3.1. Il denaro come oggi ci appare. [1]

 

SINTESI: 3.1.1.i: osservazioni sulla grafica e sulla veridicità delle iscrizioni monetarie e comparsa, a causa di frodi statali, del concetto di 'moneta non garantita'; 3.1.2.i.: necessità d’approdare alla cartamoneta.

 

3.1.1. OSSERVAZIONI SULLA GRAFICA E SULLA VERIDICITÀ DELLE ISCRIZIONI MONETARIE E COMPARSA, A CAUSA DI FRODI STATALI, DEL CONCETTO DI 'MONETA NON GARANTITA'

 

3.1.1.1.      Se dovessimo considerare come istruzioni per l’uso la grafica ed i testi raffigurati sul denaro - ad esempio '10 marchi’o '10 Franchi', o '10 rubli’- dovremmo concludere che i loro estensori certo non avevano il dono della comunicazione,

3.1.1.2.1. data la completa oscurità non solo del messaggio principale, ma anche di quello secondario, tipo, con Dio o – sul franco - Libertà, Uguaglianza, Fraternità.

3.1.1.2.      Inoltre, paragonando le attuali monete tedesche con i vecchi talleri prussiani, salta agli occhi che la dichiarazione del peso di metallo-fino - sempre presente finchè la moneta fu consistente - invece è stata ora tralasciata.

3.1.1.2.1. Perché? Anche questa eliminazione deve significare qualcosa, non potendosi negare che, in molti casi, la dichiarazione di peso potrebbe essere importante[2];

3.1.1.2.2. anche senza negare che quel po’di certezza, che essa introduceva, era poi controbilanciata da un mucchio d’interrogativi, sulla natura del denaro e non certo chiariti dalle teorie più in voga;

3.1.1.2.3. (che, con la cancellatura dell’indicazione del peso nelle nuove monete, si sia semplicemente cercato d’evitare ciò?)

3.1.1.2.4. Infatti, finchè "XXX una libbra di fino"[3], cioè, esplicitando, ‘una libbra di fino consente la coniatura di 30 di queste monete’, si qualificava il termine ‘tallero’come un’unità di peso dell’argento;

3.1.1.2.5. similmente a quanto avviene, tutt’oggi, e non solo in Inghilterra, con certe merci che hanno una propria particolare unità di peso (ad esempio, i carati per i diamanti, mentre, nel Neuchâtel, se una ‘misura’di mele o patate son 20 libbre, una di cereali è invece solo 16.)

3.1.1.2.6. Ma, se una libbra di fino avesse consentito la realizzazione di 30 talleri, se una moneta conteneva sicuramente un prestabilito peso d’argento (come asserirebbe l’iscrizione e la qualificazione teorica del tallero),

3.1.1.2.7. smonetizzandone trenta dovrebbe esser sempre possibile riottenere una libbra d’argento (altrimenti tallero ed argento si rivelerebbero non correlati, e non uno l’unità di misura dell’altro.)

3.1.1.3.      Ciò forse fu vero prima dell’anno 1872, ma poi non lo fu più; e mentre, fino a quella data, quell’iscrizione fu reale, successivamente essa ci promise un rapporto tallero-argento del tutto immaginario:

3.1.1.3.1. da allora, infatti, un tallero rappresentò la trentesima parte di una libbra d’argento-fino solo a chiacchiere,

3.1.1.3.2. perchè, in pratica, dalla fusione di 30 talleri, si sarebbe riottenuta una libbra d’argento solo in quel miracoloso paese in cui [4]dal riciclaggio di una quarantenne fosse possibile riottenere due balde ventenni!

3.1.1.3.3. Il tallero insomma non fu più una prestabilita quantità d’argento, nè più nè meno come un mucchio di mattoni non è una casa, nè una yarda[5] di cuoio un paio di scarpe.

3.1.1.3.4. Perchè la lega del tallero - sbugiardando la sua iscrizione - era divenuta semplicemente un prodotto dalla Imperial Zecca, in cui d’argento c’era solo l’aspetto esteriore e quel poco titolabile da una sua demonetizzazione.

3.1.1.3.5. (Insomma quel che l’iscrizione prometteva non era confermato che parzialmente dai fatti e dalla demonetizzazione.)

3.1.1.4.      Mentre noi avevamo sempre creduto che il tallero fosse un lingotto d’argento, l’abolizione del diritto di sua libera coniatura, ci svelò la realtà del suo contenuto, rivelandocelo, per la prima volta, come una moneta:

3.1.1.4.1. (e certo noi tutti l’avremmo preferito senz’anima piuttosto che venir - in articulo mortis – sconcertati da quella sua anima sinistra!)

3.1.1.4.2. Se, fino a quel momento, i cittadini dell’impero eran convinti d’aver usato, come mezzo di scambio, argento, ora intravidero, per la prima volta, l’esistenza del denaro, cioè di un marchingegno, realizzato dalle nozze di un metallo con la legge dello Stato.

