;

3.11.4.4.1.1.        nonchè il cosiddetto credito spontaneo, fatto dal singolo operatore economico (anche istituto bancario) in favore dei suoi migliori clienti, utilizzando sia utili precedenti, sia l’importo dei fondi di riserva aziendali, che le dilazioni di pagamento eventualmente ottenute:

3.11.4.4.1.1.1.              ad esempio, dovendo pagare una partita di merce a 60 giorni, se la si rivendesse lo stesso giorno della consegna, si potrebbe ovviamente praticare una dilazione a 59 giorni assolutamente senza nessun problema finanziario;

3.11.4.4.1.1.2.              una banca inoltre, poichè non tutti i clienti vengono contemporaneamente a ritirare i loro depositi - avendo constatato statisticamente che le basta, quasi sempre, un quinto del monte-depositi per coprire i prelevamenti giornalieri –

3.11.4.4.1.1.3.              spesso eroga credito a breve fino ai quattro quinti del monte-depositi conseguito (anche se questa incomincia ad essere una situazione limite e gli Istituti più seri cercano di non ridurcisi.)

3.11.4.4.2              Le merci, che raggiungono il compratore attraverso il baratto od il credito, non partecipano direttamente, col loro monte, alla formazione del prezzo, venendo indirettamente quotate col prezzo di merci analoghe pagate per contanti.

3.11.4.4.2.1.        E poiché abbiamo visto che tante più merci vengano offerte contro lo stesso monte di denaro, tanto minore sarà il loro prezzo, non dobbiamo meravigliarci se il credito, facendo diminuire il monte-merci, offerto contro denaro, faccia aumentare i prezzi.

3.11.4.4.2.2.        Nel delicato equilibrio tra la domanda e l’offerta, la concessione di credito ha insomma lo stesso effetto, opera esattamente come un corrispondente aumento della circolazione monetaria, facendo salire i prezzi, mentre la revoca (di credito) li deprime;

3.11.4.4.2.3.        perchè, con essa, il quantitativo di merci, che in precedenza ne avevano usufruito, riconverge sulla domanda di denaro, facendo cedere i prezzi (venendo ad aumentare, la domanda di denaro, di tutto il valore della merce in precedenza affidata al credito.)[15]

3.11.4.4.2.4.        Questo fenomeno spiega in parte l’autoisteresi provocata da un cedimento dei prezzi:

3.11.4.4.2.5.        quando il commerciante può ricomprare a indice 900 ciò che prima aveva pagato ad indice 1000, deve vendere accollandosi questa perdita, ma esige il pagamento contanti, per poter subito riassortire le scorte ad indice 900, prima di eventuali aumenti;

3.11.4.4.2.6.        in un tal tipo di vendita viene allora a sparire la usuale componente, in precedenza riservata alla vendita a credito, e questo quantitativo, riconvergendo sui contanti, provoca un’ulteriore flessione del valore della merce e quindi dell’indice.

3.11.4.4.2.7.        Se si suol dire che quando le cose vanno male, tendono ad andar ancor peggio, però si verifica anche che quando vanno bene, tendono ad andare sempre meglio’....il fenomeno dell’autoisteresi cioè si verifica anche coi prezzi in ascesa:

3.11.4.4.2.8.         l’aver individuato, nel caso opposto, una componente dovuta al credito, ci spinge a prevedere un suo coinvolgimento anche in questo nuovo caso.

3.11.4.4.2.9.        Infatti, il prestigio economico del commerciante sale e scende col suo giro d’affari, e perciò tanto più alti saranno questi, tanto più credito gli verrà accordato (e quindi tanto più anche egli potrà accordarne a sua volta):

3.11.4.4.2.10.     quindi, coi prezzi crescenti (domanda maggiore dell’offerta), si possono incrementare anche le vendite a credito, con l’effetto di ulteriormente innalzare i prezzi.

3.11.4.4.3              In conclusione la Imperialbanca ha, nella concessione/revoca del credito un poderoso strumento di controllo dell’indice dei prezzi,

3.11.4.4.3.1.        indice che invece non viene influenzato drammaticamente dalle variazioni del credito spontaneo - almeno finchè non vi sia un preventivo coordinamento univoco, in un senso o nell’altro, della lmaggior parte dei singoli operatori -.

3.11.4.4.3.2.        [E’questa la ragione per cui le cosiddette liquidazioni (che ugualmente cancellano la componente, in precedenza riservata alla vendita a credito) - se limitate ad un numero non eccessivo di commercianti - non provocano sensibile alterazione degli indici.]

3.11.4.4.4              Quindi, quando alla Imperialbanca, più o meno volontariamente (vedi commi 3.11.4.2.i. e la nota[16]) succede di prendere - sempre più frequentemente - lucciole per lanterne, con una politica valutaria largamente errata, c’è forse bisogno d’andare a cercare altrove le ragioni delle crisi economiche?

3.11.4.4.4.1.        Quando noi miglioriamo i nostri sistemi di produzione, essendo noi stati diligenti e creativi, o essendo stato favorevole il tempo, fertile la terra e buono il raccolto, oppure perché noi abbiamo attuato la divisione del lavoro, madre di tutti i progressi ecc.ra,

3.11.4.4.4.2.        ma quando – mentre noi abbiamo così cresciuta l’offerta di merci (domanda di denaro) – l’Abominevole non incrementa, prontamente e corrispondentemente, la circolazione monetaria, i prezzi cedono.

3.11.4.4.4.3.        E coi prezzi cedenti, retrocede ulteriormente la domanda, imboscando il denaro e stoppando gli ordinativi; così le merci vanno alla deriva come lastre di ghiaccio, giù dai monti fino al Reno, quando inizia il disgelo;

3.11.4.4.4.4.        e questa alta marea dell’offerta spezza le dighe, inonda i mercati in cui, anche a qualunque prezzo le merci vengono ugualmente respinte e bastonate.

