1.8. Influenza di liberterra3 su rendita e salari

 

SINTESI: 1.8.1.i: Conseguenze di liberterra3; 1.8.2.i: Apologo della conduzione agraria estensiva-intensiva; 1.8.3.i: Analisi dell’ apologo; 1.8.4.i: Conclusioni .

 

                                          1.8.1.            CONSEGUENZE DI LIBERTERRA3

 

1.8.1.0.                    Anche se molto al di là da venire ma ormai consapevoli che, pur con le riserve suesposte, anche in Germania vi è molta liberterra3,

1.0.0.0.0.              su cui ogni volenteroso – non più attratto all’estero da vantaggi reddituali - potrebbe rifugiarsi in futuro, ora valutiamone le conseguenze nei confronti di rendita agraria e salari:

2.0.0.0.0.              se attualmente – col reddito offerto lasciandosi colonizzare - è liberterra1 e 2 a condizionare sia la rendita agricola che il salario base, agricolo ed industriale,

3.0.0.0.0.              quando quelle non saranno più disponibili, nel prossimo futuro, questo verrà ancorato al reddito ottenibile su liberterra3, quindi su terra nazionale e senza la perdita da gravosi oneri di trasporto;

4.0.0.0.0.              apparentemente - dato che l’analisi dei commi 1.3.i aveva evidenziato una sua dipendenza dalle spese di trasporto, gravosa fino al punto da farne trascurare altre minori - il lavoratore agricolo sembrerebbe poter trarre sostanziosi vantaggi salariali.

2.0.0.0.                  Ma in pratica non è così, perché nella successiva analisi ci accorgeremo che la produzione agraria è valutabile da due punti d’osservazione profondamente diversi e purtroppo contrastanti:

1.0.0.0.0.              quello della massificazione della produzione ad ettaro, decisamente sospingente verso la conduzione intensiva,

2.0.0.0.0.              e quello della massificazione del reddito per lavoratore impiegato, altrettanto decisamente sospingente verso quella estensiva;

3.0.0.0.                  Ma, nuovamente essendo questi concetti di natura estremamente sottile, per renderli meglio comprensibili, prima di tutto un apologo realistico (anche se i dati numerici non pretendono di essere esattissimi, ma solo di esprimere una tendenza,

1.0.0.0.0.              allo scopo di afferrare tutta complessità dei fenomeni, che presiedono alla ripartizione del provento agricolo tra rendita e salario).

 

                                          1.8.1.            APOLOGO DELLA CONDUZIONE AGRARIA ESTENSIVA-INTENSIVA

1.8.2.1.                  Un padre di dodici figli possiede cento ettari di terra ottima anche per uso cerealicolo; ormai vecchio ed inabile al lavoro, egli affida ai figli la gestione, per la sua esperienza raccomandando la conduzione estensiva,

1.0.0.0.0.              concedendo loro di tenersi, come paghetta, il salario pro tempore da bracciante, ed apportando invece, il resto del provento, all’economia familiare, per usufruirne collettivamente;

2.0.0.0.0.              e nell’anno X, tale collaborazione frutta un provento, al lordo della sola mano d’opera, di 360[1] ton. di frumento, pari a 30 ton. a cranio e 36 q.li/ha.

1.0.0.0.                  Ma, nel novembre dell’anno X, i figli - tutti socialisti ma tuttavia non sprovveduti - poiché, nel villaggio, vi è così tanta disoccupazione da colpevolizzarli del loro benessere -

1.0.0.0.0.              chiedono al vecchio padre di autorizzare una conduzione intensiva, a carattere cooperativistico con tutti i 48 disoccupati del villaggio,

2.0.0.0.0.              con costoro accordandosi nel senso che – dopo aver rapportato a tonnellata di grano tutta la produzione, di diversa tipologia, raccolta –

3.0.0.0.0.              i cooperatori estranei si ripartiranno tra loro solo la maggior produzione, eventualmente verificatasi rispetto all’anno x, in modo da non infligger perdita economica alla famiglia dei proprietari.

4.0.0.0.0.              Anch’egli socialista, il padre acconsente e li benedice per la loro solidarietà, promettendo anzi di ulteriormente avvantaggiarli, rinviando, la spartizione familiare dell’anno X, all’anno successivo e coi dati salariali da esso ricavati,

5.0.0.0.0.              rendendosi conto che il salario del bracciante agricolo dell’anno X, a causa dell’eccessiva disoccupazione, li avrebbe troppo penalizzati.

2.0.0.0.                  L’anno X+1, quindi, solo parte dell’azienda viene coltivata a grano, anche se il resto della produzione ortofrutticola, ai sensi dei nostri conteggi, viene ad esso rapportato:

1.0.0.0.0.              nel complesso si raccolgono, al lordo della sola manod’opera, 900 tonnellate-equivalenti di esso, pari numericamente a 15 t. a testa;

2.0.0.0.0.              ma ognuno dei 48 cooperatori, stando scrupolosamente ai patti, si accontenta di dividersi il solo aumento di produzione di 540 t., in modo da non depauperare il reddito dei loro benefattori;

3.0.0.0.0.              ognuno di essi ottiene pertanto in remunerazione (t. 540/48coop.) =11,25 t./coop; e in definitiva l’amichevole ripartizione è quindi la seguente:

D E T T A G L I di S P A R T I Z I O N E

anno X
ton./anno

anno (X+1)
ton./anno

Variazione ton.; %; d.m.