3.1.1.4.3. E se, prima dell’abolizione del diritto di libera coniatura dell’argento, non era possibile contestare la spiegazione della moneta data dai teorici, sia monometallisti che bimetallisti, cioè che si trattava di un lingotto, di un certo peso, del metallo;

3.1.1.4.4. purtroppo, la demonetizzazione dell’argento mostrò che sebbene certamente le monete siano punzonate da sbarre di metallo, la legge però può non certificarne correttamente il titolo.

3.1.1.4.4.1.           "Le monete sono sbarre di metallo il cui peso e titolo è dichiarato dal testo." (Chevalier, 'La moneta’ pag. 39)

3.1.1.4.4.2.           "Il nostro marco tedesco è semplicemente il nome per 1/1395 di una libbra di oro." (Otto Arendt).

3.1.1.5.      In precedenza, dato che la libera coniatura dell’argento avrebbe dovuto trasformare le sbarre di metallo in monete – e, volendo, queste di nuovo in quello – non si era mai neanche ipotizzata la possibilità di una diversa ed arbitraria volontà del legislatore.

3.1.1.5.1. Nessuno neanche si permetteva di supporre che il tallero fosse il risultato, un prodotto della legislazione, e che l’argento fosse solo l’arbitrario aspetto esterno scelto per esso, ma componente non certo totalitario:

3.1.1.5.2.  eppure la legge lo fece così, come un’altra legge lo disfece; e quello che qui è illustrato per il tallero, vale ovviamente, anche per il suo successore, il marco d.R.-W [6].

3.1.1.6.      Infatti è indubbio che il diritto di libera coniatura dell’oro, che attualmente coordina oro e denaro, consentendo di trasformare l’uno nell’altro, è una decisione legislativa, che, come è stata fatta, potrebbe essere disfatta;

3.1.1.6.1. come pure, evidenziandosene la necessità, potrebbe essere sostanzialmente modificata, in un secondo momento, anche in considerazione che molte delle speranze – ingiustificatamente attese dal Gold-standard (pur senza un reale suo preventivo approfondimento) - non stanno certo verificandosi.

3.1.1.6.2. E se dovesse venire a cessare il diritto di libera coniazione dell’oro – ed il riconoscimento, per denaro legale, delle banconote dell’Imperial Banca è indubbiamente un primo passo in questa direzione - quale sarà poi il rapporto oro-nostro.padron.denaro?

3.1.1.6.3. Forse soltanto che il primo, come rame, argento, nichel e carta, trova applicazione, come materia prima, nella realizzazione del denaro, lo stesso rapporto che cioè intercorre tra pietra e casa, cuoio e stivali, ferro ed aratro?

3.1.1.6.4. In sintesi: se nel nostro splendente denaro non si dovesse più riscontrare la corrispondenza tra fatti e chiacchiere, tra l’oro ed il marco d.R.-W., in realtà potrebbe finire col subentrare lo stesso rapporto che fu tra argento e tallero, o tra cappelli e paglia. [7]

3.1.2. NECESSITA’ DI PROSEGUIRE VERSO LA CARTA MONETA.

 

3.1.2.1.      Son questi i motivi per cui dobbiamo assolutamente entrare nell’ordine d’idee di accettare una netta distinzione tra la moneta e la sua materia prima, tra il marco d.R.-W. e oro,

3.1.2.1.1. così consapevolizzandoci che quella stessa legge che oggi li unisce domani può dividerli.

3.1.2.1.2. Del resto questa distinzione tra la moneta ed il suo costituente è sempre esistita, anche se durante la libera coniatura dell’argento ed attualmente, col Gold-standard, in una forma meno sfacciata.

3.1.2.1.3. Ma poichè quell’abolizione – legale ma non per questo meno traumatica – del libero diritto di coniatura dell’argento, ci ha già fatto accorgere della succitata differenza;

3.1.2.1.4. altrettanto, ai nostri giorni, soprattutto per quelli che hanno già vissuto quegli eventi, deve esser chiaro che la funzione del denaro non è incollata ad un qualunque metallo o materiale, ma, in forza di legge, trasferibile da uno ad altro.

3.1.2.2.      Che penseranno, i nostri legislatori, quando il discorso cade sull’imperial valuta, ed essi stessi guardano, nella loro mano, un marco d.R.-W.?

3.1.2.2.1. Almeno essi saranno consapevoli che il marco tedesco, ancora e sempre, attende ansiosamente una definizione giuridica?

3.1.2.2.2. che la valuta tedesca non è esattamente inquadrabile in nessuna esistente teorizzazione’sull’essenza del denaro?