3.11.4.4.4.5.        Ed ancor più quando incominciano a cedere anche gli indici della borsa, nessun commerciante vuol più comprar merce, per timore che ciò che oggi potrebbe comprare, a condizioni apparentemente favorevoli, sia domani comprabile, a condizioni ancora migliori.

3.11.4.4.4.6.        Così le merci, ancorchè paradossalmente più economiche e convenienti sono invendibili, solo perchè potrebbero diventare ancora più economiche: questa è la crisi!

3.11.4.4.4.7.        E non appena essa è sfuggita al controllo, quando - a causa delle perdite, provocate dallo sprofondamento dei prezzi sulle merci immagazzinate - l’avere (Attività) dei commercianti si è così assottigliato da non poter più far fronte ai precedenti impegni di pagamento (Passività, contropartita dell’attività),

3.11.4.4.4.7.1.              talchè tutti coloro, che si siano impegnati a termine[17] non possono più neanche sperare di riprendersi, sopraggiunge la richiesta di moratoria (sospensione dei pagamenti);

3.11.4.4.4.7.2.               e poi, quando ormai tutto il commercio è ormai degenerato in un gioco d’azzardo, diventa necessario - se non propio eliminare - quantomeno limitar moltissimo le vendite a credito:

3.11.4.4.4.7.3.              ma in una situazione in cui il contante è già insufficiente (perchè imboscato) ciò arriva come un autentico colpo alla nuca - rovesciando, sulla richiesta di contante, anche quasi tutto il valore della merce, in precedenza scambiata sui sentieri del credito !

3.11.4.4.4.7.4.              Come un inizio di fuoco produce quella corrente ascensionale (risucchio), che ravviva l’incendio, così, in una situazione già di carenza di circolazione, il sopraggiungere di quest’ulteriore, improvviso, risucchio di contante, finisce col far definitivamente sparire anche quel po’residuo.

3.11.4.4.4.7.5.              Giusto in sogno si intravedono sopraggiungere buone notizie; la crisi è autoisterizzante e, per il momento, di una sua risoluzione e di ripresa - o almeno dei relativi sintomi - neanche una traccia.

3.11.4.4.5              Questa situazione di crescente flessione dei prezzi per eccesso di offerta di merci mira ad ottenere una ripresa della circolazione monetaria,

3.11.4.4.5.1.        potendosi ragionevolmente supporre che il desiderio di comprare a buone condizioni[18], dovrebbe far riaffluire denaro in maggior quantità al mercato, e magari anche dai depositi bancari!

3.11.4.4.5.2.        Ma se ciò non avviene rapidamente, conducendo all’inversione di tendenza, si ottiene il fallimento generale,

3.11.4.4.5.3.        perchè da che mondo è mondo - dato che per i commercianti la diminuzione dei prezzi comporta solo danni - non questa, bensì solo la successiva speranza di una loro ripresa li sprona all’acquisto.

3.11.4.4.5.3.1.              (Abbiamo infatti visto che la paura, che ciò che sia stato da loro comprato a buon prezzo possa venir offerto, successivamente, a prezzi ancora più convenienti, serra tutte le borse,

3.11.4.4.5.3.2.              anche se propio tutti già sappiamo che esse, prima o poi, saranno di nuovo e lungamente aperte, non appena si intuisca l’avvicinarsi dell’inversione di tendenza.)

 

3.11.4.5 PER LE CRISI, ERRONEO RESPONSABILIZZARE LE BANCHE.[19]

 

3.11.4.5.1              Ma a proposito del contante, che fine ha fatto? Che la mancanza dell’offerta e della concessione di credito sia colpa delle banche?

3.11.4.5.1.1.        Depositi ammontanti a milioni, sottratti improvvisamente al mercato, possono esservi fatti riconvergere, altrettanto improvvisamente e da un giorno all’altro, al semplice odore di una ripresa che li remunererebbe:

3.11.4.5.1.2.        quindi solo un banchiere folle od inesperto li considererebbe come monte-depositi disponibili (da far rientrare nel famoso conteggio dei quattro quinti destinabili al credito),

3.11.4.5.1.3.        perchè qualunque loro più che probabile, subitaneo prelievo lo avvierebbe inevitabilmente alla bancarotta: meglio quindi conservarli disponibili.

3.11.4.5.2              Coi prezzi cedenti (cioè con un’offerta di denaro insufficiente), le banche son quindi sì sempre piene di depositi, ma inaffidabili ai fini del calcolo della possibile concessione di credito (quei famosi quattro quinti),

3.11.4.5.2.1.        anche ammesso che poi qualche operatore attendibile richieda l’apertura di fidi, il che è difficile che avvenga;

3.11.4.5.2.2.        Quando invece accade l’opposto, coi prezzi crescenti, vengono fatti moltissimi piccoli e medi depositi, che allora sì che possono esser considerati riserve,

3.11.4.5.2.3.        utilizzandone fino ai quattro quinti per concedere crediti per la promozione degli scambi commerciali, perché i prelievi massicci e subitanei ormai sono alle spalle:

3.11.4.5.2.4.        inoltre i prezzi crescenti provocano un fiume di richieste di finanziamento e propio da parte dei clienti migliori e più affidabili.

3.11.4.5.2.5.        E poichè, dal credito accordato, le banche traggono i loro principali proventi, una diminuzione generale dei prezzi delle merci sicuramente non offre loro vantaggi; quindi la guardano con la stessa ostilità con cui un contadino guarda ad una annata cattiva.