Incasso aziendale anno =

360,00

900,00

+540,00

Rendita per il capitale =

225,00

225,00

=

Quota assegnabile al lavoro: 12figli x11,25 ton. =
Quota assegnabile al lavoro: 48 coop.ri x 11,25 t./coop =


135,00

=


135,00

540,00


=

+540,00

Provento aziendale: tornano ton. grano

360,00

900,00

+540,00

Resa quintali/ettaro nell’anno =

36,00

90,00

+250%

INCREMENTO del PIL marchi tedeschi
(a 250 d.m. /tonnellata) =


90.000,0


225.000,0


+135.000,0

4.0.0.0.0.              Nel vedersi similmente (evidenziatore giallo) liquidate le loro paghette anche per l’anno X, i dodici figli ringraziano caldamente il padre,

5.0.0.0.0.              a cui, all’epoca, sarebbe stato certo molto più conveniente remunerare una più economica mano d’opera non familiare ed allora fortemente depressa dalla grave disoccupazione,

6.0.0.0.0.              invece non più esistente nell’anno (X+1): conseguentemente la rendita agraria sarebbe potuta e dovuta essere sensibilmente maggiore.

 

1.8.3. ANALISI DELL’ APOLOGO

1.8.3.1.                    Prima di tutto il termine tedesco 'Rente'[2] ci riporta ad un’antica origine mutualistica della rendita agraria, un apporto economico dovuto dai giovani al sostentamento dei loro padri.

1.0.0.0.0.              talchè, qualora il Comune - uniproprietario dopo la comunizzazione - percepisse un equo canone locativo, contro ogni singolo concessionario-conduttore di azienda agricola, non si tratterebbe che di un ritorno a questa antica e sana consuetudine.

2.0.0.0.                  Nella succitata azienda agricola e nell’anno X, fissiamo ora la nostra attenzione sul prodotto di lavoro a cranio (30 ton.):

1.0.0.0.0.              nello stesso periodo il mercato della manod’opera l’avrebbe offerta sicuramente per reddito inferiore a quegli 11,25 ton./anno, di remunerazione,

2.0.0.0.0.              ottenuti l’anno successivo in regime di piena occupazione; per semplicità, supponiamo 11 ton. a testa in cifra tonda.

3.0.0.0.0.              Allora tonnellate (30-11) = 19,0 rappresentano teoricamente il massimo valore locativo di uno jugero[3]:

4.0.0.0.0.              riuscendo a conservarsi un reddito equivalente alla propria paga sindacale, un gruppo di 12 disoccupati-organizzati potrebbe cioè offrire, per un’altra azienda altrettanto valida e ugualmente di 100 ha., un canone massimo di (19 ton./anno x 12 lav.ri) = 228 ton./anno.

5.0.0.0.0.              Tuttavia, ormai preconoscendo la resa a cranio della coltivazione intensiva, possiamo scomporre questo precedente parametro a cranio in

1.0.0.0.0.0.           (15 ton./pers.na x anno) provienenti dall’USO SOCIALE, migliore ed ecologico, della terra (cioè coltura intensiva, liberterra3 ed eliminazione della disoccupazione);

2.0.0.0.0.0.           mentre per l’ulteriore quantitativo di (4 ton./per.na x anno) non si tratta più di remunerare l’uso della terra, ma l’ ABUSO di essa (cioè il consenso a coltivarla non più intensivamente, ma estensivamente, per mero scopo di massificazione del reddito personale).

6.0.0.0.0.              Conseguentemente, se ci fossero disponibili altri 4 lotti da 100 ettari di altrettanto buona terra, per il loro affitto ogni gruppo di 12, dei precedenti cooperatori, potrebbero mettere in gioco:

1.8.3.2.6.6.1.        180 ton./anno di canone per l’uso del podere

1.8.3.2.6.6.2.        un ulteriore compenso inferiore a 48 ton./anno per comprarsi l’abuso, cioè il consenso alla conduzione estensiva, assolutamente senza niente rimettere ed anzi guadagnandoci.

7.0.0.0.0.              (Mentre, con l’impiego delle percentuali ricavabili dalla tabella di cui al comma 1.4.3.1.1.3. [cioè nel caso di riferimento al profitto colonico (su liberterra1, anno 1884)]

8.0.0.0.0.              alla proprietà sarebbe dovuto andare solo il 32% del profitto (800/2500 d.m.), cioè (32% di 360 t.) = 115 t., circa soli 29.000 dm./anno).