3.1.2.2.3. che qualificare le nostre banconote mezzo di pagamento legale, contraddice tutta l’essenza del Gold-standard; e che conseguentemente quel succitato testo è divenuto solo una risibile sciocchezza?

3.1.2.2.4. "L’Imperial Banca pagherà, a vista ed incondizionatamente, al portatore, 100 Marchi d.R.-W." - così recita l'iscrizione; ed il Gold-standard ci aveva insegnato come banconote possano circolare solamente in ragione di questa promessa di sostituzione.

3.1.2.2.5. Ma ora – che tali banconote son state accreditate come mezzo di pagamento legale – è stata sovrastampata una spessa riga nera sopra la suddetta iscrizione, tuttavia lasciandole in circolazione come prima.

3.1.2.3.      Che sta succedendo? Anche se il contadino tedesco acconsentì, precedentemente, a vendere la sua vacca per 1000 marchi d’argento che, se fusi, ne avrebbero restituito solamente circa 400 ;

3.1.2.3.1. come si può pensare che ora possa concordare la cessione, magari del suo migliore cavallo, in cambio di una banconota che, sia in teoria che in pratica, è solo un vilpezzo di carta!

3.1.2.3.1.1.           (Perchè solo ciò si potrebbe e dovrebbe concludere, vista l’iscrizione sulle banconote, e del resto in completo accordo con la realtà.)

3.1.2.3.2. Si scriva su di esse, piuttosto e semplicemente, come sulle monete d’oro e d’argento, 10 - 20 - 100 marchi, cancellando il resto, e specialmente la parola "pagherà".

3.1.2.3.3. Perchè simile dizione è usata nelle promesse di pagamento (cambiali, deposito in conto vendita e così via); mentre le banconote non sono tali:

3.1.2.3.7.1.           a riprova le promesse di pagamento, in particolare quelle dello Stato, al possessore fruttano interessi; con le banconote, al contrario, è lo Stato, cioè il debitore e trassato, a riceverli.[8]

3.1.2.3.4. Invece di ‘L’imperial banca pagherà al portatore..." si dovrebbe semplicemente scrivere "Questi son 100 Marchi".

3.1.2.3.5. E’infatti un’assurdità che il testo delle banconote le qualifichi per un debito, perchè fin’ora, finanziariamente, debiti senza interessi non erano mai stati neanche immaginati!

3.1.2.3.6. Dove mai, in tutto l’orbe terracqueo, - fatta eccezione per quelle nostre succitate banconote –

 

3.1.2.3.7. potremo reperire altri titoli di debito che, al portatore-creditore, costino interessi in favore del trassato-debitore e contemporaneamente circolino in parità con quelli effettivi?

3.1.2.3.7.1.           Infatti, le obbligazioni imperiali tedesche, che fruttano ai possessori, annualmente, un 3% d’interessi, con la svalutazione attuale (1911), della moneta tedesca, hanno un agio negativo del 15,5%, tanto che nominali 100 marchi possono essere acquistati con 84,5 marchi;

3.1.2.3.7.2.           mentre le banconote tedesche che, per la svalutazione monetaria, annualmente costano al portatore dal 4 al 8.5% d’interessi annui, circolano invece alla pari, senza agio [9];

3.1.2.3.7.3.           ed entrambi tali quotazioni sono imposte con provvedimenti legislativi che stravolgono la logica

3.1.2.3.7.4.           (infatti, teoricamente e legalmente, se ambedue quei titoli sono attestati di debito, allora poi, nei confronti del portatore, dovrebbero avere lo stesso trattamento.)

3.1.2.4.      Piantiamola quindi con giustificazioni legali e/o pseudoscientifiche, ma tutte approdanti in contraddizioni!

3.1.2.4.1. Come il rame, il nichel, l’argento o l’oro, si ammetta anche la cellulosa come materiale da conio e tutte queste diverse manifestazioni - inglobanti il privilegio di rappresentare il denaro - siano vicendevolmente tra loro sostituibili;

3.1.2.4.2. e - sotto il rigido ed efficace controllo dello Stato - le banconote non siano più finalizzate allo scambio con denaro metallico, ma appunto anch’esse allo scambio con merce.

3.1.2.4.3. Conseguentemente si cancelli la promessa di pagamento delle attuali banconote, eventualmente sostituendola con "Questi son dieci, cento mille marchi d.R.-W.":

3.1.2.4.4. in caso contrario, la banconota finirebbe per circolare, alla pari con le monete non a causa della sua attuale iscrizione, ma in completa contraddizione con essa[10]!

3.1.2.5.      Ma da dove e come proverrà mai, al denaro, questo potere che gli consente di trasformare l’emittente in ‘creditore-riscuotitore d’interessi’ed il portatore in ‘debitore-pagatore dei medesimi’?

3.1.2.5.1. Indubbiamente questa forza – che ha del miracoloso – proviene dal privilegio di essere denaro e perciò noi ora dovremo esaminare più attentamente le ragioni di un tal dato di fatto.