3.11.4.5.2.6.        Comunque i depositi, le accumulazioni di denaro, son sempre costituite sottraendo volontariamente denaro alla circolazione e quindi al mercato:

3.11.4.5.2.6.1.              possiamo (e forse dobbiamo) criticarli; possiamo (e forse dobbiamo) pensare a come penalizzarli, ma sempre considerandoli pienamente leciti,

3.11.4.5.2.6.2.              perché solo se sian costituiti quando il mercato già scarseggia di denaro saremmo autorizzati a considerarli un autentico aggiotaggio!

3.11.4.5.3              In conclusione le banche non solo non hanno la minima responsabilità del delineato comportamento di massima della domanda (di merce), e della sua sparizione (che fà anche sparire il credito), subito dopo esser divenuta insufficiente;

3.11.4.6.1.1.        ma anche, se lo potessero, farebbero tutto il loro possibile per evitare il verificarsi di una tale situazione.

 

3.11.4.6. L’ALTA CONGIUNTURA.

 

3.11.4.6.1              Ma che succede, quando invece l’offerta di denaro è allineata con quella delle merci, o quando addirittura il loro prezzo sale?

3.11.4.6.1.1.        Perché anche questo accade; comunque succede quanto da noi illustrato chiaramente in precedenza (vedi commi 3.10.2.i), e la storia del mercato degli ultimi decenni è là a provarlo.

3.11.4.6.1.2.        Nessuno potrà infatti negare come tutti i prezzi, nonostante un grande aumento di produzione delle merci, circa dal 1895, siano andati fortemente in crescendo.

3.11.4.6.1.3.        Che fà allora il proprietario del denaro, quando i prezzi tirano, quando cioè, prevedibilmente o come da propria esperienza, domani potrà vendere più caro tutto ciò che compra oggi,

3.11.4.6.1.3.1.              quando quindi l’aumento dei prezzi in corso fà apparire tutto a buon mercato (vedi la nota 18 al comma 3.11.4.4.5.1) e le transazioni commerciali rendono un utile crescente?

3.11.4.6.1.3.2.               Ovviamente compra quanto più può, impiegando tutto il suo denaro, più tutto quello che sia riuscito a farsi prestare.

3.11.4.6.1.3.2.1.         E così il credito - fintantoché i prezzi aumentano, fintantoché il prezzo di vendita delle merci sia parecchio superiore a quello d’acquisto - si rafforza, però approriandosi di una buona parte degli utili commerciali.

3.11.4.6.1.3.3.              Poichè nel registratore di cassa del commerciante affluiscono guadagni crescenti, il suo umore si tinge di rosa, facendolo di nuovo ottimista e decidendolo - rapidamente come non mai - a nuovi acquisti, affinchè il denaro circoli almeno una decina di volte prima che quella pacchia finisca.

3.11.4.6.2              Così, quando i prezzi aumentano, il denaro circola più veloce, ed anzi, nel periodo aureo per gli affari (alta congiuntura), la circolazione monetaria raggiunge la massima velocità, consentitale dalle infrastrutture commerciali presenti.

3.11.4.6.2.1.        E la domanda è direttamente proporzionale al volume ed alla velocità di circolazione del denaro, pur sempre contribuendo, con l’offerta a stabilire i prezzi.

3.11.4.6.2.2.        Quindi quando i prezzi aumentano, cresce la domanda di merci attraverso una circolazione monetaria accelerata; ed allora il generale ottimismo - che si va instaurando - fà anche aumentare le vendite a credito, che però fanno retrocedere l’offerta di merci (contro contante).

3.11.4.6.2.2.1.              Tutto ciò comporta un ulteriore aumento dei prezzi, avviando un ciclo autoisterizzante, in cui cioè la domanda diventa più animata e cresce, solo per il fatto di esser già stata elevata.

3.11.4.6.2.2.2.              I commercianti commissionano merce anche a lunga scadenza, basandosi sul fabbisogno immediato, in modo da essersele assicurate anche se l’offerta sia inferiore alla domanda.

3.11.4.6.2.2.3.              Quando l’offerta cresceva pur conservandosi proporzionata alla domanda - i commercianti limitavano i loro ordini al minimo, in base a ciò che avrebbero smerciato immediatamente,

3.11.4.6.2.2.4.              perchè essi preferivano evitare che, fra acquisto e vendita, intercorresse così tanto tempo da far accadere che il prezzo di vendita magari finisse al di sotto di quello d’acquisto.

3.11.4.6.2.2.5.              In tale nuova situazione, invece, scarseggiando continuamente di merce - dato che, per quanto grande fosse stato l’acquisto, si rivela sempre al di sotto del necessario - optano per avere un magazzino molto più grande.

3.11.4.6.2.2.6.              I debiti cambiari fatti per tale scopo, assottigliano la loro liquidità, il loro attivo, che però - fintantoché i prezzi aumentano e grazie a ciò - s’ingrandisce quotidianamente, senza dare la minima preoccupazione.

3.11.4.6.2.2.7.               Così, fintantoché l’offerta sia insufficiente, la domanda di merci cresce regolarmente, spingendo la produzione a dimensionarsi in misura molto maggiore sia del normale che del necessario, ed ancora una volta avviando alla crisi.

 

3.11.5. FILOSOFIA MONETARIA ED ASSURDITÀ D’UNA MONETA RICICLABILE.

 

3.11.5.1                   Ma tutto quanto esposto, nei commi 3.11.4.i. non sarà solo una manifestazione di completa follia: che anche l’oro ubriachi?