9.0.0.0.0.              Quindi, malgrado spese di trasporto dei prodotti al consumo notevolmente minori – rispetto a quelle riscontrabili su liberterra1 e 2 - il sopraggiungere di liberterra3 finirà per incrementare la rendita agraria.

 

1.8.4. CONCLUSIONI .

1.8.4.1                      Possiamo pertanto concludere che – attraverso l’abuso rappresentato dallo spossessamento della terra, attuato contro la classe operaia –

1.8.2.1.1.                viene a crearsi una doppia possibilità di rendita agraria e di corrispondente reddito da lavoro in agricoltura, e che attualmente

1.8.2.1.2.                 – e finchè il fabbisogno alimentare dell’umanità possa essere assicurato attraverso la conduzione estensiva - esso verrà determinato attraverso i meccanismi esposti ai commi 1.3.i.;

1.8.2.1.3.                 ma nel futuro – quando le necessità alimentari da incremento demografico costringessero a passare la coltura intensiva – la situazione verrebbe a peggiorare

1.8.2.1.4.                talché malgrado l’assai minore incidenza delle spese di trasporto, neanche liberterra3 riuscirà a buttar la rendita fuori dalla finestra.

1.8.2.2.                    Mentre – come vedremo nel seguito – il saggio d’interesse tenderà a minimizzarsi anche senza l’altra riforma della moneta di ghiaccio, solo impiegando più tempo e non offrendo tutte le altre sicurezze con essa ottenibili,

1.8.2.2.1.                l’annientamento della rendita agraria potrà e dovrà essere ricercato esclusivamente attraverso intervento legislativo di comunizzazione, a carattere decisamente prioritario,

1.8.2.2.2.                perché dei suoi due componenti analizzati, col passaggio a liberterra3 solo uno si evolverebbe positivamente, ma comunque con gradiente inferiore dell’altro negativo.

1.8.2.3.                    Inoltre una politica nazionale antidisoccupazione e quindi con potenziamento della conduzione intensiva attraverso liberterra3 – potrebbe essere attuata solo dopo comunizzazione dei suoli,

1.8.2.3.1.                dato che qualunque privato – bellamente fregandosi tanto del PIL che della disoccupazione - tenderebbe invece solo a massificare la propria rendita col consentire la coltura estensiva.

1.8.2.3.2.                Sicuramente il passaggio, dall’una all’altra forma di conduzione, onde consentire, ogni volta, il ripristino dell’equilibrio produzione agricola = fabbisogno alimentare, avverrà per tappe successive ed in tempi assai lunghi,

1.8.2.3.3.                in cui la mutata situazione demografica - da una parte svalutante i salari agricoli (per la politica di promozione di liberterra3), ma dall’altra rivalutantili (per le maggiori sia necessità alimentari che occupazione) - libererà la classe operaia da ogni unilaterale arbitrio:

1.8.4.1.1.                infatti la remunerazione della manod’opera non sarà né così misera, come gradirebbe la proprietà, né così elevata come l’altra auspicherebbe, entrambe dovendo soggiacere al vecchio, saggio ed evangelico "cuique suum"[4].



[1] N.d.t.: avendo esperienza agricola anch’io ed anche se G. sicuramente si riferiva al grano tenero (e non al duro), ho ridotto (aggiornando tutti i successivi conteggi) il valore di 480 t. indicato TROPPO OTTIMISTICAMENTE da G.: questo dato, tenuto conto dei costi di seme (nella semina a mano anche 3 q./ha., ma da conteggiarsi come 6 perchè il seme selezionato costa, a volte, anche oltre il doppio di quello raccolto), concimazione, diserbo, ammortamento ed interessi su trattore e trebbiatrice (manod’opera esclusa), poteva essere realistico solo con un terreno ed un’annata eccezionali, verso cioè un prodotto sugli 80 q./ha. mentre: a) nella rotazione delle colture, poi i due anni d’erbaio sono assai meno redditizi e bisogna tenerne conto; b) se s’insiste sempre coi cereali, anche superconcimando, dopo il primo anno, la resa s’abbatte assai; ovviamente, per far le cose fatte bene, bisogna tener conto di questi valori ridotti; del resto il valore di G. non quadrava neanche con le percentuali indicate precedentemente al comma 0.4.i.).

[2] N.d.t.: usato tanto per la rendita agraria che nel senso dell’italiana 'pensione’(di vecchiaia, malattia od infortunio) a differenza dell’italiano; per tutto il matriarcato l’unico legame di parentela noto era quello madre-figlio, talchè non vi era alcuna ragione di parentela, da parte dei giovani, per tutelare un anziano maschio inabile: a questo punto niente di più probabile che il possesso di suolo appetibile sia stato usato per procacciarsi quel sostentamento che l’ignoranza della paternità non faceva riconoscere.

[3] Quantità di terra che richiede tutto il lavoro annuo di un addetto; nell’esempio – poiché 12 lavoratori coltivavano 100 ha. - uno jugero corrisponderebbe a 8,33 ha.

[4] N.d.t.: latino proverbiale = 'a ciascuno il suo’