 

 



[1] N.d.t.: traduzione letterale . 'Come ci si manifesta la natura della moneta.'

[2] essa infatti fà di ogni moneta un peso-campione, legalmente certificato, che qualunque bottegaio potrebbe verificare. Inoltre chiunque allora avrebbe potuto, attraverso una semplice misura di peso, stabilire il valore contenuto in un portamonete, senza doversi mettere a contare le monete una ad una.

[3]iscrizione (N.d.t.: parte in numeri romani) sul vecchio tallero prussiano; N.d.t.: tallero (la traduzione letterale sarebbe, all’incirca 'valligiano'): moneta centroeuropea così chiamata perchè originariamente fusa con l’argento della Valle (in tedesco 'Thal') dei Monti Metalliferi; la libbra inglese equivaleva a 0,45359 kg., ma quella italiana o tedesca equivaleva ad 1/3 di kg.

[4] N.d.t.: letteralmente 'dalla fusione di un vecchio ferro di cavallo, si fosse riusciti a riottenere una libbra di ferro', ma il paragone non è appropriato perchè il consumo dei ferri di cavallo non è significativo e, rifondendoli ed a differenza del tallero, si può realmente riottenere la stragrande maggioranza del peso originario.

[5] N.d.t.: misura di lunghezza inglese e nordica, un po’variabile da paese a paese: in Inghilterra pari a circa 0.9144 m.

[6] N.d.t.: acronimo da tradursi ‘marco della Repubblica Tedesca di Weimar.’

[7] Nella versione attuale, la teoria del gold-standard è talmente complicata ed indigesta che sarebbe difficile spiegarla a parole. Durante la sua introduzione in Germania veniva prospettata la ‘teoria del lingotto’ nella sua formulazione più estrema. “Etimologicamente – diceva Bamberger (*) – ‘valuta’proviene da ‘durare’(N.d.t.: in tedesco rispettivamente ‘Währung’e ‘währen’) e quindi, in virtù delle sue qualità metalliche, l’oro ci si offre elettivamente come denaro.” Ma come possiamo conciliare questa asserzione con il fatto che, alcuni anni più tardi, apparve, in Germania, una ‘Società per la protezione dell’aurea valuta tedesca’? Se – come la teoria proclama – il marco tedesco è semplicemente un certo peso d’oro, esso non potrebbe essere diverso in Germania, Francia, Russia o Giappone. A meno che, a germanizzarlo, non sia la miniera od il crogiolo, così rendendolo, evidentemente, chimicamente distinguibile da ogni altro? Il nome di questa società contiene almeno tanti strafalcioni quante parole (e stessa cosa accade ai suoi programmi)! Come esempio di quello che si va scrivendo sulla valuta aurea, in Germania, negli ultimi dieci anni, si può far notare che l’appello, per l’adesione a questa società, fu sottoscritto da persone totalmente inesperte di questioni valutarie, vecchi rimbambiti, come Mommsen (**) e Virchow (***), che sottoscrissero con la stessa indifferenza con cui avrebbero promosso una sottoscrizione per il Cottolengo!........per loro il Gold-standard era una bazzecola, un problema senza importanza, da potersi decidere anche estemporaneamente!! N.d.t.: (*)vedremo nel seguito (commi 4.4.i.) che, secondo G., il marco avrebbe dovuto esser STATISTICAMENTE definito come una determinata quota parte (esempio: un millesimo od un milionesimo) di un 'paniere’formato dal valore dei prodotti di maggiore importanza. (cereali, carne, petrolio, carbone, acciaio, ecc.ra, come avviene attualmente per il paniere della Scala Mobile) e di cui poi lo Stato dovrebbe ad oltranza difendere tale potere d’acquisto ; (**) Theodor MOMMSEN (1817-1903), celebre storico della Romanità; (***) Rudolf VIRCHOW (1821-1902): docente e celebrità della fisiologia ed anatomo-patologia tedesche.

[8] Altrimenti, per ogni attuale banconota-cambiale, da 10 miliardi di marchi, lo Stato dovrebbe erogare annualmente 500 millioni di marchi d’interesse (oggi diventati, rapidamente e rispettivamente, 10 miliardi e 5 miliardi)

[9] L’imperial banca dovrebbe levar di mezzo quella specie di cambiali, sostituendole con banconote, senza fare la minima differenza fra oro e carta, contabilizzando poi l’oro della riserva come suo capitale e le banconote come suo debito; tanto per entrambi riceverà uguali interessi!

[10] Non appena venga a manifestarsi la parità, tra monete d’oro e banconote, per la legge di Gresham (vedi la nota 11 del capitolo 3.5) l’oro finirebbe estromesso dal mercato, e circolerebbero solo le banconote.