3.11.5.1.1.             Sì, certo la valuta di metallo-nobile, questa nostra brava valuta aurea, orribile aborto della teoria del valore ed ad essa ingiustamente sopravvissuta, sta dando veramente eccellenti risultati, confermati dalla suesposta esposizione!!:

3.11.5.1.2.             o fa crescere la domanda di merci - quando la domanda è già vasta in sè e per sè - finendo per portarla ben al di sopra sia del necessario che dell’auspicabile, rendendo l’offerta merci frequentemente ed a lungo insufficiente;

3.11.5.1.3.             oppure - quando questa invece sia di per sè limitata - la riduce ulteriormente ai bisogni, personali e fisici, di un ristretto numero di possessori di denaro!

3.11.5.1.4.             L’attuale denaro opera, insomma, come uno specchio deformante, che quando l’offerta di merci è grande la pretenderebbe ancora più grande, e quando è ridotta ancora più ridotta!!

3.11.5.1.5.             Ciò si risolve nel non alimentare gli affamati, ancorchè affamati, ostinandosi invece ad imboccare - fino a farli scoppiare - i sazi, ancorchè già sazi!

3.11.5.2                   Noi abbiamo invece già indicato (vedi commi 3.4.2.15.i.) qual sia la vera utilità del denaro, finora rimasta incompresa e trascurata, con la conseguenza che nessuno riteneva possibile l’introduzione della cartamoneta, non avente valore intrinseco:

3.11.5.2.1.             secondo il comune buon senso - che non aveva recepito il concetto di mezzo di scambio - qualcosa doveva stimolare controparte all’accettazione del denaro, e questo qualcosa veniva individuato nella sua materia prima.

3.11.5.2.2.             E, in effetti, l’oro è anche una materia prima commercialmente utilizzabile ed il cui impiego potrebbe essere ben maggiore, se la sua rarità (che, in base alla legge di Law, ne fà aumentare il valore[20]) non ne avesse escluso un uso più frequente (tipo ferro, piombo, rame), limitandolo, in definitiva, ai gioielli ed a tutto ciò dove non ci si preoccupa certo del risparmio!

3.11.5.2.3.             L’oro è un’importante materia prima solo dell’industria dei metalli nobili: ne son fatti i calici per il servizio delle chiese, braccialetti, catene, casse d’orologi ed alcuni ornamenti, ma anche dorature, lancette degli orologi da campanile, parafulmini, cornici ecc.ra., mentre anche fotografi e dentisti nè consumano parecchio tolto alla monetazione.

3.11.5.2.4.             E generalmente, con la Signoria effettuata gratuitamente, l’oro delle monete, è, per gli orafi, la materia prima più conveniente ed a portata di mano,

3.11.5.2.5.             per tutti questi usi continuamente stimolati dalla sontuosità, dalla ricchezza, dal benessere, a loro volta in espansione con l’aumento della produzione e del lavoro.

3.11.5.2.6.             Così nel periodo delle vacche grasse gli orafi devono fare lo straordinario mentre in quelli di vacche magre i cittadini bisognosi, magari invece gli riportano i gioielli!

3.11.5.2.7.             Insomma, paradossalmente, tante più merci sono prodotte e mentre quindi cresce la domanda di denaro come mezzo di scambio, molto di esso finisce, come materia prima, nel crogiolo degli orafi[21]!

3.11.5.2.8.             .......ma non può essere che un sistema monetario pazzo quello che - come un potatore folle - si precipita a tagliare il ramo non solo su cui è seduto, ma che anche lo ricopre di frutti!

3.11.5.3                   Ricapitoliamo:

3.11.5.3.1.             mentre noi abbiamo prodotte molte più merci, avendo ad esempio trovato (Thomas) il modo di riciclare le loppe della lavorazione dell’acciaio - necessario a forgiare quegli stessi utensili che già decuplicano il prodotto del nostro lavoro – per produrre un prezioso concime, che ha fatto triplicare la resa dei nostri campi, benedizione dei raccolti;

3.11.5.3.2.             mentre la classe operaia, grazie alla migliore scolarizzazione, ha incominciato ad adoperare le sue potenzialità nel modo migliore e sotto la guida dell’intelletto, in breve, mentre l’offerta di merci è notevolmente cresciuta

3.11.5.3.3.             apparentemente impazziti, i capitalisti genialmente ostacolano la domanda delle merci, fondendo il mezzo di scambio e suo necessario mediatore!

3.11.5.3.4.             Tutto ciò equivale ad un’amministrazione ferroviaria che – proprio in periodo di grande raccolto e con l’industria lanciata a tutto vapore, mentre cioè entrambi tali settori trainanti necessitano di maggiori trasporti –

3.11.5.3.5.             decida di festeggiare tale favorevole congiuntura, bruciando e conseguentemente togliendo dal servizio buona parte delle sue locomotive !!

3.11.5.3.6.             Dico ciò con la stessa serenità, con cui un giudice pronunzia una condanna a morte, augurandomi che, queste poche parole - peraltro già sufficienti a definitivamente condannare la valuta aurea -,

3.11.5.3.7.             vengano infine recepite quantomeno per ottenere una legge anti-demonetizzazione o, alternativamente (tanto il risultato sarebbe lo stesso) la fissazione della Signoria in cifra elevata: si porti dinnanzi ai miei occhi chiunque sia di parere contrario!

3.11.5.3.8.             Perchè le monete fuse dall’orafo sono, per la domanda di merci, non solo son quasi sicuramente definitivamente perdute, ma anche comportano – e poi proprio nel momento di maggior bisogno - un cedimento dei prezzi, che interrompe il ciclo positivo ed avvia la crisi, producendo disoccupazione ed accattonaggio.

3.11.5.4                   Il denaro è la premessa indispensabile – e quindi, in un certo senso, il genitore - della divisione del lavoro, apportatrice di benessere; ma, allora ed in definitiva, se quest’ultimo annienta il denaro commette parricidio!

3.11.5.4.1.             Gold-standard ed accattonaggio quindi camminano assieme; un tempo Federico il Grande[22] dichiarò che si sarebbe vergognato se avesse dovuto governare su un popolo di mendicanti - rivelandosi il solo monarca in possesso d’una sensibilità sociale -.

3.11.5.4.2.             L’avesse imitato il Kaiser, non sottoscrivendo l’adozione del Gold-standard, perché ovunque esso sia penetrato, i re hanno governato sopra popoli di mendicanti!!!!

3.11.5.4.2.1.        Infatti, fintantoché le persone, amando il lusso, utilizzeranno l’eccellente livello dei loro introiti per comprare merci d’oro – invece di usufruirne come materia prima per il mezzo di scambio - il benessere non potrà mai raggiungere ampi strati sociali.

3.11.5.4.3.             E’semplicemente demoralizzante ciò che attualmente dicono gli operatori economici: proviamo a mettergli in bocca la frase giusta!

Ciò che dicono:

OPERATORE

Ciò che dovrebbe dire:

Le patate mi hanno reso bene, comprerò a mia moglie una collana d’oro!

CONTADINO

Il raccolto è migliore del previsto, comprerò una seminatrice!

Se, con il mio nuovo procedimento brevettato, riuscirò a produrre dieci volte più azoto, faccio voto di ridorare, a mie spese, la cappella di Maria Ausiliatrice!

CHIMICO

Qualora la mia invenzione risponda alle aspettative, fonderò una nuova fabbrica!

La mia vacca quest’anno ha partorito due vitelli, comprerò alla mia fidanzata una fede d’oro!

AGRARIO

La fortuna ha baciato la mia

Stalla, prosciugherò la palude!

Poichè l’acciaieria quest’anno mostra di nuovo un aumento di produzione, mi comprerò un servizio da tavola d’oro.

IMPRENDITORE

La fabbrica va bene, gli scioperi son stati revocati, costruirò abitazioni a basso fitto per i miei operai!

Poichè ora, a macchina, posso cucire il doppio dei calzoni, mi comprerò un orologio d’oro.

ARTIGIANO

Ora mi comprerò un’asolatrice!

 

3.11.5.4.4.             Invece, quanta più merce venga prodotta, non appena aumenta il benessere e s’incomincia a profilare la tanto sospirata sconfitta della miseria, non appena essa incomincia ad arretrare e cedere il campo

3.11.5.4.5.             e sembra arrivato il momento della resa dei conti, dello sforzo finale, di saltarle addosso, raddoppiando i colpi per spezzarla, schiacciarla e volgerla in definitiva rotta –

3.11.5.4.6.             invece d’ulteriormente aumentare le attrezzature ed i macchinari sul fronte di battaglia (il cosiddetto capitale d'azienda) perché abbondanza d’appartamenti significa fitti più bassi e migliori attrezzature ed abbondanti fabbriche continuità del lavoro, salari più alti e prezzi più bassi ……. in parole povere, aumento del benessere e contrazione dei profitti di capitale…….

3.11.5.4.7.             la classe dirigente incomincia ad esitare, nicchiare, gingillarsi, ad affermare che, in definitiva, quell’inimica non era poi così malvagia come si affermava,

3.11.5.4.8.             che è forse il caso di non mortificarla troppo, perché domani potrebbe nuovamente far comodo; allora degrada e sostituisce i suoi comandanti migliori, più aggressivi e valorosi, e - come se non le andasse di vincere! -

3.11.5.4.9.             sospende i rifornimenti al fronte ed alle sue truppe d’assalto, deviandoli improvvisamente verso il proprio lusso ed il proprio consumismo più inutile e sfrenato!

3.11.5.4.10.          All’origine di questa specie di disorientamento non può che esservi la consapevolezza che ulteriori investimenti le comporterebbero inevitabilmente una contrazione dei profitti di capitale[23].

3.11.5.5                   Conosco bene l’amletico (e schizofrenico) problema della classe imprenditoriale-dirigente, perché del tutto analogo a quello della mia famiglia – metà italiana e metà tedesca – durante la prima guerra mondiale, e con parenti combattenti da entrambe le parti;

3.11.5.5.1.             talchè, ad esempio, per lo sfondamento di Caporetto non sapevan mai se gioire coi Tedeschi o piangerne con gli Italiani, avendo eccellenti motivi per condividere entrambi tali comportamenti!

3.11.5.5.2.             Altrettanto la classe imprenditoriale-dirigente occupa una zona sia di confine che di ricopertura: con la classe operaia a mezzo dei propri redditi da lavoro, ma anche con quella capitalista, a mezzo dei profitti di capitale, più o meno presenti, ma sicuramente presenti, che la coordinano coi capitalisti,

3.11.5.5.3.             talché la scelta di campo è sofferta, controversa e particolarmente difficile, comportando inequivocabilmente e contemporaneamente tanto una vittoria che una sconfitta, e vantaggi annullati da perdite:

3.11.5.5.4.             così, ad esempio, io, molto sicuro di me e dei miei mezzi – pur provenendo da famiglie molto benestanti - peroro l’aumento degli investimenti per conseguire l’abbattimento dei profitti da capitale,

3.11.5.5.5.             essendo riuscito a spogliarmi della mia componente capitalistica, di cui però si è immediatamente rivestita mia moglie - pur proveniente dal proletariato ma fondamentalmente insicura (tanto per sé che per i figli) - che mi considera pazzo.

3.11.5.5.6.             Ma allora il Signore come unico ringraziamento per aver benedetto i nostri raccolti, il proletariato, come suo unico premio per essersi dimostrato laborioso e creativo, i tecnici come unica gratificazione per la loro inventiva e diligenza,

3.11.5.5.6.1.        ....... invece di una maggiore disponibilità di prodotti, d’appartamenti e posti di lavoro, in una parola sola al posto di più benessere dovranno forse aspettarsi unicamente l’ingioiellamento di gnocche agricole ed industriali?!

3.11.5.5.6.2.        ….. la classe operaia avrà allora tutto il diritto e le migliori ragioni di sentirsi tradita dal danaro e dal kapitale,

3.11.5.5.6.3.        che – avendo preso, più con disappunto che non con gioia, la flessione dei profitti - da quinta colonna si imboscano in attesa degli eventi, ma sapendo che ciò è sufficiente a frenare od addirittura impedire il sano sviluppo!

3.11.5.5.6.4.        Perché, quando il denaro si fà da parte, quando la domanda scarseggia, automaticamente poi si flettono i prezzi, facendo riaffacciare e riavviare la crisi e la disoccupazione ..................

3.11.5.5.7.             ........ormai è chiaro: è il kapitale a dare loro il benvenuto! …. non appena l’esuberanza degli investimenti incominci a far flettere la redditività è il kapitale ad aprir loro le porte per ripristinare le precedenti situazioni, sia di disagio che di redditività!!

3.11.5.6                   Ma, o Compagni, non possiamo né dobbiamo più accettar questo e non ci sono alternative: o si cambia l’uomo - ma questo lo può fare solo Iddio! - o si cambia sistema economico, e questo ci possiamo riuscire anche noi -……….ed allora che aspettiamo?!

3.11.5.6.1.             Perchè, sotto il dominio di qualunque moneta diversa da quella di ghiaccio, il popolo non potrà che stentatamente trascinarsi, senza tetto e mendicando, dato che il denaro tradizionale - questo nostro re ereditato - vuol essere un vero e proprio 'roi des gueux'. [24]

 

 



[1] N.d.t.: capitolo tra i più lunghi del libro (insieme con i testi delle conferenze), generalmente di straordinario interesse e di fondamentale importanza, solo con alcuni tratti riempitivi di dubbia utilità, generalmente taglieggiati dal traduttore; con un’abile lavoro di maieutica (*) si porta pazientemente il lettore ad intravedere i moventi della moneta di ghiaccio, cioè perchè essa sia necessaria.

[2] N.d.t.: riporto la pubblica affermazione - degna del premio 'igNobel’- non certo di uno sprovveduto inesperto di fisica, ma nientepopodimenoche William THOMSON (Lord Kelvin, 1824-1907): "Heavier than air flying machine are impossible!"(macchine volanti più pesanti dell’aria sono impossibili!)

[3] N.d.t.: svista: le vacche si mungono due volte al giorno e non solo una.

[4] N.d.t.: ritengo trattarsi della madre della celebre mezzo-soprano americana ZELIE DE LUSSAN, morta all’inizio degli anni '950, che era figlia d’arte e quindi di genitori cantanti.

[5] Wirth (*), 'Il denaro', pag. 7 N.d.t. Joseph WIRTH (1879-1956), matematico, naturalista ed economista tedesco, parlamentare del Baden e ministro delle finanze col primo cancellierato di Müller (anni '920), artefice del Trattato di Rapallo con l’Unione Sovietica, poi ancora ministro del Reich e dell’Interno ed esiliato da Hitler. Nel 1940 si adoprò, da esule e d’accordo con Chamberlain, allora primo ministro inglese, per una pace separata tra Germania ed Inghilterra e nel 1954 gli fu assegnata una Medaglia per la Pace.

[6] N.d.t.: ed io, sprovveduto, che al comma 3.4.2.18.3.1.n27, mi chiedevo l’etimologia di 'merce'?!! Ora mi è tutto chiarissimo: si chiama 'merce’perchè è alla 'mercé’del denaro!

[7] N.d.t.: ho qui eliminato i seguenti tre commi, perchè ripetizione, ulteriore e pleonastica di concetti già ripetutamente sposti "A fronte della piena libertà, intenzionalità ed indipendenza spazio-temporale per la domanda, per l’offerta invece vi è una coercizione da materialità, da 'coseità', quindi insita nella merce; questa differenza concretizza necessariamente tale imposta e la merce deve pagare lo scotto di quella libertà, non se ne può fare a meno, perchè senza questo tributo non ci sarà offerta di denaro e senza di essa a propiziare lo scambio, nessuna merce può giungere a destinazione. E se malgrado queste premesse il denaro non riuscisse ad estorcere questo suo abituale tributo, le merci ristagnerebbero a guastarsi, a marcire, diventando superate (crisi)." Ho invece inserito alcuni dei commi 3.11.3.3.2.i, incredibilmente tralasciati da G. Nel mio 'Saggio su una moneta di ghiaccio’(1960) non avevo fatto questa meravigliosa analisi, ma - esaminando l’essenzialità, l’assoluta necessità, per la sopravvivenza dell’Umanità, della circuitazione lavoro-capitale-lavoro, allora (e tuttora) affidata SOLO ad un profitto per cui deve prevedersi un andamento logaritmico (cioè inevitabilmente e progressivamente tendente a ridursi all’aumento continuo del capitale), mi chiedevo cosa sarebbe successo quando inevitabilmente sarebbe venuto a mancare quel poderoso stimolo, se il capitalista avrebbe avuto ancora il buon senso di continuare ad investire anche senza la speranza di guadagno o se invece non avrebbe concluso con un temibilissimo “Dato che non posso ulteriormente incrementare il mio capitale, chi me lo fà fare di rischiare ancora ad investirlo?……. semplicemente mi tengo quello che ho!”, così interrompendo quell’indispensabile ciclo: concludevo per l’assoluta opportunità di sostituire lo stimolo con una costrizione (appunto quella della e.icemoney), che trallaltro offriva anche il superamento della problematica del controllo fiscale.

[8] N.d.t.: in effetti l’etimologia di reddito, per gli interessi (cioè per tutta la quantità superiore al capitale iniziale) è eufemistica: dal latino reddere, composto da 're', prefisso di movimento inverso e 'dare'.............eppure il concedente ha dato solo il capitale iniziale, che quindi giustamente deve ricevere indietro.....ma gli interessi quando mai li ha dati al concessionario?……….molto, ma veramente molto meglio il termine profitti!

[9] N.d.t.: mossa, del gioco degli scacchi, con cui si leva il re dal centro-scacchiera (dove potrebbe essere attaccato da più parti) per relegarlo in un angolo, protetto anteriormente da una fila di pedoni e, di lato, da una torre (altro forte pezzo degli scacchi).

[10] N.d.t.: La traduzione (sino al 3.11.4.1.1.6.8.) sarebbe stata: " Ma il denaro entra in sciopero non appena il consueto pizzo diventa insicuro, e ciò succede non appena per un qualsiasi motivo vien disturbata la proporzione fra domanda ed offerta ed i prezzi sprofondano. Stop! un istante.....ma che vado dicendo?.....che la domanda si tirerebbe indietro, la circolazione del denaro diventerebbe matematicamente impossibile, appena i prezzi scendono?! Ma i prezzi scendono solo ogni volta che l’offerta di denaro diventa insufficiente!.....ma non sarà che si continua a farla scarseggiare per provocare un’ulteriore riduzione dei prezzi? Certamente, è propio così ed in questa affermazione non c’è nessun errore nè di scrittura nè di stampa. L’offerta di denaro effettivamente diserta il mercato, la circolazione del denaro è impossibile, matematicamente impossibile non appena essa diventi insufficiente, in attesa che subentri una flessione dei prezzi delle merci." Il brano è non felice e non all’altezza della tradizionale chiarezza della prosa geselliana, per cui, per il meglio del lettore, ho preferito sostituirlo con quanto surriportato, del resto pienamente allineto con le tesi di G.: l’intenzione speculativa è infatti chiaramente affermata ('..... in questa affermazione non c’è nessun errore nè di scrittura nè di stampa.......') anche se G. la fà apparentemente succedere senza premeditazione (a differenza del testo da me formulato). Ma, a questa mancanza di premeditazione, chi ci crederebbe?!

[11] N.d.t.: cioè i sostenitori della circolazione di monete d’argento insieme a quelle d’oro; i fatti dimostrarono poi che avevano ragione e torto Bamberger.

[12] N.d.t.: Ludwig (1823-1899), economista ebreo-tedesco, parlamentare liberale, grande amico di Bismarck e co-fondatore della Reichsbank, ma non mi meraviglierei se il suo cognome fosse all’origine del nostro 'rimbambito'.

[13] N.d.t.: Emile de (1822-1897), economista belga molto critico del socialismo ed autore del testo 'Elementi di economia politica', ampiamente diffuso, nella mittelEuropa, sul finire del 19° secolo,

[14] N.d.t.: per il meglio del lettore ho inserito i commi dal 3.11.4.4.1. compreso al 3.11.4.4.2 (escluso) dato che G. aveva presupposto decisamente troppo supponendo che qualunque lettore ne fosse a conoscenza.

[15] N.d.t.: per il meglio del lettore ho cancellato il seguente testo: "Inoltre le vendite a credito diminuiscono sia quando i prezzi son cedenti, cioè quando il prezzo di vendita scende sotto quello d’ingresso sul mercato, sia quando il commerciante vuole, come consuetudine, liquidare le scorte di magazzino, sia quando lui, potendo ricomprare a 900 quello che in precedenza aveva pagato 1000, ora, nell’inventario odierno deve correttamente ridurre a tale cifra il valore.Il prestigio economico del commerciante sale e scende col suo giro d’affari, e perciò tanto più alti questi, tanto più credito egli potrà praticare; conoscendo questi particolari, si può incominciare a capire un fenomeno abbastanza strano: coi prezzi crescenti (domanda maggiore dell’offerta), si posson favorire anche le vendite a credito, aventi l’effetto di ulteriormente innalzare i prezzi; ma con quelli cedenti (domanda minore dell’offerta), il credito viene limitato avendo l’effetto di farli ulteriormente diminuire!" invece introducendo i commi dal 3.11.4.4.3. (escluso) al 3.11.4.4.4.1. (compreso).

 

[16] Nel 1907 il parlamento fissò ad 85 miliardi di marchi l’importo delle monete d’oro circolanti in Germania. Però, con la Signoria esercitata gratuitamente, nel formulare questo limite, avrebbe forse dovuto anche tener conto del circolante (36 miliardi), demonetato annualmente dagli orefici perchè è il modo più semplice per procurarsi oro da lavorare, accorgendosi della pericolosità, per la costanza della domanda (e dei prezzi), delle variazioni di circolante indotte dall’uso alternativo dell’oro, a causa di tutto questo benessere e del favorevole andamento del mercato.

[17] Contratti di consegna di denaro a termine sono, ad esempio, le cambiali, gli attestati di debito, le obbligazioni, i noli, gli affitti, le assicurazioni di ogni tipo ecc.ra.

[18] Nella consuetudine commerciale, nessun merce è a buon mercato in sè e per sè, ma solo in rapporto al ricavabile: finché i prezzi cedono, tutte le merci sono care, diventando a buon mercato solo quando l’aumento generale dei prezzi porta quello di vendita ben al di sopra di quello d’acquisto.

[19] N.d.t.: G. detestava le banche e guardava con sospetto le loro anche più banali operazioni, come gli assegni; ciò ci fà supporre che non ne conoscesse bene il funzionamento; fatto gli è che in questo passo, la sua prosa è semiincomprensibile, mentre si sa che è la buona conoscenza della materia a donare la chiarezza espositiva. Quindi, per il meglio del lettore, ho riscritto questa parte (sino al comma 3.11.4.6.1.), mentre questa sarebbe stata la traduzione letterale: "A proposito, dove son finite queste celebrate riserve? Forse nelle banche? Le banche guadagnano col movimento, mentre esso - come sempre avviene in seguito alla generale diminuzione dei prezzi delle merci - non offre più nessuna sicurezza ma i milioni, così come a suo tempo son stati tolti dal mercato, propio nel momento in cui esso ne aveva più bisogno, non possono esssere considerati come riserva. Quando a seguito d’un cattivo raccolto l’ufficiale giudiziario pignora la vacca del contadino, ciò non fà certo crescere la zootecnia. Le banche sono sempre gremite, quando i prezzi scendono, ciò significa, quando l’offerta di denaro è insufficiente; esse sono vuote, quando i prezzi aumentano. Solo se succedesse il contrario si potrebbe parlare di riserve e solo in tal caso si sarebbe potuti intervenire a sostegno dello scambio merci il più presto possibile, essendo la sua sopravvivenza compromessa dall’oscillazione dei prezzi. Si possono considerare riserve, cioè accumulazioni di denaro, solo quelle formate nei momenti in cui ognuno apporta il proprio contributo di denaro alla circolazione, al mercato, allo scambio di merci; ma quando si formano riserve con un mercato già carente di denaro, noi dobbiamo considerarle come veleno.Questo è quindi il comportamento di massima della domanda, che sparisce subito dopo essere stata insufficiente."

[20] N.d.t.: ho inserio quanto tra parentesi; per la legge di Law vedi la nota 7 del comma 3.4.2.1.8.

[21] N.d.t.: per il meglio del lettore ho introdotto il comma 3.11.5.2.8. (peraltro riciclando un successivo comma di G.) invece eliminando il seguente testo: " Alt! Stop! ma che incongruenze vado di nuovo dicendo? Se tanto più viene lavorato e tante più merci vengono prodotte, questa ben maggiore ricchezza comporterà un’altrettanto notevole demonetizzazione ........... ma allora, a questa maggiore abbondanza di merci, quale e quanto nuovo denaro (mezzo di scambio delle merci) dovrà e potrà essere assegnato?............ Stavolta l’ho detta giusta? Sì, adesso quanto detto è coerente e non c’è più alcun malinteso; riprendiamo correttamente: tante più merci vengono prodotte, tanto maggiore sarà sia il benessere che la ricchezza, ma si sarà anche più asserviti all’amore del lusso. Il popolo diventato abbiente con la produzione di merci (offerta di merci) corre a vuotare i negozi di gioielli, e gli orafi gettano nel crogiolo le monete - che loro considerano materia prima - per poter lavorare, con la trasformazione del materiale da coniazione (oro), le catene e gli orologi venduti, ecc.ra. (seguono le affermazioni riportate nella tabella del comma 3.11.5.4.3., colonna 'ciò che dicono') In breve, la causa per l’acquisto della fede, della collana ecc.ra è sempre, di regola, l’aumentata produzione di merci (offerta), ma l’oro, per quei fronzoli, priverà per sempre la domanda di quelle monete."

[22] N.d.t.: Federico II di Prussia (1740-1786), strano tipo di monarca, fondatore della potenza prussiana, intellettualmente dotato, filosofo illuminista, scrittore, amico e mecenate di artisti (tra cui Voltaire); a lato di queste qualità eccezionali anche parecchi vizi (militarismo e gioco) e vizietti (omosessualità, si dice fosse impotente.)

[23] sulla teoria dei redditi da capitale, rimando al seguito di questo libro. N.d.t.: per il meglio del lettore ho eliminato il seguente testo: " Alt! Stop! un istante. Starò di nuovo illustrando correttamente? Davvero quando scende il reddito di fabbriche, case, navi, poi non ne vengono più costruite, perché nessuno più investe in capitale d’azienda!? E allora quando e come saranno approntati gli appartamenti economici? Ma sarà propio vero quello che ho detto o riuscirò a trovare un contestatore? Ma se, quando scende il reddito delle case o in generale quello dei beni materiali, retrocede il volume di denaro, che, fino a quel momento, aveva preso quella strada, che succede allora con le merci che venivano usate nel rinnovamento e potenziamento del capitale d’azienda (*)? (*) a seguito delle dichiarazioni, fatte al Congresso Tedesco per le Abitazioni dal Consiglio di Amministrazione delle Banche delle regioni di Reusch e Wiesbaden, lo stanziamento per l’edilizia abitativa in Germania richiederebbe, ogni anno, dai 1,5 a 2 miliardi di marchi." N.d.t.: confesso al lettore onnipotente d’essermi preso, in questa parte finale, moltissima libertà sia interpretativa che integrativa, ma di cui ritengo che G. si rallegrerebbe.

[24] N.d.t.: francese = 're dei pezzenti', il re della medioevale 'Corte dei Miracoli’parigina, cioè del quartiere abitato da mendicanti, sicari, prostitute, ladri, ecc.ra; una citazione, da V. Hugo, attestante, ancora una volta, la solidità della cultura, anche umanistica, di G., un mitteleuropeo che, se aveva il tedesco come 'linguapadre', aveva anche il francese come 'linguamadre’e lo spagnolo come lingua della sua maturità (in gioventù era stato molti anni in Argentina).